E’ davvero strano pensare il turismo a Milano….

La società italiana sta cambiando e di conseguenza cambiano anche le nostre città, se Roma, pur bellissima, è sempre sulle pagine dei giornali per le mille disavventure che vivono turisti e romani, Milano si appresta a contenderle il primato di città turistica italiana.

Naturalmente non possiamo immaginare di sfidare Roma sui suoi secolari monumenti, ma sappiamo benissimo che anche il turismo è cambiato: se una volta si rimaneva storditi dalla bellezza del Colosseo e non si desiderava altro, ora i turisti pagano e pretendono, voglio essere accolti e “coccolati” al meglio. Ed è su questo che di certo Milano batte Roma.

Dopo la deindustrializzazione e il parziale accantonamento del terziario, Milano viene  esibita come città turistica e i numeri dei visitatori ci raccontano proprio questo. Il motore del turismo menegino sono certamente le Esposizioni e i Convegni internazionali che si tengono in città e nel polo fieristico di Rho durante tutto l’anno.

Anche nel periodo estivo i turisti si accaparrano Milano come una delle mete più ambite, occorre dire che la nostra città ha sempre avuto i suoi estimatori, persone colte e preparate che cercavano le opere d’arte celate discretamente nei mille giardini e palazzi della metropoli.

Ora invece siamo in presenza di turisti alquanto impreparati, che girano la città sui pulman colorati  scoperti alla caccia di tutto ciò che si può vedere, spesso hanno un deplian in mano per controllare il percorso e via. Ho visto di persona un gruppo di turisti americani (eternamente impreparati) passare davanti alla Scala nell’indifferenza più totale e quando la guida ha detto loro che si trovavano davanti al più importante teatro lirico del mondo, depennare il nome del monumento, come a dire… ecco ” visto”.

Chi conosce Milano sa che il ruolo di città turistica le sta stretto, che è in contrasto con il suo carattere schivo, ma si sà, i tempi cambiano e bisogna adeguarsi.

Manuela Valletti

visita Milano e i suoi monumenti

Nuove aperture a Milano, il caffè è sempre in primo piano

 “Attimi” a Milano CityLife con Chef Express

Dopo una soft opening iniziata a luglio, è stato ufficialmente inaugurato “Attimi by Heinz Beck”, ristorante aperto a Milano dallo chef tre stelle Michelin Heinz Beck, all’interno di CityLife shopping district.

Il concept, lanciato lo scorso anno nell’aeroporto di Roma Fiumicino, è frutto della partnership tra Chef Express (Cremonini) e Beck&Maltese consulting, mentre gli ambienti sono firmati dallo Studio Fabio Novembre.

L’offerta – si legge su Il Sole 24 Ore – copre l’intero arco della giornata: dalla colazione con la pasticceria sfornata da due pastry chef al bistrò dove consumare un pasto veloce alla sera per il rito dell’aperitivo e la cena al ristorante.

Per quanto riguarda i futuri sviluppi della partnership, Cristian Biasoni, ad di Chef Express, spiega al Sole 24 ore: «il formato casual ma arricchito dal know-how di uno chef pluristellato, è certamente replicabile, sempre in contesti premium dove il cliente può scegliere secondo i ritmi e il tempo a disposizione».

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A Porta Romana apre il più grande mercato agricolo coperto della Lombardia

A Milano apre il più grande mercato agricolo coperto della Lombardia. Si trova in via Friuli 10, in zona Porta Romana e sarà inaugurato venerdì 9 novembre, alle 9.30. Il promotore è Campagna Amica, iniziativa della Coldiretti che mira a difendere il valore e la dignità dell’agricoltura italiana, che ogni settimana coinvolgerà decine di produttori provenienti da tutta la regione e da quelle vicine. Per il taglio del nastro saranno presenti rappresentanti delle istituzioni, consumatori, bambini delle scuole della città e agricoltori da tutte le province lombarde. Durante la mattinata ci saranno attività per i più piccoli, showcooking con i cuochi contadini e iniziative per i cittadini.

Il mercato agricolo coperto di Porta Romana sarà aperto tutte le settimane per quattro giorni consecutivi, da mercoledì a sabato, dalle 8 alle 14, ed è il primo che ospiterà oltre 40 produttori per una spesa dal contadino cento per cento Made in Italy, con eccellenze di ogni genere: dall’ortofrutta all’olio, dai formaggi al pesce, dalla carne ai salumi, dal vino al pane, fino a riso, latte, burro, miele, confetture, farine, prodotti da forno, piante e fiori. Non mancheranno poi particolarità come il caviale, lo yogurt fresco, la cosmetica naturale, il galletto allo spiedo, la birra artigianale e l’agrigelato per la stagione estiva.

Il farmers’ market di Campagna Amica di Porta Romana, fa sapere la Coldiretti in una nota, sarà animato anche da settimane a tema rivolte alle eccellenze enogastronomiche italiane e da eventi dedicati alla cultura e alle tradizioni contadine, alla salute e ai consumi.

Fonte

Milano ricorda la strage di Gorla

La commemorazione della strage di Gorla

Milano, 20 ottobre 2018 – Milano ha ricordato questa mattina, in piazza Piccoli Martiri di Gorla, i 184 bambini uccisi nel bombardamento aereo che il 20 ottobre del 1944 colpì la scuola Francesco Crispi. Alla commemorazione e alla S.Messa hanno partecipato, oltre a numerosi cittadini, all’associazione delle vittime e ad una delegazione di alunni delle classi quinte della scuola, anche diversi rappresentanti delle istituzioni, tra cui il sindaco Giuseppe Sala e il sottosegretario regionale Alan Rizzi.

«Bisogna continuare ad avere la forza di prendere lezioni dal passato – ha detto a margine della cerimonia il sindaco Giuseppe Sala -. La pace è molto faticosa e bisogna perseguirla» e «l’Europa unita, con tutti i suoi limiti, è la maggior garanzia possibile di pace. Per questo anche in un momento difficile come questo dobbiamo mostrarci fortemente europeisti». «Vogliamo stringerci intorno a questa comunità – ha detto il sottosegretario regionale Rizzi – e alla città di Milano nel ricordo di quel giorno tragico. L’impegno delle istituzioni deve poter garantire alle nuove generazioni che giorni come il 20 ottobre del 1944 non accadano mai più». Davanti al monumento costruito sul sacrario, in cui sono contenute le spoglie delle piccole vittime, sono state deposte corone di fiori.

Milano ha smarrito la sua anima

Milano, una città in cui diventa sempre più difficile vivere

di Manuela Valletti

Come forse saprete dallo scorso marzo mi sono trasferita in Alta Valle Intelvi, ho lasciato Milano, dove sono nata e ho vissuto fino, appunto, al marzo scorso.

Ieri ho dovuto ritornarci per un problema personale da risolvere, e, se possibile, ho trovato la città molto peggio di come l’avevo lasciata. Ho scritto un post su FB e tra i commenti ne ho trovato uno a cui mi sono sentita in dovere di rispondere, anche perchè è di un caro amico: “Milano o si odia o si ama”.

Ho sempre amato Milano, l’ho amata al punto di sentirmi orgogliosa di esserci nata, di ricordare ancora oggi l’emozione che mi prendeva quando il treno che mi riportava in città dalle vacanze, entrava sotto la grande pensilina della Stazione Centrale, venivo presa dal una immensa commozione.

Milano mi ha dato tanto in ogni modo: ricordi belli e brutti, momenti di tenerezza legati al primo amore, all’autobus che ci ha fatto incontrare alla fermata di Piazza Duomo, al mio matrimonio, alla nascita dei miei figli e anche al mio impegno politico e sociale negli anni in cui per Milano si poteva fare tanto, semplicemente amandola.

Da qualche anno Milano mi ha fatto male, certo sono invecchiata e ho tanto sofferto per la perdita dei miei familiari, ma il fatto di sentirmi improvvisamente inadeguata ad una tipo di vita che non mi appartiene, in un contesto quasi sconosciuto, non mi faceva più sentire a casa. Dove sono il centro elegante di una volta, i miei cinematografi preferiti, i miei teatri, la via Dante piena di negozi e anche i mercaniti rionali e quelli ambulanti. Io ci andavo con mio figlio sul passeggino e venivo fermata da tanta brava gente che in milanese mi diceva “guarda li che bel fiulin”, ora i mercati rionali sono tutti chiusi e i mercati ambulanti sono solo patria di immigrati, la lingua dominante è l’arabo. E’ riamasta la Scala, speriamo che non trovino il modo di distruggere anche quella. Tenete che i musulmani non devono amare la musica.

La mia Milano non esiste più. Ieri ne ho avuto la prova. Non è una città a misura d’uomo, tanto meno di bambino e di anziano. Il “progresso” fa il suo corso e forse è giusto così, ma una città che cancella la sua anima e la sua storia non avrà un grande futuro. La storia insegna.

Manuela Valletti

La violenza sulle donne e gli anziani

di Manuela Valletti

Se non erro ho sentito che in questi ultimi anni i crimini sono diminuiti, probabilmente chi diffonde i dati non ha tenuto conto, anzi non ha voluto tener conto, che molti crimini sono stati depenalizzati. Si, perchè in questo nostro Paese quando le carceri sono sovraffollate  non si pensa a costruirne di nuove, ma a depenalizzare i crimini.

Voglio però focalizzare la vostra attenzione sulla violenza che ogni giorno viene perpetrata contro le donne giovani e anziane: una volta si poteva scindere la violenza sessuale da quella a scopo di rapina, ora non più, da quando le nostre città sono invase da immigrati giovani e aitanti, la violenza sulle donne di qualsiasi età, avviene in due tempi: la rapina e lo stupro.

Recentemente a Milano, città che mi ha dato i natali, hanno violenato e rapinato donne  di 70 e più anni e, ovviamente le hanno anche rapinate. Nonostante questa terribile situazione il Sindaco Sala si è molto innervosito quando  il Ministro Salvini ha promosso una riunione in prefettura proprio per aumentare la sicurezza in città… pare che il suo arrivo abbia intralciato la viabilità e questo lui non lo abbia proprio mandato giù.

Non faccio alcun apprezamento sul sindaco, non ne vale la pena. Sono certa che i milanesi lo spazzeranno via alle prossime elezioni, ma mi chiedo come sia possibile vivere in una città dove ti puoi trovare uno stupratore-rapinatore ad ogni angolo di strada, dove vai a portare il cane a fare i bisogni (munito di regolare sacchettino) e qualcuno ti accoltella a morte (fatto accaduto alla Comasina) oppure dove apri la porta di casa e vieni massacrata di botte, violentata e, ovviamente, derubata.

Dove sono le femministe, quelle che nel 68 esibivano con segni inequivocabili il loro sesso e gridavano di volerselo gestire in proprio? Ora che le donne avrebbero davvero bisogno di una loro sollevazione sono sparite dalla circolazione.

Mancano all’appello anche i Centri Sociali, sempre pronti a scendere in piazza per fare vandalismi o per dirsi contro l’intolleranza (mi sembra una contraddizione in termini, ma pazienza) e non muovono un dito per garantire sicurezza alle loro mamme e alle loro nonne.

Potere dell’ideologia malata, quella stessa ideologia che gli italiani hanno archiviato definitivamente lo scorso marzo e che invece agli attivisti purpurei (sempre meno attivi per la verità) impedisce di vedere una realtà di cui soprattutto le donne e gli anziani sono vittime predesignate.

 

 

 

PINACOTECA DI BRERA – Museo dentro la città

Dopo tre anni di lavoro si è concluso il riallestimento di tutte e 38 le sale della Pinacoteca di Brera di Milano, uno dei progetti con cui si era aperto il mandato del direttore James Bradburne, che oggi può raccontare i frutti di questi 36 mesi.  “Abbiamo fatto il primo riallestimento di tutte le 38 sale in 40 anni  abbiamo rimesso tutto in una coerenza di percorso, di allestimento, di illuminotecnica. Ora per il visitatore c’è un percorso che si legge con facilità. Questo fa parte del nostro impegno per l’accessibilità a tutti”.  Con l’ultimo riallestimento della sala ottocentesca è stato presentato anche il settimo dialogo tra opere della collezione di Brera e quelle di altri musei, questa volta con protagonisti Francesco Hayez e il maestro francese Jean-Auguste-Dominique Ingres. Alla cerimonia di inaugurazione ha preso parte anche il ministro dei Beni Culturali Alberto Bonisoli, che ha parlato di una Brera “restituita alla città” e accanto a lui il sindaco di Milano Giuseppe Sala.

“Sono contento di essere qui oggi, è un’importante tappa della rivisitazione della Pinacoteca di Brera, ora abbiamo un museo pienamente all’interno della città” ha detto Bonisoli. Per quanto riguarda Palazzo Citterio, che ospiterà le collezioni di arte contemporanea, invece “dobbiamo aspettare i movimenti dell’Accademia, concordare tempi e modalità, e comunque  è la prima tappa di un cantiere continuo”. L’idea è di proseguire nella direzione impressa da Bradburne “perché un museo deve essere un posto vivo e non un deposito”.

“Devo dire che Bradburne – ha spiegato Sala – sta lavorando bene, secondo me anche perché rispetta la tradizione, ma guarda avanti. A parte il direttore devo ringraziare tutto il personale di Brera che sta facendo grandi cose con coraggio. Certamente oggi è una giornata importante, perché è anche il punto di arrivo di un percorso”.  Altra importante novità della giornata è l‘apertura del Caffè  Fernanda, dedicato alla storica direttrice Fernanda Wittgens che nel 1950 riaprì il museo dopo le  devastazioni della guerra. Un ulteriore passo verso una vera dimensione internazionale della Pinacoteca milanese.  “Oggi il caffè – ha aggiunto Bradburne – fa parte di una rivoluzione che abbiamo cominciato con la Bottega Brera, nella quale abbiamo dichiarato che caffè e shop non sono servizi aggiuntivi, ma sono parte integrante, fanno parte di chi siamo, della nostra identità”.

La giornata di celebrazioni rappresenta  anche un momento di ripartenza, verso quella idea di Grande Brera che deve da anni fare i conti con diverse battute d’arresto. “Io credo – ha concluso James Bradburne – che siamo qui sulla soglia di un nuovo passo avanti che, ovviamente, includePalazzo Citterio che Franco Russoli ha comprato nel 1972 per ospitare le collezioni moderne. E questo succederà, dobbiamo soltanto  aspettare, io non sono ancora abituato ad aspettare, comunque non è rimandato per sempre, è rimandato per un tempo reale e a un certo punto riapriremo anche Palazzo Citterio”.

FONTE