Amo molto Milano, ci sono nata, ma non posso continuare a tacere davanti alle continue esibizioni di sfarzo, di eventi clamorosi, di iniziative quanto mai discutibili che non rappresentano il vero stato dell’arte in città.
Forse il Sindaco Sala pensa di essere sempre in zona Expo e quindi continua ad esercitare la sua abilità nell’esporre, senza però domandarsi che cosa pensano i milanesi di queste sue iniziative sempre e solo partigiane, perchè per lui l’importante è apparire.
Ora Milano riceverà circa 80 milioni di Euro per l’accoglienza dei migranti, questo vuol dire che ne arriveranno molti e che le periferie della città resteranno ancora luoghi molto degradati che il signor sindaco non visiterà mai.
La città che ha inventato il decentramento amministrativo e lo ha praticato dall’inizio della sua istituzione, vede i nove municipi cittadini, che ora potrebbero gestire meglio e maggiormente il quotidiano delle loro zone, immobili nel loro nulla.
In compenso, forse proprio per incrementare l’apparire di una città che ha perso la sua immagine operosa, sono aumentati i biglietti dei mezzi pubblici e contemporaneamente sono state vietate in buona parte le auto riducendo ad un ghetto tutto ciò che è oltre la seconda cerchia dei navigli.
Dismesse le fabbriche, Milano vive di banche, di moda e di terziario (ma anche quello ora in diminuzione) la gente che abita in periferia e che una volta lavorava in fabbrica, ora si deve accontentare del precariato o di un lavoro in qualche supermercato o centro commerciale, visto che se ne costruiscono continuamente.
Piazza Duomo, il cuore della città, ospita sempre più eventi musicali e comizi politici, ora bancarelle natalizie, ma chi non ricorda il gruppo di persone che ogni sera si trovata in piazza Duomo a commentare i fatti della giornata? Erano pensionati, con tutta la loro dignità di una vita di lavoro e una pensione adeguata, ora i nostri vecchi non discutono più sui fatti accaduti nel Paese perchè ci sarebbe da piangere, raccolgono al termine dei mercati di frutta e verdura, ciò che trovano tra il pattume.
Milano, la città simbolo del lavoro ci racconta solo che il benessere esiste, ma è per pochi, la maggior parte dei milanesi rimpiange i tempi andati, quando essere operaio era un vanto e una garanzia del vivere dignitoso, il posto allora era fisso e i giovani si sposavano e facevano figli.
Potreste obiettare che i tempi sono cambiati, certo lo sono. Ma una classe politica che ha nelle mani il destino di 60 milioni di persone ha il dovere di pianificare il futuro, fare scelte conseguenti e non deve essere in balia di un organismo superiore (Europa).
La città menegina purtroppo veste una maschera, non è la foto vera di Milano e men che meno di una Italia che langue nella stagnazione. Fino a quanto potrà durare?
Manuela Valletti