Nonostante gli scossoni internazionali e l’inflazione crescente, le persone continuano a riporre piena fiducia nella formula del fondo pensione.
L’idea di accantonare un capitale extra, da affiancare alla canonicapensione INPS e integrarla, analizzata a fondo da Moneyfarm, non viene quindi abbandonata dagli italiani neanche in questo 2022 di piena crisi, seppur con qualche piccola e inevitabile battuta d’arresto.
Già nel primo trimestre del 2022 gli iscritti erano infatti in crescita, secondo i dati analizzati da ilSole24Ore: dopo i primi tre mesi del presente anno, le posizioni aperte erano 9,846 milioni, dato che configura una crescita dell’1,1%, pari a 112.000 unità, rispetto al come si era chiuso il 2021. A giugno si sono raggiunti i 10 milioni, con una crescita del +2,9% rispetto alla fine del 2021.
Tuttavia, neanche le forme integrative sono esenti dai contraccolpi dovuti alla burrascosa situazione dei mercati finanziari. Nel primo trimestre dell’anno in corso, i fondi negoziali hanno registrato un -3,4%, mentre i fondi aperti -3,6% e i Pip di ramo III -3,5%.
La situazione non è migliorata nei mesi successivi, per i fondi negoziali e aperti si sono registrati dati negativi pari a -8,3% per i primi e -9,7% per i secondi, mentre i Pip sono scesi a -10,3%.
Ma chiaramente, come per qualsiasi investimento, non ci si può limitare a un periodo così limitato di tempo, va osservato il quadro generale e l’andamento spalmato su un intervallo di tempo più ampio.
Osservando il decennio 2012-2021, come riporta l’analisi del rendimento medio annuo a cura di Covip, è del 4,1% per i fondi negoziali, 4,6% per i fondi aperti, 5% per i PIP di ramo III e 2,2% per le gestioni di ramo I.
E anche includendo i rendimenti del primo semestre del 2022, i risultati medi dell’arco temporale di cui sopra rimangono positivi: 3,1% per i fondi negoziali, 3,4% per i fondi aperti, 37% per i PIP di ramo III, 2,1% i prodotti di ramo I.
La crescita degli iscritti denota un chiaro atto di fiducia da parte degli italiani che, nonostante il difficoltoso periodo economico, hanno dimostrato di riporre aspettative nei confronti del canale della previdenza integrativa.
Ma c’è ancora del lavoro da fare per cercare di sensibilizzare i più giovani in materia: il 50,3% degli aderenti ha infatti fra i 35 e i 54 anni, mentre il 31,9% è costituito dagli over 55.
Per quanto un futuro connesso a una pensione possa apparire remoto ai lavoratori più giovani, non è mai troppo presto per fare il primo passo verso un progetto complementare personalizzato.