FINALMENTE IL GIORNALISMO ONESTO HA VINTO

Una sentenza storica quella che condanna per calunnia un ex consigliere d’amministrazione di una banca umbra che aveva querelato un giornalista reo di aver pubblicato una storia scomoda, e quindi  tacciata falsamente di diffamazione. Insomma una lite temeraria con la quale si è tentato di scoraggiare il lavoro di un reporter.

Dopo la sentenza di qualche giorno fa che ha condannato l’ex premier Matteo Renzi a pagare 42 mila euro per aver querelato senza motivo Marco Travaglio, è arrivata questa decisione del giudice che rincuorerà tutti quei giornalisti che fanno il loro lavoro con un’onestà intellettuale sconosciuta a quanti si rivolgono al tribunale per chiudere la bocca e spuntare la penna ai reporter per bene.

Decisione storica

La vicenda – che riguarda comunque tutti i giornalisti e tutto il mondo dell’informazione – comincia nel 2017 quando il collega Carlo Ceraso pubblica sul quotidiano online umbro Tuttoggi un articolo in cui critica Leodino Galli, ex consigliere d’amministrazione della Banca Popolare di Spoleto in quota alla minoranza della ormai fu Credito e Servizi,  il cui fallimento è stato confermato anche dalla Corte di Appello di Perugia e di cui  Bps detiene ormai appena il 9 per cento.

“I fatti – racconta un articolo di Tuttoggi – risalgono a qualche anno fa quando il cda della Scs – dopo il ribaltone che aveva messo all’angolo il presidente Massimo Marcucci (nomina indicata dai Commissari di Bankitalia) per il più diplomatico Maurizio Hanke – indica il 75enne Leodino Galli per ricoprire il posto che spetta in PopSpoleto, interrompendo così il mandato che palazzo Koch aveva fin a quel momento affidato al dottor Pellicciotta”.

L’inchiesta di Carlo Ceraso che annuncia la scelta di Hanke & Co., ricorda Tuttoggi “ripercorre così luci e ombre della carriera che Galli aveva svolto nell’ultimo ventennio in Scs. Tra cui un paio di ‘sviste’, come quando, siamo nel 2012, accompagnò un finanziere serbo che voleva depositare un bond da 100 milioni di euro rivelatosi una patacca. Episodio cristallizzato nelle carte dell’inchiesta che ha travolto la Popolare (istituto che, vale ricordarlo, dal 2015 nelle solide mani del Banco di Desio e Brianza)”.

Notizie vere e verificate

Le notizie contenute nell’articolo sono vere e verificate e anche di pubbico dominio e Galli – secondo la sentenza – lo sa. Ciononstante ritiene che ci siano gli estremi per una querela per diffamazione a mezzo stampa e sporge denuncia alla Procura contro Carlo Ceraso. La difesa, affidata all’avvocato Iolanda Caponecchi del foro di Spoleto, dimostra ben presto la correttezza della pubblicazione, tanto che Ceraso viene prosciolto su richiesta dello stesso magistrato inquirente.

Il pm Gennaro Iannarone però ritiene che quella querela sia pretestuosa e apre d’ufficio un fascicolo nei confronti di Galli che viene indagato per il reato di calunnia. Le risultanze dell’inchiesta vengono condivise dal Gip Amodeo che, dopo una breve camera di consiglio, dispone il rinvio a giudizio per il consigliere Galli.

Il Galli “con atto di querela incolpava Carlo Ceraso, sapendolo innocente, del delitto di diffamazione a mezzo stampa in suo danno – scrive il Giudice per le indagini preliminari che, sulla vicenda del finanziere serbo, conferma che – la circostanza era vera avendo provveduto il Galli ad accompagnare il cd serbo presso la Direzione della banca in occasione del primo contatto tra le parti, in seguito interessandosi dell’esito dell’operazione, chiedendo altresì spiegazioni sulle ragioni per le quali la Banca non dava seguito ed ottenendo altresì comunicazione dell’esito negativo della operazione stessa”

Querela senza motivo

Qualche giorno fa per aver querelato il giornalista senza motivo, Leodino Galli è stato condannato ad un anno e quattro mesi di reclusione pena sospesa, oltre al risarcimento danni, da quantificare in sede civile, con una provvisionale di 10 mila euro. Al processo si sono costituiti parti civili l’Ordine nazionale dei giornalisti e la Federazione nazionale della stampa.

L’avvocato difensore di Ceraso, Iolanda Caponecchi, ha così commentato: “E’ questo il primo caso  del genere registrato in Italia, nel quale una cosiddetta querela temeraria si ritorce contro chi l’ha presentata. E’ significativo che il pubblico ministero abbia aperto d’iniziativa il procedimento per calunnia e non dopo una nostra denuncia”.

La difesa di Galli ha sostenuto la mancanza dell’elemento “soggettivo” del reato e si è battuta per una sentenza di assoluzione. Ma il giudice ha capito che la querela era solo un espediente per tappare la bocca al coraggioso giornalista e ha ravvisato gli estremi del reato di calunnia. Nella sentenza è stato disposto un risarcimento di 5 mila euro ciascuno per Ordine dei Giornalisti e Fnsi.

Senza Bavaglio
reportersenzabavaglio@gmail.com

MILANO NEWS

Via Padova. Lavori in corso al sottopasso Partita la riqualificazione del sottopasso ferroviario di via Padova, lavori in corso per circa due mesi.LeggiWeMi. Open day per tate, colf e badanti Il 22 febbraio in via Statuto torna l’open day per chi cerca un impiego come collaboratore domestico. Possibile iscriversi senza appuntamento. Vai alla notiziaVai al sitoSport. Aperta la nuova piscina Cambini Fossati 
Oggi apre al nuoto libero la piscina del centro Cambini Fossati. Corsi per bambini e adulti dal 6 marzo. Vai alla notiziaGrazie dell’attenzione e cordiali saluti. 
 100 consigli per l’ambientePrediligiamo i mezzi pubblici per spostarci in loco e, se possibile, preferiamo il treno all’aereo per raggiungere il luogo da visitare: contribuiremo così a ridurre le emissioni di CO2. 

Ma che epoca è mai questa?

Forse sarà la mia età non più giovane, ma faccio veramente fatica a comprendere ciò che sta accadendo nella nostra società.

Non voglio parlare di politica, ormai con la politica non mi cimento più, credo sia tempo perso. Vorrei invece parlare delle diverse mode che adottano i giovani e i non più giovani per essere alla moda e farsi notare.

Possibile che i ragazzi oggi siano quasi tutti gay , transgender o fluidi? Intendiamoci bene, non che ci sia nulla di male ad esserlo, ma se fate caso, in TV ora ci tengono molto ad essere classificati in almeno una di queste tre categorie, come se questo fosse una passaporto per “essere nel gruppo dei migliori “.

Altra incredibile e inaccettabile forma di linguaggio è il torpiloquio o la volgarita gratuita e la si trova ovunque, dai programmi tv più seguiti, al festival di Sanremo, agli spot pubblicitari. Questi ultimi arrivano perfino a mostrare pannolini usati per pubblicizzare una marca o un prodotto che “la tiene asciutta” dove quella cosa tenuta asciutta è l’organo riproduttivo femminile.

Posso dirvi che provo un grande schifo per queste tendenze? Posso dirvi che per il rispetto che dobbiamo a noi stessi, dovremmo tutti protestare e pretendere un po’ di civiltà anche nell’esprimersi? Ve lo dico e con forza!

Il degrado dei costumi segue a ruota, uomini e donne che indossano il cattivo gusto e basta, ma questa è sempre stata purtroppo una prerogativa dei modelli ed è di loro che parlo. Se la Ferragni si presenta al festival con un abito che riproduce il suo nudo anteriore non è un bel vedere, di certo da buona influencer lancerà questa moda e quindi la prossima estate vedremo donne di tutte le età con un perfetto e nudo davanti e un imperfetto dietro, per la gioia delle case di moda che, c’è da credere, si adegueranno subito.

Un ultima cosa: i cantanti e i ballerini di oggi, mi riferisco ai giovani che “scalano” le classifiche di AMICI, la trasmissione della DeFilippi. I balli proposti sono esercizi ginnici, non hanno nulla della danza e non mi riferisco solo alla danza classica, ma anche al tango e ad altri balli normalissimi, sono tutti scatti e salti da robot e le canzoni sono quasi esclusivamente rap martellanti che dovrebbero raccontare le vicende i vita dei protagonisti e invece martellano le nostre orecchie, a meno che i giovani “talenti” non ripeschino canzoni di Battisti e le distruggano senza pietà.

Manuela Valletti.

Joseph Ratzinger:l’addio dieci anni fa

C’ero in San Pietro, nel febbraio di dieci anni fa, all’ultima udienza di Papa Joseph Ratzinger prima di lasciare il soglio pontificio. Andai con lo spirito di chi vede passare davanti ai suoi occhi un evento storico e un passaggio solenne destinato a pesare nei secoli. C’era tanta gente, una minoranza devota e una maggioranza quasi “sportiva”, curiosa e distaccata. Ero stato la domenica precedente all’ultimo Angelus del Papa, dopo che l’11 febbraio, anniversario dei Patti Lateranensi, aveva dichiarato la sua intenzione di lasciare il pontificato, con l’annuncio in latino; anche se nessuno lo disse, avevo avvertito il gelo, suo e della gente. Era stato un congedo formale, glaciale, lievemente mesto. Benedetto XVI sembrava sbrigare l’ultima formalità prima di prendere il volo, con qualche sollievo. 

Alla sua ultima partita da Papa la musica era diversa, c’era il sole in febbraio, c’era la liturgia e c’era soprattutto la mobilitazione, organizzata con gran regia, i gruppi di fedeli e i movimenti. La piazza era gremita e il Papa citava più volte il cuore per suscitarlo; ma non avvertì commozione diffusa. Mi era accaduto altre volte di tagliare con gli occhi un’atmosfera tesa, partecipe e dolente come fu alla morte di Giovanni Paolo II o in altre occasioni pasquali e giubilari o in alcune visite pastorali. Altre volte ho sentito sfiorare un’aura che per i credenti è il soffio dello Spirito Santo. Quella volta no, il clima radioso sembrava rubare l’attenzione al rito e l’autunno di un pontificato veniva sopraffatto da un sorprendente annuncio di primavera. Girando a fatica tra la gente non vedevo commossa partecipazione, piuttosto turismo e qualche amarezza, forse un filo di delusione e un’onda di umana, aconfessionale simpatia, più tanta curiosità e altrettanta vaghezza. Forse molti dei più fervidi seguaci di Ratzinger, proprio perché più legati alla Tradizione, non c’erano, si erano sentiti come traditi dal “loro Papa”, non accettavano l’idea della sua abdicazione. La gente era spaesata di fronte a un evento inedito, non viveva quella rinunzia come un fulgido atto di fede, ma come un fatto umano e mondano. Stava lì a salutare il congedo del Pensionato Eccellente. Una cerimonia un po’ triste e un po’ festosa. 

Il Papa si dilungò assai nei ringraziamenti come un vecchio preside che va in pensione e ringrazia gli studenti, i bidelli, il corpo docente e poi si sofferma a ricordare che i presidi passano ma la scuola resta, è viva. Ratzinger ripeté troppe volte che la Chiesa è viva, anzi “è un corpo vivo” e quell’insistenza sembrava tradire il timore inverso: che quel corpo avesse subito ferite difficilmente sanabili e fosse avviato a una terribile necrosi. Certo, il Papa non abbandona la Croce, come tenne a dire Ratzinger, quasi a rispondere al segretario di Papa Woytila che aveva ricordato quel Pontefice malato che tuttavia non era sceso dalla Croce. Anche lui, dunque, come Francesco, ha dovuto polemizzare col segretario del Papa precedente.  

Ratzinger non abbandonava la Croce, ma il suo ruolo paterno e pastorale. Il modo nuovo con cui diceva che porterà la Croce si può forse giustificare solo in una luce d’Apocalissi: tempi eccezionali richiedono atti eccezionali, di fronte al declino di Dio nella nostra epoca non bastano le tradizioni ma urgono rotture radicali. Ma francamente non so se quell’atto di rinuncia risponda davvero a un disegno di salvezza per la Chiesa e non piuttosto all’esigenza di un uomo stanco e a disagio di sottrarsi a un ruolo sofferto. Un cartello nella piazza domenicale brandito da una ragazza, diceva “Non sei solo, anch’io sono con te”; voleva essere un conforto e invece era quasi una pur mite minaccia: il papa non va in esilio costretto al confino, ha scelto di essere solo, non chiede compagnia né parole di conforto ma silenzio e solitudine. E forse rispecchia nella sua dimissionaria solitudine la fugace, rinunciataria solitudine della gente un tempo cristiana.

Lo sentivi assai vicino Ratzinger che si dimetteva per raggiunti limiti d’età, per vecchiaia e per stanchezza, per sottrarsi a veleni e ricatti, per liberarsi dalla cappa dei poteri, dalle trame oscure e dalle cose del mondo, per tormento intellettuale. Lo sentivi umano, profondamente umano, nella rinunzia, lo sentivi perdutamente filosofo e umanista, magari ammiravi la sua ascesi intellettuale. Però lo sentivi venire meno come Santo Padre, cioè custode e pastore di una Tradizione. Semel abbas, semper abbas, dicevano gli antichi: una volta padre, sei padre per sempre. Non si può rinunziare, andarsene in pensione come uno qualunque, spezzare una tradizione, generando assurdi imbarazzi e strane vacatio. Tutti plaudevano all’umanità di un Papa che si dimette e perfino al coraggio; ma un Pontifex è ponte con la divinità, non si esaurisce nella sua umanità. E’ richiesto il sacrificio della sua soggettività, anteporre l’Ufficio alla sua personale inclinazione, fino alla fine. Non a caso perde il suo nome originario. Cosa volete che siano, alla luce di Cristo e dell’eternità, la vecchiaia, i veleni, i malanni e il disagio di un ruolo? Da Santità non ci si può dimettere. La via dell’ascesi è eccelsa ma si può rinunciare al ruolo pastorale? 

Gravava un vuoto sulla piazza gremita, si sentiva sospesa nell’aria la Vacatio. Non solo la Sede Vacante, ma qualcosa di più. Un vuoto personale e spirituale, non solo istituzionale. Si, c’era la Chiesa in pompa magna, con tutta la sua gerarchia e il suo apparato collaudato nei secoli, mirabile spettacolo di potenza terrena nel nome del cielo. C’erano i Cardinali, c’erano i fratelli, c’era la folla. Ma si avvertiva l’assenza del Padre. Un Pontefice si è dimesso da Padre. La gente salutava il suo passaggio da Santo Padre a Santo Zio. Lui si accingeva a diventare Papa Emerito, non perdeva la Santità ma il ruolo di Padre. Abdicava al ruolo paterno, rinunciava ai figli, si dava alla meditazione e alla preghiera. Addìo Benedetto XVI, e mai saluto fu più usato a proposito; in fondo la sua vera morte fu dieci anni fa.

Marcello Veneziani

Museo della Scienza e della Tecnologia. Open night per i 70 anniInaugurato il 15 febbraio 1953, il Museo della Scienza e della Tecnologia sta per compiere 70 anni. Open night con visite e laboratori. 
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Arte pubblica. Al Corvetto Inside out di JR Fino al 13 febbraio l’installazione Inside out di JR è anche al Corvetto, visibile sui muri della RSA di via dei Cinquecento. 
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