Limited edition 2023 Fernet-Branca: tutto quello che c’è da sapere sulle nuove bottiglie

Gli appassionati di Fernet-Branca, così come i collezionisti e gli amanti delle limited edition, sanno bene che le Distillerie Branca amano mettere in commercio il loro prodotto di punta con latte speciali, bottiglie in edizione limitata o bicchieri da collezione e degustazione che non potrebbero mai mancare nelle vetrine di chi sa riconoscere cimeli di valore.

Ricordiamo, ad esempio:

● Nel 2018 la collezione di latte, proposte in quattro elegante colori, riprendeva gli elementi iconici del digestivo Fernet-Branca: l’aquila, ad esempio, logo stesso dell’azienda, e il coccodrillo del manifesto pubblicitario anni ‘20 firmato dall’agenzia MAGA di Parigi;

● Il 2019 fu l’anno delle vivaci e colorate confezioni con ricette iconiche di Fernet-Branca: quattro latte, ognuna dedicata a una ricetta, riportata anche nel leaflet interno in modo da poterne facilitare la realizzazione anche a casa;

● Nel 2020 protagonisti furono quattro cocktail bar milanesi e le loro ricette realizzate con l’amaro alle erbe;

● Il 2021 vennero realizzate quattro latte con le caratteristiche cardine del Manifesto di Comunicazione di Fernet-Branca, riprodotte artisticamente in quattro diversi design contemporanei e pop: Libertà, Radici, Passione, Segreti;

A Natale 2022 si potevano collezionare i bicchieri, realizzati per richiamare quattro manifesti iconici del marchio attraverso personaggi quali l’aquila, il coccodrillo, il re degli amari e l’Italia che presenta al mondo il suo miglior prodotto, il Fernet-Branca appunto.

Nel 2023 non manca una nuova Limited Edition di quello che, a ragione, viene considerato il miglior amaro al mondo: quattro bottiglie, ciascuna con un colore elegante e attraente alla vista, realizzate per evocare alcuni ingredienti storici che compongono il Fernet-Branca e che ne hanno fatto la storia e la fortuna.

Come molti sanno la ricetta del liquore alle erbe delle Distillerie Branca è rigorosamente segreta, e tutte le ventisette erbe, spezie, fiori e radici che ne sono alla base, sono state scelte per essere protagoniste in questa edizione tutta da scoprire, e collezionare: il blu, il verde, il nero e il giallo fanno, infatti, da teatro allo Zafferano dall’Iran, al Rabarbaro della Cina, alla Genziana della Francia, alla Galanga dell’India e dello Sri Lanka e alla profumata Camomilla italiana e argentina.

Un cambio di veste che, tuttavia, valorizza ancor di più quella che è la vera essenza del prodotto e delle sue origini e che vuole avvicinare nuovi consumatori al Fernet-Branca mostrando, anche a chi ancora non la conosce, la versatilità e il carattere distintivo del digestivo alle erbe di Fratelli Branca Distillerie.Il progetto, infatti, studiato attentamente vuole raccontare i valori, lo spirito e l’artigianalità di un prodotto che rappresenta un’eccellenza tutta italiana, comunicando anche alle nuove generazioni la sua capacità innata di rinnovarsi continuamente per andare incontro alle mutate esigenze e gusti dei consumatori. L’idea, proprio come esplicitato dal motto aziendale “Novare Serbando” è quella di stare al passo con i tempi, con tutto ciò che ci circonda e cambia rapidamente, senza tuttavia perdere l’essenza vera e propria, la storia, le tradizioni e le radici che rappresentano le solide basi di una storia infinita di successo.

Queste quattro bottiglie rappresentano un nuovo capitolo, fresco e vivace, in una storia centenaria che non risulta mai vecchia e che racconta un’icona internazionale di cui tutti noi, in quanto italiani, dovremmo essere fieri.

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Milano Digital Week. Aperta la call per proporre eventi

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Mario Botta: «La nuova torre della Scala pronta nel 2024. Milano? Città di archistar che si è arresa alla globalizzazione»

mario Bottamilano

  • Mario Botta e accanto la torre della Scala

«La nuova torre è nata poiché la Palazzina di via Verdi era l’ultimo spazio disponibile per il teatro, che ha un perimetro circoscritto tra segni storici. È stato un colpo di fortuna. Così, nel 2020 si è riproposto il tema di ampliare il teatro per risolvere due temi: la sala prove per orchestra (ove è necessaria un’altezza importante) e una sala prove per il balletto. Si aprirà nel 2024».

L’ha soddisfatta il rapporto con la Scala?
«Sì, anche l’intervento del 2004 è stato accettato bene, sebbene all’inizio ci fosse resistenza perché realizzato tutto in verticale: ma spazi in larghezza non ce n’erano! Oggi il teatro ha una doppia torre: la torre scenica e la nuova torre di servizio di 17 piani, che va in profondità per 14 metri. È un volume inimmaginabile, una sorta di Sant’Elia portato nella modernità: prende il motivo delle finestre sovrapposte del fronte stradale e aggiunge mensole-contrafforti per creare un altro paesaggio fisico. Si richiama al cilindro e alla torre scenica del 2004 che lavoravano sulla gravità, ma ha un linguaggio diverso. Il tutto credo sia un omaggio alla Milano moderna, quella dei Portaluppi e dei Gardella».

Che cosa ne pensa degli interventi sorti in questi anni a Milano, come Citylife o Garibaldi-Repubblica?
«Sono frutto di una crescita autonoma alla quale non sono legato. Sono funghi inattesi e senza una natura del terreno proprio. Prima anche i grattacieli milanesi sorgevano legati a un linguaggio moderno di grande dignità formale e di riferimento».

Non esiste più identità urbana?
«Credo che sia una osservazione doverosa da fare. Sembra che il territorio urbano non esista più, è come se si costruisse sul deserto o in un prato. Le architetture sono diventate degli oggetti da guardare, uno è più storto dell’altro, ma non c’entrano niente con la storia di Milano, neanche la accennano. Non hanno memoria, non ricordano quella Milano Moderna che c’è stata qui e non altrove. Qui c’era un grande studio sull’angolo urbano, sulla costruzione in pietra: tutto dimenticato per un’altra tecnica e un’altra estetica».

Milano è senza memoria, è diventato anche nell’architettura uno spazio fluido, indifferente alla storia e disponibile a tutto?
«Noto una certa indifferenza all’architettura. Milano ha sposato la condizione della globalizzazione. La Torre Velasca può piacere oppure no, ma è un edificio milanese. Citylife nasce senza lettura del contesto storico, senza l’identità che il Moderno aveva preservato. Il Moderno è l’ultima stagione architettonica milanese».

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On line il bando per la ricerca di sponsor per interventi di conservazione, restauro e valorizzazione della ‘casa dei milanesi’.  
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Formazione. Diventare addetti e addette alle venditeAperte le iscrizioni al corso di formazione per diventare addetti e addette alle vendite organizzato dal Comune in via Alex Visconti.
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