I BRICS, Goldman Sachs e i depistaggi della falsa controinformazione

di CESARE SACCHETTI

La pagina che è stata scritta la passata settimana dai BRICS è una di quelle che davvero cambierà la storia delle relazioni internazionali.

Dopo essersi riunita a Johannesburg per il suo annuale incontro, l’alleanza dei Paesi fondati originariamente da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica ha deciso ufficialmente di aprire le porte ad altri sei Paesi che avevano presentato domanda.

E’ così che sono entrati a far parte del club Iran, Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Etiopia e gli Emirati Arabi Uniti.

Il solo fatto di vedere due Paesi quali Iran e Arabia Saudita essere parte della stessa alleanza geopolitica dovrebbe dare l’idea della rivoluzione, o forse dovremmo dire controrivoluzione, dei rapporti internazionali che è in corso.

Un tempo Teheran e Riyad erano su sponde opposte e le tensioni tra i due Paesi erano sempre costanti tanto da far pensare che una guerra tra Iran e Arabia Saudita fosse imminente da un momento all’altro.

Parliamo di due Paesi che hanno camminato su percorsi geopolitici ed economici del tutto incompatibili e in aperto contrasto gli uni contro gli altri.

Da un lato, abbiamo una nazione che è stata creata dai poteri dell’anglosfera negli anni 20 del secolo scorso e che nonostante le apparenze politiche non è mai stata realmente ostile allo Stato di Israele.

Riyad negli ultimi decenni ha portato in essere una politica estera che è sostanzialmente quella che le è stata dettata da Washington, dove le lobby sioniste e neocon l’hanno fatta da padrone indiscusse fino agli anni dell’amministrazione Trump.

Dall’altro invece abbiamo un Paese che esiste da millenni e che aveva già intrapreso negli anni 50 del secolo scorso una strada che portava lontano dagli interessi angloamericani quando salì al potere il presidente iraniano Mossadegh.

Mossadegh fu l’uomo che per primo intuì la necessità di nazionalizzare le compagnie petrolifere per impedire che l’Iran fosse ridotto ad un potentato delle famigerate sette sorelle che allora, come oggi, dominavano il mercato della distribuzione degli idrocarburi.

La visione di un Iran indipendente e libero da tali poteri fu quella che costò al presidente il rovesciamento per mano della CIA attraverso uno dei suoi famigerati colpi di Stato che hanno contraddistinto tutta la politica estera americana del secolo scorso.

Washington è stata molto più che la capitale politica degli Stati Uniti.

Washington è stata la capitale della sovversione internazionale perché la sua imponente struttura militare e di intelligence consentiva a quei poteri che dominano la Casa Bianca di rimuovere quei capi di Stato e di governo che costituivano una “minaccia” per l’anglosfera ma più in generale per tutto l’apparato mondialista fondato sulla supremazia militare della NATO.

Quando venne instaurato al potere in Iran lo scià di Persia, Teheran si ritrovò ad essere per molti anni uno Stato satellite degli Stati Uniti fino a quando la rivoluzione islamica del 1979 non restituì nuovamente a questo Paese tutta l’indipendenza e la sovranità che le erano state portate via negli anni del golpe della CIA.

I contrasti tra Riyad e Teheran non sono stati altro che il risultato di due distinte visioni fondate rispettivamente una sulla supremazia angloamericana, e l’altra invece sul principio della sovranità nazionale degli Stati.

Non sorprende quindi vedere l’Iran entrare nel mondo multipolare ma piuttosto sorprende vedere l’Arabia Saudita spostarsi dai suoi vecchi referenti per poter salire di corsa sul treno della multipolarità.

Ciò è il diretto risultato della profonda crisi dell’anglosfera dovuta soprattutto al disimpegno americano iniziato con l’era dell’amministrazione Trump e che non si è affatto arrestato con la cosiddetta amministrazione Biden ma si è invece fatto persino più intenso.

Gli Stati Uniti rifiutano il ruolo di garante dell’impero che i poteri del Council for Foreign Relations avevano concepito per essi e ciò ha portato l’architettura del mondialismo ad essere priva del suo fondamentale perno.

Al tempo stesso, a Oriente, l’alleanza dei BRICS sta sfruttando il vuoto dell’impero americano per poter costruire una valida alternativa geopolitica multipolare a quella che per decenni è stata la dittatura dell’unipolarismo americano.

Gli anni del dominio del mondo unipolare

Dopo la caduta del muro di Berlino si è indubbiamente aperto un vuoto nelle relazioni internazionali.

La logica del conflitto controllato tra i due blocchi era giunta al suo capolinea nel momento stesso in cui iniziò nei primi anni 80 l’era del presidente sovietico Gorbachev, apprezzatissimo dagli ambienti liberali dell’Occidente, e che fu di fatto il vero sicario che accompagnò all’estinzione il blocco sovietico.

L’URSS che fu creata attraverso i finanziamenti di Wall Street ai bolscevichi andava ora dismessa per poter lasciare una immensa prateria all’impero americano. La NATO che formalmente aveva esaurito la sua ragion d’essere piuttosto che essere liquidata iniziò ad espandersi sempre di più e ad annettere molti Paesi dell’Est Europa, passati da un sistema di natura collettivista ad uno nel quale gli oligarchi del neoliberismo erano i veri padroni indiscussi delle economie nazionali.

Enormi saccheggi furono perpetrati contro questi Paesi, su tutti la Russia che subì una delle privatizzazioni di massa più violente e criminali della storia moderna, forse inferiore soltanto all’altra svendita collettiva dei gioielli di Stato attuata da Mario Draghi e dagli altri agenti della finanza anglosassone a bordo del panfilo della Regina Elisabetta la notte del famigerato 2 giugno 1992.

Il mondo per anni è stato sotto il dominio indiscusso di questo potere che non ha conosciuto ostacoli fino a quando gli eventi menzionati sopra, l’era di Trump fondata sul principio della difesa della sovranità americana e il multipolarismo, non hanno portato alla conclusione dell’impero e alla fine della stagione della globalizzazione.

I BRICS, Goldman, e il depistaggio della falsa controinformazione

A questo punto dell’analisi però è necessario soffermarsi un istante su un argomento piuttosto in voga negli ambienti che noi abbiamo ribattezzato della falsa controinformazione.

E tale argomento è quello secondo il quale i BRICS sarebbero parte del disegno originario del globalismo in quanto essi non sarebbero altro che il risultato della strategia del colosso della finanza mondiale Goldman Sachs.

Tale tesi si fonda sul fatto che nel novembre del 2001 la banca newyorchese scrisse un documento intitolato “Costruire una migliore economia globale: BRICS”.

Nel documento redatto dall’economista Jim O’Neill si fanno delle considerazioni piuttosto ovvie sul fatto che la crescita dei Paesi che compongono l’acronimo BRICS, ovvero Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, sarà presto superiore a quella dei Paesi che invece appartengono all’eurozona.

La ragione della esplosione della crescita di questi Paesi in quegli anni e negli anni successivi è dovuta principalmente al fatto dell’apertura dei mercati internazionali.

Era iniziata da alcuni anni la stagione della globalizzazione che è stata voluta dalla finanza internazionale per consentire lo spostamento delle produzioni basate negli Stati Uniti e in Europa verso la Cina.

Il mostro cinese che ha iniziato a produrre merci a bassissimo costo e di bassissima qualità è il risultato diretto della sua ammissione al club dell’Organizzazione mondiale del commercio voluta dall’amministrazione Clinton nel 2000.

La globalizzazione potrebbe essere definita come la parte economica del fenomeno politico del globalismo.

I grandi poteri che hanno partorito tale visione quali il mondo delle banche e delle mega-corporation avevano in mente una governance globale nella quale il sistema economico dominante era quello del neoliberismo.

E poter lanciare il suo assalto all’industria Occidentale, le lobby neoliberali avevano bisogno di un enorme bacino di prodotti a basso costo per deindustrializzare l’Europa e gli Stati Uniti e creare un’economia dove la classe media viene letteralmente spazzata via.

Le statistiche degli ultimi 20 anni sono lì a ricordarci i “successi” della globalizzazione che ha trasferito le risorse economiche nelle mani di un ristretto manipolo di capitalisti transnazionali.

Era del tutto naturale dunque che Goldman predicesse l’esplosione di mercati quali quelli indiani e cinesi.

Ciò però ci porta a considerare l’”argomento” della falsa controinformazione che in base a tale documento afferma che alla fine i BRICS non sono altro che l’altra faccia della medaglia del globalismo.

Innanzitutto, occorre fare ciò che questo filone disinformativo non fa. Occorre contestualizzare. Siamo nel 2001 e allora l’idea di un mondo multipolare nemmeno esisteva.

I Paesi dei BRICS erano dominati da leader che non avevano nessuna seria intenzione di ostacolare il dominio dell’anglosfera o di opporsi all’idea di un mondo che non fosse quello fondato sulla supremazia di una governance globale.

La presidenza di Putin muoveva i suoi primissimi passi quando sostituì l’anno precedente il fantoccio della CIA, Boris Eltsin, che aveva consentito il saccheggio del 1992 e che era oggetto di derisione nei consessi internazionali per i suoi evidenti problemi di alcolismo.

Solamente negli anni successivi iniziano ad essere seminati i primi germogli della nuova politica estera del presidente russo che oggi sono divenuti la robusta pianta del multipolarismo.

Vladimir Putin è l’uomo che restituisce sovranità e soprattutto dignità ad una Russia sin troppo vilipesa sui tavoli internazionali.

E la sua visione di politica estera e internazionale è sostanzialmente la stessa di quella che ha oggi.

I suoi interventi sono lì a testimoniare che il presidente russo ha sempre puntato la bussola della sua politica estera sul multipolarismo.

Il discorso che Putin ha tenuto nel 2007 alla conferenza di Monaco è esemplare a questo proposito.

Davanti a lui c’erano gli esponenti di quel mondo Euro-Atlantico che avevano stabilito arbitrariamente di essere loro i signori della storia e del mondo intero.

Il presidente russo denuncia immediatamente la diplomazia delle bombe che aveva portato quattro anni prima a radere al suolo un Paese, l’Iraq, solamente perché il suo leader, Saddam Hussein, era divenuto un intralcio per le lobby neocon di Washington.

La stessa logica delle bombe era stata applicata ad un altro leader, Muhammar Gheddafi, che venne ucciso nel 2011 per mano della NATO in quella che si può definire come uno dei più atroci crimini di guerra commessi dal patto atlantico.

E anche in quegli anni, Putin denunciò la logica della NATO fondata sugli assassinii politici di tutti quei leader che rappresentavano una “minaccia” per i tiranni dell’atlantismo.

La Russia parlava già sedici anni fa dell’esigenza di costruire un mondo multipolare che fosse fondato non sulla supremazia di un impero ma piuttosto sul rispetto della sovranità nazionali.

Un blocco che non fosse fondato sull’ipocrita principio dell’esportazione del culto liberale dei diritti umani ma su quello del rispetto delle culture di ogni singolo Paese del pianeta.

È così che nel 2009 nascono ufficialmente i BRICS. Per cercare di mostrare al mondo un’alternativa che non sia quella del vassallaggio all’impero anglo-americano ma una dove le nazioni hanno la possibilità di potersi sviluppare e poter dire la loro sui tavoli internazionali.

È vero che Goldman Sachs può aver per prima creato l’acronimo BRICS nel suo documento del 2001, ma l’alleanza geopolitica fondata dalla Russia negli anni successivi nulla ha a che vedere con le aspettative e i propositi del colosso bancario.

Goldman voleva un mondo dove al centro ci fosse una governance globale. Goldman voleva in altre parole annettere i Paesi dei BRICS nel 2001 per evitare che importanti economie fossero escluse dal progetto e che queste potessero poi compromettere in qualche modo il dominio del globalismo.

Del resto, se l’ultimo stadio di questa visione era quello di erigere un supergoverno globale come si poteva pensare che questo potesse nascere senza Russia, Cina e India?

Questa era l’esigenza che portò Goldman a scrivere quel documento. Ciò non toglie però che alcuni Paesi dei BRICS siano stati effettivamente per molti anni il motore propulsore della globalizzazione come è stata indubbiamente per la Cina.

Il divorzio della Cina dal globalismo

Ciò ci riporta a quanto abbiamo detto poco prima. È necessario contestualizzare per poter leggere con un minimo di logica gli eventi degli ultimi anni.

Quando Soros nel 2010 tesseva le lodi della Cina lo faceva perché a quell’epoca Pechino non aveva mostrato nessuna intenzione di disallinearsi da questi poteri.

Quando però lo stesso Soros nel 2019 affermava che la Cina da lui tanto decantata negli anni prima era divenuta una minaccia per la società aperta, è evidente che l’idillio degli anni precedenti si era interrotto.

La Cina sotto la leadership di Xi Jinping non ha mostrato tanto un Paese interessato a fondere la sua sovranità in una struttura sovranazionale quanto uno più incline a rafforzare la propria autonomia e spesso a perseguire i propri interessi economici senza alcuna remora o scrupolo.

L’avvicinamento della Cina alla Russia non ha portato però ad uno sbilanciamento dei rapporti tra i due Paesi a favore di Pechino.

In questo momento, è indubbiamente la Russia il Paese protagonista della nascita del mondo multipolare. È la Russia il Paese che sta accompagnando la decolonizzazione africana ed è la Russia il Paese che sta assestando la spallata decisiva alla NATO con la guerra in Ucraina.

La Cina di Xi Jinping ha compreso che il percorso migliore di politica estera per preservare la propria sovranità non è certo quello di seguire la strada del mondo Euro-Atlantico in declino ma piuttosto quello di rafforzare sempre di più i rapporti con la Russia e i BRICS.

L’approccio poi della Russia ai rapporti di politica estera è lì a smentire qualsiasi mistificazione della falsa controinformazione al riguardo del mondo multipolare.

Si prenda, ad esempio, la situazione africana. Quale Paese europeo ha cancellato debiti di miliardi di euro verso i Paesi africani e quale Paese europeo sta aiutando questi Paesi a conquistare la sovranità che nazioni coloniali come la Francia avevano loro sottratto?

La risposta è: nessuno. Solo la Russia ha intrapreso questo inedito percorso. La Russia ha dimostrato di essere un Paese che tratta da pari gli altri Paesi a differenza dell’anglosfera che l’unico rapporto di amicizia che prende in considerazione è quello di una colonia che obbedisce ai desiderata del padrone.

C’è un certo ingannevole pensiero gnosticista che vuole assimilare tutto e tutti e far credere che non esistano differenza di sorta tra i poteri del mondialismo e coloro che invece gli si oppongono da ormai 20 anni.

E tale pensiero è il risultato di una massiccia campagna disinformativa concepita nelle stanze dei servizi Occidentali che si premurano di togliere alle masse ogni possibile riferimento attraverso un esercito di propagandisti prezzolati che veicolano tale messaggio.

Tale messaggio è appunto ciò che abbiamo detto fino ad ora.  È una menzogna smentita facilmente da fatti inconfutabili.

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Dai gusci delle cozze ricavati per la prima volta pannelli isolanti per l’edilizia innovativi e ignifugh

Dai gusci delle cozze ricavati per la prima volta pannelli isolanti per l’edilizia innovativi e ignifughi

Germana Carillo

Pubblicato il 23 Agosto 2023

Delle cozze non si butta via niente e questa azienda è stata in grado di trasformare le fibre di bisso in pannelli capaci di assorbire il rumore e super resistenti al fuoco. Un’idea innovativa per un’edilizia il più sostenibile possibile

pannelli cozze bisso

©Seastex

Assodato che non vanno gettati nell’umido, non tutti sanno che i gusci delle cozze portano attaccato il cosiddetto bisso, che il mollusco utilizza per ancorarsi al fondale marino, alle rocce o ad altri substrati solidi. Si tratta di quei filamenti che generalmente rimuoviamo nel momento in cui puliamo i mitili.

Invece di gettare questi rifiuti nella spazzatura, Sander Nevejans, designer belga e fondatore di Seastex, ha pensato bene di recuperarli e di produrre dei pannelli ignifughi. Sono gli “Acoustic Byssus Core” (ABC), perfetti per realizzre cappotti termici alle abitazioni.

Il motivo? Sapevate che il bisso ha proprietà eccezionali, tra cui la capacità di assorbire il rumore e proprio l’elevata resistenza al fuoco?

Lo studio

Nelle cozze, il bisso, noto anche come “barba”, è la parte della cozza non commestibile che viene generalmente rimossa prima della cottura o del confezionamento.

Le fibre di bisso possiedono un grande potenziale come materiali di alto valore e di lunga durata nel mercato internazionale delle costruzioni. Non solo offrono proprietà acustiche uniche per la produzione di nuovi prodotti fonoassorbenti, ma contribuiscono anche al raggiungimento di molteplici obiettivi di sviluppo sostenibile. Sfruttando le proprietà uniche delle fibre di bisso, il settore dell’edilizia può contribuire allo sviluppo di città sostenibili utilizzando materiali ecocompatibili, si legge sul sito.

I fattori che consentono ai cani di invecchiare meglio

“Il legame tra gli ambienti sociali e la nostra salute si estende a molti animali perché quelli che hanno relazioni sociali più forti e consistenti vivono più a lungo e più sani”, afferma uno studio

Cani ed esseri umani messi sullo stesso piano. Almeno dal punto di vista psicologico-sanitario. Lo suggerisce una ricerca pubblicata su Evolution, Medicine & Public Health, secondo cui se l’interazione sociale fa bene alla salute dell’uomo, “essa è utile anche ai cani”.

“Il luogo in cui viviamo e con chi interagiamo ha una presa davvero forte sulla nostra salute e sul nostro benessere”, ha affermato Noah Snvder-Mackler, autore dello studio, professore di Scienze della vita all’Arizona State University. “Il legame tra gli ambienti sociali e la nostra salute si estende a molti animali perché quelli che hanno relazioni sociali più forti e consistenti vivono più a lungo e più sani”, ha sentenziato il professore.

La ricerca si è mossa su un range di 21.410 interviste a proprietari di cani scoprendo che in genera “la compagnia” – sia con persone che con altri animali – ha avuto il maggior influsso sul loro grado d’invecchiamento, e per i cani s’è rivelato più salutare.

Lo studio fa parte del Dog Aging Project, ricerca scientifica avviata nel 2018 e finanziata dal National Institute on Aging e da donazioni private, guidata dalle facoltà di medicina dell’Università di Washington e del Texas A&M e da più d’una dozzina d’istituzioni come l’Arizona State University.

L’obiettivo è capire come geni, stile di vita e ambiente “influenzino l’invecchiamento e le malattie nei cani” nella speranza che i risultati possano influire anche sulla condizione umana. La base di partenza è che “i cani sono considerati i nostri più stretti accompagnatori che condividono gran parte della nostra esistenza”, afferma Brianah McCoy, dottoranda dell’Asu, coautrice dello studio, e quindi “studiando come l’ambiente sociale influisce sulla salute del cane, le informazioni potrebbero essere rilevanti anche per la salute umana”, ha affermato.

Stando a quanto scrive il quotidiano inglese Metro, i ricercatori hanno identificato cinque criteri che hanno influenzato i cani, vale a dire “la stabilità del vicinato, il reddito familiare totale, l’età del proprietario, il tempo trascorso con i bambini e quello con altri animali”.

Il risultato è che le avversità finanziarie e domestiche della famiglia “sono collegate a una salute peggiore e a una ridotta mobilità fisica”, mentre una maggiore e buona compagnia con gli esseri umani e altri cani “viene associata a una salute migliore”. Anche se non tutti i cani reagiscono allo stesso modo, si precisa. I ricercatori, tuttavia, “non hanno quantificato la durata della vita animale, anche se hanno intenzione di farlo in futuro”, precisa il Post.

Ultima curiosità: i cani potrebbero trarre beneficio se per compagno, ad esempio, avessero un gatto? Alla domanda gli studiosi hanno ammesso di non avere risposte precise dati i limiti della ricerca sulle singole razze, pur tuttavia si sono spinti ad ipotizzare che “avere la compagnia di altri simili domestici, anche gatti, potrebbe dare beneficio al loro stato di salute”, ha dichiarato Snyder-Mackler.

FONTE

L’atteggiamento dei media rispetto all’universo della cartomanzia

Una testata giornalistica e i media in generale hanno come finalità ultima quella di essere considerati la fonte esclusiva di informazione. Per raggiungere questo fine si avvalgono spesso di notizie scandalistiche  più o meno verificate, o addirittura, di notizie tendenti a creare un allarme nei lettori che li seguono.  Da questa singolare angolazione non manca di essere valutato anche l’operare di quei cartomanti che si dimostrano protagonisti di episodi eticamente discutibili a seguito dei quali a essere investita di giudizi feroci risulta sempre l’intera categoria.

Sia pure essendo legittimo avanzare una forte perplessità a proposito di presunte capacità di divinazione promosse dagli operatori esoterici, appare singolare che la figura del cartomante sia costantemente associata al verificarsi d intollerabili misfatti. Nelle rare occasioni in cui i media mettono in luce vicende che riguardano la condotta deprecabile di un professionista di questo settore, assistiamo al riproporsi delle solite dinamiche per le quali i consulti di cartomanzia si concludono con presumibili raggiri dietro pagamento di ingenti somme di denaro. 

A prescindere dal principio altrettanto incontestabile per cui in ogni attività è possibile individuare persone che agiscono violando i valori di elementare convivenza civile, resta il fatto che la visibilità mediatica offerta all’universo esoterico coincide sempre con la denuncia di comportamenti illeciti. Il che non vuol dire ovviamente che sarebbe opportuno difendere la credibilità dei cartomanti, ma destinare quantomeno una sacrosanta indifferenza agli attori di questo antico e fascinoso mestiere aiuterebbe anche i loro contestatori a coprirli di un eventuale obli. E’ corretto concludere che la diatriba tra le parti non condurrà ad alcun chiarimento nè tantomeno all’opportunità di cogliere un sia pur flebile punto di incontro tra tesi radicalmente opposte. 

Chi fa ricorso alla lettura dei tarocchi ?

A chi rifiuta di attribuire anche una lieve affidabilità ai responsi derivanti dall’interpretazione dei tarocchi,  si contrappone l’entusiasmo incontenibile di coloro che al contrario reputano verità assolute le intuizioni proposte dai cartomanti. Chiamati soprattutto a risolvere dissidi tra partner, gli operatori esoterici si preoccupano, prendendo spunto dalle informazioni lette nella simbologia delle carte, di evitare che una relazione amorosa incontri un esito irreversibilmente fallimentare. Il dispiacere di coloro che intendono superare situazioni sentimentali angoscianti attraverso la consulenza di un cartomante risulta devastante per il fatto che, spezzandosi un legame fondato su anni di intensa condivisione, ci si ritrova per la prima volta soli ad affrontare gli ostacoli della propria esistenza. In questo contesto i consulti di cartomanzia vengono visti come l’unico strumento capace di allontanare gli effetti negativi che promanano da quelle forze, ignote alla ragione, che guidano silenziosamente le scelte di ogni essere umano. L’intervento dell’operatore esoterico, dunque, si limita a carpire attraverso l’interpretazione dei tarocchi suggerimenti che lo porteranno ad un certo punto a indicare al suo cliente le azioni da intraprendere per tentare di sollecitare un riavvicinamento con il partner. Un compito impegnativo se si pensa che segnalare consigli ai clienti al fine di cambiare il loro destino vuol significare prendersi la piena responsabilità di incappare eventualmente in errori che potrebbero essere per gli altri fatali. Ma soprattutto la missione assegnata ai cartomanti dovrà prevedere, nel caso in cui essi riconoscano l’inefficacia delle loro pratiche esoteriche, la decisione di comunicare al cliente i loro limiti. Se ciò non accadesse, rafforzerebbero l’idea dei loro detrattori per cui gli operatori esoterici agiscono allo scopo di illudere le persone in cambio di cospicui pagamenti.

La cartomanzia contemporanea governata da imprese che forniscono una lettura telefonica dei tarocchi

Mai capita di leggere articoli riguardanti accadimenti controversi legati all’attività di aziende che offrono ai loro clienti un’interpretazione dei tarocchi al telefono. Come ci confermano i titolari di Cartomanti della Soluzione  il loro lavoro è rigorosamente normato e pertanto esiste nei loro confronti un severo controllo che non consente ad alcun imprenditore del settore di scadere in comportamenti che violino la legge. Dotati di un call center formato da operatori esoterici rigidamente selezionati, tali società promuovono una lettura telefonica delle carte a qualsiasi ora del giorno. Controllati costantemente durante il loro turno, tali professionisti propongono consulti di cartomanzia ai loro clienti che, afflitti da inquietudini connesse alla loro vita privata, hanno l’appetibile opportunità di chiamarli proprio nell’esatto istante in cui un evento spiacevole si verifica. 

I CONCORSO DI POESIA IN VALLE INTELVI

Recentemente si è concluso con un vero successo il primo concorso di Poesia nella stupenda Valle Intelvi (a 70 km da Milano). Simona Castelli, presidente di Appacuvi, l’associazione culturale che si occupa da cinquant’anni della tutela della cultura della Valle, ha concretizzato la proposta della poetessa Rosa Maria Corti e, grazie anche all’aiuto economico del Comune di Centro Valle, ha realizzato il Concorso “VALLE INTELVI POETICA”.

La partecipazione al concorso è stata massiccia, i concorrenti di età diverse (adulti, giovani, giovanissimi) appartenevano a tutte le regioni Italiane e anche alla vicina Svizzera, i giurati si sono trovati a dover giudicare oltre 100 scritti poetici con a tema “Percorsi di guerra per un cammino di pace”.

Notoriamente la Valle Intelvi è attraversata dalla Linea Cadorna, infatti nei suoi meravigliosi boschi sono ancora visibili le trincee della prima guerra mondiale, il tema del concorso era dunque quasi obbligato.

Questi i tre primi classificati

Tiziana Monari si è aggiudicata il primo premio con “Vento d’Ottobre”

Il vento d’ottobre
E lo sento il silenzio di questa natura maestosa e serena
il sole che illumina le geometrie essenziali dei monti
l’autunno che dona meravigliosa armonia alla vita
una tavolozza di colori nell’azzurro intenso del cielo
procedo piano tra camminamenti e trincee
incontrando fortificazioni, luoghi di antiche battaglie
di ardite ed eroiche resistenze
percorro i sentieri di frontiera
tocco i cippi superando il Pian del noce
pensando all’eco fredda della guerra
ai carri di fuoco, alle forche
ai maggiori con le divise sgargianti
ai soldati con in tasca un fazzoletto d’argento
ricordo di un amore passato
al sonno ed al sangue versato
alle notti che erano alba
alla guerra che uccide ciò che sopravvive alla pace.
Tocco la luce che scherza sull’erba
la fresca rugiada
e conto le croci, le vite spezzate
pensando alle stelle del cielo
ai giorni della morte che diventavano mesi, poi anni
agli storni che volavano in flotte
all’effluvio dolciastro della carne bruciata
stringo tra le mani solo il vento d’ottobre
e penso che ogni volta
la pace resta alla soglia come un cane randagio
la pelle dolce d’incanto
e respira a fatica
in dormiveglia su un fianco

Premiati con libri e targhe tutti i primi classificati nelle diverse fasce d’età.

Le poesie più significative hanno trovato posto su  Totem realizzati da Luca Galli posti in Centro Valle nei luoghi più significativi.

Visto il grande successo dell’iniziativa, si attende con ansia il Concorso n.2.

Manuela Valletti

Maltempo a Milano, allerta arancione

I meteorologi non escludono che potrebbero verificarsi “eventi di grandine medio-grande, raffiche intense di vento e precipitazioni localmente forti”

Nelle prossime ore a Milano è previsto un rapido e intenso peggioramento del tempo, con precipitazioni e rovesci temporaleschi che potrebbero colpire la città. A partire dalle 15 di giovedì 3 agosto è in vigore un’allerta meteo di codice giallo – rischio di pericolo due su quattro – per ‘temporali forti’, l’allerta diventerà codice arancione alle 6 di venerdì 4 agosto. Il Centro operativo comunale (Coc) della protezione civile sarà attivo per monitorare e coordinare gli eventuali interventi.

Stando alle previsioni la fase più acuta della perturbazione si verificherà domani mattina. Gli esperti hanno precisato che non escludono che potrebbero verificarsi “eventi di grandine medio-grande, raffiche intense di vento e precipitazioni localmente forti”. Il 25 luglio, giornata in cui Milano è stata flagellata da una violenta tempesta, l’allerta meteo diramata dalla protezione civile era di colore arancione.

Le previsioni meteo

“Per la seconda parte della giornata di oggi, 3 agosto, si prevede un aumento dell’instabilità sul territorio regionale, in particolare sulle zone prealpine occidentali e centrali, con rovesci o temporali (anche localmente di forte intensità) in transito verso Nord-Est, in possibile estensione anche sulle zone di alta pianura – si legge nella nota del centro funzionale monitoraggio rischi naturali -. Ventilazione moderata o forte sui rilievi settentrionali e su Appennino, specialmente nelle ore pomeridiane, in temporanea estensione anche alle pianure meridionali. Raffiche massime attese fino a 70 km/h sui rilevi, con i valori maggiori su Appennino.

“Nel corso della prima parte della giornata di domani, 4 agosto, si avrà la maggior probabilità di temporali forti ed organizzati sulla Regione, anche a carattere di supercella – hanno precisato gli esperti nella nota -. I fenomeni più intensi sono attesi in mattinata sulle zone prealpine e sui settori alpini centrali ed occidentali, in estensione e diffusione sull’Appennino, sulle pianure meridionali e centrali. Saranno possibili in queste fasi eventi di grandine medio-grande, raffiche intense di vento e precipitazioni localmente forti. Tra il pomeriggio e la sera saranno possibili nuovi temporali sulle pianure occidentali, con i fenomeni in progressiva attenuazione dalla serata”.

FONTE

MILANO OGGI, conosciamola meglio

Milano, capitale mondiale della moda e del design, è una metropoli del Nord Italia ed è capoluogo della Lombardia. Sede della Borsa Italiana, è un polo finanziario famoso anche per i ristoranti e i negozi esclusivi. Il Duomo in stile gotico e il convento di Santa Maria delle Grazie, che ospita l’affresco “L’Ultima Cena” di Leonardo da Vinci, testimoniano l’eredità artistica e culturale della città. ― Google

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