Tutti i segreti della longevità

Allenare la mente, fare movimento e mangiare sano le regole per star bene: «Se si agisce sul fronte dell’età biologica si può migliorare la qualità di vita»

PRISCA DINDO

Il mondo di chi ha superato da un bel pezzo gli «anta» è variegato. Da una parte c’è il settantenne che vive come un cinquantenne. Per lui gli anni che figurano sulla carta di identità non hanno valore e se lo definisci anziano ti incenerisce con un’occhiata. Dall’altra c’è chi fatica a vivere. Camminare, chiacchierare con un amico, ascoltare un programma scendere le scale: per lui tutto diventa difficile, problematico. Ciò che un tempo era normale fare, ora non lo è più.

Nel mezzo c’è chi si barcamena tra un acciacco della vecchiaia e l’altro, cercando di tenerlo a bada con medicamenti mirati.

Le statistiche dicono che il Ticino è il Cantone che presenta la percentuale più elevata di over sessantacinquenni (23,4%) e di over ottantenni (7,5%). Siamo pure il Cantone con la quota di centenari ogni centomila abitanti maggiore rispetto al resto della Svizzera. Se una volta non avevamo a disposizione molti anni da vivere dopo l’età della pensione ora la musica è cambiata, perché l’aspettativa di vita in Svizzera si è notevolmente alzata.

Vivere a lungo o vivere meglio

Ma è più importante vivere a lungo o vivere meglio? Tutto dipende dalle condizioni con le quali arriviamo alla vecchiaia. Quel che è certo è che a nessuno piacerebbe trascorrere l’ultima parte della propria esistenza privo di autonomia e di energia. «Siamo noi a fare la differenza se vogliamo migliorare la qualità di vita durante la terza età», spiega Florenc Kola, specialista in Geriatria e Medicina interna che sarà tra i relatori della conferenza dedicata al paziente geriatrico organizzata alla clinica Sant’Anna a Sorengo. Il concetto di longevità non ha un gran significato se viviamo tanto ma la nostra salute non è ottima. «Molto dipende dall’età biologica», spiega lo specialista.

L’età anagrafica non è l’età biologica

L’età anagrafica non corrisponde a quella biologica: la prima ci dice quanti anni sono passati da quando siamo usciti dal ventre delle nostre madri, mentre la seconda indica quale è lo stato di salute del nostro corpo e della nostra psiche. L’età biologica è frutto di tutti i fattori legati al nostro patrimonio genetico e al nostro stile di vita. È influenzata da abitudini, scelte nutrizionali, rapporti sociali, attività fisica.

Possiamo agire molto sul fronte dell’età biologica per migliorare la qualità di vita

«Ecco perché è importante intervenire qui se vogliamo migliorare rallentando i processi di invecchiamento», spiega il medico: «Sugli anni che figurano sulla nostra carta d’identità possiamo fare ben poco – puntualizza il geriatra – mentre possiamo agire molto sul fronte dell’età biologica per migliorare la qualità di vita durante la vecchiaia e se dico che bisogna iniziare dal movimento e da un’alimentazione sana mi sembra di sfondare porte aperte».

Sport e buona alimentazione

Il parere degli esperti è unanime: lo sport è un toccasana. Anche perché per ogni decade di vita perdiamo l’8% di massa muscolare. Ciò significa che a 80 anni abbiamo il 40% di muscoli in meno. Più ci si muove, meglio è.

Una ricerca californiana effettuata su 1.500 donne che avevano superato la menopausa e pubblicata nel 2019 sull’American Journal of Epidemiology, ha mostrato come le donne sedentarie risultavano da un punto di vista biologico otto anni più vecchie delle coetanee più attive. Lo sport fa bene, è innegabile ma anche ciò che l’anziano mette nel piatto è importante. È provato che mangiare correttamente grazie ad una dieta povera di carne e ricca di verdure, cereali, frutta e legumi rallenta l’invecchiamento.

Chi nella vita ha puntato tutto sul lavoro potrebbe isolarsi perché ormai si sente socialmente inutile dopo il pensionamento

Poi c’è la mente

Un altro toccasana è l’allenamento della mente «perché apprendere qualcosa di nuovo – annota il geriatra – è uno dei rimedi migliori per proteggersi dalle malattie degenerative del sistema nervoso come la malattia di Alzheimer». Imparare a suonare uno strumento, iniziare nuovi studi, dedicarsi ad un progetto: il cervello va allenato e tenuto in forma, esattamente come un muscolo.

Diversi studi hanno poi dimostrato come la solitudine, nelle persone con più di 60 anni, sia devastante. «Chi nella vita ha puntato tutto sul lavoro potrebbe isolarsi perché ormai si sente socialmente inutile dopo il pensionamento», osserva Kola. Oggi gli anziani sono sempre più soli ed immersi in contesti sociali sempre più fragili. Per loro coltivare relazioni con altre persone diventa sempre più difficile rispetto a quando avevano una vita professionalmente attiva e ciò aumenta il rischio di sviluppare un disturbo depressivo. Al contrario in contesti ricchi di scambi interpersonali gli anziani tendono ad invecchiare meglio, riducendo i tassi di depressione senile.

Paure da intercettare

«Occorre fare molta attenzione allo stato umorale di un anziano: ad esempio se per un quarantenne una caduta è una bagatella, per un settantenne potrebbe essere una tragedia: la paura che succeda di nuovo potrebbe spingerlo a non uscire più di casa, chiudendo per sempre fuori dalla porta il resto del mondo» spiega il geriatra.

Quando si vede un anziano solo e con lo sguardo vuoto occorre allarmarsi. «Non si può fare spallucce dicendo «tant le vecc» – ammonisce Florenc Kola – perché la depressione e la tristezza non sono normali, neppure per chi non è più giovane». Tante volte si tratta di problemi risolvibili se scoperti in tempo: problemi di udito o di vista che l’anziano ha vergogna di ammettere. Ma se le condizioni di salute peggiorano, occorre bussare alla porta di un geriatra.

Occorre fare molta attenzione allo stato umorale di un anziano

Il momento di rivolgersi a un geriatra?

Un ruolo fondamentale per capire se c’è bisogno di uno specialista lo gioca il medico di famiglia: di fronte a problematiche che iniziano a moltiplicarsi consiglierà ai famigliari di rivolgersi ad un geriatra. Problemi di memoria, tante piccole patologie accompagnate da una serie infinita di medicamenti.

Oggi la presa a carico sanitaria di un anziano è complessa e interdisciplinare, «anche perché deve tener conto dell’individualità del paziente stesso e delle sue peculiarità di vita personale, famigliare e sociale»

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Autore: redazione@

giornalista e scrittrice milanese, lavora sul web dl 1996 come freelance, ha creato diversi siti di informazione al servizio dei cittadini

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