Lo ha annunciato il sindaco Sala: “Ci uniamo agli altri Comuni che faranno ricorso”
l Comune di Milano ricorrerà al Tar contro l’intitolazione a Silvio Berlusconi dell’aeroporto di Malpensa, proposto da Regione Lombardia e decretato dal Ministero delle Infrastrutture. Lo ha detto il sindaco Beppe Sala a margine di un convegno in apertura della Green Week, venerdì mattina.
La giunta di Palazzo Marino, secondo quanto ha spiegato Sala, ha approvato la delibera sul ricorso: “Ci siamo associati al ricorso, come altri Comuni. Per le tempistiche non so ancora dire”, ha detto il sindaco di Milano. È plausibile, però, che già la prossima settimana il ricorso sarà presentato al tribunale amministrativo, dopo che i vari Comuni avranno approvato, a loro volta, le relative delibere.
Risale all’estate del 2023, subito dopo la scomparsa dell’ex premier, la decisione di Regione Lombardia di proporre l’intitolazione dello scalo varesino. Il consiglio d’amministrazione di Enac (Ente nazionale per l’aviazione civile), a inizio luglio 2024, ha recepito positivamente la proposta e, qualche giorno dopo, il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha dato il via libera definitivo. Lo scalo si chiamerà “Aeroporto internazionale Milano Malpensa Silvio Berlusconi”.
Immediate le proteste da parte di associazioni e partiti di centrosinistra, petizioni (per intitolare l’aeroporto, piuttosto, a Carla Fracci o Luca Attanasio) e manifestazioni davanti a Palazzo Lombardia. Il sindaco Sala si è subito schierato contro l’intitolazione, puntando il dito soprattutto sulle modalità e la rapidità con cui Enac aveva assunto la decisione, senza confrontarsi con Sea, che gestisce lo scalo e il cui azionista di maggioranza è proprio Palazzo Marino.
Poi Sala ha scritto a Marina Berlusconi, figlia di Silvio, chiedendole, in sostanza, se non sarebbe stato meglio aspettare. Un altro dei figli, Piersilvio, ha confermato che la famiglia non era stata avvisata, ha detto che i figli sono contenti “perché se lo stramerita” e ha aggiunto che “le modalità non sono state proprio perfette”. Ma ha criticato Sala per la lettera alla sorella: “Mi fa ridere, pensasse a Milano”.
Confalonieri: “Le intitolazioni non gli servono”
Un ‘assist’ inatteso è arrivato, proprio venerdì, da Fedele Confalonieri, presidente di Mfe Mediaset (e della Veneranda Fabbrica del Duomo), ma soprattutto storico collaboratore di Berlusconi: “A me ha cambiato la vita, e a tanti, forse a tutti quelli che hanno lavorato con lui ha cambiato la vita”, ha detto, per poi aggiungere che “Berlusconi non ha bisogno di questo (delle intitolazioni, n.d.r.). Ha lasciato una eredità, a prescindere dal ‘ti dedico la via o la piazza’”.
Silvio Berlusconi non merita questo trattamento, ha fatto molto per Milano e per l’Italia aveva contro tutti. Sono milanese e mi vergogno di chi amministra la mia città.
Luo Li Rong è un’artista cinese rinomata per le sue sculture in bronzo mozzafiato che catturano la grazia e il dinamismo della forma femminile. Il suo lavoro è una testimonianza della bellezza senza tempo delle tecniche di scultura rinascimentale e barocca, che ha padroneggiato e adattato per creare figure che sembrano essere colte a metà movimento, i loro abiti che fluttuano intorno a loro come se fossero catturati da una brezza perpetua. Queste sculture non sono solo opere d’arte statiche; raccontano storie di movimento, eleganza e fluidità del corpo umano. Ogni pezzo è meticolosamente realizzato, con ogni piega della pelle, ogni increspatura del tessuto e ogni ciocca di capelli resi con dettagli sorprendenti. Le sculture di Luo sono celebrate per la loro capacità di trasmettere la bellezza e la grazia della figura umana, rendendole una fonte di capacità d’ispirazione e di generare stupore negli amanti dell’arte di tutto il mondo. Luo Li Rong official
Nel 2022, l’Italia si è posizionata come sesto Paese al mondo nel settore della difesa, con Leonardo SPA come principale azienda europea per la vendita di armi. Secondo il rapporto del Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), il mercato globale delle armi ha generato 548 miliardi di euro, registrando un calo del 3,5% rispetto al 2021, a causa dell’inflazione e delle interruzioni nella catena di fornitura. Tuttavia, la domanda di armamenti è cresciuta, alimentata dalla guerra in Ucraina, e si prevede un importante aumento dei ricavi nei prossimi anni. Gli Stati Uniti dominano il settore con cinque aziende nelle prime posizioni, seguiti da un’industria del Regno Unito e da tre aziende cinesi a chiudere la top 10. Leonardo si piazza al tredicesimo posto a livello globale, con ricavi pari a 12,4 miliardi di euro. Un’altra azienda italiana di rilievo è Fincantieri, che occupa il 46° posto a livello mondiale, con ricavi per 2,5 miliardi di euro.
Un convegno a Lugano delinea nuovi scenari per il trasporto pubblico tranfrontaliero, a cominciare dalla futura tratta Lugano-Porlezza.
Questo contenuto è stato pubblicato al20 settembre 2024 – 12:41
8 minuti
Leonardo Spagnoli
I laghi insubrici, alla luce anche dei recenti progressi a livello tecnologico, possono giocare un ruolo rilevante nella congestionata mobilità transfrontaliera ma occorre intensificare la collaborazione tra Italia e Svizzera, soprattutto a livello politico.
È quanto emerso dal convegno tenutosi mercoledì al LAC di Lugano sulla navigazione nei laghi transfrontalieri ticinesi, organizzato dalla Camera di commercio italiana per la Svizzera.
Le opportunità offerte dal vettore su acqua non sono infatti sfruttate adeguatamente: nel Lago Maggiore e nel Ceresio il servizio è attualmente incentrato sul trasporto turistico stagionale ma un potenziamento dei collegamenti di linea potrebbe contribuire ad alleggerire il traffico nelle regioni di confine, soprattutto quello motorizzato.
Intesa rinnovata fino al 2046
A questo scopo risponde la rinnovata collaborazione, dopo alcuni anni di malintesi e marce indietro, tra la Società navigazione del lago di Lugano (SNL) e la Gestione governativa navigazione laghi Maggiore, di Garda e di Como (GGNL), confluite nel 2018 nel consorzio deputato alla fornitura del servizio sui due specchi d’acqua italosvizzeri.
L’accordo dello scorso dicembre, con un lungo orizzonte temporale che arriverà al 2046, consolida ed estende la cooperazione tra i due enti, dischiudendo nuovi scenari che coinvolgono l’itera regione.
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La navigazione sui laghi unisce Svizzera e Italia
Questo contenuto è stato pubblicato al20 dic 2023 Il servizio di navigazione transfrontaliero sui laghi Maggiore e Ceresio sarà gestito dall’attuale Consorzio dei laghi per altri 22 anni.Di più La navigazione sui laghi unisce Svizzera e Italia
Occhi puntati sulla Lugano-Porlezza
Tra le novità emerse nell’incontro c’è la futura apertura della tratta Porlezza (Como)-Lugano sul Ceresio, su cui si stanno concentrando tutte le attenzioni e che per il municipale di Lugano Filippo Lombardi sarà “il grimaldello per far saltare il sistema”, al fine del riconoscimento della valenza del trasporto pubblico sui laghi.
In proposito, ha ricordato l’ex senatore federale, la SNL consegnerà entro la fine del mese la documentazione per inserire il collegamento tra le due sponde del Ceresio nel Programma di agglomerato del Luganese, tappa indispensabile per la prosecuzione dell’iter amministrativo.
In quest’ambito Massimo Mastromarino, presidente dell’italiana Autorità di Bacino Lacuale Ceresio, Piano e Ghirla ha ricordato l’imminente costruzione di una stazione di ricarica elettrica sul pontile di Porlezza. Questo oltre all’iniziativa delle autorità di Porto Ceresio (Varese) per la realizzazione di un collegamento tra il comune rivierasco e Lugano, via Maroggia.
Alleggerire il traffico transfrontaliero
Le cifre a sostegno dell’introduzione di una rete di trasporto pubblico transfrontaliero le ha snocciolate Agostino Ferrazzini, presidente della SNL, secondo cui esiste una domanda di trasporto lungo i due assi da Porlezza e Porto Ceresio: le 4-4’500 auto che transitano quotidianamente dai valichi di Brusino, sommate ai 12’000 transiti da Gandria, fanno un totale di almeno 16’000 passaggi, un numero che giustifica un intervento in favore anche della mobilità pubblica su lago. “Se dirottiamo solo il 10% di questo traffico sul lago – ha sottolineato il presidente della società luganese – significa che possiamo togliere 1’600 veicoli dalle strade”.
Naturalmente le e i partecipanti hanno convenuto che le dichiarazioni di intenti non bastano, occorrono precisi impegni, soprattutto di tipo finanziario, per raccogliere questa complicata sfida con rilevanti implicazioni di natura tecnologica e ambientale.
Per realizzare quella che l’ambasciatore italiano a Berna Gianlorenzo Cornado ha definito “il TILO dei laghi”, alludendo all’acronimo del collaudato sistema di trasporto ferroviario regionale italosvizzero, è necessario rendere competitivo il servizio di navigazione, in particolare in relazione ai tempi di percorrenza: i natanti di ultima generazione a trazione elettrica, a basso impatto ambientale, dovranno collegare Porlezza con Lugano in 15 minuti (attualmente le e i pendolari transfrontalieri impiegano non meno di tre quarti d’ora per effettuare il tragitto su strada).
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Le acque del lago sono protagoniste di una vera rivoluzione
E in questo contesto, come ha osservato l’ambasciatrice svizzera a Roma uscente, Monika Schmutz Kirgöz, un contributo fondamentale lo può fornire la Svizzera che, come ha ricordato, per il tredicesimo anno consecutivo è stata eletta economia più innovativa nel mondo: il progresso tecnologico, ha rilevato, ci offre la possibilità di sviluppare nuove soluzioni anche in ambito lacustre” e “le nostre aziende, i nostri centri di ricerca e le nostre università possono essere attori chiave nell’elaborare idee pionieristiche” come imbarcazioni elettriche, sistemi intelligenti di gestione dei flussi di traffico e infrastrutture portuali moderne.
Ma ai rilevanti investimenti previsti per rinnovare ed elettrificare la flotta, si aggiungono quelli di tipo infrastrutturale, che consistono essenzialmente nella creazione di punti di scambio intermodale e stazioni di ricarica veloce, indispensabili affinché il sistema funzioni.
E su questo aspetto Agostino Ferrazzini (SNL) ha sottolineato che le due società di gestione possono eseguire una parte dei compiti, quelli di natura operativa, “ma gli interventi infrastrutturali competono alle autorità e ai territori”.
Il Cantone frena?
E qui si è palesata la nota dolente, evocata da diversi oratori/trici dell’incontro al LAC: Edo Bobbià (cda della SNL) ha lanciato il sasso sostenendo che “nel Dipartimento del Territorio del Cantone Ticino “non c’è la volontà di potenziare il trasporto pubblico sui laghi”. Gli ha fatto eco il vicesindaco di Locarno Claudio Franscella secondo cui “il Cantone non ha compreso appieno le potenzialità nei laghi nel trasporto pubblico e turistico”.
Si credeva che tutto fosse finito l’altro ieri, quando hanno iniziato a scorrere immagini di uomini di Hezbollah mutilati o gravemente feriti dalle esplosioni dei loro cercapersone da remoto.
Invece ieri pomeriggio c’è stata una seconda parte di quello che si può definire come uno degli attacchi terroristici più infami della storia di Israele.
Sono esplosi altri apparecchi elettronici mentre si stavano celebrando i funerali di coloro che avevano perso la vita lo scorso martedì.
Al solito, lo stato ebraico non conferma né smentisce di aver orchestrato questo attacco, ma di indiziati che avevano la capacità e le motivazioni di commettere un simile atto, non ce ne sono altri, tranne Tel Aviv.
Sono già morte 18 persone, e più di 2mila risultano ferite, e non sono affatto tutti appartenenti al partito armato di Hezbollah, la resistenza libanese che si è formata nel 1985 dopo che Israele invase il Libano 3 anni prima e continuò ad occuparlo fino al 2000, quando le truppe sioniste si ritirarono dopo l’accordo stipulato con le Nazioni Unite.
La natura di Israele non è certo quella di vivere in pace con i propri vicini. Israele, dovrebbe essere abbastanza chiaro a questo punto, non nasce per dare agli ebrei una casa che serva a mettere al repentaglio gli ebrei nel mondo da eventuali persecuzioni.
Israele è molto di più di questo. Israele è dominio, imperialismo e “sogno” di costruire da questa terra un impero che si imponga su altre nazioni.
Non c’è la falsa e ipocrita necessità di aiutare gli ebrei che all’inizio dell’900 non ne volevano sapere di trasferirsi in una terra, quella della Palestina, che non era loro e con la quale non avevano più alcun legame da tempo, se mai effettivamente ce lo hanno avuto.
Sì, perché larga parte degli ebrei oggi non è più la stessa di 2000 anni fa, e ciò vuol dire che l’ebreo che visse ai tempi di Cristo non è geneticamente lo stesso di oggi.
A dirlo è stato, tra gli altri, un genetista israeliano, Eran Elhaik, che nella sua ricerca ha dimostrato la validità della tesi cazara sostenuta dallo scrittore e storico di origini ebraiche, Arthur Koestler, che nella sua opera, oggi un classico, intitolata “La tredicesima tribù”, sostenne che gli ebrei oggi non sono altro che i cazari vissuti in Europa Orientale ai tempi del re Bulan, nel VIII secolo d.C., che impose il giudaismo come religione al suo popolo soltanto per meri motivi di opportunità e non perché animati da un qualche sincero interesse per il talmudismo.
Arthur Koestler, il primo ricercatore moderno a ipotizzare che gli ebrei siano originari del regno di Khazaria
Gli ebrei che sono ancora parzialmente gli stessi da un punto di vista genetico di quelli di 2000 anni fa sono i sefarditi che dopo i secoli successivi si dispersero in Medio Oriente e in Europa, in particolare nella penisola Iberica, dove diedero assistenza agli invasori islamici che invasero e dominarono la Spagna per diversi secoli.
Il terrorismo e la violenza scorrono nelle vene di Israele non da oggi, ma da quando il suo padre putativo, Theodor Herzl, scrisse alla fine del’800 il suo famoso saggio “Lo stato ebraico” che può essere considerato come il primo vero atto di fondazione del movimento sionista mondiale.
Già in quell’epoca fervevano ai piani alti della finanza ebraica i propositi di costruire uno stato ebraico in Palestina e i primi a mettere a disposizione i fondi necessari per raggiungere una simile impresa sono stati gli onnipresenti banchieri che hanno dominato la vita politica europea dalla rivoluzione francese innanzi, ovvero i Rothschild.
Il primo congresso sionista mondiale non si sarebbe potuto tenere senza il contributo di Edmond James de Rothschild che ancora oggi nel mondo sionista viene chiamato “benefattore” talmente importante è stato il suo ruolo nel porre i primi mattoni del futuro stato di Israele.
Nulla è cambiato al tempo della prima guerra mondiale, quando il ministro degli Esteri britannico, Balfour, dava vita alla sua celebre dichiarazione nel 1917 nella quale si impegnava con Lord Rothschild per far sì che la Gran Bretagna diventasse la garante del piano sionista e che la Palestina fosse strappata dalle mani dell’Impero ottomano in via di dismissione, per essere consegnata invece agli ebrei sionisti.
Il tributo di sangue è stato enorme. C’è stato certamente quello della prima e della seconda guerra mondiale, senza le quali qualsiasi proposito di costruire uno stato ebraico sarebbe stato impensabile e irrealizzabile, poiché questi due eventi di proporzioni mondiali hanno prima consentito alla Palestina di passare sotto il mandato britannico, e poi hanno infine permesso di costruire lo stato di Israele dopo le persecuzioni inflitte da Hitler contro gli ebrei tedeschi, i quali se si rifiutavano di adempiere alle disposizioni del famigerato trattato Haavara firmato dai nazisti con il movimento sionista, venivano deportati nei campi di concentramento.
A dare al futuro stato ebraico la popolazione di cui aveva bisogno è stato proprio il fuhrer che attraverso questo accordo acconsentiva a trasferire gli ebrei in Palestina, e a dare anche ingenti finanziamenti ai coloni sionisti che volevano insediarsi lì per costruire la nazione di Israele.
A chi non conosce la storia potrà apparire un paradosso, ma è così. Adolf Hitler, l’uomo che ha inflitto agli ebrei tedeschi le sue pene, è quello al quale il sionismo deve più di tutti, e sono persino intellettuali ebrei a riconoscere che, senza di lui, Israele non avrebbe mai visto la luce.
Gli ebrei che migravano in Palestina avevano in tasca questo documento che gli consentiva di recuperare le proprie proprietà in Germania
Gli stretti rapporti tra sionismo e nazismo rivelano come questa sacrilega alleanza nata nel 1933, subito dopo l’insediamento di Hitler al potere, non sia mai morta, e ciò dimostra, ancora una volta, come i due fenomeni politici siano due facce della stessa medaglia, soprattutto alla luce di quanto avviene in Ucraina, nella quale ancora oggi è possibile vedere come Israele sia schierata a fianco del regime nazista, al quale i vari rabbini non mancano di fare avere la loro benedizione.
La narrazione liberale si dimostra completamente fallace e mendace anche sotto questo profilo. Questa vuole descrivere i nazisti come i più acerrimi nemici del sionismo, mentre vediamo come in realtà questi due movimenti siano strettamente alleati e agiscano per il raggiungimento di comuni fini.
La natura terrorista del sionismo
Il sionismo però non ha versato soltanto il sangue delle guerre mondiali ma anche quello dei civili innocenti che vivevano in Palestina negli anni’30.
All’epoca erano attive molte falangi terroristiche quali quella più famigerata dell’Irgun di Menachem Begin, responsabile di numerosi massacri di civili, e quella dell’Haganah di Ben Gurion, che la storiografia liberale ama descrivere come “moderata” quando essa ha preso parte a sua volta ad altri agguati terroristici.
C’è una lunga lista dalla quale attingere per comprendere quale sia la filosofia del terrore che ha sempre governato gli uomini del sionismo.
Ne vediamo un esempio nel 1937, quando l’Irgun uccideva 18 civili palestinesi nel mercato di Haifa facendo esplodere una bomba, o nel 1939, quando l’Haganah di Ben Gurion a Balad Al-Shaykh rapiva e uccideva 5 civili innocenti.
Nulla fermava i due uomini animati dalla stessa feroce e irrefrenabile volontà sanguinaria e disumana di costruire Israele ad ogni costo, senza curarsi minimamente della vita dei palestinesi e di tutti coloro che non erano ebrei, che nella filosofia talmudica vengono appellati goyim, che sta per bestie, a dimostrazione che le prese di posizione del nazismo sulla superiorità di una razza su un’altra non sono affatto diverse dalle parti del sionismo che però assegna lo scettro invece agli ebrei.
La scia di sangue è proseguita anche negli anni successivi.
Ben Gurion e Menachem Begin non hanno infatti concluso la loro carriera di terroristi dopo la seconda guerra, ma anzi, se possibile, hanno ancora più alzato il tiro quando commetteva un’altra famigerata strage al King David Hotel di Gerusalemme nel 1946, allora utilizzato dagli inglesi come sede diplomatica in Palestina, e nel quale fu fatta esplodere una bomba.
Menachem Begin e Ben Gurion
Il sionismo non voleva più aspettare. Voleva che gli inglesi si togliessero dai piedi e che nascesse lo stato ebraico da loro tanto atteso.
Il massacro quel giorno fu enorme. Vennero uccise 91 persone e larga parte di queste nemmeno nulla avevano a che fare con la Gran Bretagna, in quanto erano personale dell’albergo o semplici clienti che alloggiavano nella struttura, ma questo agli esponenti del sionismo non importava poi molto.
Una vita umana, se non è ebrea, non vale nulla e allora la carneficina è un mezzo più che accettabile se questa serve a raggiungere gli scopi del sionismo mondiale.
Ne sa qualcosa il conte Folke Bernadotte, il mediatore delle Nazioni Unite, che finì crivellato nel settembre del 1948 dai colpi dei tagliagole di un altro gruppo terrorista, il Lehi, noto anche come banda Stern, che aveva a sua volta cercato di stabilire un’alleanza con la Germania nazista, a dimostrazione, nuovamente, che i legami tra sionismo e nazismo sono davvero profondi.
Il conte Folke Bernadotte
Ancora oggi però, come si accennava prima, alcuni storici amano mettere in contrapposizione le figure di Ben Gurion e di Menachem Begin, quando in realtà essi marciavano per lo stesso obiettivo e avevano una funzione complementare, ovvero quella di mostrare al mondo una presunta faccia più conciliante e “umana” del sionismo che invece doveva tenere a bada l’ala più estrema.
Ben Gurion in questa caratterizzazione viene considerato il leader della sinistra sionista, mentre Begin, che divenne primo ministro di Israele, è il padre del Likud, oggi capeggiato da Netanyahu.
Questa narrazione però tace sui massacri compiuti da Ben Gurion e pretende di far credere che il leader sionista avesse un animo da diplomatico, quando era anch’egli, come Begin, un terrorista che non esitava a uccidere innocenti pur di servire gli interessi di Israele.
Israele, come si vede, è sempre stata dal primo momento guidata da una leadership di terroristi. Ben Gurion che soltanto due anni prima faceva massacrare i civili innocenti del King David Hotel diveniva il primo premier dello stato ebraico nel 1948, ed è considerato uno dei padri fondatori di Israele.
Israele è stata concepita nel sangue sin dal principio, e i suoi leader sono stati allattati al seno del terrorismo sin dai primi istanti nei quali i coloni ebrei si sono insediati in una terra che non era la loro.
Nulla cambia nemmeno nei primi anni di esistenza in vita dello stato ebraico. Nel 1953, l’allora comandante dell’unità 101 delle forze armate israeliane, Ariel Sharon, massacrerà civili innocenti nel villaggio palestinese di Qibya, nel quale verranno uccisi 69 civili palestinesi dopo aver fatto esplodere le loro case.
Ariel Sharon diverrà poi primo ministro di Israele di Israele nel 2001, in quella che sembra una essere tipica consuetudine dello stato di Israele.
Il terrorista in Israele dismette frequentemente i suoi panni e indossa quelli dello statista o del politico di professione, a dimostrazione che la classe politica israeliana è composta in larga parte da killer di professione, che non hanno rispetto alcuno per la vita umana, non di rado nemmeno quella degli israeliani, quando questi servono a raggiungere i più “alti” fini del movimento sionista mondiale.
Oggi , di conseguenza, non vediamo altro quella che è sempre stata l’anima originaria ed autentica del sionismo. Stiamo vedendo un movimento che disprezza la vita umana, che non vuole coesistere con nessuno pacificamente e che considera nemici tutti coloro che non vogliono essere schiavi dello stato ebraico.
Israele, però, non gode più dell’appoggio incondizionato della potenza americana che gli ha consentito di esistere e che ha messo a ferro e fuoco il Medio Oriente per suo conto.
Washington è stata per larga parte dell’900 un’appendice dello stato ebraico e le lobby che l’hanno fatto da padrona negli Stati Uniti sono state certamente quelle del sionismo, rappresentate da gruppi quali l’AIPAC, Chabad e i neocon.
Sono stati loro a dettare la politica estera degli Stati Uniti che sono piombati nei Paesi arabi e hanno iniziato a rovesciare quei governi giudicati “ostili” da Israele e di intralcio al movimento sionista, come accaduto a Saddam Hussein e a Muammar Gheddafi, che già decenni prima diede proprio alla televisione italiana, una lezione su quali sono i veri fini del sionismo e come esso abbia sin dal principio colonizzato una terra, la Palestina, che non è la loro.
Il sionismo e il desiderio di ricostruire il tempio
Alcuni però si chiedono perché il sionismo e i suoi padri fondatori volevano a tutti i costi insediarsi in quelle aride zone del mondo, e non, ad esempio, in altri luoghi che pur il congresso sionista mondiale aveva considerato.
Gerusalemme è solo in Palestina. Il sionismo ha bisogno di questa città perché insegue il folle proposito di ricostruire il secondo tempio distrutto qui dai romani ai tempi di Tito, nel 70 d.C., e incoronare lì quello che Chabad chiama il “moschiach” ebraico, l’uomo che in questa religione dovrà governare Israele e il mondo intero.
Il sionismo messianico attende questa figura per erigere quello che viene chiamato come Nuovo Ordine Mondiale, del quale Israele è un pezzo fondamentale.
Non siamo però vicini ad un trionfo ed un avvento di questa figura. Non siamo vicini ad una fine delle nazioni e ad una nascita di questo supergoverno mondiale che avrebbe dovuto vedere la luce dopo la farsa pandemica.
Siamo al crepuscolo, se non già al tramonto, di questo delirio di onnipotenza e della Grande Israele che l’ala sionista messianica del Likud di Netanyahu vorrebbe veder nascere.
Ciò non cambia la intrinseca violenza che connatura lo stato ebraico che fino all’ultimo istante sparge sangue e cerca di istigare conflitti nei vari Paesi arabi.
L’attentato con i telefonini esplosivi è l’espressione della irredimibile natura terroristica israeliana che come il lupo perde il pelo, ma non il vizio di uccidere indiscriminatamente chiunque si metta sulla sua strada.
Stavolta però non siamo più nel XX secolo e non c’è l’impero americano a correre in soccorso dello stato ebraico.
Israele a questo giro è sola, ed è difficile pensare che Hezbollah se ne resti con le mani in mano dopo questo infame attacco, così com’è difficile pensare che l’Iran possa ancora rimandare ulteriormente la sua annunciata seconda controffensiva.
Lo stato ebraico non sembra curarsi minimamente delle conseguenze e della spirale autodistruttiva che ha innescato.
La volontà di potenza sionista sembra prevalere su qualsiasi logica.
Soltanto un ritorno alla realtà potrà far risvegliare taluni dalla loro follia sanguinaria e imperialista, e non crediamo che questo ritorno tarderà a manifestarsi.
Solo nel nostro paese e solo nel 2023 la cifra spesa in gioco d’azzardo ha toccato i 150 miliardi di euro. Un record folle, incredibile, ma non inaspettato. Il settore del gambling è infatti sempre più diffuso e il suo pubblico in costante espansione. Ma come si spiega tutto questo? Quali sono i motivi di un trend che aveva già accennato qualcosa prima del 2020, anno della pandemia,e che poi è diventato dilagante? A fare chiarezza è la redazione di Giochi di Slots, blog di riferimento del settore del gaming, che tira in causa innanzitutto uno dei punti riferimento per lo studio motivazionale sul gioco. Stiamo parlando di The Sociology of Gambling di Herbert A. Bloch, un libro che nonostante abbia più di mezzo secolo alle spalle (è stato pubblicato nel 1951) è considerato ancora oggi il punto di partenza per lo studio sociologico e psicologico del gambling. Bloch individua quattro motivazioni ludiche, a partire da quella individuale, che raccoglie tutte le caratteristiche personali che fanno un soggetto più propenso o meno a questa attività. Il secondo aspetto che viene tirato in causa è quello ricreativo, con il gioco che viene visto come occasione di svago, di divertimento e di socializzazione. Un aspetto ancora più importante, ma spesso poco considerato, è quello rituale: Bloch mette in luce come nelle attività del gioco ci sia una sorta di significato, anzi di tanti significati condivisi, che contribuiscono a dare maggiore senso all’esperienza ludica. Infine l’ultimo aspetto, quello dell’influenza sociale, dove il gambling è visto come la via più semplice per raggiungere fama e successo. Se Bloch guarda al versante psicologico e sociologico, due altri studiosi, un altro approccio possibile è quello neurobiologico: l’attività di scommettere e giocare stimola il rilascio di dopamina nel cervello, un neurotrasmettitore associato al piacere e alla ricompensa. Interessante è anche la tesi di Kahneman e Tversky, descritta dalla redazione di Giochi di Slots, che parlano invece di una valutazione di rischio non lineare, che fa concentrare più sulle possibilità di vittoria che su quelle di sconfitta. Conoscere questi meccanismi è fondamentale per fare prevenzione e per proporre modelli virtuosi. È l’obiettivo del laboratorio “Fate il nostro gioco”, organizzato a Ferrara e messo in campo dal matematico Paolo Canova e dal fisico Diego Rizzuto, che sfrutta un approccio scientifico basato sui dati per proporre sistemi di prevenzione e sensibilizzazione. Per conoscere bene il gioco, metterne in risalto i rischi e usarlo come semplice divertimento.
E’ con l’obiettivo di ‘non dimenticarsi’ dell’Alzheimer che, a pochi giorni dalla Giornata mondiale del 21 settembre, Lilly, con il patrocinio di Aima, Associazione italiana malattia di Alzheimer, Sin, Società italiana di neurologia, e Sindem, Associazione autonoma aderente alla Sin per le demenze, lancia la campagna di sensibilizzazione ‘Pensaci, per non dimenticarlo’. L’iniziativa – presentata oggi a Roma in un incontro di condivisione e di confronto tra rappresentanti del mondo clinico, dei pazienti e delle istituzioni – propone di riscrivere la narrazione corrente della malattia di Alzheimer, favorendo una maggiore consapevolezza dei primi sintomi della malattia così da rendere sempre più frequente una diagnosi precoce, fondamentale per intervenire sulla progressione di malattia e garantire una migliore qualità e aspettativa di vita delle persone che ci convivono. La patologia interessa circa 600mila italiani.
Eravamo negli anni ’80, la mia bimba più piccola era alle elementari precisamente nella scuola di Via Oderzo al QT8,cominciò a girare la voce che era intenzione del Preside chiudere la scuola e trasferire i bimbi nella vicina elementare Martin Luther King sotto la Montagnetta.
Entrambe le scuole erano in buone condizioni, ma la scuola di Via Oderzo era molto recente ed era dotata di grandi aule e di una bella palestra, quindi i genitori bocciarono il trasferimento dei figli dopo una era e propria lotta contro il Comune di Milano.Scioperi, bimbi portati davanti a Palazzo Marino per manifestare, genitori intenti a pattugliare la scuola e in quel periodo si era anche controllati dalla Digos.
Quello su l’inizio della mia carriera politica. Mi candidai piena di entusiasmo nella mia circoscrizione (allora la 19, ora la 8) e dopo una campagna elettorale molto partecipata venni eletta con un bel numero di voti. La zona aveva oltre 100mila abitanti e molti problemi da affrontare, tra questi il dramma delle cascine.
Il Parco di Trenno segnava il confine tra Milano e Pero e nei pressi del Parco c’erano terreni che interessavano molto il noto costruttore Ligresti. Quei terreni erano per lo più agricoli, coltivati da agricoltori che nelle loro cascine avevano animali di tutti i generi, cavalli compresi e che di quel foraggio avevano assoluto bisogno.
Incontrai la famiglia Campi che vivena nell’azienda agricola di Via Fratelli Rizzardi a Trenno. Tramite loro venni a conoscenza di problemi analoghi in zona 18 e anche nel parco Sud: diversi agricoltori rischiavano di essere espropriati dei loro terreni “per pubblica utilità”. Sapevamo benissimo che la pubblica utilità altro non era che il piano Ligresti per la costruzione di complessi abitativi di pregio, quindi l’utilità era essenzialmente la sua.
Di quel periodo ricordo lo scontro con il Comune, l’occupazione fisica dei terreni e il tentativo di sgombero delle forze dell’ordine, gli agricoltori tutti compatti davanti al Comune in Piazza Scala con le mucche al seguito e anche alcuni atti di violenza che preferirei non aver vissuto.
Pensammo a qualche stratagemma che aiutasse gli agricoltori a divenire parte attiva anche per la comunità che viveva accanto a loro: scuole, asili, centri anziani. Organizzammo visite guidate per le scolaresche nelle stalle, negli orti, nei maneggi e coinvolgemmo molte persone anche con la vendita di prodotti freschi.
La Cascina Linterno, in zona 18, divenne il caposaldo degli agricoltori e a loro fu assegnato l’onere di creare una sorta di centro culturale visto che disponevano anche di reperti storici di grande valore.
Le iniziative ebbero successo, anche se il Consiglio di Zona si limitò a segnalare le iniziative su mia pressione visto che ero il Presidente della Commissione Educazione e che le scolaresche che sceglievano di fare la visita in cascina erano sempre di più.
Le stesse iniziative vennero messe in atto in tutte le zone che avevano gli agricoltori sul loro territorio in particolare nel Parco Agricolo Sud (istituito nel 1990). La lotta fu dura, ma vittoriosa: le aziende agricole ci sono ancora oggi e sono il fiore all’occhiello di una città che pare aver perso la sua anima.
Fu per me una grande esperienza, fu la dimostrazione di come si può far politica per aiutare la gente e non per interessa personale.
Enrico Brizzi | DUEL’attesissimo seguito di Jack Frusciante è uscito dal gruppo!
A trent’anni dalla pubblicazione di Jack Frusciante è uscito dal gruppo, uno dei più grandi bestseller della letteratura italiana, Enrico Brizzi ci regala un nuovo viaggio nel mondo di Alex e Aidi. Cos’è successo dopo la loro separazione? La risposta è questo sorprendente romanzo a due voci, tenero e feroce come la stagione elettrica dei diciott’anni, con tutti i dolori, le domande e le sorprese che porta con sé 💖 Ordina ora, a casa tua dal 17 settembre!ORDINA ORA –»
L’attesa è finita: finalmente pubblicata in Italia una delle opere giovanili di Lucinda Riley, riveduta e attualizzata dal lavoro editoriale del figlio e co-autore di Atlas, Harry Whittaker. Una bellezza fuori dal comune. Una terribile profezia. Un passato impossibile da dimenticare. Una vendetta da compiere a qualsiasi costo Ordina ora –> contiene glamour, amori proibiti e vendette lunghe una vita!In contemporanea mondiale – L’attesissimo romanzo inedito –»
Scatta dalle 8.30 la protesta dei lavoratori per il rinnovo del contratto. Atm avvisa i cittadini: “Disagi per alcune linee soprattutto a partire dalle 18”
Il tempo di oggi: dopo le turbolenze di ieri oggi la nostra Milano è all’asciutto