Dazi europei sui prodotti americani: dobbiamo aspettarci aumenti su Coca cola, Tesla e iPhone?

Il presidente Trump ha detto che “l’Unione Europea è nata per fregare gli Stati Uniti” e per questo ha applicato dazi del 20% sui prodotti provenienti dall’Europa. La Commissione Europea ha fatto sapere che l’Europa non starà a guardare e “reagirà fermamente e immediatamente”, lasciando intendere la possibilità di “contro-dazi” sui prodotti importati dagli Stati Uniti. Dobbiamo aspettarci un rialzo dei prezzi dei prodotti d’importazione? Ne parliamo con il Professor Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente di strategia aziendale all’Università Bocconi di Milano.


Il consumatore Italiano rischia di pagare di più la Coca Cola o il servizio di Amazon

«Se il tema è la licenza ad esempio di Amazon web Services, in realtà noi la compriamo da un’azienda irlandese, e così come la Coca Cola, da un imbottigliatore europeo. La verità è che i dazi non hanno tanto un effetto direttamente sulla singola merce, ma hanno un effetto sull’inflazione sul livello dei prezzi, perché alzano il costo dei fattori produttiVI

Come impattano allora i dazi sul consumatore?

«Molte delle tecnologie americane sono utilizzate dalle imprese nella catena del valore. I dazi si riverberano a valle semmai come costi di produzione. Quindi più che il prezzo di un singolo bene o di una singola categoria merceologica, i dazi hanno un effetto deprimente sulla attività economica. Sono sabbia negli ingranaggi dell’economia. Sono di fatto una

Chi la paga questa tassa?

«Di solito la pagano tre attori: sicuramente la pagano le aziende importatrici che ovviamente pagano di più la materia prima. Poi a pagare sono i consumatori; se l’Europa tassa il software o la licenza d’uso di una tecnologia, il consumatore italiano non paga immediatamente di più, ma l’impresa che usa quel software ha costi più alti, quindi dovrà alzare i prezzi e a quel punto tra qualche mese il consumatore si vedrà un’inflazione di cui non c’è un’origine precisa. Infine è una tassa che pagano tutti i cittadini, perché il dazio aumenta l’incertezza, aumenta l’instabilità, aumenta l’imprevedibilità e dove c’è imprevedibilità non ci sono investimenti

Ma che cosa importiamo dagli Stati Uniti?

«Noi importiamo dall’America moltissime cose, ma che sono molto spesso intangibili: tecnologie, software, elettronica, servizi di banking. Il consumatore italiano, di roba veramente americana sulla quale andranno a impattare i dazi ne compra ben poca. Si tratta più che altro di cose extralusso».

E l’iPhone e la Tesla?

«Sì, l’iPhone è molto popolare, però stiamo sempre parlando di un telefono che costa il doppio di uno normale, così come una Tesla. Il consumatore non se ne rende conto, ma l’America è nel latte che beviamo, nel software che usiamo, nelle fotografie che facciamo. L’America è dappertutto, è l’impero dell’intangibile. L’iPhone sarà più caro? Forse, ma è il lavoratore che lavora di meno e quindi ha meno stipendio che sarà il vero problema. Il dazio aumenta i prezzi e impoverisce il reddito: imporre dazi è una delle cose più stupide che si possa fare».

Quindi imporre dazi non ha alcuna utilità?

«Noi continuiamo a vedere il dazio come nel film “Non ci resta che piangere”: dove andate? Un Fiorino. Una tassa un po’ medievale. Gli americani esportano tantissimi servizi che sono molto più difficili da tassare. Inoltre noi abbiamo un rapporto tra bilancia commerciale e PIL del 65%, l’America del 25%, quindi se impone dazi lo fa sul 12% del PIL. Con i dazi noi ci facciamo male da soli. Quindi attenti a dire che l’Europa risponderà con i dazi, perché potrebbe non essere così, potrebbe rispondere in altra maniera, per esempio con la fiscalità mirata alle aziende americane. Non conviene all’Europa seguire Trump in una guerra dei dazi».

Si dice però che i dazi servano a un Paese per proteggere i suoi lavoratori

«I dazi non hanno alcun effetto di protezione del lavoro nazionale. Dai numeri dell’OCSE, in America solo l’1,7% dei lavoratori è impattato da merci di importazione, in Europa è più alto, il 3,3%, ma stiamo sempre parlando di un 97% di lavoratori che non ha un danno dalle importazioni, al contrario. Quindi l’idea che chi importa ruba il lavoro è una menzogna. Festeggiare i dazi è come il “festival di Tafazi”».

FONTE

Autore: redazione@

giornalista e scrittrice milanese, lavora sul web dl 1996 come freelance, ha creato diversi siti di informazione al servizio dei cittadini

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