

In questa meditazione ellittica sulla natura della lettura, Szendy traccia un collegamento tra la lettura ad alta voce di Fedro a Socrate, il regime di lettura del “Leviatano” di Hobbes e gli audiolibri. Sostiene che la lettura solitaria e silenziosa, divenuta la norma, sia “un’interiorizzazione della lettura ad alta voce che ha prevalso” per secoli. “Quando leggo in silenzio”, scrive, “ascolto me stesso mentre leggo”. Molto qui è teorico, ma l’obiettivo finale di Szendy è quello di indicare una nuova “politica della lettura”, che dia potere al “lettore”, o “colui per cui si legge”, nel contesto della proliferazione di dispositivi e tecniche digitali che stanno “sconvolgendo la nostra esperienza di lettori”.
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Annie, la narratrice di questo romanzo travolgente, ambientato in un solo giorno, è incinta di nove mesi e si trova in un negozio IKEA di Portland quando il “Really Big One” si abbatte sul Pacifico nord-occidentale. Dopo che il terremoto si è placato, Annie, rimasta senza telefono, soldi o macchina, inizia a camminare attraverso ciò che resta della città. Mentre attraversa asfalto rovente e cumuli di macerie, la sua mente oscilla tra la situazione attuale e un passato non troppo lontano: il fidanzamento, i corsi di preparazione al parto e i litigi con il marito, che non riesce a raggiungere. “Questo non è un film di Indiana Jones in cui tutti sopravviveranno”, dice al suo bambino non ancora nato. “Tuo padre è perduto per noi ora… e se non torno a casa, anche tu sarai perduto per me”.
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