Gli italiani hanno ricominciato a portare il loro denaro in Ticino. Stavolta però in modo del tutto legale. Non si tratta di evasione fiscale, ma della ricerca di un “porto sicuro, efficiente e vicino a casa”.
Questa è sicuramente un’opportunità per la piazza finanziaria ticinese che, dopo aver perso anche il 25-30% dei clienti con la fine del segreto bancario e gli scudi fiscali italiani, ne sta recuperando una parte. Ma non è tutto oro quello che luccica.
Ticino, “porto sicuro”
“Tenere parte dei miei risparmi in Ticino mi fa sentire più sicuro”, spiega Massimo Anedda. È italiano, del Piemonte, ed è uno tra i tanti che ha deciso di tornare a parcheggiare i suoi soldi in Svizzera. Per diversi motivi, tra questi: “il clima di incertezza politica che regna in Italia” e il superiore livello di professionalità elvetico nella consulenza.
Queste non sono le uniche ragioni. I suoi connazionali sono spaventati anche dalle continue tensioni tra il Governo Lega/5Stelle e l’UE, dall’economia stagnante, da un debito pubblico in crescita e dalla paura che l’Esecutivo finisca, prima o poi, con il tassare i risparmi dei cittadini (come accadde nel 1992).
Italia-Svizzera: i numeri del fenomeno
Le statistiche della Banca dei regolamenti internazionali (BRI) di Basilea non mostrano una “fuga” in massa di capitali, ma una tendenza. I dati si fermano a metà 2018 (nel periodo compreso tra l’arroventata campagna elettorale e l’insediamento del nuovo Governo italiano, dopo le elezioni del 4 marzo). Dal terzo trimestre 2017, fino alla fine del primo semestre 2018, i patrimoni e i crediti degli italiani (attenzione, non si tratta solo di privati ma anche di aziende), presso le banche elvetiche sono aumentati del 5% circa, a 11,5 miliardi di euro.
Il punto di vista degli esperti
“Riceviamo richieste di informazioni su come si apre un conto, su come si investe e su quali alternative esistono agli investimenti in euro e in titoli di Stato italiani”, spiega il direttore dell’Associazione bancaria ticinese (ABT) Franco Citterio. “Le persone sono preoccupate per quanto riguarda il sistema bancario italiano e il debito pubblico. Vogliono sapere cosa succede e investire in maniera diversificata il loro denaro”, continua.
La crescita dell’interesse nella Penisola è confermata anche dai gestori patrimoniali. Fabio Poma, direttore di WMM Group (con sede a Lugano), la spiega con la maggior facilità di effettuare investimenti in Svizzera rispetto all’Italia. Holger Schmitz di Schmitz & Partner (con sede a Brione sopra Minusio) riferisce invece di afflussi superiori alla media per la “paura di un’uscita dell’Italia dall’euro.” Con l’introduzione di una nuova lira potrebbero perdere una parte dei patrimoni, così “molti del Norditalia si sono avvalsi del breve percorso per portare i propri soldi nelle banche svizzere e convertirli in franchi”.