Esposizione Ciclo e Motociclo al via a Milano

Il salone del ciclo e motociclo , giunto alla sua 76° edizione, sta per aprire i battenti. Numerose le novità. Ecco tutte le informazioni utili per visitare i padiglioni e le aree speciali.

FONTE

E’ davvero strano pensare il turismo a Milano….

La società italiana sta cambiando e di conseguenza cambiano anche le nostre città, se Roma, pur bellissima, è sempre sulle pagine dei giornali per le mille disavventure che vivono turisti e romani, Milano si appresta a contenderle il primato di città turistica italiana.

Naturalmente non possiamo immaginare di sfidare Roma sui suoi secolari monumenti, ma sappiamo benissimo che anche il turismo è cambiato: se una volta si rimaneva storditi dalla bellezza del Colosseo e non si desiderava altro, ora i turisti pagano e pretendono, voglio essere accolti e “coccolati” al meglio. Ed è su questo che di certo Milano batte Roma.

Dopo la deindustrializzazione e il parziale accantonamento del terziario, Milano viene  esibita come città turistica e i numeri dei visitatori ci raccontano proprio questo. Il motore del turismo menegino sono certamente le Esposizioni e i Convegni internazionali che si tengono in città e nel polo fieristico di Rho durante tutto l’anno.

Anche nel periodo estivo i turisti si accaparrano Milano come una delle mete più ambite, occorre dire che la nostra città ha sempre avuto i suoi estimatori, persone colte e preparate che cercavano le opere d’arte celate discretamente nei mille giardini e palazzi della metropoli.

Ora invece siamo in presenza di turisti alquanto impreparati, che girano la città sui pulman colorati  scoperti alla caccia di tutto ciò che si può vedere, spesso hanno un deplian in mano per controllare il percorso e via. Ho visto di persona un gruppo di turisti americani (eternamente impreparati) passare davanti alla Scala nell’indifferenza più totale e quando la guida ha detto loro che si trovavano davanti al più importante teatro lirico del mondo, depennare il nome del monumento, come a dire… ecco ” visto”.

Chi conosce Milano sa che il ruolo di città turistica le sta stretto, che è in contrasto con il suo carattere schivo, ma si sà, i tempi cambiano e bisogna adeguarsi.

Manuela Valletti

visita Milano e i suoi monumenti

Nuove aperture a Milano, il caffè è sempre in primo piano

 “Attimi” a Milano CityLife con Chef Express

Dopo una soft opening iniziata a luglio, è stato ufficialmente inaugurato “Attimi by Heinz Beck”, ristorante aperto a Milano dallo chef tre stelle Michelin Heinz Beck, all’interno di CityLife shopping district.

Il concept, lanciato lo scorso anno nell’aeroporto di Roma Fiumicino, è frutto della partnership tra Chef Express (Cremonini) e Beck&Maltese consulting, mentre gli ambienti sono firmati dallo Studio Fabio Novembre.

L’offerta – si legge su Il Sole 24 Ore – copre l’intero arco della giornata: dalla colazione con la pasticceria sfornata da due pastry chef al bistrò dove consumare un pasto veloce alla sera per il rito dell’aperitivo e la cena al ristorante.

Per quanto riguarda i futuri sviluppi della partnership, Cristian Biasoni, ad di Chef Express, spiega al Sole 24 ore: «il formato casual ma arricchito dal know-how di uno chef pluristellato, è certamente replicabile, sempre in contesti premium dove il cliente può scegliere secondo i ritmi e il tempo a disposizione».

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Milano ricorda la strage di Gorla

La commemorazione della strage di Gorla

Milano, 20 ottobre 2018 – Milano ha ricordato questa mattina, in piazza Piccoli Martiri di Gorla, i 184 bambini uccisi nel bombardamento aereo che il 20 ottobre del 1944 colpì la scuola Francesco Crispi. Alla commemorazione e alla S.Messa hanno partecipato, oltre a numerosi cittadini, all’associazione delle vittime e ad una delegazione di alunni delle classi quinte della scuola, anche diversi rappresentanti delle istituzioni, tra cui il sindaco Giuseppe Sala e il sottosegretario regionale Alan Rizzi.

«Bisogna continuare ad avere la forza di prendere lezioni dal passato – ha detto a margine della cerimonia il sindaco Giuseppe Sala -. La pace è molto faticosa e bisogna perseguirla» e «l’Europa unita, con tutti i suoi limiti, è la maggior garanzia possibile di pace. Per questo anche in un momento difficile come questo dobbiamo mostrarci fortemente europeisti». «Vogliamo stringerci intorno a questa comunità – ha detto il sottosegretario regionale Rizzi – e alla città di Milano nel ricordo di quel giorno tragico. L’impegno delle istituzioni deve poter garantire alle nuove generazioni che giorni come il 20 ottobre del 1944 non accadano mai più». Davanti al monumento costruito sul sacrario, in cui sono contenute le spoglie delle piccole vittime, sono state deposte corone di fiori.

Milano ha smarrito la sua anima

Milano, una città in cui diventa sempre più difficile vivere

di Manuela Valletti

Come forse saprete dallo scorso marzo mi sono trasferita in Alta Valle Intelvi, ho lasciato Milano, dove sono nata e ho vissuto fino, appunto, al marzo scorso.

Ieri ho dovuto ritornarci per un problema personale da risolvere, e, se possibile, ho trovato la città molto peggio di come l’avevo lasciata. Ho scritto un post su FB e tra i commenti ne ho trovato uno a cui mi sono sentita in dovere di rispondere, anche perchè è di un caro amico: “Milano o si odia o si ama”.

Ho sempre amato Milano, l’ho amata al punto di sentirmi orgogliosa di esserci nata, di ricordare ancora oggi l’emozione che mi prendeva quando il treno che mi riportava in città dalle vacanze, entrava sotto la grande pensilina della Stazione Centrale, venivo presa dal una immensa commozione.

Milano mi ha dato tanto in ogni modo: ricordi belli e brutti, momenti di tenerezza legati al primo amore, all’autobus che ci ha fatto incontrare alla fermata di Piazza Duomo, al mio matrimonio, alla nascita dei miei figli e anche al mio impegno politico e sociale negli anni in cui per Milano si poteva fare tanto, semplicemente amandola.

Da qualche anno Milano mi ha fatto male, certo sono invecchiata e ho tanto sofferto per la perdita dei miei familiari, ma il fatto di sentirmi improvvisamente inadeguata ad una tipo di vita che non mi appartiene, in un contesto quasi sconosciuto, non mi faceva più sentire a casa. Dove sono il centro elegante di una volta, i miei cinematografi preferiti, i miei teatri, la via Dante piena di negozi e anche i mercaniti rionali e quelli ambulanti. Io ci andavo con mio figlio sul passeggino e venivo fermata da tanta brava gente che in milanese mi diceva “guarda li che bel fiulin”, ora i mercati rionali sono tutti chiusi e i mercati ambulanti sono solo patria di immigrati, la lingua dominante è l’arabo. E’ riamasta la Scala, speriamo che non trovino il modo di distruggere anche quella. Tenete che i musulmani non devono amare la musica.

La mia Milano non esiste più. Ieri ne ho avuto la prova. Non è una città a misura d’uomo, tanto meno di bambino e di anziano. Il “progresso” fa il suo corso e forse è giusto così, ma una città che cancella la sua anima e la sua storia non avrà un grande futuro. La storia insegna.

Manuela Valletti

PINACOTECA DI BRERA – Museo dentro la città

Dopo tre anni di lavoro si è concluso il riallestimento di tutte e 38 le sale della Pinacoteca di Brera di Milano, uno dei progetti con cui si era aperto il mandato del direttore James Bradburne, che oggi può raccontare i frutti di questi 36 mesi.  “Abbiamo fatto il primo riallestimento di tutte le 38 sale in 40 anni  abbiamo rimesso tutto in una coerenza di percorso, di allestimento, di illuminotecnica. Ora per il visitatore c’è un percorso che si legge con facilità. Questo fa parte del nostro impegno per l’accessibilità a tutti”.  Con l’ultimo riallestimento della sala ottocentesca è stato presentato anche il settimo dialogo tra opere della collezione di Brera e quelle di altri musei, questa volta con protagonisti Francesco Hayez e il maestro francese Jean-Auguste-Dominique Ingres. Alla cerimonia di inaugurazione ha preso parte anche il ministro dei Beni Culturali Alberto Bonisoli, che ha parlato di una Brera “restituita alla città” e accanto a lui il sindaco di Milano Giuseppe Sala.

“Sono contento di essere qui oggi, è un’importante tappa della rivisitazione della Pinacoteca di Brera, ora abbiamo un museo pienamente all’interno della città” ha detto Bonisoli. Per quanto riguarda Palazzo Citterio, che ospiterà le collezioni di arte contemporanea, invece “dobbiamo aspettare i movimenti dell’Accademia, concordare tempi e modalità, e comunque  è la prima tappa di un cantiere continuo”. L’idea è di proseguire nella direzione impressa da Bradburne “perché un museo deve essere un posto vivo e non un deposito”.

“Devo dire che Bradburne – ha spiegato Sala – sta lavorando bene, secondo me anche perché rispetta la tradizione, ma guarda avanti. A parte il direttore devo ringraziare tutto il personale di Brera che sta facendo grandi cose con coraggio. Certamente oggi è una giornata importante, perché è anche il punto di arrivo di un percorso”.  Altra importante novità della giornata è l‘apertura del Caffè  Fernanda, dedicato alla storica direttrice Fernanda Wittgens che nel 1950 riaprì il museo dopo le  devastazioni della guerra. Un ulteriore passo verso una vera dimensione internazionale della Pinacoteca milanese.  “Oggi il caffè – ha aggiunto Bradburne – fa parte di una rivoluzione che abbiamo cominciato con la Bottega Brera, nella quale abbiamo dichiarato che caffè e shop non sono servizi aggiuntivi, ma sono parte integrante, fanno parte di chi siamo, della nostra identità”.

La giornata di celebrazioni rappresenta  anche un momento di ripartenza, verso quella idea di Grande Brera che deve da anni fare i conti con diverse battute d’arresto. “Io credo – ha concluso James Bradburne – che siamo qui sulla soglia di un nuovo passo avanti che, ovviamente, includePalazzo Citterio che Franco Russoli ha comprato nel 1972 per ospitare le collezioni moderne. E questo succederà, dobbiamo soltanto  aspettare, io non sono ancora abituato ad aspettare, comunque non è rimandato per sempre, è rimandato per un tempo reale e a un certo punto riapriremo anche Palazzo Citterio”.

FONTE

Milano, cara Milano, dove sei?

Molti di noi sono di Milano anche da generazioni, molti di noi amano la propria città in modo totale e ne accettano tutto pur di viverci. Altri di noi invece hanno sviluppato un senso critico nei confronti della Milano dei nostri giorni, delle scelte urbanistiche fatte e di quelle che probabilmente ci aspettano in futuro.

piazza Duomo Milano

Noi siamo “gli altri di noi” quelli che amano la Milano degli anni 60-70, una città elegante, vivibile, molto attrezzata e ben funzionante. La nostra Milano, quella Milano, probabilmente non tornerà più, ma noi continuiamo a ricordare gli aperitivi da Zucca sotto la Galleria, gli autubus che si fermavano accanto al Duomo, i bellissimi negozi di via Dante, per non parlare poi di Via Manzoni, dell’Alemagna dove ti servivano in guanti bianchi e di quel centro dove si passeggiava vestiti a festa, ci si vestiva bene proprio per andare in centro.

Chi scrive ha lavorato per anni in Via Agnello, prendeva la P2 verde per raggiungere il Centro dal QT8, scendeva in Duomo e si faceva tutti i portici e magari una cappatina alla Rinascente prima di salire nell’ufficio di un consulente finanziario.

Mi sentivo importante, il primo lavoro in centro a Milano…. e di quel centro si imparava ad amare tutto, dai negozi ai monumenti, dalle bellissime chiese quasi sconosciute ai più, ai bar e alle taverne alla moda, non era nulla di particolare ma era un modo di vivere la città serenamente, senza chiasso, senza scritte sui muri, con rispetto.

Ho dovuto ritornare quasi ogni sera in Piazza Scala, quando, dopo essermi sposata e aver avuto i miei figli, ho intrapreso il lavoro di giornalista. Era il 1988 e io facevo la cronaca delle sedute del Consiglio Comunale per diversi giornali e per una radio.

La Galleria era già cambiata, si era installato Mac Donald e si capiva che le cose non serebbero più state come prima, da allora la città è scivolata in un lento ma inesorabile decadimento, il suo spirito è cambiato, i suoi valori sono diventati frivoli, insomma il lavoro non era più una sua priorità.

Poi sono arrivati i migranti e il permissivismo della politica. A loro tutto era ed è consentito: bivaccare in piazza Duomo sotto il monumento a Vittorio Emanuele, urinare ovunque, aggredire gli automobilisti per lavare i vetri delle auto, e ora, siccome anche il degrado evolve, fare i giocolieri ai semafori. Qualcuno parla di doverosa accoglienza, ma che accoglienza si da a gente che dorme e vive in strada e commette reati per mangiare?

Ora Milano è questa. Voi penserete sia una questione di età…. certo quando si invecchia si rimpiange il passato, ma non è proprio così per me, io sono aperta al cambiamento ma non alla cancellazione del passato, quel passato che ha fatto grande Milano e l’Italia.

E poi la mia città erano anche le sue fabbriche, l’Alfa, la Marelli, la Breda, la Richard Ginori e via dicendo, ora si vive di terziario e credetemi è un gran brutto vivere. Nessuno ha pensato di dare a Milano una doverosa memoria industriale, pensate che i giovani non conoscono nemmeno le industrie che in città hanno dato lavoro a centinaia di migliaia di lavoratori.

Le fabbriche sono state sostituite dai grattacieli, bellissimi, per carità, ma lo scontro urbanistico  con l’esistente è stato devastante: torri altissime, dritte, storte e curve, incuneate a forza in un tessuto urbano ottocentesco, in quartieri, ad esempio quello di Piazzale Buonarroti, che è una meraviglia, con i suoi palazzi d’epoca pieni di fregi, con le piazze disegnate ad arte, belle insomma.

Tutte le volte che mi capita di vedere il vecchio e il nuovo che fanno a pugni, sto male fisicamente. L’unica cosa che mi tiene saldamente ancorata alla mia città è La Scala, amo il teatro, amo l’opera, amo la musica. Assistere ad un’opera la Scala non ha eguali, è il miglior teatro del mondo. E’ tanto, direte voi… certo è tanto, anzi tantissimo, ma per me che ho apprezzato negli anni lo spirito, il decoro e la laboriosità di Milano e ora mi ritrovo interi quartieri annientati e trasformati dall’immigrazione in veri e propri ghetti, è estremamente doloroso pensare a Milano come alla città in cui sono nata.

Manuela Valletti

Ferrari in darsena e Milano fa festa

FERRARI IN DARSENA E MILANO FA FESTA

Mi ha fatto piacere vedere la Ferrari da corsa in transito nel cuore di Milano. Mi ha fatto piacere perché io credo che non sia mai sbagliato avvicinare la passione sincera delle persone all’oggetto del desiderio. Credo sia sbagliato (e forse posso ben dirlo io, che ho visto centinaia e centinaia di Gran Premi dal vivo!) rinunciare allo spettacolo del contatto ravvicinato con una emozione. Fermo restando, non essendo io un ingenuo!, che la monoposto di Vettel esprime la sua identità intima nella dimensione di un autodromo e non nello spazio ristretto della darsena meneghina.
Oso affermare quanto segue.
A uno come me, che ha visto di tutto e di più in pista, una esibizione in città offre poco.
Ma all’appassionato comune, abituato a vedere le cose e le corse in televisione, eh, l’approccio diretto può solo risultare gradevole.
Ancora.
Io sono da rottamare e prossimamente verrò ricordato con una prece, d’accordo (ma il celebrante, finlandese d’origine, lo scelgo io). Però escludo si debba avere paura dell’avvenire.
Anzi, tutto quello che può rendere la Formula Uno meno lontana dalle aspirazioni di popolo merita di essere incoraggiato.
Magari le modalità delle iniziative possono essere perfezionate, ma legare concretamente Monza a Milano (o Londra a Silverstone o l’Albert Park al centro storico di Melbourne, eccetera) ha un senso e già stiamo in un mondo senza senso per lamentarci di qualcosa che funziona.
Per inciso, a me pare di aver capito che Vettel e Raikkonen sono carichi a schioppettone.
Attenti a quei due, io li adoro.
A Milano, per divertimento.
A Monza, per fare sul serio.

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Gift campaign: ottima notizia per le aziende

Gift Campaign è una azienda spagnola specializzata in regali aziendali e articoli pubblicitari,  dallo scorso maggio ha aperto la sua sede di rappresentanza a Milano.

GIFTCOMPAIGN

GADGET GIFT CAMPAIGN

Come ben sapete la strategia di marketing  di un’azienda è ancora saldamente legata ai gadget aziendali che hanno il potere di diffonderne il marchio in ambiti probabilmente irraggiungibili dai normali canali di comunicazione, anche telematici.

Per questo motivo la presenza milanese della   Gift Campaign sarà di molto aiuto a tutti quegli imprenditori che conoscono le potenzialità dei regali aziendali e affidano a questo tipo di promozione, parte delle proprie campagne pubblicitarie.

Attraverso il sito della compgnia potrete dare un’occhiata ai moltplici prodotti. Le loro offerte spaziano in svariati campi: borse e zaini, tazze, bottiglie, materiale per ufficio, articoli per scrittura, articoli tecnologici, ma non trascurano, ad esempio, lo sport, il benessere e il tempo libero. Possiamo dire senza timore di essere smentiti, che la loro produzione  è in grado i soddisfare ogni richiesta, anche la più esigente.

Ciò che però farà preferire questa azienda ai concorrenti non sarà solo la vastità della scelta dei prodotti offerti, ma anche la qualità e il prezzo degli stessi. I costi dei gadget partono da una cifra davvero minima: 0,10 Euro per un quantitativo di almeno 25 pezzi. Naturalmente il prodotto scelto potrà essere personalizzato con il vostro brand direttamente on line.

Salute: Alzheimer siamo vicini all’emergenza

Salute mentale: Istat, circa il 4,7% degli anziani italiani affetto da Alzheimer o demenze.

Con l’invecchiamento della popolazione, la malattia di Alzheimer e le demenze sono diventate patologie rilevanti per la salute pubblica. Si stima che circa il 4,7% della popolazione anziana ne sia affetta, in particolare le donne ultraottantenni (14,2%). Queste due malattie figurano tra le cause di morte in oltre 52mila casi all’anno di decessi di anziani. È quanto comunica oggi l’Istat diffondendo il report su “La salute mentale nelle varie fasi della vita” relativo al periodo 2015-2017.
Altri dati riguardano il tasso di mortalità per suicidio che, in Italia, è pari a 6 per 100mila residenti (più basso della media europea, pari a 11 per 100mila). “Tale quota – spiega l’Istituto nazionale di statistica – aumenta con l’età, passando da 0,7 nei giovanissimi (fino a 19 anni) a 10,5 negli anziani, con valori 4 volte maggiori nei maschi rispetto alle femmine. Nella classe di età tra i 20 e i 34 anni, il suicidio rappresenta una rilevante causa di morte (12% dei decessi)”.
Nel 2016, circa 800mila persone di 18 anni e più (161 per 10mila residenti) hanno ricevuto trattamenti nei servizi dei Dipartimenti di salute mentale (Dsm). Tra gli uomini adulti il principale disturbo è la schizofrenia e altre psicosi funzionali; nelle donne le sindromi nevrotiche e somatoformi e, dopo i 35 anni, la depressione; tra gli anziani la depressione.

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Stampa in 3-5 giorni feriali

Una sera del 2003, dopo aver scoperto che il suo papà era malato di Alzheimer, l’autrice decide di aprire un blog per dare sfogo alle sue emozioni. Alla morte del padre, rileggendo quanto scritto nel corso di quattro anni, si trova fra le mani uno straordinario racconto di vita vissuta dove interagiscono tutte le persone importanti della sua esistenza, perfino i suoi adorati cani Rhoda e Flora. Da quel diario on line nasce Papà mi portava in bicicletta, un libro di grande umanità, un percorso di vita accanto ad un padre che si perde nel tempo ma che, nonostante questo, resta una persona in grado di dare e ricevere emozioni. E’ vero che i malati di Alzheimer non capiscono, non amano, non riconoscono? Il lettore scoprirà che non è così e che la chiave di volta per riuscire a comunicare con loro è l’amore. I malati di Alzheimer sono e restano persone e la vita, anche parziale, che sono costretti a vivere, è un dono che vaPiù informazioni >