«I treni della linea che unisce Milano a Lecco e Sondrio sono particolarmente a rischio; di recente si è verificata infatti la quinta aggressione in pochi mesi, questa volta a sfondo sessuale. Per questo un ivoriano mercoledì è stato denunciato dalla polizia ferroviaria di Lecco per atti osceni in luogo pubblico e molestie, grazie alle immagini riprese dalle telecamere». E’ quanto dichiara Riccardo De Corato, assessore alla Sicurezza di Regione Lombardia.
«Da mesi inutilmente, chiedo di prevedere l’impiego dei soldati, non solo nelle stazioni ma sui convogli. Soprattutto nelle ore serali e nel fine settimana, quando molte di queste corse diventano terra di nessuno. Di recente con la Prefettura di Lecco, Regione Lombardia ha approvato un Patto che promuove le iniziative finalizzate all’incremento della cultura della prevenzione nelle abitazioni private, ma che potrà fare estendere i controlli anche nei pressi delle stazioni».
«Questo – conclude De Corato – in attesa di un ulteriore patto dedicato espressamente alla sicurezza negli scali ferroviari e a bordo dei treni, col quale si potrà avviare una sperimentazione a partire da quelle stazioni e tratte che evidenziano profili di maggiore criticità. L’ennesima aggressione dimostra che ci stiamo muovendo nella giusta direzione, ma serve fare più in fretta e i recenti episodi di cronaca ce lo impongono: 600 agenti della Polfer per presidiare 2500 km di linea sono troppo pochi. A partire dalla Milano Lecco Sondrio, dove siamo ormai all’emergenza».
Milano, 24 febbraio 2019 – Qualcuno è molto contento, qualcuno un po’ di meno. Il dato di fatto è che il Milan ha cambiato il suo centravanti. In estate, i tifosi rossoneri avevano sognato con Gonzalo Higuain, chiamato a risollevare le sorti del Diavolo dopo i successi ottenuti alla Juventus, che aveva virato su Cristiano Ronaldo.
Ma la scintilla tra il Pipita e il Milan non è mai nata. Sei mesi, soltanto 8 gol e la chiamata da parte del Chelsea di Maurizio Sarri. Non ci ha pensato due volte Higuain, che a Milano credeva, molto probabilmente, di poter recitare un ruolo da protagonista non solo da singolo, ma anche assieme al collettivo. Si è ritrovato a dover sostenere la baracca, a fare da leader, ma purtroppo, l’attaccante argentino nel corso della sua carriera ha sempre dimostrato di avere qualche mancanza dal punto di vista caratteriale. E quando è arrivata qualche frecciatina anche da parte della dirigenza, Higuain non ci ha visto più. Il Milan non è la Juventus, Gonzalo non si è sentito coccolato e forse ha valutato il collettivo della rosa non alla sua altezza. Sta di fatto che, dopo mesi di prestazioni deludenti, né Gattuso né i tifosi rossoneri rimpiangeranno un calciatore che doveva dare alla causa molto più di quello che realmente ha dato.
La piazza si è già convertita ed è già esplosa la Piatek-mania. L’attaccante polacco ha stupito tutto il pubblico, sia quello italiano che quello europeo, con i suoi primi sei mesi super in Italia. 19 gol, diluiti tra campionato (13) e Coppa Italia (6), che hanno fatto impennare le sue quotazioni nella corsa al titolo di capocannoniere e la sua valutazione dai 4 milioni di euro pagati in estate dal Genoa ai 35 che la proprietà rossonera ha dovuto sborsare, in un’unica tranche, per assicurarsi le sue prestazioni.
Da quando SuperPippo Inzaghi ha lasciato il Milan, tutti i numeri 9 rossoneri hanno clamorosamente fallito. Higuain è quello che ha fatto più gol, assieme a Gianluca Lapadula, vale a dire 8. Ma ci sono stati tantissimi flop e quello del Pipita è solo l’ultimo: Pato, Matri, Torres, Destro, Luiz Adriano e Andre Silva. Tralasciando il numero di maglia, l’unico attaccante che, negli ultimi anni, ha visto il gol con continuità, al Milan è stato Carlos Bacca, con 34 reti nel giro di due anni.
Piatek ha l’obiettivo e, forse, anche il dovere di migliorare queste statistiche, facendo soprattutto in modo che il Milan raggiunga quell’obiettivo prefissato oramai da 3 anni che non riesce più ad agguantare, vale a dire l’ultimo treno disponibile per la Champions League. Per tornare ai fasti di un tempo, la scelta è ricaduta sul pistolero polacco.
Gli italiani hanno ricominciato a portare il loro denaro in Ticino. Stavolta però in modo del tutto legale. Non si tratta di evasione fiscale, ma della ricerca di un “porto sicuro, efficiente e vicino a casa”.
Italia
Ritornano i capitali italiani in Svizzera
Questa è sicuramente un’opportunità per la piazza finanziaria ticinese che, dopo aver perso anche il 25-30% dei clienti con la fine del segreto bancario e gli scudi fiscali italiani, ne sta recuperando una parte. Ma non è tutto oro quello che luccica.
Ticino, “porto sicuro”
“Tenere parte dei miei risparmi in Ticino mi fa sentire più sicuro”, spiega Massimo Anedda. È italiano, del Piemonte, ed è uno tra i tanti che ha deciso di tornare a parcheggiare i suoi soldi in Svizzera. Per diversi motivi, tra questi: “il clima di incertezza politica che regna in Italia” e il superiore livello di professionalità elvetico nella consulenza.
Queste non sono le uniche ragioni. I suoi connazionali sono spaventati anche dalle continue tensioni tra il Governo Lega/5Stelle e l’UE, dall’economia stagnante, da un debito pubblico in crescita e dalla paura che l’Esecutivo finisca, prima o poi, con il tassare i risparmi dei cittadini (come accadde nel 1992).
Italia-Svizzera: i numeri del fenomeno
Le statistiche della Banca dei regolamenti internazionali (BRI) di Basilea non mostrano una “fuga” in massa di capitali, ma una tendenza. I dati si fermano a metà 2018 (nel periodo compreso tra l’arroventata campagna elettorale e l’insediamento del nuovo Governo italiano, dopo le elezioni del 4 marzo). Dal terzo trimestre 2017, fino alla fine del primo semestre 2018, i patrimoni e i crediti degli italiani (attenzione, non si tratta solo di privati ma anche di aziende), presso le banche elvetiche sono aumentati del 5% circa, a 11,5 miliardi di euro.
Il punto di vista degli esperti
“Riceviamo richieste di informazioni su come si apre un conto, su come si investe e su quali alternative esistono agli investimenti in euro e in titoli di Stato italiani”, spiega il direttore dell’Associazione bancaria ticinese (ABT) Franco Citterio. “Le persone sono preoccupate per quanto riguarda il sistema bancario italiano e il debito pubblico. Vogliono sapere cosa succede e investire in maniera diversificata il loro denaro”, continua.
La crescita dell’interesse nella Penisola è confermata anche dai gestori patrimoniali. Fabio Poma, direttore di WMM Group (con sede a Lugano), la spiega con la maggior facilità di effettuare investimenti in Svizzera rispetto all’Italia. Holger Schmitz di Schmitz & Partner (con sede a Brione sopra Minusio) riferisce invece di afflussi superiori alla media per la “paura di un’uscita dell’Italia dall’euro.” Con l’introduzione di una nuova lira potrebbero perdere una parte dei patrimoni, così “molti del Norditalia si sono avvalsi del breve percorso per portare i propri soldi nelle banche svizzere e convertirli in franchi”.
A Pavia, trenta chilometri a sud di Milano, c’è un team internazionale di scienziati e di ingegneri che studia i terremoti e sviluppa strumenti utili a ridurre il rischio sismico a livello globale. È Gem (Global Earthquake Model), una fondazione non profit sostenuta anche dalla Protezione Civile, che ha appena pubblicato tre mappe che descrivono la pericolosità e il rischio sismico di tutto il mondo.
“Sono strumenti che aiutano a fare confronti tra le aree con diversi valori di pericolosità sismica e consentono di conoscere i livelli di rischio – spiega il geologo Marco Pagani, coordinatore del gruppo di pericolosità sismica di Gem – le nostre mappe possono essere usate per ridurre gli effetti dei sismi attraverso la prevenzione e predisponendo adeguati interventi di mitigazione del rischio”. Cioè decidere dove e come costruire abitazioni e infrastrutture.
Un lavoro interamente open-source
Per capire il lavoro di Gem occorre fare un passo indietro e spiegare che cosa sono pericolosità e rischio sismico. La prima esprime “l’intensità del fenomeno sul terreno, cioè la probabilità che un terremoto colpisca una determinata area in un certo periodo di tempo con determinati livelli di scuotimento”, illustra Pagani. Con rischio, invece, si intendono “gli effetti che un sisma produce su cose o persone”, cioè “il numero di vittime attese e le perdite economiche di uno Stato”.
Tra i due concetti c’è una correlazione rappresentata dall’intervento dell’uomo sull’ambiente: “A parità di pericolosità, per esempio, il rischio in due aree differenti è determinato dal tipo di costruzioni esistenti”, spiega Pagani. Gli effetti del terremoto, insomma, dipendono da caratteristiche come la qualità delle infrastrutture, il grado di progettazione anti-sismica, oltre che naturalmente dalla densità demografica dell’area interessata.
Come detto in precedenza, Gem ha reso note tre mappe: una sulla pericolosità (“Hazard Model”), una sull’esposizione(“Global Exposure”) che mostra la disposizione e il numero degli edifici nel mondo, e la terza sul rischio (“Risk Model”). “Ci abbiamo lavorato dal 2015 e i risultati sono open-source, cioè liberamente riutilizzabili”, prosegue Pagani. Le mappe di pericolosità e rischio sono state calcolate con Open Quake Engine, un software aperto sviluppato da Gem: “Per preparare la mappa di pericolosità abbiamo usato una trentina di modelli esistenti e li abbiamo omogenizzati, descritti cioè in uno stesso formato che li rendesse comparabili e riutilizzabili da altri scienziati.
Il nostro obiettivo ora è aggiornare le mappe di anno in anno, mentre il codice di calcolo è disponibile a tutti”. Anche le nuove mappe nazionali preparate dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), per esempio, sono calcolate proprio con quel codice, l’Open Quake Engine.
Collaborazioni internazionali e studio delle immagini satellitari
Oltre che in collaborazione con agenzie governative internazionali come lo United States Geological Survey e il giapponese National Research Institute for Earth Science and Disaster Resilience, la mappa di pericolosità è stata messa a punto anche sfruttando progetti già avviati come quello europeo Share. Laddove i modelli non erano disponibili, come nel caso di alcune aree dell’Africa o della Russia, Gem ne ha prodotti in proprio. Il lavoro si è poi concentrato sugli edifici: “Abbiamo preso in considerazione circa 500 tipologie costruttive studiandone la vulnerabilità ai terremoti. Abbiamo mappato tutto il mondo grazie alle informazioni dei catasti e sfruttando le immagini satellitari, analizzando anche la distribuzione delle luci notturne. In questo modo abbiamo definito la distribuzione geografica delle costruzioni”.
Incrociando tutte queste informazioni è nata la mappa di rischio, la prima “con questo livello di dettaglio a scala globale”, che combina dunque i dati geologici (la pericolosità) con la distribuzione degli edifici e la loro vulnerabilità.
L’India e l’Indonesia le aree più pericolose, e in Italia?
Oggi le faglie conosciute – cioè le strutture geologiche che generano i terremoti – “sono circa 25 mila in tutto il mondo su un totale di 3 milioni e mezzo di sorgenti sismiche”, prosegue Pagani. Gli esiti del lavoro di Gem hanno svelato le aree più pericolose e quelle a maggior rischio: “Rispetto a studi precedenti abbiamo notato che i picchi di pericolosità sismica si concentrano lungo le aree di subduzione come le coste attorno all’Oceano Pacifico e nell’Himalaya”, spiega il geologo. Il rischio, di conseguenza, si riflette soprattutto in aree come India e Indonesia. E l’Italia? “Nel nostro Paese la pericolosità va da intermedia a elevata. Ci sono un centinaio di faglie e il rischio dipende soprattutto dalle caratteristiche delle città e dagli edifici che abbiamo, in particolare quelli storici”.
Milano, 12 dicembre 2018 – La città di Milano e tutta l’Italia ricordano oggi la strage di piazza Fontana, avvenuta il 12 dicembre 1969. Sono passati 49 anni da quando una bomba scoppiò all’interno della Banca nazionale dell’agricoltura cusando 17 morti e 88 feriti. Fu l’evento che segnò l’inizio della stagione del terrorismo in Italia, certamente una delle pagine più drammatiche del secondo dopo guerra.
Nel pomeriggio è prevista la manifestazione ufficiale di commemorazione organizzata dal Comitato permanente antifascista di Milano. Il programma prevede alle 15.45 in piazza della Scala il concentramento del corteo che avrà alla testa i gonfaloni della Regione Lombardia, dei Comuni e della Città Metropolitana, e che raggiungerà piazza Fontana. A seguire la posa delle corone e gli interventi delle autorità.
ntanto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è intervenuto ricordando i tragici fatti di piazza Fontana. “Il popolo italiano ha saputo sconfiggere gli eversorigrazie alla propria unita’ e ai valori radicati nella sua storia – dice il capo dello Stato – nella sua cultura, nella vita sociale, anche se il costo umano di questa battaglia di liberta’ e di civilta’ e’ stato assai elevato”. “L’aggressione alle istituzioni– continua Mattarella – pianificata spargendo sangue di cittadini inermi- aggiunge-, è stata respinta grazie al prevalere della solidarietà e della cultura democratica. È una lezione della storia, che vale per il futuro: gli ordinamenti liberi e democratici prevalgono quando le loro fondamenta sono basate su valori condivisi, capaci di unire al di là delle legittime differenze di idee e interessi, quando promuovono liberta’ e giustizia, contro chi usa violenza per scopi di sopraffazione”.
“Una verita’ piena e conclusiva _ conclude il presidente – non ha ancora coronato le lunghe e travagliate vicende giudiziarie. Questo nonostante il lavoro encomiabile e coraggioso di magistrati e servitori dello Stato, che hanno svelato responsabilita’ e trame di matrice neofascista, occultate da intollerabili deviazioni”.
Milano, 1 dicembre 2018 – L’Umbria è nuovamente presente a Milano. Nel chiostro di Palazzo Marino, è stato allestito un suggestivo presepio realizzato dagli aderenti all‘Associazione Amici del Presepio “Gualtiero Angelini” di Citta’ di Castello in collaborazione con l’Associazione Presepistica di Monte Porzio Catone. Un’iniziativa resa possibile grazie alla collaborazione tra il Comune di Milano e la Regione Umbria per l’incontro tra le culture dei due territori e per promuovere in particolare le localita’ umbre nel percorso di rinascita.
Quest’anno la scena proposta rappresenta fedelmente Assisi, una delle citta’ piu’ suggestive e visitate dai turisti di tutto il mondo, conosciuta anche per essere la citta’ di S. Francesco (patrono d’Italia) e di Santa Chiara. Non a caso per l’ambientazione e’ stata scelta questa citta’: fu proprio il poverello di Assisi a dare vita per la prima volta ad un presepio, a Greggio, in Umbria, il 25 dicembre 1223. Vari materiali sono stati impiegati per la realizzazione della scenografia di questo manufatto (largo 3,50 metri e lungo 4 metri): legno, polistirolo e sughero, accuratamente incisi e modellati, per ottenere l’effetto naturale delle pietre successivamente dipinte con varie mani di colore fino ad assumere un aspetto datato e consumato dal tempo
I personaggi sono stati modellati in terracotta e dipinti a mano. L’effetto della nevee’ ottenuto con l’utilizzo di bicarbonato mentre la lacca per capelli stabilizza il manto nevoso. Il quadro d’insieme e’ reso ancora piu’ suggestivo da una sapiente illuminazione che riproduce l’alternarsi del giorno e della notte. Il presepio realizzato con la tecnica del diorama, ovvero con un paesaggio prospettico delimitato dal boccascena, si compone di due parti: in quella di sinistra (rispetto a chi guarda) e’ ambientata la nativita’ e sullo sfondo e’ possibile ammirare la piazza con il porticato che conduce alla Basilica di San Francesco, mentre in quella di destra, che rappresenta un tipico scorcio assisano, si svolgono scene di vita quotidiana, come la donna che attinge l’acqua alla fontana, il pastore che porta le pecore al pascolo, la donna che vende i prodotti della sua terra.
Afferma Donatella Antinori, Presidente dell’Associazione Amici del Presepio di Citta’ di Castello curatrice dell’allestimento di questo presepio: “Dopo tanto lavoro e impegno e’ un onore essere presenti a Milano e speriamo che il presepio venga apprezzato come merita”. Insieme a lei hanno lavorato e partecipato concretamente al successo dell’iniziativa Fausto Celicchi, Sandro Epi e Assuntina Battistoni, valenti presepisti, e Sauro Falleri, esperto di illuminazione.
Iniziativa della Commissione difesa vista nell’ambito del Salone internazionale del giocattolo
Prevenzione mirata per le famiglie: è questo l’approccio di Commissione Difesa Vista Onlus che rinnova la collaborazione con “G! Come Giocare”, Salone internazionale del giocattolo che si svolgerà dal 23 al 25 novembre a Milano.
Professionisti della visione saranno presenti a Fieramilanocity (padiglioni 3-4, gate 4, Viale Scarampo) per sensibilizzare sulla necessità di una maggiore attenzione alla salute degli occhi con test visivi gratuiti (si precisa che l’ingresso a Salone internazionale del giocattolo è a pagamento con biglietto ridotto per i bambini). Uno spazio dedicato agli screening accoglierà perciò sia i bambini, sia i loro genitori e accompagnatori adulti; ci sarà anche un’area dove animatori ed educatori intratterranno i piccoli con attività ludico-educative sul funzionamento dell’occhio e della vista, sulle buone pratiche di prevenzione e su come salvaguardare la salute oculare.
Nella tre giorni che anticipa il periodo natalizio, tradizionalmente dedicato agli acquisti, CDV intende regalare ai presenti un momento prezioso di prevenzione visiva: gli adulti potranno sottoporsi ad anamnesi refrattiva, esame della refrazione e test di Amsler effettuati dagli ottici; mentre i più piccoli saranno sottoposti a controllo della vista e a test ortottici eseguiti da medici oculisti e ortottisti di Vision + Onlus con l’ausilio di un Plusoptix, una lampada a fessura portatile e un oftalmoscopio per il test del riflesso rosso.
La collaborazione di Commissione Difesa Vista Onlus con l’evento milanese si inquadra nell’ambito dell’impegno contro la diffusione dei deficit visivi tra i più piccoli: secondo i dati della onlus, un bambino su 2 non è mai stato visto da un oculista. Un dato, quest’ultimo, molto allarmante se si pensa che una condizione abbastanza diffusa come l’ambliopia, di cui soffre tra il 3% e il 4% dei bambini sotto i 5 anni, può essere curata completamente solo se diagnosticata in tenera età. In generale, oltre l’80% dei deficit visivi può essere prevenuto o curato: circa il 40% dei cittadini non si reca regolarmente dall’oculista e quasi il 20% degli adulti indossa una correzione visiva non più adeguata alle proprie necessità.
“A questa situazione è fondamentale rispondere attraverso il contatto immediato e diretto con le famiglie – spiega Vittorio Tabacchi, presidente di Commissione Difesa Vista. Per questo siamo qui. Abbiamo la consapevolezza che ci sia bisogno di fare educazione e informazione sul tema vista; rivolgendosi ai bambini con modalità divertenti e coinvolgenti che amplificano l’efficacia del messaggio. Partire dai più giovani è per noi fondamentale, per avviare da piccoli buone pratiche di prevenzione visiva”. Un sentito ringraziamento, da parte della Commissione difesa vista, va a Essilor e Zeiss per aver fornito la strumentazione di ultima generazione utilizzata per gli screening ottici.
Immatricolazioni in crescita dell’1,5%, con 13.468 nuovi iscritti, borse di studio e agevolazioni che rendono l’Università Cattolicasempre più accessibile. Ma ci sono due “scogli” ancora da superare: le aule in Largo Gemelli e nelle sedi distaccate ormai non bastano più e ci sono ancora “freni” nella corsa verso l’eccellenza, «limitazioni e discriminazioni che traggono origine dalla sclerotica distinzione fra soggetti qualificati come “pubblici” e ”privati». Lo dice con forza il rettore Franco Anelli, in occasione dell’apertura dell’anno accademico. Una cerimonia dedicata all’Europa, tema sviluppato anche dal presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, e dall’arcivescovo di Milano Mario Delpini, che ha invitato i docenti e gli studenti a «curarsi dell’anima dell’Europa, un’anima ferita».
Si ripercorrono le sfide dell’ateneo nei discorsi inaugurali, si denuncia la «dicotomia inattuale» fra pubblico e privato con una discriminazione di fondo, non tanto nei fondi di partenza quanto nei premi al merito. «Le università statali e non statali sono diverse, hanno modi di operare diversi, non è questo il tempo per andare a chiedere ritocchi nel finanziamento ordinario, che è stato negli anni ridotto – sottolinea Anelli -, ma vorremmo avere la possibilità di essere ammessi nelle procedure di assegnazione competitiva di risorse, che vanno a premiare il lavoro fatto. Perché le regole sono le stesse, rilasciamo gli stessi titoli di studio, svolgiamo la stessa attività di ricerca e vorremmo partecipare a questo tipo di competizioni». Dall’accesso ai fondi per il finanziamento dei dipartimenti di eccellenza al fondo per il finanziamento per le attività base di ricerca, che premia le pubblicazioni di professori associati e ricercatori. Si invoca una nuova visione: «Le università non statali siano considerate per quello che sono, innanzitutto università, senza essere discriminate per la loro natura giuridica».
Trovare un’auto online. Gli autosaloni con le migliori offerte
Scegliere un’auto usata al posto di un modello nuovo è spesso una decisione vincente. Sono infatti disponibili in commercio numerose vetture usate solo per 2-e anni, cosa che porta ad una notevole diminuzione del valore commerciale, senza che i primi segni di usura comincino a farsi notare. Le auto usate a Milano sono per altro molto gettonate, del resto negli ultimi anni il mercato delle vetture di questo tipo ha mostrato un continuo aumento, grazie proprio alle ampie possibilità di scelta e all’ottima qualità delle automobili disponibili. Per trovare la vettura giusta oggi si possono usare anche appositi siti internet, che permettono di scegliere rapidamente all’interno di enormi parchi macchine.
Auto usate in rete
Se abbiamo detto che il mercato delle auto usate è molto ricco di proposte, è anche vero però che non tutti coloro che offrono questo tipo di prodotto dicono il vero. Il modo migliore per avere a disposizione un ampio catalogo di auto usate rimane ancora oggi quello di rivolgersi ad autosaloni specializzati in usato, che hanno a disposizione numerose vetture, ma non solo: insieme con la vettura otteniamo anche almeno un anno di garanzia da parte del venditore, che non è poca cosa.
Meglio quindi mantenersi lontani dagli annunci dei privati; anche perché spesso chi cerca di offrire la propria vettura tramite un annuncio di solito tende ad ottenere una cifra maggiore rispetto a quella che gli viene proposta in concessionaria, non ha senso che sia il cliente finale a saldare la differenza. Inoltre un privato cittadino non ci può garantire in alcun modo il mezzo che ci propone e in alcuni casi potrebbe essere difficile trovare eventuali problematiche o magagne nella vettura che si intende scegliere.
Il mercato delle auto usate in Italia
Il mercato delle auto in tutta Europa vive alterne vicende, con periodi di completa battuta d’arresto e picchi di vendite improvvisi. Ciò che contribuisce a questo andamento è sicuramente la minore disponibilità economica delle famiglie: per questo motivo quando viene attivato un particolare blocco del traffico, o i governi offrono incentivi per il cambio auto, si hanno improvvisi aumenti delle vendite. Il mercato dell’usato è invece in costante crescita, soprattutto negli ultimi anni. Le motivazioni sono molteplici, a partire dalla succitata diminuzione dei fondi disponibili a molte famiglie, già colpite da rincari e spese di vario genere. Per altro è anche vero che sempre più spesso il prodotto “auto usata” offre numerosi punti di forza non indifferenti, soprattutto per quanto riguarda i cosiddetti chilometro zero o le vetture con percorrenze brevi. Stiamo parlando di auto che hanno già avuto un precedente proprietario, ma che in realtà sono rimaste nel magazzino di una concessionaria, o all’interno del parcheggio di un’azienda. La percorrenza nulla, o quasi, consente di pagare molto meno un’auto che è praticamente nuova, disponibile per altro nella maggior parte dei modelli oggi presenti negli autosaloni.
Quartieri periferici di Milano (ma anche non molto periferici) denunciano continuamente sui Social un degrado in costante aumento. Una situazione che si dibatte tra vie impraticabili divenute oramai parte di una casba e pericolo per la sicurezza individuale.
Uno di questi quartieri, fiore all’occhiello della Milano 1960, progettato e realizzato negli anni da illustri architetti e presentato come progetto alla Triennale Ottava della città da Piero Bottoni, è il QT8.
quartiere QT8 – MILANO
Il quartiere sorge tra Via Renato Serra, subito dopo il Parco Alfa Romeo ( accanto al centro commerciale Portello) e Piazza Stuparich e si estende fino al Monte Stella, è composto da condomini di dieci piani, da case a stella di otto piani, da villette bifamiliari, da servizi che erano il centro vitale del quartiere come il Mercato Comunale di Via Isernia (da anni ormai in disuso e sede esso stesso di occupazioni abusive), da tutti gli ordini di scuola dalla materna alle superiori.
Nel corso degli anni tutti i negozi hanno avuto una flessione e molti sono stati chiusi, appunto come scrivevo prima, a partire dal Mercato Comunale, il Monte Stella, dopo essere divenuto uno splendido parco urbano, è ora in degrado nonostante la presenza su uno dei suoi gradoni, del prestigioso Giardino dei Giusti.
Lo sport nel quartiere è l’unica attività ancora presente con alcune strutture: il Campo Sportivo 25 Aprile, svariati campi da tennis e una struttura con annesso ristorante per la pratica del BadMinton (una sorta di volano).
La Chiesa circolare, realizzata sempre su progetto di Bottoni, una volta centro vivo di una comuità in crescita, è oggi meno frequentata, l’edicola che sorgeva difronte è stata chiusa, esiste una fermata della MM Rossa che è indubbiamente una risorsa e che si affianca al Bus 68.
Il cambio generazionale ha portato nuove famiglie in quartiere, ma se la presenza del verde una volta era un incentivo alla libertà di gioco dei bambini, ora la frequentazione del quartiere da parte di vere e proprie bande di minorenni, prostitute e spacciatori, rende praticamente impraticabili le aree verdi accanto alle scuole, davanti alla chiesa e in generale, in tutto il quartiere.
Le domande che sorgono spontanee nel cuore di chi questo quartiere lo ha visto nascere e poi morire, sono queste:
per quale motivo, un gioiello arcitettonico citato sui manuali di architettura di tutto il mondo, è stato lasciato sprofondare nel degrado?
Per quale motivo si è permesso che vi fiorisse la prostituzione, la mala frequentazione del Monte Stella, la pratica degli scippi sulle persone anziane spesso malmenate e finite in ospedale?
E ancora, per quale motivo si è permessa la trasformazione graduale ma progressiva del quartiere in un dormitorio, adibito di giorno solo al parcheggio delle auto di chi usufruiva poi del metrò?
per quale motivo il Palatrussardi è stato adibito a dormitorio degli immigrati nonostante le proteste degli abitanti sia del QT8 che del Gallaratese?
Il degrado del QT8 deriva da tutte queste inadempienze perpetrate dalle amministrazioni di sinistra e di centro destra nel corso degli anni, incuranti gli uni e gli altri, dei bisogni della popolazione che aveva scelto di vivere in quel luogo e che aveva incessantemente segnalato degrado e pericoli per la propria sicurezza.
Chi risarcirà ora chi ha investito i suoi denari nell’acquisto di una casa nel quartiere e si trova ora un’appartamento che vale la metà del suo valore? Chi risarcirà gli anziani che sono stati scippati e malmenati dai delinquenti che girano indisturbati? Chi risarcirà quelle famiglie che scegliendo il QT8 come luogo per costruirsi un futuro, si trovano ora a vivere in una zona degradata?
Le risposte le conosciamo, le conoscete tutti: nessuno!
Se fossimo negli USA schiere di avvocati si sarebbero già fatti parte attiva contro il Comune di Milano e sappiamo benissimo che una giustizia più giusta di quella che abbiamo noi, avrebbe condannato il Comune a risarcire un danno materiale e morale.
Intendiamoci, questo vale per ogni quartiere di Milano, per ogni citta italiana, per ogni paese di questa nostra Patria martoriata. La nazione messa in ginocchio da una politica dissennata sull’immigrazione, da ruberie e da ladrocinii ai danni dei cittadini, perpetrati da una classe politia senza scrupoli chiede ora un risarcimento morale, chiede giustizia e giustizia dovrà avere.
Che il nuovo governo si impegni su questo e restituisca agli italiani la loro dignità.