Rho, dal 7 al 12 novembre 80esima edizione dell’Eicma: bici, moto e una pista di prova

L’Ebike ancora protagonista, ma anche tante novità: 1.750 metri quadrati di esposizione per tutte le età e gli stili

Rho – Conto alla rovescia per l’80esima edizione di Eicma, l’Esposizione internazionale delle due ruote, che si svolgerà nei padiglioni di Fiera Milano a Rho, dal 7 al 12 novembre. I numeri dell’edizione 2023 sono tornati ai livelli parametri pre-pandemici: 1700 i marchi presenti gli otto padiglioni, due padiglioni in più rispetto al 2022. Anche quest’anno la protagonista dell’edizione 2023 sarà l’eBike, in un’area di oltre 1500 metri quadri sarà allestita una pista prove di circa 250 metri aperta ai visitatori per provare in prima persona le ultime novità dell’universo delle bici a pedalata assistita.

Salite, salti, gradini e passaggi tecnici su gomme e tubi. Ma anche un semplice percorso pianeggiante adatto a tutti. Oltre alle novità che riguardano questo segmento del settore ciclo, i visitatori avranno la possibilità di scoprirne in prima persona le potenzialità e le prerogative di quello che negli ultimi anni si è appunto affermato come un vero e proprio fenomeno di mercato. In Italia, per esempio, il gradimento della pedalata assistita è andato crescendo nel corso delle ultime stagioni: il 2022 ha registrato quasi 340.000 pezzi venduti (+14% rispetto all’anno precedente), ma ad impressionare è la tendenza di crescita dal 2019 al 2022, +72%.

L’Area eBike sorgerà all’esterno del padiglione 18 come estensione dell’aera Yum (Your Urban Mobility), una delle novità espositive dell’Edizione 2023, all’interno della quale l’industria delle due ruote a pedale e quella a motore porterà in scena le novità: sarà possibile vedere gli stand di imprese, istituzioni, talk e incontri divulgativi e, soprattutto, le startup del settore, a cui Eicma offre una vetrina internazionale grazie al sostegno dell’Ice, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane.

L’accesso all’area di test sarà riservato ai soli maggiorenni. La pista sarà percorribile senza dover obbligatoriamente affrontare gli ostacoli, questa caratteristica rende la pista adatta a tutti e aperta all’utilizzo di qualsiasi tipologia di bicicletta elettrica. Tra i marchi che metteranno a disposizione dei visitatori le loro eBike spiccano Bergamont,  Thok, CBT Italia, Ducati, World Dimension, Yamaha,  MotorParts  e Cicli Lombardo.

Una delle grandi novità di quest’anno è l’Eicma Esports Arena, che ospiterà competizioni motociclistiche online e tante altre iniziative, come i titoli Europei Supercross, le gare ad inseguimento con le maxienduro bicilindriche, i contest di freestyle motocross e quelli di trial acrobatico, l’intrattenimento di Radio Deejay e la presenza di Vip e dei migliori piloti. Ci saranno anche le gare di Quad e quelle italiane e mondiali di E-Bike, l’esclusivo spettacolo Buggy Back Flip, le attività di avviamento alla moto per i più giovani della Federazione Motociclistica Italiana, gli eventi speciali dei top brand, la musica dal vivo e tanto altro.

Ci sarà un vero e proprio campionato online di motocross, l’Eicma Esports Mx, aperto ai giocatori di tutta Europa e Stati Uniti. Nei padiglioni dell’esposizione sabato 11 novembre si giocheranno. Sul sito ufficiale eicma.it sono disponibili tutte le informazioni sulla manifestazione e i biglietti d’ingresso.

Da oltre un mese la scuola elementare del QT8 è inagibile, le istituzioni tacciono.

IL VIDEO

La scuola Marten L. King, edifico storico del QT8 e della città di Milano perchè facente parte del progetto Bottoni, è inagibile da un mese per il crollo di parte del tetto e allagamento di alcune aule.

La scuola  è stata chiusa un lunedì mattina dopo che un pezzo di controsoffitto è crollato e si sono verificati degli allagamenti. Il giorno dopo un camion era pronto per trasferire i banchi in una sede provvisoria, in via Dolci, ma i genitori hanno deciso di bloccare l’accesso all’istituto. 

Naturalmente il disagio dei bambini e dei genitori è massino, gli alunni della scuola sono stati trasferiti alla elementare di via Dolci, facente parte dello stesso circolo didattico, ma assolutamente scomoda da raggiungere.

Le famiglie da tempo lamentavano una situazione critica nell’edificio vecchio e malandato, ciononostante alla scuola era stata data l’agibilità a Luglio ma a distanza di pochi mesi questa agibilità era svanita.

Ci si chiede chi risponda di queste verifiche e chi “risarcisca” i bambini spostati in un plesso distante, non raggiungibile facilmente con i mezzi, senza alcun parcheggio disponibile e i genitori, costretti a fare i salti mortali per accompagnarli e riprenderli.

Ora tutti sorvolano davanti a una soluzione sostenibile e alternativa, genitori e bimbi si trovano a dover fare scelte non previste ma quasi obbligate come una scuola privata, visto che le altre scuole pubbliche più vicine hanno fatto muro.

Se Sindaco, Vicesindaco e uffici di riferimento continueranno ad ignorare il problema i genitori faranno appello al Ministro della Pubblica Istruzione, ricordando che la pubblica istruzione deve essere garantita al meglio e che i bimbi non hanno colpa dell’incuria delle istituzioni.

Manuela Valletti

L’essenza di una donna: la magia dei profumi

L’essenza che una donna sceglie di indossare può dire molto su di lei. Il profumo, più di ogni altro accessorio, ha il potere di raccontare una storia, evocare ricordi e rappresentare un’estensione della personalità. Ogni fragranza racchiude in sé un universo fatto di note, accenti e sfumature che, combinati tra loro, creano esperienze olfattive uniche.

Storia e significato dei profumi

Da secoli, l’umanità ha usato i profumi come strumento di espressione. Le antiche civiltà, dall’Egitto ai Romani, utilizzavano oli profumati non solo per ragioni estetiche, ma anche per scopi religiosi e terapeutici. Con il passare del tempo, l’arte della profumeria si è evoluta, dando vita a creazioni sempre più raffinate e complesse.

 

Il profumo non è solo una questione di bellezza, ma anche di comunicazione. Indossare una fragranza può trasmettere emozioni, stati d’animo e, in alcuni casi, intenzioni. È una dichiarazione silenziosa ma potente di chi siamo e di come vogliamo essere percepiti.

 

Profumo Chloé: l’eleganza raffinata

Nel vasto panorama delle fragranze femminili, il profumo Chloé si distingue per la sua eleganza discreta e sofisticata. Lanciato per la prima volta negli anni ’70, questo profumo ha ridefinito la femminilità con le sue note leggere e floreali. La rosa, ingrediente chiave, viene interpretata in modo moderno e arioso, risultando fresca e vivace, ma al tempo stesso profondamente femminile.

L’avventura olfattiva di Nomade Chloé Eau de Parfum

Esplorare il mondo attraverso il senso dell’olfatto è un’avventura che poche fragranze possono offrire come Nomade Chloé Eau de Parfum. Questa creazione è un omaggio alla libertà e all’avventura, raccontando storie di viaggi e scoperte. Le sue note di testa agrumate si fondono con il cuore floreale, per concludersi in un fondo avvolgente di muschio e legno. È una fragranza per le donne audaci, che non hanno paura di seguire la propria bussola interiore.

 

La scelta del profumo giusto

Scegliere un profumo non è un compito semplice. La fragranza ideale dovrebbe riflettere la personalità di chi la indossa, adattarsi alle diverse occasioni e persistere nel tempo. È importante testare diverse fragranze sulla propria pelle, poiché ogni profumo può variare a seconda della chimica corporea. La stagione, l’umore e anche l’abbigliamento possono influenzare la percezione di un profumo.

 

La conservazione delle fragranze

Una volta scelta la fragranza perfetta, è essenziale conservarla correttamente per preservarne la freschezza e l’intensità. È consigliabile conservare i profumi in un luogo fresco e lontano dalla luce diretta del sole. Anche l’ossigeno può alterare la qualità del profumo, quindi è importante chiudere sempre bene il flacone dopo l’uso.

 

Il viaggio nel mondo dei profumi è un’avventura senza fine. Dalla storia alle ultime creazioni, ogni fragranza ha qualcosa di unico da offrire. Che sia una dichiarazione di stile, un ricordo o un’estensione della personalità, il profumo rimane uno degli accessori più potenti e affascinanti a disposizione della donna moderna. E mentre le tendenze possono cambiare, la magia e il potere evocativo del profumo rimarranno immutati.

La Chiesa descritta da Ratzinger in una simbologia bellissima

Benedetto XVI

La luna risplende, ma la sua luce non è sua, bensì di un altro. È tenebre e nello stesso tempo luce; pur essendo di per sé buia, dona splendore in virtù di un altro di cui riflette la luce.
Proprio per questo essa simboleggia la chiesa, la quale pure risplende, anche se di per sé è buia; non è luminosa in virtù della propria luce, ma del vero sole, Gesù Cristo, cosicché, pur essendo soltanto terra (anche la luna non è che un’altra terra), è ugualmente in grado di illuminare la notte della nostra lontananza da Dio – «la luna narra il mistero di Cristo»….
La sonda lunare e l’astronauta scoprono la luna soltanto come landa rocciosa e desertica, come montagne e come sabbia, non come luce. E in effetti essa è in se stessa soltanto deserto, sabbia e rocce. E tuttavia, per merito di altri ed in funzione di altri ancora, essa è pure luce e tale rimane anche nell’epoca dei voli spaziali.
È dunque ciò, che in se stessa non è. Pur appartenendo ad altri, questa realtà è anche sua. Esiste una verità fisica e una simbolico-poetica, una non elimina l’altra.
Ciò non è forse un’immagine esatta della Chiesa? Chi la esplora e la scava con la sonda spaziale scopre soltanto deserto, sabbia e terra, le debolezze dell’uomo, la polvere, i deserti e le altezze della storia. Tutto ciò è suo, ma non rappresenta ancora la sua realtà specifica.
Il fatto decisivo è che essa, pur essendo soltanto sabbia e sassi, è anche luce in forza di un altro, del Signore: ciò che non è suo, è veramente suo e la qualifica più di qualsiasi altra cosa, anzi la sua caratteristica è proprio quella di non valere per se stessa, ma solo per ciò che in essa non è suo, di esistere in qualcosa che le è al di fuori, di avere una luce, che pur non essendo sua, costituisce tutta la sua essenza….
Nella traduzione del Suscipiat si dice: «Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio…per il bene nostro e di tutta la sua santa chiesa». Io ero sempre tentato di dire «e di tutta la nostra santa chiesa».
Ricompare qui tutto il nostro problema e il cambiamento operato in questo ultimo periodo. Al posto della sua chiesa è subentrata la nostra, e con essa le molte chiese; ognuno ha la sua. Le chiese sono diventate imprese nostre, di cui ci vantiamo oppure ci vergogniamo, piccole e innumerevoli proprietà private disposte una accanto all’altra, chiese soltanto nostre, nostra opera e proprietà, che noi conserviamo o trasformiamo a piacimento.
Dietro alla «nostra chiesa» o anche alla «vostra chiesa» è scomparsa la «sua chiesa».
Ma è proprio e soltanto questa che interessa; se essa non esiste più, anche la ‘nostra’ deve abdicare. Se fosse soltanto la nostra, la chiesa sarebbe un superfluo gioco da bambini.

(Joseph Ratzinger – da “Perché sono ancora nella Chiesa”)

NdR: Noi tutti conosciamo i limiti e a volte gli orrori della Chiesa legati alla “gestione umana”, ma Benedetto XVI ci regala la speranza che molti di noi hanno perduto. Guardiamo oltre, guardiamo a Gesù Cristo e la vedremo risplendere di luce riflessa …. Come la Luna.

Manuela Valletti

Grazie Papa Benedetto!

Disdetta immediata affitto, in quali casi non serve il preavviso?


Ilena D’Errico

Il contratto d’affitto prevede modalità e tempistiche piuttosto rigide per quanto riguarda il recesso anticipato, con regole che variano a seconda della parte che intende dar disdetta. L’inquilino, considerato la parte debole del contratto, gode infatti di una tutela maggiore del proprietario di casa, che essendo il contraente forte deve muoversi entro binari più rigidi.

In ogni caso entrambi devono rispettare quanto stabilito dal contratto, soprattutto per quanto riguarda la durata della locazione. Naturalmente si vuole così evitare che l’inquilino possa rimanere senza casa da un momento all’altro o che il proprietario di casa rimanga senza la rendita. Per questa ragione, il recesso è consentito soltanto in alcuni casi e comunque sottoposto a un certo periodo di preavviso.

Ma come ci si comporta quando ci sono degli imprevisti o delle urgenze? Per esempio, un improvviso trasferimento di lavoro per l’inquilino o la necessità di utilizzare diversamente l’immobile per il proprietario. Vediamo cosa prevede la legge sulla disdetta immediata dell’affitto.

Disdetta immediata dell’affitto senza preavviso

Il recesso anticipato dal contratto di affitto è già un’eccezione alla regola, riservata a determinati casi particolari e comunque sottoposta alla regola del preavviso per limitare le conseguenze sulle parti. Di conseguenza, anche nei casi più urgenti è sempre obbligatorio il preavviso e l’inadempimento non è esente da conseguenze, in quanto già la possibilità di recesso è la tutela prevista.

Esiste, comunque, una sola ulteriore eccezione: la possibilità di dare la disdetta immediata per l’impossibilità oggettiva di godimento dell’immobile. Se già il recesso è regolamentato rigidamente, la disdetta immediata è ancor più limitata. In particolare, si tratta di una facoltà riservata all’inquilino, che può disdire il contratto senza preavviso quando non può utilizzare propriamente la casa in affitto per ragioni indipendenti dalla sua volontà.

Per esempio, c’è un’impossibilità oggettiva quando l’appartamento non è servito dalle utenze domestiche (ovviamente non per colpa dell’inquilino), è pericolante in modo importante o interessato da forti e continui rumori tali da impedire lo svolgimento delle normali faccende quotidiane.

In questi casi, l’inquilino può immediatamente andare via e recedere dall’affitto, smettendo contestualmente di pagare i canoni concordati. Affinché ciò sia possibile, tuttavia, è fondamentale che la casa sia in tutto e per tutto inutilizzabile e non che il suo godimento sia limitato. In quest’ultimo caso, è comunque possibile il recesso ma si dovrà rispettare il preavviso ordinario di 6 mesi.

Alternative al preavviso nella disdetta del contratto d’affitto

Al di fuori dell’ipotesi spiegata, la disdetta del contratto d’affitto deve essere anticipata da un preavviso minimo di 6 mesi e comunque essere supportata da gravi motivi indipendenti dalla volontà dell’interessato. Non è però necessario che la giusta causa derivi da una colpa dell’altra parte.

Per esempio, è possibile il recesso dalla casa in affitto a causa del vicino rumoroso e così via. Si deve comunque trattare di motivazioni tali da inficiare il godimento del bene, mentre per il proprietario di casa il recesso dipende sostanzialmente dagli inadempienti dall’inquilino (per cui si parla di risoluzione anticipata) e da alcune necessità prioritarie individuate dalla legge e valide in prossimità della scadenza. Per entrambe le parti deve però trattarsi di questioni sopraggiunte al contratto.

L’obbligo di preavviso grava comunque su entrambe le parti, a meno che di comune accordo prevedano altre soluzioni. Per esempio, molti sopperiscono all’obbligo di preavviso con la presentazione di un nuovo inquilino per lo stesso immobile, così da evitare i disagi del locatore. Più raramente, i locatori concedono la disdetta senza preavviso non pretendendo più i pagamenti in via di cortesia, ma non sono assolutamente obbligati a farlo né tanto meno a trovare un accordo.

D’altra parte, per la natura stessa dell’obbligo di preavviso la legge richiede che in quel periodo sia comunque pagato regolarmente il canone d’affitto e non che l’inquilino rimanga nell’immobile. Pertanto, è possibile lasciare l’appartamento dando il preavviso e continuando a pagare l’affitto.

Non bisogna dimenticare, infatti, che il conduttore può ottenere il pagamento dei canoni durante il periodo di preavviso in via giudiziale, eventualmente insieme a un risarcimento. Nei casi di recesso per problemi dell’immobile, ad esempio infiltrazioni dell’acqua o malfunzionamenti degli impianti, insufficienti alla disdetta immediata anche l’inquilino potrebbe aver diritto a un risarcimento per eventuali danni alla salute o comunque al bene in locazione. Ecco perché spesso le parti trovano accordi stragiudiziali, anche se non sono tenute a farlo.

Alternative al preavviso nella disdetta del contratto d’affitto

Al di fuori dell’ipotesi spiegata, la disdetta del contratto d’affitto deve essere anticipata da un preavviso minimo di 6 mesi e comunque essere supportata da gravi motivi indipendenti dalla volontà dell’interessato. Non è però necessario che la giusta causa derivi da una colpa dell’altra parte.

Per esempio, è possibile il recesso dalla casa in affitto a causa del vicino rumoroso e così via. Si deve comunque trattare di motivazioni tali da inficiare il godimento del bene, mentre per il proprietario di casa il recesso dipende sostanzialmente dagli inadempienti dall’inquilino (per cui si parla di risoluzione anticipata) e da alcune necessità prioritarie individuate dalla legge e valide in prossimità della scadenza. Per entrambe le parti deve però trattarsi di questioni sopraggiunte al contratto.

L’obbligo di preavviso grava comunque su entrambe le parti, a meno che di comune accordo prevedano altre soluzioni. Per esempio, molti sopperiscono all’obbligo di preavviso con la presentazione di un nuovo inquilino per lo stesso immobile, così da evitare i disagi del locatore. Più raramente, i locatori concedono la disdetta senza preavviso non pretendendo più i pagamenti in via di cortesia, ma non sono assolutamente obbligati a

farlo né tanto meno a trovare un accordo.

D’altra parte, per la natura stessa dell’obbligo di preavviso la legge richiede che in quel periodo sia comunque pagato regolarmente il canone d’affitto e non che l’inquilino rimanga nell’immobile. Pertanto, è possibile lasciare l’appartamento dando il preavviso e continuando a pagare l’affitto.

Non bisogna dimenticare, infatti, che il conduttore può ottenere il pagamento dei canoni durante il periodo di preavviso in via giudiziale, eventualmente insieme a un risarcimento. Nei casi di recesso per problemi dell’immobile, ad esempio infiltrazioni dell’acqua o malfunzionamenti degli impianti, insufficienti alla disdetta immediata anche l’inquilino potrebbe aver diritto a un risarcimento per eventuali danni alla salute o comunque al bene in locazione. Ecco perché spesso le parti trovano accordi stragiudiziali, anche se non sono tenute a farlo.

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FONTE

La destra spopola sul web ma non ha potere

di Marcello Veneziani

Ha ragione Aldo Cazzullo a dire, sul Corriere della sera di ieri, che l’egemonia culturale della destra in rete è assoluta. Anzi nei social l’egemonia culturale, lui dice, è addirittura di “estrema destra”. Sui temi storici, e non solo, sui temi civili, nel linguaggio usato prevale nettamente quell’impronta, che lui stesso definisce “senso comune”. Sono d’accordo, a patto però di aggiungere un paio di cose.
La prima è che l’espressione “egemonia culturale” è impropria, perché quell’opinione diffusa non ha alcun potere, è come la voce che si sparge in piazza mentre a Palazzo si pensa, si dice e si decide in modo opposto. E’ senso comune, non ha egemonia.
La seconda, direttamente connessa alla prima, è che il potere sulla cultura, sulle idee, sulla mentalità corrente è detenuto da una cappa che si oppone al senso comune, alla realtà e all’esperienza storica. Non volete chiamarla egemonia culturale di sinistra, preferite chiamarla “mondo di sopra” rispetto al “mondo di sotto” del sentire comune? Va bene. Volete aggiungere che di sinistra in senso ideologico e classico c’è poco, trattandosi di un intreccio più complesso di interessi, caste, mafie, influencer, agenti e funzionari di potere che decidono orientamenti e direzioni culturali? Va bene, anzi è più preciso così, ma quel predominio esiste. E lo dimostra proprio la divergenza netta e il tono polemico, a volte esagerato, che assume in rete l’opinione avversa, che non si trova riconosciuta. Anzi, la vittoria di Giorgia Meloni alle elezioni politiche è anche il frutto di quella “ribellione delle masse”, in rete, nei social e nella vita quotidiana, a quel potere assoluto. In che consiste l’egemonia sulla cultura da parte di quella “cappa”?
Consiste nell’orientamento generale impresso ai mass media, alle istituzioni e nelle grandi agenzie pubbliche sui temi sensibili, storici e civili. Consiste nel prevalere di una narrazione con i suoi ingredienti d’obbligo (in tema di storia, società, migranti, sessi e omosessi, emergenze varie) a tutti i livelli: dal cinema al teatro, dalla tv alla pubblicità, dalle accademie ai grandi giornali, dalle istituzioni ai ruoli di potere. Consiste nell’intoccabilità degli assetti preesistenti perché ciò che fu deciso, per esempio, dal Ministro Franceschini fu deciso dal Fato, da Dio, dalla Scienza Infusa; non può essere toccato. Quel che decidono invece i governi e le amministrazioni di destra è sempre arbitrario, deplorevole, illegittimo, schifoso. Guai a chi tocca il direttore del Museo egizio, guai a chi non caccia il direttore del Museo fiorentino, perché nel frattempo si è schierato con la destra. Guai a chi vuol rimuovere il monopolio dell’Anpi nelle scuole, ben sapendo che l’Anpi non è più nemmeno l’associazione che raccoglie i partigiani, nel frattempo deceduti, ma una setta ideologica che esercita con intolleranza il servizio d’ordine nella storia; rispetto a cui anche la storia del fascismo scritta da Renzo De Felice è indegna di entrare nelle scuole.
L’egemonia sulla cultura consiste nelle campagne a cadenza quotidiana contro chi non è allineato (ieri Vannacci, oggi Foa, e domani chissà) con la richiesta seguente di cacciarlo e il relativo effetto intimidatorio esercitato sugli stessi governanti della destra che corrono a schierarsi sotto l’ombrello protettivo della Cappa e a prendere le distanze dal mostro in oggetto. E mille altri sono i tabù, i casi, le denunce, le soffiate che confermano questa dominazione.
Perché il tema culturale è diventato così importante, si sono resi conto che è decisivo, centrale? No, signori, non sopravvalutate gli attori. Il fatto è che la politica non può decidere quasi nulla, è bacchettata da misure, tassi, spread e altre misure, deve accucciarsi e allinearsi a livello internazionale, militare, economico, strategico, altrimenti va a casa, e in fretta. Allora l’unico ambito in cui può dare l’impressione che qualcosa stia cambiando e che loro sono rimasti coerenti e “fedeli” ai valori e ai voleri della gente, è agitare un tema pseudo-ideologico, spostare una casella, intitolare una via, cambiare un profilo, riusare uno slogan. Così la cultura diventa un risarcimento simbolico per sceneggiare le differenze e per non dare l’idea che il paesaggio sia omogeneo e i soggetti intercambiabili.
Ora, posso dar ragione a Cazzullo che ritiene questo ribollire social spesso scomposto e sgangherato, a volte alimentato da dicerie infondate o non rigorosamente verificate. E posso perfino capire che il governo per sopravvivere, per non fare muro contro muro, tenti mediazioni, frenate e rinvii. Non ha strategie lungimiranti, non ha classi dirigenti, così procede a zig zag. E’ comprensibile, poteri cristallizzati da decenni non si cambiano in pochi mesi con pochi ranghi e poche idee.
Ma la sostanza del discorso resta: quando la scena pubblica è dominata da quel senso unico, quando non si riconosce spazio e legittimità a chi esprime, anche ragionando e fondandosi su fonti serie, opinioni diverse da quelle del mainstream, allora è naturale, è fisiologico, che poi esploda in rete, nei social, ossia negli unici spazi non (ancora del tutto) controllati, quella divergenza con quei toni aspri. E che così compressa, così abbandonata alla prateria del web, poi cresca selvatica.
L’unico modo per evitare quella contrapposizione così netta tra senso comune e mainstream calato dall’alto, è riconoscere un fondamento al sentire comune, riconoscere cittadinanza alle idee diverse, purché siano degnamente argomentate. Ma degnamente non vuol dire che debbono coincidere con le opinioni dominanti, ma che restino comunque differenti e divergenti ma in modo serio.
Un diverso ascolto, una diversa apertura verso chi ha opinioni contrarie gioverebbe non solo alla società, svelenirebbe il clima ma riuscirebbe anche a sgonfiare il potenziale di rabbia che poi monta davanti al disprezzo altrui e alla richiesta permanente di censura verso chi dissente. Lo dicevo già anni fa: se volete smontare le post-verità mettete da parte le pre-falsità, ovvero i pregiudizi falsi prefabbricati a senso unico che spacciate sui temi storici, civili, culturali e sociali. Ogni critica preveda anche un’autocritica. Vale per tutti.

Da La Verità

Natacha Jaitt: il caso della prostituta argentina morta che accusava Bergoglio di pedofilia

Da http://www.lacrunadellago.net

Cesare Sacchetti

Questa storia è probabilmente ignorata da larga parte del pubblico italiano. Sicuramente non è mai stata riportata dai media mainstream italiani né tantomeno da quelli europei perché contiene delle verità così sconvolgenti e atroci da disturbare coloro che siedono nei luoghi dove viene detenuto il potere politico e finanziario.

È la storia di Natacha Jaitt. Natacha era una prostituta argentina che negli anni scorsi aveva guadagnato una certa notorietà nei media alternativi del suo Paese per le clamorose rivelazioni da lei fatte.

Natacha Jaitt aveva denunciato un traffico di esseri umani che vedeva coinvolti diversi politici argentini e di altri Paesi. Un traffico la cui rete toccava diversi membri di squadre di calcio argentine accusate dalla donna di approfittare dei bambini che venivano dalle zone più povere dell’Argentina e che cadevano vittime degli orchi.

Orchi che però avevano e hanno protezioni nei luoghi sulla carta più impensabili. La donna aveva denunciato in particolar modo un personaggio il cui nome probabilmente non dirà molto ai lettori italiani ma che in Argentina gode di una certa notorietà.

Si tratta di Gustavo Vera. Se si scrive il suo nome su qualsiasi motore di ricerca si troveranno diverse sue foto assieme a Jorge Mario Bergoglio.

Bergoglio e Vera

Gustavo Vera è un politico amico stretto del pontefice già negli anni nei quali il papa era ancora arcivescovo di Buenos Aires.

Una nomina che Bergoglio ha ricevuto non senza qualche controversia perché come ha rivelato nel suo libro “Il Papa dittatore” lo scrittore Marcantonio Colonna, lo pseudonimo adottato dallo storico di origini francesi Henry Sire, erano in diversi nella Chiesa ad avere perplessità sul fatto che Bergoglio potesse ricoprire quella posizione.

Persino nei Gesuiti c’erano non poche resistenze da parte dei vertici come l’olandese Peter Hans Kolvenbach che negli anni 90 era il Superiore Generale della Compagnia di Gesù.

Kolvenbach giudicava inadeguato Bergoglio per quella posizione soprattutto per la sua spregiudicatezza e le sue capacità manipolatorie che rendevano l’allora vescovo più portato per gli intrighi politici che per l’evangelizzazione delle anime.

A Roma però ci sono forze oscure che proteggeranno Bergoglio per tutto il corso della sua carriera fino ad aprirgli la porta del soglio sul quale hanno seduto i vicari di Cristo nel corso degli ultimi duemila anni.

Forze oscure che governano il Vaticano dalla morte di Pio XII quando il suo successore, Giovanni XXIII, al secolo Angelo Roncalli, pontefice considerato appartenente alla massoneria francese, decise di inaugurare un Concilio che cambia completamente la dottrina sulla quale è stata fondata la Chiesa Cattolica.

La Chiesa post-conciliare è una Chiesa modernista e liberale che ha fatto suo lo spirito ateo e laicista di quel mondo moderno che invece avrebbe dovuto combattere e arrestare.

Quando Bergoglio inizia a salire i gradini della gerarchia della Chiesa, l’infezione della massoneria ha ormai invaso ovunque i palazzi vaticani.

E questa infezione ha portato diversi preti, vescovi e cardinali ad essere direttamente coinvolti nei traffici più sordidi.

Natacha Jaitt aveva denunciato come Gustavo Vera, un “filantropo” vicinissimo al pontefice, avesse un ruolo importante a sua volta in questa rete pedofila.

La donna aveva dichiarato in più di un’occasione che Vera utilizzava la sua fondazione “La Alameda” per trafficare donne e bambini invece di toglierli dalla strada come avrebbe dovuto fare.

A sostenere queste accuse è stato anche un giornalista ucraino, Artyom Reshetnyak, che vive da molti anni in Argentina e che aveva aperto un blog nel quale denunciava tutte le attività di Vera.

Reshetnyak rilasciò negli anni passati un’intervista proprio a Natacha Jaitt nella quale diceva che il politico argentino gestiva una rete pedofila che aveva diramazioni in diversi Paesi del mondo quali Uruguay, Cile, Brasile, Perù, Colombia, Stati Uniti e Italia.

Il giornalista ucraino in questa intervista fa delle rivelazioni sconvolgenti perché accusa il pontefice di aver autorizzato il finanziamento della rete di Vera che avrebbe perpetrato i suoi traffici nei Paesi citati prima anche con la complicità della nota agenzia di intelligence americana, la CIA.

Reshetnyak inoltre dichiarò in quell’occasione che il presidente della fondazione in questione è coinvolto nelle peggiori attività criminali quali sfruttamento della prostituzione e traffico di droga.

La fondazione, secondo quanto riferito dal giornalista, non sarebbe altro quindi che una copertura solo apparentemente umanitaria dietro la quale vengono perpetrati tutti questi traffici.

Nell’intervista poi Reshetnyak afferma anche che ci sono diversi testimoni che hanno accusato Vera dei suoi traffici e alcuni di questi sono stati uccisi come accaduto a Lucia Perez, una ragazza di 16 anni assassinata nel 2016.

Bergoglio non ha mai preso le distanze dal suo stretto amico e Vera ancora oggi non è stato portato in tribunale a rispondere di tali accuse.

Natacha Jaitt era pronta a denunciarlo pubblicamente in una corte di Giustizia nel 2019. Non fece però in tempo a testimoniare. La donna fu trovata morta il 23 febbraio del 2019 in una stanza dell’albergo Xanadu nella città di Benavidez.

Ancora oggi non si conoscono le cause esatte della morte anche se apparentemente risulta essere stata eseguita un’autopsia sul corpo di Natacha i cui esiti non sono stati resi noti.

Si sa soltanto che nelle sue narici è stata trovata cocaina ma i suoi famigliari hanno smentito che ne facesse uso a causa dei suoi problemi di salute.

Le telecamere dell’albergo dove è stata trovata morta la donna mostrano tre persone che si allontanano dalla stanza e che si disfano di un pacchetto dove presumibilmente c’erano gli stupefacenti trovati nel corpo della vittima.

Prima di morire in circostanze ancora tutte da chiarire, Natacha Jaitt aveva scritto un tweet nel quale affermava chiaramente che non aveva nessuna tendenza suicida e che se fosse stata trovata morta per un apparente suicidio, avrebbe voluto dire che non era stata lei a togliersi la vita

Il tweet di Natacha Jaitt nel quale dichiarava di non avere nessuna tendenza suicida

La Jaitt aveva ricevuto ripetute minacce di morte da parte probabilmente dei potenti argentini e non che stava denunciando assieme al coraggioso giornalista ucraino Artyom Reshetnyak.

Le sorti di quest’ultimo non sono ad oggi ancora note. Secondo i documentari che hanno riportato la sua storia e l’intervista che rilasciò a Natacha Jaitt risulta scomparso e non si sa nemmeno se sia effettivamente ancora in vita oppure no.

Proprio in quell’intervista Reshetnyak stesso affermò che i rappresentanti della autorità argentine quando fecero visita alla sua abitazione lo minacciarono esplicitamente di gettarlo “dentro un fosso” se non avesse smesso di parlare di Gustavo Vera e delle sue “attività”.

Vera è un uomo molto potente che gode di protezioni non solo in Argentina ma soprattutto tra le Mura Vaticane laddove il suo fraterno amico Bergoglio risultava chiamarlo almeno una volta a settimana per parlare con lui.

I precedenti di Bergoglio per coprire i pedofili nella Chiesa

Non è questa la prima volta che il pontefice viene accusato di coprire pedofili e uomini di Chiesa indegni di indossare l’abito talare.

Ai tempi della sua permanenza nell’arcidiocesi di Buenos Aires, nell’istituto Provolo per bambini sordi a Mendoza erano stati trasferiti dei sacerdoti che già a Verona, in un’altra sede dell’omonimo istituto, si erano macchiati di gravi abusi sessuali nei confronti dei bambini affetti appunto da sordità e mutismo.

Il Vaticano negli anni 80 sotto il pontificato di Giovanni Paolo II quando emersero le notizie di queste violenze decise di non procedere alla riduzione in stato laicale di questi preti ma li allontanò.

I preti accusati di abusi furono trasferiti in Argentina e continuarono a fare ciò che facevano in Italia.

Bergoglio sapeva cosa stava accadendo nell’istituto Provolo e non fece nulla per mettere fine a questa indicibile serie di nefandezze contro quei bambini per giunta affetti da gravi disabilità fisiche.

Lo stesso copione si verificò per ciò che riguarda don Julio Grassi. Don Grassi gestiva il centro “Bambini felici” per dare accoglienza e rifugio a bambini senza casa.

È in questo centro che il sacerdote argentino abusò di un bambino. Don Julio finì a processo alla fine degli anni 2000e Bergoglio in questa occasione quando era ancora arcivescovo di Buenos Aires nulla fece per prendere le distanze e condannare il prete pedofilo.

Decise invece di commissionare uno studio nel quale gettava fango e discredito sugli accusatori di don Grassi nonostante questi sia stato poi riconosciuto colpevole e condannato a 15 anni di carcere per i suoi abusi contro i bambini.

In ogni singola occasione, sia quando guidava la diocesi di Buenos Aires sia quando entrava nelle stanze di Santa Marta in Vaticano, Bergoglio non agiva mai per smascherare ed espellere quei sacerdoti che si macchiavano di così infami delitti.

Faceva del tutto per assicurare loro protezione e assistenza legale. La lobby pedofila è difatti estremamente potente e radicata in ogni parte del mondo.

Essa gode della partecipazione di uomini insospettabili che siedono ai più alti vertici delle istituzioni.

Una volta il famoso regista americano Stanley Kubrick fece una rivelazione all’attrice Nicole Kidman mentre era in lavorazione il celebre film “Eyes Wide Shut”.

Kubrick in quell’occasione disse che il segreto sul quale si fonda il potere di questa élite è il ricatto. Ognuno ricatta l’altro di esporre la sua partecipazione agli abusi pedofili qualora riveli al mondo esterno chi sono coloro che fanno parte di questa rete internazionale.

Sono molti dei nomi che sono emersi negli anni passati quando fu arrestato il pedofilo e magnate americano Jeffrey Epstein.

Sono presidenti degli Stati Uniti, banchieri, attori e politici. Sono coloro che Epstein portava nella sua isola laddove si consumavano altri abusi che poi venivano registrati da varie telecamere per tenere così in vita il meccanismo ricattatorio del quale parlava Kubrick.

E sono gli stessi personaggi di cui fa menzione un’altra vittima del traffico di esseri umani, Cathy O’Brien, nel suo celebre libro-denuncia intitolato “Trasformazioni d’America”.

Cathy O’Brien fu venduta già nei primi anni della sua infanzia a questa rete di trafficanti di esseri umani nella quale, secondo quanto rivelato dalla stessa O’Brien, ci sarebbero stati personaggi del calibro del presidente George H. Bush, padre di George W., e Pierre Trudeau, ex primo ministro canadese e padre dell’attuale PM canadese, Justin.

È questa rete che Natacha Jaitt e Artyom Reshetnyak denunciarono ed è questa rete che non viene mai menzionata dai media mainstream.

Sulla élite pedofila c’è una spessa coltre di silenzio che viene calata per proteggere i veri responsabili della pedofilia internazionale.

È sotto questa coltre che c’è quella inconfessabile verità che non viene mai raccontata al pubblico italiano e mondiale.

I predatori dei bambini si nascondono negli uffici e nei luoghi dove risiede il vero potere. Quello dei vari circoli del mondialismo e della massoneria di cui i media non raccontano mai nulla.

La fine dell’Europa

Assieme alla Russia sulla via del multipolarismo

il libro di Valery Korovin

il testo di Valery Korovin andrebbe letto tutto di un fiato per chiarezza, approfondimento filosofico-culturale e prospettive di uscita da questa finis Europae che segna il tramonto dell’Occidente. L’operazione speciale iniziata dalla Federazione Russa il 24 febbraio 2022 mostra, infatti, in modo inequivocabile le contraddizioni dell’Europa che oramai stanno implodendo, portando con sé l’incoerente bagaglio ideologico che le innervano. L’origine ed il destino dell’Occidente presuppongono, per la loro comprensione, una rocciosa filosofia della storia che si sviluppa nel rapporto, di splengheriana memoria, tra civiltà e civilizzazione. Korovin esplora le ragioni del declino dell’Europa e lancia un appello ai popoli europei: riprendersi la propria grandezza, con l’aiuto della Russia, per realizzare un mondo multipolare.

Valery Mikhailovič Korovin (in russo Валерий Миха́йлович Коровин), nato il 31 maggio 1977 a Vladivostok, è un sociologo, politologo e giornalista russo. Dirige il Centro di Geopolitica Strategica di Mosca, è Vicedirettore del Centro di Ricerca Conservativa della Facoltà di Sociologia dell’Università di Mosca, è membro del Comitato Eurasiatico e già vicepresidente del Movimento Internazionale Eurasiatista. Dirige inoltre il portale di analisti strategica “Eurasia” (“Евразия”), è membro del Club Izborsk e dal 2014 è membro della Camera sociale della Federazione Russa.

Redazione

Oggi 11 settembre…

11settembre – New York

Sono passati 22 anni da quel tragico giorno in cui veniva perpetrato in America con gli attentati alle Torri e al Pentagono un vero e proprio colpo di Stato. Gli architetti di quegli attacchi avevano una visione autoritaria del mondo.

Quegli attentati servivano a far avanzare il disegno di un totalitarismo globale che non è altro che il famigerato piano del Nuovo Ordine Mondiale.

L’11 settembre può essere considerato a tutti gli effetti il padre dell’operazione terroristica del coronavirus.

Cesare Sacchetti

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