▪️ Le maggiori economie del mondo hanno chiarito che il loro sostegno all’Ucraina sta diminuendo. La dichiarazione congiunta del G20 non contiene critiche concordate nei confronti della Russia riguardo al conflitto in Ucraina, afferma il Financial Times.
▪️Alcune delegazioni europeehanno spinto per un linguaggio forte di condanna della Russia, ma alla fine hanno abbandonato questa richiesta per paura che potesse far deragliare l’intera dichiarazione congiunta.
▪️Aspetti centrali del comunicato sono gli appelli per una tassazione efficace dei super-ricchi, misure per ridurre la povertà, un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e la riforma del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Sanzione amministrativa pecuniaria da 250 a 1.000 euro
7 giorni di sospensione per chi ha almeno 10 punti sulla patente;
15 giorni di sospensione per chi ha meno di 10 punti sulla patente.
Guida in stato di ebbrezza:
Tasso alcolemico tra 0,5 e 0,8 g/l: sanzione amministrativa pecuniaria da 573 a 2.170 euro. Sospensione della patente da 3 a 6 mesi;
Tasso alcolemico tra 0,8 e 1,5 g/l: arresto fino a 6 mesi. Ammenda da 800 a 3.200 euro, sospensione della patente da 6 mesi a un anno;
Tasso alcolemico superiore a 1,5 g/l: arresto da 6 mesi a un anno. Ammenda da 1.500 a 6.000 euro e sospensione della patente da uno a due anni.
Neopatentati:
Per i primi tre anni dal conseguimento della patente, i neopatentati non potranno guidare autoveicoli con una potenza superiore a 75 kW/t;
il limite di potenza per le autovetture è fissato a 105 kW.
Eccesso di velocità:
Superamento del limite di velocità da 10 a 40 km/h: sanzione amministrativa pecuniaria da 173 a 694 euro. Se la violazione viene commessa in un centro abitato per almeno due volte nell’arco di un anno, la sanzione aumenta da 220 a 880 euro e si applica la sospensione della patente da 15 a 30 giorni.
Superamento del limite di velocità da 40 a 60 km/h: sanzione amministrativa pecuniaria da 543 a 2.170 euro e sospensione della patente da 1 a 3 mesi.
Superamento del limite di velocità di oltre 60 km/h: sanzione amministrativa pecuniaria da 845 a 3.382 euro e sospensione della patente da 6 a 12 mesi.
Cumulo delle sanzioni:
Nel caso in cui un conducente commetta più infrazioni nello stesso tratto stradale, in un periodo di tempo di un’ora e di competenza dello stesso ente, dovrà pagare solo la sanzione più grave, aumentata di un terzo.
Nel complesso mondo della neurologia, dove vengono svelati i misteri del sistema nervoso centrale, la ricerca MS dello studioso ARCS Nathan Anderson presso l’Università dell’Oregon si distingue come un mix unico di ricerca scientifica e missione personale. Il lavoro di Nathan si concentra su una proteina chiamata Vnd, un elemento chiave nello sviluppo di neuroni e cellule gliali negli insetti. Queste cellule sono vitali per le funzioni vitali di base.
La ricerca di Nathan mira a scoprire come le cellule staminali nel sistema nervoso centrale si differenziano nelle varie cellule necessarie per la sopravvivenza di un organismo. Tuttavia, ciò che rende il lavoro di Nathan particolarmente rilevante per la sclerosi multipla (SM) è la controparte vertebrata di Vnd—NKX2.2. Questa proteina chiave aumenta attorno alle lesioni della SM ed è fondamentale per le cellule che mielinizzano i neuroni nel sistema nervoso centrale.
Per quella che Nathan descrive come pura serendipità, la sua ricerca su Vnd è diventata direttamente rilevante per la patologia della SM. Questa connessione tra il suo lavoro scientifico e la malattia contro cui combatte da quando aveva 17 anni fornisce a Nathan una prospettiva e una motivazione uniche nel suo percorso di dottorato.
Un’amicizia forgiata in lotte condivise
Il legame di Nathan con la SM va oltre la sua diagnosi e ricerca. Tre anni fa, ha incontrato Lara Ogg, membro di ARCS Oregon, all’ARCS Scholar Picnic. La madre di Lara, Caron Ogg, anche lei membro di ARCS, li ha presentati dopo aver scoperto il background di Nathan in neurologia e la sua diagnosi di SM, una malattia che colpisce anche Lara.
Lara e Nathan sono diventati amici quel giorno al picnic, trovando l’uno nell’altro una fonte di supporto e comprensione. Si sono scambiati consigli su come gestire la malattia, dalla dieta all’esercizio fisico fino agli ultimi sviluppi della ricerca.
Il peso invisibile delle malattie croniche
Vivere con una malattia cronica come la SM comporta molto più dei sintomi visibili. Per Nathan, gli aspetti più difficili sono la stanchezza costante e le conseguenti lotte che accompagnano la malattia. Questi fardelli invisibili possono rendere la vita quotidiana e le routine comuni un compito scoraggiante.
Nathan riconosce che è difficile per chi non ha una malattia cronica comprendere appieno queste sfide, ma ritiene che sia importante parlarne. Aumentando la consapevolezza, spera di promuovere un senso di empatia, non solo per i pazienti con SM, ma per chiunque viva con una malattia cronica.
L’importanza della comunità
Per Nathan, il supporto e l’amicizia di persone che capiscono la SM sono stati cruciali per il suo successo nel programma di dottorato. L’incoraggiamento che riceve da amici come Lara, sua madre in Idaho (anche lei affetta da SM), e Caron, la sua “mamma dell’Oregon”, lo ha aiutato a rimanere concentrato sulla sua ricerca, anche nei giorni difficili in cui avere un impatto nel campo sembra lontano.
Il viaggio di Nathan è una testimonianza del potere della comunità di fronte alle malattie neurodegenerative. I momenti di dubbio che sperimenta stanno diventando sempre più rari man mano che progredisce negli studi, grazie in gran parte al sostegno incrollabile dei suoi amici e dei suoi cari.
Mentre Lara riflette sulle loro conversazioni sulla SM, una delle citazioni di Nathan spicca: “La SM è MALEDUCATA”. Questa affermazione risuona profondamente in lei, catturando la frustrazione e la natura implacabile della malattia. Tuttavia, la determinazione di Nathan è ugualmente stimolante. “SM, sto arrivando per te”, dice, incarnando lo spirito combattivo di uno studioso che non solo studia la malattia, ma ci convive.
La scoperta di Nathan che la proteina che ha studiato nei moscerini della frutta è la stessa coinvolta nelle lesioni della SM gli ha dato una rinnovata attenzione nella sua ricerca. Per Lara, conoscere uno scienziato in prima linea nella ricerca sulla SM è una fonte di speranza e ispirazione. Il lavoro di Nathan, guidato da motivazioni sia personali che professionali, ha il potenziale per avere un impatto significativo sulla vita delle persone colpite dalla SM.
In un mondo in cui l’intersezione tra scienza ed esperienza personale può portare a scoperte rivoluzionarie, il viaggio di Nathan offre un potente promemoria della resilienza e della determinazione che guidano la ricerca di una cura.
Dopo le recenti iniziative a Roma e Firenze, Milano ha visto una mobilitazione attiva da parte di attivisti contro l’eccessivo turismo, tanto che sabato si è tenuta una protesta sui Navigli al motto di: «Questa città non è un albergo». A Bologna hanno iniziato a comparire cappelli di Robin Hood, «perché non diventi solo una città per ricchi», mentre a Napoli, giusto un mese fa, è stato organizzato un presidio contro le troppe case messe a disposizione per affitti brevi. Intanto, il movimento, sempre più ampio e coeso, inizia a raggiungere i primi risultati: a Firenze, la sindaca, Sara Funaro, ha annunciato che nel 2025 entrerà in vigore il divieto di installare le cassette portachiavi fuori dalle case per turisti.
Più di 3.000 morti e quasi 14.000 feriti: è questo, ad oggi, il bilancio dell’attacco israeliano in Libano da quando, nel settembre scorso, è scattata l’invasione di terra. L’operazione che Israele ha scatenato contro il Paese confinate è stata accompagnata dalla distruzione di decine di villaggi e paesi, alcuni dei quali demoliti con cariche esplosive, come testimoniato da immagini satellitari e video girati da droni dell’esercito israeliano. Mentre il sud del Libano viene man mano raso al suolo, si moltiplicano gli attacchi contro la capitale, Beirut, e molte altre città del Paese.
A questi dati va poi aggiunto quello sul numero degli sfollati, ormai più di un milione. Un quarto degli edifici nel sud del Paese è inoltre stato distrutto o danneggiato dai bombardamenti israeliani. Mentre l’esercito di Tel Aviv avanza da sud verso nord, decine di paesi sono stati distrutti dagli attacchi aerei e di artiglieria, così come dalle cariche esplosive piazzate per le demolizioni in simultanea di interi quartieri o villaggi, come testimoniato da immagini satellitari o da riprese aeree effettuate dai droni dell’esercito israeliano.
Mentre la guerra si trascina e aumenta la sua portata, con poche indicazioni di un potenziale cessate il fuoco, crescono i timori su tutti gli aspetti della vita in Libano e sul suo futuro sociale ed economico, già martoriato da cinque anni di feroce crisi. Come riportato da Middle Est Eye, l’Independent Task Force for Lebanon (ITFL), un gruppo di economisti e ricercatori libanesi, ha avvertito che le perdite economiche del Paese a causa dei bombardamenti israeliani potrebbero superare i 20 miliardi di dollari, mentre la percentuale di persone che vivono in condizioni di estrema povertà potrebbe raggiungere l’80% nelle aree bombardate. Tutti i settori della vita sociale ed economica del Libano sono in gravi difficoltà e l’elettricità è spesso razionata. L’organizzazione umanitaria internazionale Mercy Corps ha affermato che il PIL del Paese potrebbe contrarsi del 12,81% se la guerra continuasse in questo modo, o del 21,9% se Israele imponesse un blocco o espandesse i bombardamenti e i combattimenti di terra. Questo in un Paese in cui più di 3 milioni di persone necessitano di assistenza umanitaria e il 25% della popolazione è composta da rifugiati, in gran parte provenienti dalla Siria.
Sebbene il governo israeliano abbia giustificato la decisione dell’invasione di terra con la volontà di creare una zona cuscinetto tra il sud del Libano e il nord di Israele, con l’obiettivo di far così indietreggiare Hezbollah e permettere agli israeliani di tornare agli insediamenti abbandonati a causa degli attacchi dell’organizzazione sciita libanese, vale la pena di ricordare che molti dei componenti del governo israeliano sono sostenitori della Grande Israele, la quale comprenderebbe Gaza, Cisgiordania così come un pezzo di Egitto, di Arabia Saudita, di Siria e di Libano.
[di Michele Manfrin]
NOT DI REDAZIONE THE MILANER
Apprendiamo che un albergatore di Belluno ha scritto ad alcuni prossimi ospiti Israeliani che essendo loro responsabili di un genocidio non erano ospiti bene accolti, la loro caparra è stata restituita e la prenotazione annullata.
Perchè giornali italiani vi indignate? Israele è responsabile di un genocidio e la Russia ha invaso parte dell’Ucraina, dove è la differenza….. eppure i russi sono stati eclusi da qualsiasi evento in occidente, anche dalle olimpidi. Basta con due pesi e due misure.
Anche Milano si illumina per la Diwali 2024, la festività induista che celebra la vittoria della luce interiore sull’oscurità, promuovendo i valori di pace e fratellanza tra i popoli.
Il Teatro San Babila (Corso Venezia, 2/A, Milano) ospiterà il 14 novembre un programma unico e suggestivo, all’interno del circuito di eventi – promossi dall’Unione Induista Italiana – che stanno attraversando diverse città italiane, offrendo ai partecipanti un viaggio alla scoperta di una cultura millenaria tra danza, musica, meditazione e colori, intrecciando le antiche tradizioni spirituali indiane con l’innovazione culturale e tecnologica che pervade il mondo contemporaneo.
Il programma
Il programma prende il via alle ore 18.30 nella Sala Teatro con la Cerimonia Inaugurale e l’accensione della lampada, simbolo della luce che vince le tenebre, aprendo le celebrazioni in un’atmosfera di raccoglimento e spiritualità.
Alle ore 19.00, la serata prosegue con lo spettacolo di danza Kuchipudi “Triveni”, presentato dalla Nishrinkala Dance Academy, che vede la partecipazione straordinaria di tre danzatori: Sai Venkata Gangadhar e Lakshmi Vempadappa, al loro debutto in Italia, e Atmananda Talavidya. L’opera, ispirata alla confluenza dei tre fiumi sacri dell’India – Gange, Yamunā e Sarasvatī – trasporta il pubblico in un’esperienza di purificazione spirituale e bellezza attraverso movimenti che fondono tradizione e ispirazione divina.
Alle 21.30 sarà la volta dello spettacolo di danza Bharatanatyam “अतः Atah”, eseguito dalla rinomata Punyah Dance Company, con gli artisti Parshwanath Upadhye e Adithya PV. Questo lavoro unico esplora le connessioni tra passato e presente attraverso la sacralità del Bharatanatyam, arricchito dalle musiche di Shri RaghuRamRang.
La serata si concluderà alle 22.15 con il vivace spettacolo di Bollywood “Rang-Raas” che vedrà in scena l’Aayana Dance Company. Un’esplosione di colori e ritmo che richiama il mito di Krishna e Radha, unendo elementi tradizionali e moderni in una celebrazione delle vivaci sfumature della cultura indiana.
Non mancheranno i momenti dedicati alla spiritualità: dalle 13:00 alle 14:00 nel foyer del teatro, i partecipanti potranno prendere parte a una sessione di yoga guidata.
Inoltre, il pubblico presente sarà omaggiato con prodotti solidali offerti da Aimac (Associazione Italiana Malati di Cancro), Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro e Il Ponte del Sorriso Onlus, organizzazioni impegnate nella lotta al cancro e nel supporto ai bambini ospedalizzati e alle loro famiglie.
Le celebrazioni dell’Unione Induista Italiana per la Diwali 2024 sono sostenute in parte dai fondi 8xmille, grazie ai quali l’UII realizza progetti che traducono i principi etici di rispetto e cura verso il prossimo in concrete azioni di solidarietà e sostegno.
Restano nella leggenda le sue discese da lunghe scalinate rigorosamente in abiti di paillettes, piume e tacchi vertiginosi. Nel 1994 moriva a Milano Wanda Osiris, icona della stagione cinematografica degli anni Trenta
A Bruxelles e a Washington sono ore di grande sconcerto e paura. Si stanno già diffondendo le prime indiscrezioni di fughe di personaggi di primissimo piano del mondo dello stato profondo americano.
Soltanto negli ultimi giorni sono stati due nomi di primissimo piano a lasciare i loro rispettivi incarichi, quello di Kevin Thurm, direttore della nota Clinton Foundation, nella quale sono affluiti anche i soldi dei finanziatori dell’ISIS, su tutti Qatar e Arabia Saudita, e Stephane Bancel, direttore commerciale di Moderna, una delle famigerate case farmaceutiche che ha distribuito il vaccino Covid.
I più nervosi sembrano essere proprio loro. I signori del cartello farmaceutico che ieri avrebbero avuto una riunione di emergenza per discutere il da farsi dopo la schiacciante vittoria di Donald Trump.
Si susseguono chiamate agitate, voci al telefono dalla quali trasuda puro panico perché non sono in pochi a temere una serie di cause giudiziarie a valanga per i danni che il cartello farmaceutico ha provocato a milioni di persone con la distribuzione dei vaccini, che non sono nemmeno vaccini nel senso classico del termine, ma dei composti sintetici a base di grafene e nanobot che non avevano e non hanno altro scopo che quello di provocare malattie e morti improvvise ai danni di chi lo ha ricevuto.
Addirittura lo stesso Obama viene dato in fuga prossima dagli Stati Uniti, presumibilmente per scappare dalle maglie della giustizia, probabilmente più militare che civile, che vuole chiedergli conto dello spionaggio illegale eseguito ai danni di Donald Trump con l’assistenza di varie agenzie investigative americane, quali l’FBI, e con il sostegno del governo Renzi e dei servizi segreti italiani.
A Bruxelles sono probabilmente ancora più agitati poiché il secondo, o terzo, mandato di Trump è quello che può chiudere definitivamente il cerchio, quello che può recidere definitivamente il cordone ombelicale che c’è stato tra Stati Uniti ed Europa negli ultimi 80 anni e che ha costituito quello che gli analisti liberali amano chiamare “ordine Euro-Atlantico”.
Gli Stati Uniti: da garanti dell’atlantismo a loro rivale
Non c’è stata infatti una vera e propria politica estera dei Paesi europei negli ultimi 80 anni, ma una decisa in ampia parte dai vari circoli del potere che sono stati gli arbitri a loro volta del corso politico di Washington.
I loro nomi sono noti. Sono i soliti sospetti, per così dire, dell’universo globalista e sionista composta da istituti quali il Bilderberg, l’Aspen, il Council on Foreign Relations, il Bohemian Grove, l’AIPAC, Chabad Lubavitch e la Commissione Trilaterale, nei quali c’è sempre presente il finanziamento delle famiglie Rockefeller, Rothschild, Warburg e delle “grandi” banche della finanza ebraica quali Goldman Sachs e JP Morgan.
Gli Stati Uniti hanno vissuto una condizione di commissariamento della loro sovranità a tale apparato e gil uomini che in passato hanno provato a recidere i fili che legavano l’America ai signori del mondialismo, sono stati uccisi, come John Kennedy e suo fratello Robert uccisi in quanto minacce intollerabili per la nazione prediletta del Nuovo Ordine Mondiale, ovvero lo stato di Israele.
Trump è riuscito a compiere l’impresa che non era riuscita ai suoi predecessori, e ciò è stato possibile soltanto grazie ad una difesa e protezione costante delle forze armate americane che in più di una occasione gli hanno salvato la vita da molteplici attentati.
Adesso, da quest’altra parte dell’Atlantico, sono in molti a chiedersi quale sarà il destino della parte europea dell’atlantismo senza il supporto degli Stati Uniti, le cui forze armate da sole non sono altro che la forza militare stessa della NATO.
Trump lo disse in termini alquanto espliciti. La NATO è soltanto una tigre di carta senza gli Stati Uniti e coloro che a Bruxelles vagheggiano di “esercito europeo” prendono soltanto in giro sé stessi.
L’Unione europea non è in grado di costituire una forza militare pari a quella degli Stati Uniti, poiché è priva della necessaria industria bellica e soprattutto perché non c’è affatto una intenzione di voler fondere le proprie forze armate per costituire una forza armata europea.
Tale passaggio sarebbe possibile soltanto se si desse vita ad un superstato europeo, gli Stati Uniti d’Europa, il “sogno” del conte Kalergi che voleva costruire una falsa Europa senza europei e senza radici cristiane pur di compiacere, parole sue, il mondo ebraico che così generosamente lo finanziava negli anni’20 e ’30 del secolo scorso.
L’Europa, per parafrasare un non compianto personaggio politico, è soltanto una espressione geopolitica.
Bruxelles è nota, o famigerata, per essere soltanto la sede di un elefantiaco apparato composto da burocrati e commissari sconosciuti ai vari cittadini europei, che non li eleggono, e che rispondono soltanto alle varie lobby che finanziano la Commissione e il Parlamento europeo.
L’UE, come applicazione pratica, altro non è stata che una diretta emanazione della volontà degli Stati Uniti e dei centri di potere che avevano in mano l’America.
La storia è scritta su carta, ed è ufficiale.
Sul finire degli anni’40, l’amministrazione Truman aveva già stabilito che era necessario far affluire fondi alla nascente architettura dell’Europa comunitaria, i cui primi mattoni sono stati posti con la comunità del carbone e dell’acciaio e successivamente con il trattato di Roma del 1957.
Al Comitato americano per una Europa Unita presieduto da William Donovan, a capo dell’allora OSS, l’antenato della CIA, fu assegnato il compito specifico di far affluire i fondi necessari a quella che sarebbe stata l’odierna Unione europea, che nasce ufficialmente nel 1992 a Maastricht, ma la cui preparazione è stata elaborata per quasi tutto il’900, sia dal conte Kalergi che concepì la sua visione cosmopolita e multiculturale dove gli europei venivano a poco a poco sostituiti dai nuovi “europei”, gli immigrati afro-asiatici, sia dai vari comitati allestiti dagli Stati Uniti che hanno accompagnato passo dopo passo la nascita dell’UE
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William Donovan
Washington voleva una Europa unita attraverso l’UE perché serviva, nell’ottica della costruzione di una governance europea e globale, liquidare gli Stati nazionali e sostituirli appunto con questi conglomerati sovranazionali, i quali a loro volta, rispondevano non certo ai popoli europei ma ai soliti signori dei think tank globalisti e alle solite famiglie dell’alta finanza ebraica che volevano mettere fine alle sovranità nazionali.
E’ la storia del Nuovo Ordine Mondiale che ha marciato incessantemente per larga parte del’900 e per i primi anni del secolo in corso, fino a quando il macchinario che voleva fagocitare ogni singola nazione è stato smantellato dalla opposizione della Russia di Putin e quella successiva degli Stati Uniti di Trump, non più parte integrante del mondialismo, ma suo principale avversario assieme a Mosca.
L’Euro-Atlantismo, evidentemente, non può reggersi soltanto sulla gamba europea in quanto questa non ha la forza né la struttura per proseguire nel cammino precedente senza la protezione della sponda americana dell’Atlantico.
La paura dei vertici mondialisti europei
Stavolta i vari burocrati europei sembrano ancora più preoccupati di quello che già non fossero ai tempi del primo mandato di Trump.
Ad esprimere tale preoccupazione è stato, tra gli altri, Leslie Vinjamuri, membro della Chatam House, che è l’omologo inglese del CFR americano e uno di quegli istituti che sono da considerarsi a tutti gli effetti come la sovrastruttura che ha avuto in mano le sorti delle democrazie liberali Occidentali.
La Chatam House, in particolare, negli ambienti britannici è divenuta persino più importante della Tavola Rotonda, la cosiddetta Round Table, un’altra sovrastruttura governativa, e il ramo inglese della famiglia Rothschild ha iniziato già ad assegnare verso l’inizio del secolo scorso più importanza alla prima rispetto alla seconda per quello che riguarda la direzione degli affari esteri della nazione.
Il fine di questo istituto è stato espresso chiaramente da uno dei suoi membri, lo storico Arnold Joseph Toynbee, che nel 1931, a Copenaghen, si espresse così a tal proposito.
“Stiamo attualmente lavorando con tutti coloro che possono far dimenticare agli stati nazionali del mondo dimenticare quel misterioso potere chiamato “sovranità”. E neghiamo costantemente quello che facciano.”
Toynbee non era altro che uno di quegli accademici che si sono messi al servizio di questa idea, e che hanno dichiarato guerra alle sovranità nazionali, attraverso un fiume di libri e pubblicazioni tutte volte a raffigurare lo Stato nazionale come un ingombrante retaggio del passato “superato” invece delle sovrastrutture transnazionali che hanno concentrato il potere nelle loro mani, fino ad allargare sempre più a dismisura la forbice tra le elite finanziarie e i popoli.
Stesso potere e stesso fine rappresenta quindi il citato Vinjamuri, che però ha detto qualcosa di molto interessante su questo ritorno ufficiale di Trump e che lascia capire come i poteri che gestiscono questi istituti si attendono il peggio.
Il direttore della Chatam House ha infatti detto che “un secondo mandato di Trump sarebbe differente, in quanto il presidente sa perfettamente chi lo ha ingannato sul piano internazionale e domestico e ha studiato un piano con il suo gruppo per tagliare le gambe a questi personaggi”.
Si può essere d’accordo, ma con una qualche precisazione. Trump e i suoi consiglieri non si sono improvvisati.
Non sono stati realmente giocati, ma in diverse occasioni hanno soltanto dato l’apparenza di esserlo come accaduto nel 2020, quando ci fu la frode elettorale e quando a Bruxelles e a Washington si illudevano di aver risolto i propri problemi per poi ritrovarsi con un Biden che non eseguiva le direttive e che copriva di ridicolo tutti i circoli del mondialismo con le sue innumerevoli gaffe.
La fase attuale è quella della chiusura del cerchio, ovvero quella nella quale si arriva alla conclusione di un piano ben studiato almeno dal 2015, e che adesso, su questo Vinjamuri ha ragione, consentirà a Trump di dare il colpo di grazia agli ultimi nemici del sovranismo americano, su tutti l’UE e la NATO.
L’Euro-Atlantismo, appare evidente, non può farcela. E’ impossibile che l’UE, nata su impulso di Washington, riesca a sopravvivere ad una Washington che decide di esercitare tutto il suo potere contro la stessa UE.
Bruxelles non solo non può sopravvivere geopoliticamente e militarmente, ma nemmeno commercialmente perché se si apre un nuovo capitolo della guerra commerciale iniziata nel 2016, Trump può assestare la spallata definitiva all’Unione e accelerare il suo processo di disgregazione.
Non sono infatti gli Stati Uniti ad aver bisogno dell’UE, ma viceversa. Gli Stati Uniti sono il primo mercato di sbocco dell’Europa per un volume commerciale che ammonta a circa 527 miliardi di dollari.
Le esportazioni americane invece sono dirette principalmente a tre Paesi, quali Canada, Messico e Cina, per un valore complessivo di più di 750 miliardi di dollari.
La guerra commerciale, se ci sarà, è persa in partenza da Bruxelles. L’isteria dei quotidiani europei a questo riguardo si vede anche su uno dei quotidiani dell’universo progressista francese, Le Monde, che più che un articolo scrive un epitaffio dell’ordine liberale della seconda guerra mondiale, rammaricandosi che gli Stati Uniti ormai non hanno più messo a disposizione la loro superpotenza al servizio della fine delle sovranità nazionali, come auspicava Toynbee, ma invece sono diventati l’incubo di tutti quei potenti che avevano assegnato a Washington lo scettro del Nuovo Ordine Mondiale.
Anche Il Guardian britannico fa eco al quotidiano francese quando parla di “disastro per l’Europa” per il ritorno di Trump e invita Londra e Bruxelles ad una sorta di ultima resistenza che sembra quasi evocare la caduta del regime nazista rinchiuso nel suo bunker alla fine della seconda guerra mondiale.
I primi pezzi di questo fragile edificio sono già cominciati a cadere. Ieri sono giunte le dimissioni del ministro delle Finanze tedesco, Lindner, in disaccordo sulla manovra economica con il cancelliere Scholz che vorrebbe continuare a inviare fondi ai nazisti ucraini, mentre l’ex ministro voleva invece mettere al primo posto le esigenze delle economie tedesche.
La Germania da locomotiva d’Europa grazie all’euro è diventata oggi la sua zavorra, e sta sprofondando in una pesante crisi economica e in una violenza deindustrializzazione.
La Germania sta andando a rotoli, e se quello che era, assieme alla Francia, il perno dell’UE crolla così rapidamente quali speranze ha di sopravvivere l’Unione se si pensa che adesso a questo scenario si è aggiunto il ritorno ufficiale di Trump e delle sue politiche sovraniste ostili a qualsiasi proposito di cessione di sovranità a strutture sovranazionali.
Non sorprende quindi che L’UE abbia paura.
Ha paura perché sa che si stanno verificando quella serie di contingenze politiche interne e internazionali che possono spazzare definitivamente via il carrozzone burocratico.
Sono ore di angoscia a Bruxelles, e sono ore vitali per i popoli europei che presto potrebbero tornare finalmente ad essere i padroni delle proprie nazioni.
Perde il clan Clinton/Obama. Perde l’estremismo del politically correct e la follia woke. Perde il razzismo al contrario e la cancel culture. Perdono le guerre per procura in tutto il mondo. Perdono i radical chic. Perde l’immigrazionismo selvaggio. Perde la dittatura sanitaria. Perde la NATO. Perde la UE e Ursula von der Leyen. Perde Zelensky e gli ucronazisti. Perde il Pd nostrano e il Pd meloniano.
L’impero americano ha raggiunto l’apice “e stiamo scendendo… anche se cerchiamo di resistere”, afferma Richard Wolff, professore emerito di economia presso l’Università del Massachusetts Amherst, che nota che la coalizione di economie BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) sta rimontando sugli Stati Uniti. Wolff dice al conduttore Steve Clemons che è “un’esperienza molto difficile per gli americani” rendersi conto di aver perso le guerre in Vietnam, Afghanistan e Iraq. E nonostante il sostegno incondizionato degli Stati Uniti, Israele non sarà in grado di prevalere nel lungo periodo. “Israele è un Paese di pochi milioni di persone e non potrà controllare e gestire l’intero Medio Oriente… con o senza gli Stati Uniti”, sostiene Wolff.
Quindi alla domanda se i BRICS sono una sfida reale per gli Stati Uniti o solo una illusione, il noto economista dice che “no, non si tratta affatto di un’illusione, sono già una realtà”.