Il commercio dell’oro cresce sotto la minaccia dei dazi USA

Le fornaci della raffineria di Argor-Heraeus, in Ticino, ruggiscono 24 ore su 24, scandite dall’occasionale rumore di un lingotto d’oro appena colato che esce dallo stampo.

Secondo Robin Kolvenbach, co-direttore generale, la raffineria non è mai stata così frenetica e la fonderia è operativa 24 ore su 24 da dicembre, per far fronte alla crescente domanda di lingotti d’oro da un chilogrammo proveniente da New York.

“La domanda è aumentata notevolmente – dichiara Kolvenbach –, generalmente i periodi di picco durano una o due settimane, ma uno come quello attuale, che dura da più di tre mesi, è abbastanza raro”.

Da dicembre, la paura che Donald Trump possa introdurre dazi sulle importazioni d’oro ha scosso il mercato, contribuendo a far raggiungere all’oro il suo massimo storico di quasi 3’000 dollari (2’650 franchi) per oncia. Più di 61 miliardi di dollari di lingotti sono arrivati negli Stati Uniti, mentre i commercianti si affannavano per evitare i possibili dazi, alterando i dati commerciali del paese e generando una carenza di metallo a Londra, che è il principale centro di scambio dell’oro a livello globale.

La corsa all’oro verso gli Stati Uniti ha tenuto Kolvenbach molto occupato, grazie a una curiosità dei mercati globali dell’oro: i due principali mercati utilizzano lingotti di dimensioni diverse. A Londra, la maggior parte degli scambi avviene con lingotti da 400 once, ciascuno del peso di circa 12,5 kg e delle dimensioni di un mattone.

La borsa Comex di New York (la New York Commodity Exchange), invece, fa riferimento a lingotti da 1 kg, delle dimensioni di uno smartphone. Questo implica che i lingotti che attraversano l’Atlantico debbano prima passare per la Svizzera – sede delle maggiori raffinerie di oro – per essere fusi e riformati.

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In un contesto in cui le transazioni finanziarie si svolgono in tempo reale, il boom del commercio triangolare evidenzia quanto il mercato dell’oro dipenda fisicamente dai lingotti di metallo. In tempi normali, gli scambi di miliardi di dollari in oro avvengono senza che i lingotti lascino mai i caveau.

Le distorsioni causate dalle politiche commerciali radicali di Trump hanno però messo sotto pressione il sistema. Anche se Trump non ha mai parlato direttamente di dazi sui lingotti, il minimo accenno alla possibilità che lo facesse è stato sufficiente ad aumentare il prezzo dei futures sull’oro negli Stati Uniti rispetto a Londra, creando un’opportunità di arbitraggio per gli operatori disposti a trasportare il metallo oltre l’Atlantico.

L’ultima volta che si era verificato un divario di prezzo simile era stato durante le prime fasi della pandemia, ma la riserva d’oro di New York ha ora superato anche il record dell’era Covid.

“La natura fisica dell’oro è qualcosa che viene spesso sottovalutata, soprattutto da una parte di finanzieri che lo scambiano ogni giorno sui loro Bloomberg”, racconta John Reade, senior market strategist del World Gold Council. “L’oro ha sicuramente delle caratteristiche finanziarie, ma è anche un bene fisico”.

Crisi di liquidità

Il viaggio dei lingotti d’oro destinati a New York inizia nei profondi caveau della Banca d’Inghilterra (BoE) nel cuore della City di Londra. Quando viene effettuato un ordine di ritiro, un addetto si reca nel caveau ed “estrae” l’oro richiesto, spesso spostando altri lingotti per individuare quelli giusti. Poiché Londra è costruita su terreni argillosi, le fondamenta morbide degli edifici della BoE consentono di impilare l’oro solo fino all’altezza delle spalle.

Altri sviluppi

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Questo contenuto è stato pubblicato al30 mar 2023  Le raffinerie svizzere sono i principali destinatari dell’oro estratto nei siti industriali africani, ma non sono disposte a condividere i dettagli.

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Questo processo, che richiede tempo, ha creato il più grande collo di bottiglia nella catena di approvvigionamento dei lingotti da 1 kg. Il personale incaricato di estrarre l’oro deve essere altamente qualificato, ben addestrato e sufficientemente forte per sollevare i lingotti durante tutta la giornata. Non è dunque possibile aumentare rapidamente il numero di addetti per soddisfare la domanda urgente.

I primi segnali di un aumento della domanda sono emersi all’inizio di dicembre, quando gli operatori del settore si sono riuniti a una cena organizzata dalla London Bullion Market Association (LBMA) alla National Gallery, discutendo della crescente richiesta dagli Stati Uniti.

Mentre gli operatori cercavano di trasferire l’oro da Londra a New York, la coda per ritirarlo dalla BoE è rapidamente aumentata a più di quattro settimane, creando una crisi di liquidità nel mercato londinese dei metalli preziosi.

I tassi di locazione a breve termine per l’oro hanno raggiunto livelli record, mentre gli operatori faticavano a procurarsi il metallo fisico, aumentando così i costi del capitale per le raffinerie e i produttori di gioielli.

“C’è stata una forte domanda di slot per le consegne – ha dichiarato il vice governatore della BoE, Dave Ramsden, in una conferenza stampa a febbraio, dove ha raccontato di essersi trovato bloccato in un camion nella bullion yard mentre entrava nell’edificio all’inizio della giornata – ma l’oro è un bene fisico, quindi ci sono reali vincoli logistici e di sicurezza”.

La BoE detiene lingotti per conto di decine di banche centrali e banche commerciali, mentre solo il 6% dell’oro nei suoi depositi appartiene al Tesoro britannico.

La posizione dominante di Londra nei mercati dell’oro fisico – nonostante le inefficienze segnalate da Ramsden e il ruolo di New York come centro principale per i futures – è in parte dovuta alle commissioni più basse applicate dalla BoE rispetto ai caveau commerciali rivali. La sua posizione riflette anche la fondamentale importanza della fiducia nel mercato dell’oro: gli investitori e le banche centrali sono felici di parcheggiare il loro oro sotto Threadneedle Street grazie alla secolare storia di affidabilità.

“Londra ha un vantaggio storico indiscutibile, che risale al periodo del gold standard, che ha funzionato molto bene dal termine delle guerre napoleoniche fino alla Prima Guerra Mondiale”, chiarisce Jim Steel, capo analista dei metalli preziosi presso HSBC. “C’è una lunga tradizione di operazioni sull’oro da parte del Regno Unito e della Banca d’Inghilterra”.

Una volta lasciati i caveau della BoE, i lingotti vengono solitamente caricati su camion blindati e trasportati all’aeroporto di Heathrow, da dove vengono inviati a Zurigo a bordo di aerei passeggeri. Per motivi assicurativi, ogni volo può trasportare solo cinque tonnellate d’oro.

Da Zurigo, l’oro viene inviato a una raffineria, dove viene fuso e rifuso prima di tornare negli Stati Uniti. Il costo complessivo di questo viaggio tra Londra e New York, comprensivo di trasporto e rifusione, varia tra i 3 e i 5 dollari per oncia, secondo il World Gold Council.

Presso la raffineria Argor-Heraeus, situata a Mendrisio, vicino al confine con l’Italia, i lingotti d’oro vengono fusi e riformati in una lunga striscia all’interno di una macchina a colata continua. Poiché i lingotti da 400 once sono già “oro fino” (con purezza del 99,99%), non necessitano di ulteriore raffinazione, ma solo di un rimodellamento.

La striscia d’oro proveniente dalla fusione viene quindi tagliata in pezzi da circa un chilogrammo. Dopo un aggiustamento del peso, i pezzi vengono fusi di nuovo, versati in forme da un chilo, raffreddati, stampati e lucidati.

Facendo il giro della fonderia, Kolvenbach ci indica due operai che stanno versando manualmente barre da un chilo nei forni: il processo continua 24 ore su 24, per soddisfare l’elevata domanda.
La raffineria non si limita però a rifondere lingotti. Riceve anche lingotti grezzi dalle miniere, li raffina in oro, argento e altri metalli, produce gioielli e gestisce una zecca che stampa lingotti d’oro più piccoli. Kolvenbach spiega che alcune delle attività più rilevanti avvengono nel laboratorio della raffineria, che testa meticolosamente ogni lingotto che arriva.

La crisi di liquidità nel mercato dell’oro ha avuto un effetto doloroso all’interno della raffineria, facendo lievitare i tassi di locazione dell’oro preso in prestito a breve termine. Per ridurre il fabbisogno di capitale ed evitare l’esposizione alle fluttuazioni dei prezzi, le raffinerie solitamente affittano gran parte dell’oro che lavorano. L’improvvisa impennata dei tassi di leasing di quest’anno ha aumentato significativamente i costi operativi di Argor-Heraeus e di altre raffinerie.

Kolvenbach ha definito l’evento come un “cigno nero” che ha radicalmente cambiato la sua base di costi e ha aggiunto che “assolutamente è stata una sofferenza, per l’intero settore, perché alla fine tutti ne sono stati colpiti”. Anche se i tassi di locazione sono diminuiti rispetto ai picchi di febbraio, sono ancora circa tre volte superiori ai livelli normali.

Differenze di dimensione dei lingotti

Gli operatori del settore offrono spiegazioni diverse su perché New York e Londra non utilizzino lingotti d’oro delle stesse dimensioni per i loro contratti.

“Ha senso? No”, risponde Kolvenbach. “Anch’io mi sono posto la stessa domanda. Ad essere sinceri, non ho mai trovato una spiegazione adeguata”.

Comex ha provato a introdurre un contratto futures per lingotti da 400 once durante la pandemia, ma non ha avuto successo.
Ruth Crowell, direttore generale della LBMA, ritiene che in futuro i mercati dovrebbero utilizzare barre della stessa dimensione: “Mi piace pensare che, dopo questa vicenda, saremo tutti d’accordo sul fatto che Londra e New York dovrebbero considerare la forma e le dimensioni dei lingotti”.

Tuttavia, sostiene Reade, il sistema persiste principalmente per inerzia e aggiunge: “Sicuramente crea opportunità finanziarie per chiunque sia coinvolto in questo processo, dai raffinatori agli spedizionieri, fino a chi è disposto a correre il rischio di acquistare lingotti da un chilo e spedirli a New York”.

Oggi, mentre i timori di dazi sull’oro si affievoliscono, il flusso d’oro verso New York sta rallentando. Se la spinta protezionistica di Trump dovesse davvero allontanare i metalli preziosi, gli operatori si aspettano che il flusso si inverta, poiché i detentori di oro a lungo termine guardano ai costi di stoccaggio più bassi di Londra. Quando ciò accadrà, le fornaci svizzere dell’oro torneranno a funzionare 24 ore su 24.

Copyright The Financial Times Limited 2025.

FONTE

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Bracciali donna: i modelli più trendy della stagione


Con la presentazione dei nuovi ed esclusivi bracciali donna, Nomination inaugura una nuova stagione offrendo gioielli di grande impatto per una clientela sempre più esigente.

Personalizzare è d’obbligo
In una società tanto diversificata la personalizzazione anche dei gioielli diventa quasi obbligatoria. Nomination la rende avverabile offrendo la possibilità di creare gioielli assemblando tessere con lettere, pietre, simboli ad ogni cliente. Ognuno potrà quindi creare un pezzo unico, un gioiello prezioso sia per la sua intrinsica bellezza che per la assoluta unicità ed eleganza.

Esprimersi creando
La necessità di esprimersi appartiene a tutti, scegliere di farlo con i gioielli è di per se una alternativa molto particolare e originale. Nella creazione del proprio bracciale ogni donna potrà esprimere se stessa inserendo pietre del colore preferito, lettere e simboli che mostreranno al mondo la sua personalità, i suoi sogni e i suoi desideri. Il gioiello che indosserà rispecchierà solo e unicamente lei e le darà modo di distinguersi con classe.

Un regalo, un messaggio
Avere una amica del cuore significa anche conoscere i suoi gusti e le sue aspirazione. Quante volte ci si arrovella per fare un regalo che soddisfi le aspettative di chi amiamo? Con la stessa sapienza con cui una donna riuscirà a creare un gioiello per se stessa, sarà in grado di realizzare un bracciale fantastico per la sua migliore amica. Il gioiello parlerà di loro e consoliderà una splendida amicizia.

Comunicare con i gioielli è una scelta raffinata, Nomination offre a tutti la possibilità di farlo con stile, con materiali di pregio, con pietre preziose e a costi contenuti. La nuova collezione di bracciali donna esprime l’evoluzione in atto in questo negozio che si propone raggiungere una clientela sempre più vasta ed esigente.

Bracciali donna: i modelli più trendy della stagione

La necessità di esprimersi appartiene a tutti, scegliere di farlo con i gioielli è di per se una alternativa molto particolare e originale, le collezioni Nomination con i loro bracciali donna hanno centrato in pieno questo obiettivo.

Le collezioni Bracciali donna che comprendono Composable, Sei mia, e Trendsetter pronte per affrontare la nuova stagione e una clientela sempre più esigente, rappresentano ognuna con le proprie specificità, quanto di più trandy si possa trovare sul mercato.

Collezione composable: personalizzare è d’obbligo

In una società tanto variegata la personalizzazione dei gioielli diventa quasi obbligatoria. Questa collezione offre la possibilità di creare gioielli assemblando tessere con lettere, pietre e simboli con un risultato davvero incredibilmente bello. Ognuno potrà quindi creare un pezzo unico, un gioiello prezioso per la sua intrinseca bellezza e per la assoluta unicità ed eleganza.
Nella creazione del proprio bracciale Composable ogni donna potrà esprimere se stessa in modo completo scegliendo accuratamente il colore delle pietre, le lettere e i simboli che mostreranno al mondo intero la sua personalità, i suoi sogni e i suoi desideri. Il gioiello che indosserà rispecchierà solo e unicamente lei e le darà modo di distinguersi con una classe e uno stile indiscutibili.

Sei Mia collection

Comunicare con i gioielli è una scelta raffinata ma difficile, la collezione Sei Mia colpisce nel segno, offrendo a tutte le donne la possibilità di personalizzare con maestria il proprio gioiello arricchendolo con materiali di pregio come l’argento rodiato e pietre preziose. Può essere l’iniziale del nome o il nome per esteso, oppure un motto a personalizzare la propria creazione, ma il risultato sarà sempre perfetto, di classe e con uno stile inconfondibile.

Trendsetter collection

Gli accessori di questa splendida collezione sono realizzati in acciaio e arricchiti da finiture preziose in oro giallo e oro rosa o anche con dettagli in argento e pietre brillanti. Alcuni dei bracciali della Trendsetter collection riportano una placca che consente una incisione artigianale di un messaggio speciale da dedicare alla persona amata per una occasione importante o ad una amica particolare per un evento degno di essere ricordato. Il risultato sarà un gioiello unico e personalizzato, garantito dal marchio Made in Italy per qualità e dalla originalità di un’incisione artigianale.

Tutte le collezioni Bracciali donna di Nomination si qualificano per originalità, bellezza, raffinatezza e stile, ed esprimono a pieno titolo una creatività in continua evoluzione garantita da un marchio sempre più in grado di soddisfare una clientela vasta ed esigente.

Oggi saranno pubblicati i file secretati dell’assassinio di JFK

Questa pubblicazione è come un battito cardiaco tremante nel petto di una nazione e del suo popolo alla disperata ricerca della verità.

Non si tratta solo di un singolo evento congelato nel 1963; riguarda l’anima del nostro paese, l’ultima fragile possibilità per il nostro governo di sbucciare gli strati del male e lasciare che la luce della trasparenza risplenda.

Per decenni, ci hanno dato da mangiare frammenti di informazioni, siamo stati sommersi da speculazioni e lasciati a chiederci cosa fosse stato sepolto sotto il peso dei francobolli classificati.

Ora, siamo sull’orlo del precipizio: sarà questo il giorno in cui finalmente ci verrà detta la verità?

Il significato di questo momento è più profondo della curiosità. È una supplica, una richiesta, un punto di rottura per il nostro paese.

La segretezza nel nostro governo è diventata un cancro, che sta divorando la fiducia che ci tiene uniti.

Ogni documento nascosto, ogni riga censurata, ogni decisione a porte chiuse: è un’altra crepa nelle fondamenta di ciò in cui dovremmo credere.

Ci viene detto che è per il nostro bene, che la verità è troppo complicata, troppo pericolosa. Ma questa scusa è diventata debole. Non è protezione; è controllo. È un governo che ha dimenticato di esistere per servirci, non per incombere su di noi come un enigma intoccabile.

Questa segretezza non oscura solo il passato, avvelena il presente. Si insinua nel modo in cui siamo governati, nelle leggi approvate alle nostre spalle, nella sorveglianza che non dovremmo notare, nelle guerre che ci dicono essere necessarie senza mai sapere perché.

È il motivo per cui siamo divisi, per cui ci urliamo l’un l’altro, perché siamo stati lasciati a riempire il vuoto con le nostre paure e supposizioni. Una democrazia non può sopravvivere di ombre; ha bisogno della luce del sole, senza filtri e implacabile. Quando il governo accaparra la verità, non ci tradisce solo, ma smantella l’idea stessa di “noi il popolo”.

Se oggi ci deludono, se ci consegnano mezze verità o altre pagine oscurate, non è solo una delusione, è una campana a morto.

Prego che pubblichino tutto oggi.

president TRUMP

18 marzo 2025

Il papa “fantasma” da 33 giorni e la sede impedita non dichiarata: colpo di Stato in Vaticano?

Di Cesare Sacchetti

A leggere i bollettini che vengono emessi dal circolo di Santa Marta, sembra quasi che il policlinico Gemelli di Roma abbia una sorta di potere miracoloso sui suoi degenti, anche quelli che versano nelle condizioni più disperate.

Sì, perché si è appreso da poco da una di queste comunicazioni che papa Francesco adesso pare sia pure in grado di camminare, quando non ne era in grado nemmeno prima di entrare in ospedale, già molto malconcio e a malapena in grado di parlare.

I medici del Gemelli devono avere delle qualità uniche tanto da essere stati in grado di riportare indietro l’orologio biologico di Bergoglio di 30 o 50 anni, e infatti, semmai Francesco sarà mai mostrato al momento delle sue dimissioni dall’ospedale romano, ci si aspetta di vederlo ringiovanito, magari intorno ai 40 anni, quando era ancora un sacerdote alle prime armi schierato dalla parte del regime di Videla.

Non si sa in realtà nulla di quello che sta realmente accadendo al decimo piano del Gemelli che ormai è diventato un luogo separato dal resto del mondo esterno, una sorta di dimensione parallela alla quale l’accesso è negato persino a quelli che fino a ieri erano considerati i fedelissimi del papa.

Fonti vaticane e del policlinico Gemelli hanno raggiunto questo blog infatti per informarlo che nemmeno porporati come il penitenziere De Donatis riuscirebbero ad accedere all’appartamento nel quale si trova Bergoglio, così come, incredibilmente, l’accesso è negato anche ad un suo protetto come il cardinal Tucho Fernández, che aveva espresso parere favorevole alla benedizione degli omosessuali.

Se c’era già purtroppo prima di papa Francesco una visione sempre meno ostile all’omosessualità dopo l’avvento dell’infausto Concilio Vaticano II, che ha riempito i seminari di preti gay, Bergoglio ha portato agli estremi la dimensione omosessuale post-conciliare mettendo nei vari posti di potere della Chiesa Romana omosessuali e pedofili dichiarati.

Fernández può essere considerato a pieno titolo uno dei vari esponenti di questa cosiddetta teologia queer, eppure nemmeno un uomo come lui, così vicino all’orecchio di Jorge Mario Bergoglio, riuscirebbe ad accedere nell’appartamento al Gemelli del pontefice.

E’ una situazione praticamente inedita. Da quando è iniziata l’era dei mezzi di comunicazione di massa e dopo l’avvento del cinema e della televisione, mai fino ad ora un pontefice era stato così tanto assente dagli schermi pubblici, senza farsi vedere e probabilmente senza nemmeno farsi sentire.

L’immagine che è uscita ieri dopo 32 giorni di ricovero che mostra papa Francesco di spalle piuttosto che dissipare i dubbi, li ha ancora di più infittiti.

Bergoglio in una presunta immagine di questi giorni al Gemelli

Alcuni hanno sollevato dubbi sul fatto che quella foto fosse recente, perché Bergoglio appare meno gonfio di quanto lo era quando venne ricoverato il 14 febbraio al Gemelli, ma perché il circolo di Santa Marta mostra questa foto praticamente coperta del pontefice e invece non lo fa vedere di fronte magari assieme ai medici e sanitari che lo assistono?

Se poi la foto è davvero recente, allora non si comprende perché il papa non sia in grado di mostrarsi alla finestra del suo appartamento e mettere fine alla telenovela sulle sue reali condizioni di salute.

Sul messaggio audio del 6 marzo, aleggiano gli stessi dubbi.

In quell’occasione, Bergoglio (?) parlava in spagnolo con voce estremamente affaticata e per ampi tratti incomprensibile.

Alcuni affermano che l’audio non è autentico, ma anche se dovesse esserlo, c’è la seria possibilità che questo possa essere stato registrato non per i fedeli radunatisi in piazza San Pietro quella sera per il consueto rosario di preghiera, ma per un’altra occasione, quale quella del 25 febbraio, quando i fedeli argentini si sono radunati a plaza Constituciòn per pregare per Francesco.

Si spiegherebbe così la scelta anomala di Francesco di parlare in spagnolo e non in italiano come avrebbe dovuto fare, considerato che il pubblico di San Pietro era in larga parte italiano.

Santa Marta probabilmente dev’essersi sentita messa alle strette.

Erano troppe le voci che chiedevano una effettiva prova dell’esistenza in vita del pontefice, e allora è uscito questo audio incomprensibile che con ogni probabilità è stato registrato almeno 11 giorni prima del 6 marzo.

Se l’audio dovesse essere autentico, allora se ne deve dedurre che dopo il 25 febbraio, Francesco non era più in grado di parlare, e coloro che stanno gestendo questa fase, hanno deciso di riciclare, per così dire, un audio precedente.

Se invece il messaggio audio dovesse essere falso, allora l’unica conclusione possibile è che Bergoglio non era nemmeno in grado di parlare il 25 febbraio, e Santa Marta ha deciso di confezionare questo falso per poi spenderlo in un’occasione successiva, quella appunto del 6 marzo.

Le bugie che escono dal Gemelli stanno comunque giustamente suscitando lo scherno di chi segue questa paradossale vicenda.

Iniziano ad essere diffusi video fatti con l’intelligenza artificiale che mostrano un Bergoglio rinvigorito dalle cure miracolose del Gemelli, grazie alle quali ha sviluppato un fisico da culturista.

Che Santa Marta stia mentendo è infatti ovvio a qualsiasi persona di buon senso.

Se davvero papa Francesco fosse in grado di fare soltanto la metà di quello che affermano i suoi burattinai occulti, ovvero attività quali camminare, leggere il giornale, rispondere alle email, collegarsi in videoconferenza, telefonare e fare nominare, allora la crisi bergogliana sarebbe chiusa da un pezzo.

Non ci sarebbe nessun reale impedimento a mostrare per un paio di minuti il papa raccolto in preghiera nella sua cappella, così come non ci sarebbe nessun reale impedimento a fare un Angelus di 5 minuti, se davvero le cose stanno come affermano gli uomini della camarilla vaticana.

Non è chiaramente così, e allora ci si chiede cosa stia davvero accadendo in quell’appartamento nel quale nemmeno i porporati più vicini al papa riescono ad entrare.

L’arrivo della sorella di Bergoglio e il passato opaco di Francesco

Soltanto poche settimane fa, questo blog è stato in grado di rivelare in esclusiva che era giunta a Roma la sorella di Bergoglio, Maria Elena Bergoglio, anche se i media, ovviamente, si sono esibiti nel loro solito esercizio di “smentita” per conto terzi, senza portare qualcosa a sostegno della loro tesi.

Maria Elena Bergoglio

La fonte che ha rivelato a questo blog tale retroscena è attiva presso l’aeroporto di Fiumicino ed è delle più attendibili.

Sempre secondo l’informatore in questione, la settimana nella quale è giunta Maria Elena Bergoglio, all’aeroporto di Roma, sono giunti altri personaggi di primissimo piano della Chiesa.

Sono giunti i cardinali da diverse parti del mondo, chiamati a raccolta per quello che ha tutta l’aria di essere un pre-conclave.

Questi arrivi eccellenti suggeriscono caldamente questa ipotesi, e quello della sorella di Francesco è particolarmente indicativo perché mai prima d’ora la parente più stretta di Bergoglio aveva visitato suo fratello.

I media non hanno mai voluto approfondire tale anomalia, quasi che avessero ricevuto istruzioni nel non indagare troppo sul fatto che Maria Elena Bergoglio non avesse apparentemente manifestato alcun interesse a vedere il suo illustre fratello.

La consegna appare essere quella di non accendere i riflettori sul passato argentino di Bergoglio, fatto di poche luci e molte ombre, come quelle che già negli anni’90 portavano il suo superiore gesuita, Peter Hans Kolvenbach, a dire chiaramente che l’allora sacerdote Jorge Mario Bergoglio non era affatto adatto per rivestire il ruolo di vescovo, e forse nemmeno quello di prete.

Bergoglio veniva descritto come un personaggio doppio, estremamente incline al turpiloquio, dispotico, e pronto a tutto pur di salire i vertici della carriera ecclesiastica.

Non c’erano in lui le doti di vera umiltà, pazienza e temperanza che dovrebbero appartenere ad un buon sacerdote, soprattutto ad uno che aspira a salire i ranghi della Chiesa.

In lui c’era brama di potere, e quel potere gli è stato da coloro che a Roma volevano che Jorge Mario Bergoglio divenisse arcivescovo di Buenos Aires prima e principe della Chiesa poi, quando Karol Wojtyla creò cardinale il vescovo “venuto dalla fine del mondo”.

In Argentina, Bergoglio non ha mai messo più piede dall’inizio del suo pontificato perché in quella terra è tutt’altro che amato.

Durante il suo periodo da arcivescovo, le famiglie vittime degli abusi pedofili da parte dei preti della sua diocesi si ricordano bene e si ricordano altrettanto bene come l’allora arcivescovo di Buenos Aires piuttosto che manifestare la sua solidarietà verso i bambini violentati, lo fece a favore degli stupratori in abito talare, ai quali fu messa a disposizione l’assistenza legale dell’arcidiocesi bonarense.

Il passato non va ripercorso dai media per tale ragione.

E’troppo scabroso per l’immagine del pontefice “francescano” che i media liberali hanno cucito addosso al papa fatto a loro immagine e somiglianza, e allora quelle orribili verità devono restare possibilmente sommerse, anche se queste periodicamente provano a riemergere con forza.

Attorno a porta Sant’Anna intanto, non appena sono arrivati i vari porporati da diverse parti del mondo, sembrano essere già iniziate quelle prove tecniche di pre-conclave nei vari appartamenti dei cardinali.

I cardinali si studiano, si scrutano e si analizzano a vicenda nel tentativo di capire chi appartiene ad un determinato fronte e chi ad un altro, perché il Vaticano II ha purtroppo compiuto il capolavoro di esacerbare le cosiddette “correnti” ecclesiastiche che si dividono nei vari fronti conservatori e progressisti.

L’esito della futura elezione sarà tutt’altro che scontato perché Francesco nella sua foga di fare delle infornate di cardinali a suon di concistori, non sembra aver passato in rassegna attentamente tutti i profili dei principi della Chiesa, tra i quali ci sono certamente uomini come Tucho Fernández, ma ci sono anche tradizionalisti critici del Vaticano II che hanno saputo giocare abilmente a carte coperte per evitare la mannaia stalinista di Santa Marta che fulmina chiunque osi deviare dal percorso ultraprogressista bergogliano.

La massoneria ecclesiastica ha già comunicato la sua aspirazione attraverso il film “Conclave”, nel quale, come detto in precedenza, alla fine dopo vari intrighi e colpi di scena, i cardinali finiscono con l’eleggere un pontefice trans, una donna che si fa passare per uomo, e tale porporato esiste davvero, non è affatto una fantasia letteraria e cinematografica, come rivelato su questo blog.

Il cardinale trans in Conclave

Il cardinale trans è stato creato proprio da Bergoglio, viene anch’egli (ella) dall’America Latina e, nemmeno a dirlo, è un entusiasta anche lui della teologia queer.

Il film altro non è servito che ad annunciare al grande pubblico quali sono i piani dei nemici della Chiesa che si sono infiltrati in tale istituzione, ma evidentemente i piani per costoro sono tutt’altro che in discesa.

Se si continua a non mostrare veramente Bergoglio, e se si continua a mentire spudoratamente sulle sue condizioni di salute, è evidente che chiunque oggi sia in controllo di questa situazione, non è affatto certo di poter pilotare con sicurezza gli esiti del conclave, che come detto in precedenza, sarà tutt’altro che scontato.

Chi comanda in Vaticano?

Allora ci si chiede legittimamente chi è che ha preso il controllo ora della Chiesa e chi è che sta impendendo l’accesso persino ai fedelissimi di Bergoglio.

Papa Francesco è sempre stato un pontefice vicino ad ambienti ebraici e massonici, e non ne ha mai fatto mistero, tanto da guadagnarsi un elogio pubblico della paramassoneria del Rotary, della quale è membro, e da ricevere più volte in Vaticano i vari esponenti del Congresso mondiale ebraico che sembrano essere i suoi veri referenti.

A Santa Marta qualcuno ha preso il controllo, e la rete di potere attorno a Francesco suggerisce che siano stati questi ambienti a decidere di mantenere il più assoluto riserbo sulle condizioni di salute del papa e di non farlo vedere per 32 giorni consecutivi, a dimostrazione che quanto scritto in quei bollettini medici è una bugia per provare a guadagnare tempo.

Si è quindi evidentemente di fronte o ad una sede vacante o una sede impedita, entrambe non dichiarate,e il codice di diritto canonico è molto preciso su chi debba gestire la Santa Sede in questi casi.

I canoni sulla sede vacante e sulla sede impedita affermano che in tali casi è il vescovo ausiliare o il vicario generale a guidare temporaneamente la Chiesa, ma qui si è però di fronte ad una situazione pressoché inedita, perché nessuna delle due è stata pubblicamente annunciata.

Il pontefice in passato quando era in gravi condizioni di salute veniva assistito dai suoi cardinali, ma mai prima d’ora era calata questa insopportabile cappa di silenzio dietro la quale personaggi opachi ne stanno approfittando sia per fare invalide nomine di vescovi, sia per istituire dei nuovi oboli per chiedere denari, considerata la scarsità di donazioni giunte nelle casse vaticane dopo l’inizio del pontificato bergogliano.

E’ una sorta di colpo di Stato vaticano segreto sul quale i media, come loro solito, hanno steso la loro cappa disinformativa attraverso la ripetizione pedissequa di quei ridicoli bollettini “medici” pieni zeppi di contraddizioni e dove un giorno il pontefice è moribondo e nell’altro lavorerebbe come se nulla fosse.

Ci si chiede i golpisti vaticani quanto pensano di andare avanti così.

Non potranno certo restare chiusi nell’appartamento del Gemelli per 6 mesi.

La verità, qualunque essa sia, prima o poi dovrà uscire fuori, così

fonte

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Altroconsumo organizzerà sabato 15 marzo, giornata internazionale del consumatore, l’incontro Costruire fiducia nel cambiamento: le nuove abitudini di scelta degli italiani – Non c’è cambiamento senza fiducia di poterlo attuare. E non c’è fiducia senza l’impegno di tutti a cambiare: per il bene comune delle comunità, dell’ambiente e di chi verrà dopo di noi. 
Ne parleremo con Federico Cavallo, Responsabile Public Affairs e Media relations, Altroconsumo e Francesco Oggiano, giornalista e scrittore, si rifletterà tutti insieme seguendo le parole-chiave del manifesto lanciato da Altroconsumo e della nuova piattaforma di partecipazione civica “Impegnati a Cambiare”: per fare un punto su dove siamo, su dove vogliamo andare e, soprattutto, su come fare ad arrivarci tutti insieme.  
Alessandro Sessa, Direttore delle pubblicazioni, Altroconsumo, interverrà sul tema della sanità pubblica nell’incontro organizzato da Terre di Mezzo.

Entrare al festival e aderire ai laboratori è gratuito, per partecipare è necessario registrarsi su Fa’ la cosa giusta! 

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NO AL RIARMO EUROPEO

Cari associati e lettori in genere, la nostra comunità virtuale ha deciso di opporsi all’adesione dell’Italia al piano di riarmo Europeo (costo 800 miliardi di euro)

Il periodo che stiamo vivendo è veramente difficile, abbiamo gli ospedali in panne, le attività produttive in grande difficoltà economica, le famiglia che non riescono a sbarcare il lunario per bollette energetiche oltre ogni limite. Tutto questo a causa della psicopandemia che ci hanno propinato e per le sanzioni demenziali applicate alla Russia per la questione Ucraina.

Praticamente i despoti mondiali hanno deciso di accumulare denaro sulla nostra pelle e lo fanno con l’acquisto di armamenti per contrastare una aggressione Russa CHE NON CI SARA’ MAI, come lo hanno fatto prima con i vaccini e prima ancora con il gree.

E’ venuto il momento di pensare all’Italia e agli italiani, per questo motivo vi propongo di inviare alla Presidente Meloni una semplice email con questa frase

“NO AL RIARMO EUROPEO”

la mail è questa :uscm@palazzochigi.it (segreteria consiglio dei ministri)

seguita dalla vs. firma e dal codice fiscale

io l’ho già fatto!

Manuela Valletti