La fine dell’Europa

Assieme alla Russia sulla via del multipolarismo

il libro di Valery Korovin

il testo di Valery Korovin andrebbe letto tutto di un fiato per chiarezza, approfondimento filosofico-culturale e prospettive di uscita da questa finis Europae che segna il tramonto dell’Occidente. L’operazione speciale iniziata dalla Federazione Russa il 24 febbraio 2022 mostra, infatti, in modo inequivocabile le contraddizioni dell’Europa che oramai stanno implodendo, portando con sé l’incoerente bagaglio ideologico che le innervano. L’origine ed il destino dell’Occidente presuppongono, per la loro comprensione, una rocciosa filosofia della storia che si sviluppa nel rapporto, di splengheriana memoria, tra civiltà e civilizzazione. Korovin esplora le ragioni del declino dell’Europa e lancia un appello ai popoli europei: riprendersi la propria grandezza, con l’aiuto della Russia, per realizzare un mondo multipolare.

Valery Mikhailovič Korovin (in russo Валерий Миха́йлович Коровин), nato il 31 maggio 1977 a Vladivostok, è un sociologo, politologo e giornalista russo. Dirige il Centro di Geopolitica Strategica di Mosca, è Vicedirettore del Centro di Ricerca Conservativa della Facoltà di Sociologia dell’Università di Mosca, è membro del Comitato Eurasiatico e già vicepresidente del Movimento Internazionale Eurasiatista. Dirige inoltre il portale di analisti strategica “Eurasia” (“Евразия”), è membro del Club Izborsk e dal 2014 è membro della Camera sociale della Federazione Russa.

Redazione

LO SMOG NUOCE AI BIMBI NEL GREMBO MATERNO

Uno studio condotto da una ricercatrice dell’Università di Basilea, ha rivelato un legame tra l’esposizione all’inquinamento atmosferico durante la gravidanza e le alterazioni nelle proteine rilevabili dopo la nascita

Uno studio condotto da Olga Gorlanova, medico ricercatore presso l’Ospedale Universitario per l’Infanzia dell’Università di Basilea, Svizzera, ha rivelato un legame tra l’esposizione all’inquinamento atmosferico durante la gravidanza e le alterazioni nelle proteine rilevabili dopo la nascita di un neonato. Queste alterazioni influenzano i processi cellulari, come l’autofagia, il “consumo interno” delle cellule danneggiate che avviene in risposta allo stress. Gorlanova ha presentato i risultati di questo studio al Congresso Internazionale della Società Europea di Pneumologia tenutosi a Milano.

Il lavoro ha dimostrato che anche i neonati nati in salute avevano risposte individuali e diverse all’esposizione delle loro madri all’inquinamento atmosferico durante la gravidanza. Ciò potrebbe significare che alcuni neonati sono più vulnerabili di altri, anche se sono nati in famiglie che vivono in zone con livelli relativamente bassi di inquinamento atmosferico. Ricerche precedenti condotte da Gorlanova e dal suo team avevano già evidenziato come l’esposizione all’inquinamento atmosferico durante la gravidanza potesse influenzare la funzione polmonare e il sistema immunitario dei neonati.

salute smog danni neonati 
© Enrica Scalfari/AGFNeonato in braccio alla mamma

Nel presente studio, sono state esaminate le proteine coinvolte nell’autofagia, nell’invecchiamento e nella rimodellazione cellulare al fine di comprendere come l’esposizione prenatale all’inquinamento atmosferico potesse influenzarle. I ricercatori hanno misurato undici proteine presenti nel sangue del cordone ombelicale di 449 neonati sani partecipanti allo studio sulla Sviluppo Polmonare Infantile di Berna e Basilea (BILD), avviato nel 1999 a Berna e che mira a coinvolgere 1000 neonati entro il 2025.

Questo studio si propone di indagare gli effetti della genetica e dell’ambiente, in particolare dell’inquinamento atmosferico, sullo sviluppo polmonare dei bambini. Gorlanova e i suoi colleghi hanno misurato l’esposizione delle madri all’ossido di azoto (NO2) e alle piccole particelle chiamate PM10, che sono particolato con un diametro di 10 micron o meno. Le emissioni dei veicoli, l’usura delle gomme e dei freni e il fumo sono alcune delle fonti di questi inquinanti. Hanno scoperto che sia il NO2 che il PM10 erano entrambi associati a modifiche nelle proteine coinvolte nell’autofagia.

L’esposizione al NO2 è stata correlata a una diminuzione dell’attività delle proteine SIRT1 e IL-8, e a un aumento dei livelli della proteina Beclin-1. “I nostri risultati indicano che il NO2, un inquinante principalmente derivato dalle emissioni del traffico, è associato a livelli più elevati della proteina Beclin-1, che svolge un ruolo centrale nell’avviare l’autofagia. L’esposizione a livelli più alti di NO2 è stata anche correlata a livelli ridotti di SIRT1, una proteina che svolge un ruolo protettivo nella resistenza allo stress, nell’infiammazione e nell’invecchiamento. IL-8 è una proteina attiva in alcune cellule infiammatorie”, ha dichiarato il Dr. Gorlanova.

“I neonati sono stati suddivisi in quattro gruppi distinti in base ai livelli di inquinamento atmosferico a cui erano stati esposti nel grembo materno. I quattro gruppi avevano concentrazioni simili delle proteine in studio, ma differivano per l’esposizione all’inquinamento atmosferico da NO2 e PM10. Un gruppo aveva basse concentrazioni di nove proteine, mentre un altro gruppo, composto dal sette per cento di tutti i neonati, aveva livelli più elevati di proteine coinvolte in processi infiammatori e di rimodellamento: IL-8 e IL-1B. Entrambi questi gruppi di neonati erano stati esposti a livelli inferiori, sebbene diversi, di inquinamento atmosferico prenatale rispetto agli altri due gruppi. I nostri risultati suggeriscono che i neonati in salute hanno un modello di risposta individuale all’inquinamento atmosferico. Crediamo che ciò possa essere un’indicazione che alcuni neonati siano più vulnerabili di altri.

“Inoltre, il nostro lavoro si aggiunge al crescente corpus di prove che meccanismi correlati all’autofagia possono essere coinvolti nella reazione delle cellule umane all’inquinamento atmosferico. Le scoperte sono in linea con le evidenze provenienti dalla ricerca su tessuti e animali. Approfondire ulteriormente questi meccanismi potrebbe contribuire a comprendere meglio gli effetti deleteri dell’inquinamento sugli infanti.”

I ricercatori prevedono di esaminare se i neonati con modelli di risposta proteica distinti all’inquinamento atmosferico avranno più problemi respiratori durante l’infanzia e l’infanzia rispetto a quelli che non mostrano le stesse risposte proteiche. Marielle Pijnenburg, professore associato di pneumologia pediatrica e capo del Dipartimento di Medicina Respiratoria Pediatrica e Allergologia presso il Centro Medico Erasmus di Rotterdam, Paesi Bassi, è responsabile del gruppo ERS sulla pediatria e non è stata coinvolta nella ricerca.

Ha commentato: “Questo studio si aggiunge al crescente corpus di prove che l’inquinamento atmosferico può influenzare la salute dei bambini prima e dopo la nascita. Contribuisce anche ad altre ricerche che dimostrano che i meccanismi correlati all’autofagia possono essere coinvolti nella reazione delle cellule umane all’inquinamento atmosferico. Abbiamo bisogno di saperne di più su come questi meccanismi possono influenzare la salute dei polmoni, e dobbiamo capire perché alcuni neonati sembrano essere più suscettibili all’inquinamento atmosferico di altri.

“Tuttavia, abbiamo già sufficienti prove da questo e da altri studi per lanciare un messaggio chiaro e forte ai governi e ai decisori politici: l’inquinamento atmosferico danneggia la salute delle persone, e gli effetti possono essere evidenti fin dalla nascita. Dovremmo tutti raddoppiare gli sforzi per ridurre l’inquinamento atmosferico il più rapidamente e quanto più possibile. Questo non solo migliorerà la salute delle popolazioni e ridurrà i costi associati al trattamento delle malattie causate dall’inquinamento atmosferico, ma contribuirà anche a preservare l’ambiente in un momento in cui l’emergenza climatica sta diventando sempre più evidente ogni giorno che passa”. 

fonte

Oggi 11 settembre…

11settembre – New York

Sono passati 22 anni da quel tragico giorno in cui veniva perpetrato in America con gli attentati alle Torri e al Pentagono un vero e proprio colpo di Stato. Gli architetti di quegli attacchi avevano una visione autoritaria del mondo.

Quegli attentati servivano a far avanzare il disegno di un totalitarismo globale che non è altro che il famigerato piano del Nuovo Ordine Mondiale.

L’11 settembre può essere considerato a tutti gli effetti il padre dell’operazione terroristica del coronavirus.

Cesare Sacchetti

L’Uomo e la donna non serviranno più?

Questa è una di quelle notizie che crea scompiglio…

“🔬 Scoperta rivoluzionaria: una nuova era nella ricerca sugli embrioni

Con un risultato scientifico senza precedenti, i ricercatori sono riusciti a far crescere in laboratorio un modello di un embrione umano di due settimane, e lo hanno fatto senza utilizzare ovuli o sperma!

Il rinomato Istituto Weizmann in Israele ha utilizzato cellule staminali geneticamente non modificate, fondendole per formare strutture complesse che ricordano da vicino le fasi iniziali della crescita embrionale umana. L’autenticità di questa crescita? È stato effettuato un test di gravidanza ed è risultato positivo.

Sebbene queste strutture coltivate in laboratorio non corrispondano esattamente ai veri embrioni umani, le potenziali implicazioni sono vaste. Il team è ottimista sul fatto che nel prossimo futuro tali esperimenti possano aprire la strada a:

– Testare gli effetti collaterali dei farmaci

– Studio delle malattie genetiche

– Comprendere le potenziali cause di aborto spontaneo (Fonte: Science.t.me)

L’8 settembre: il tradimento e la caduta dell’Italia in mano all’anglosfera

di Daniel Moscardi

Dwight D. Eisenhower definì l’intera faccenda dell’armistizio concluso tra l’Italia e le potenze alleate “uno sporco affare”, dal quale gli italiani ne uscivano con una pessima immagine. La guerra, almeno la prima parte, finiva nel peggiore dei modi per l’Italia, non tanto e non solo per le disastrose conseguenze materiali, quanto per l’irricuperabile giudizio negativo che daranno degli italiani amici e nemici, e che vedremo poi confermato nel punitivo trattato di pace che l’Italia sarà costretta a firmare a guerra finita, nel febbraio del 1947 a Parigi.

Se si esamina da vicino come vengono condotte dal nuovo governo italiano insediatosi all’indomani del colpo di stato del 25 Luglio 1943 le trattative per arrivare ad una resa verrebbe da pensare ad una farsa se non si trattasse del preludio alla tragedia che portò all’Italia altri 20 mesi di guerra civile dopo che i più alti vertici istituzionali della Nazione, Re e famiglia reale per primi, avevano abbandonato gli italiani, soprattutto i militari, al loro destino.

Ogni popolo dovrebbe avere interesse a promuovere lo studio di quei fatti   della storia – maestra di vita – che abbiano rivelato debolezze ed insuccessi, per poter trarne insegnamento alle generazioni future. In Italia accade esattamente il contrario. Se gli avvenimenti sono stati positivi e fortunati, si glorificano i fatti e gli uomini che li hanno guidati e qualsiasi tentativo di sana critica viene considerato come sacrilego, vero e proprio attentato all’intoccabile patrimonio nazionale. Se gli avvenimenti sono stati sfortunati, la documentazione ufficiale viene nascosta o comunque resa di difficile accesso, con l’eventuale sigillo finale del segreto di stato.

Quanto suddetto può essere sicuramente applicato a qualsiasi periodo della storia nazionale, a partire – se vogliamo – dalle tre guerre d’indipendenza del secolo diciannovesimo, tutte caratterizzate da grossolani disastri militari, (la battaglia navale di Lissa rimane da manuale), continuando con la disfatta di Caporetto dell’ottobre 1917 (della quale Badoglio fu uno dei principali responsabili, rimanendo inspiegabilmente intoccato), per arrivare allo sfacelo del settembre 1943 che ebbe come risultato pesantissimi vincoli politici, economici, finanziari tuttora in vigore.

Vincoli che rendono tuttora impossibile le interpretazioni di eventi fondamentali nella recente storia nazionale come le vari stragi e delitti eccellenti che si sono susseguiti dalla fine della guerra ad oggi. E’ di questi giorni il ritorno alla ribalta della strage di Ustica del Giugno 1980 che è da interpretare principalente sotto la lente della limitata o inesistente sovranità dello stato Italiano.

L’Italia cessava infatti di esistere come Stato sovrano sotto una tenda allestita a Cassibile, nella Sicilia Orientale, in un uliveto dal comando alleato alle 17.15 di venerdi 3 Settembre 1943 per mano di un insignificante generale che non parlava una parola di inglese e  che appariva – agli alti ufficiali alleati presenti alla firma – come uno dei tanti ristoratori italiani di Little Italy a New York. Si chiamò resa incondizionata, Unconditional surrender.

E proprio da servile ristoratore italiano il generale Giuseppe Castellano ci mise del suo, peraltro senza che gli fosse richiesto. Comunicò infatti agli ufficiali alleati che il Quartier Genarale delle forze tedesche in Italia – e quindi anche il feld maresciallo Kesserling – si trovava non a Roma, bensì a Frascati. Inutile dire che di li a poco piovverò su Frascati tonnellate di bombe sganciate da molteplici incursioni aeree alleate, con centinaia di morti della popolazione locale e nessun danno ai tedeschi.

FONTE

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A presto

la redazione

Case in affitto a 1 euro in Sardegna: avvio del progetto “Work from Ollolai”

Giorgia Bonamoneta

3 Settembre 2023 – 09:56

Continua in Italia il progetto “Case a 1 euro”. Lo scopo dei Comuni che vi aderiscono, molto spesso borghi dimenticati, è quello di ripopolare e tornare a dar vita agli spazi dimenticati. Non è da meno il borgo di Ollolai, che punta a chi lavora in smart working, giovani e non solo.

L’iniziativa delle“ Case a 1” euro viene infatti accompagnata dal progetto Work from Ollolai/Traballa dae Ollolai, con l’invito: “Sei interessato a lavorare a distanza dalla bellissima Sardegna, in Italia, al costo di 1 solo euro? Il borgo cerca persone, professionisti, vita”. L’obiettivo dichiarato è quello di combattere lo spopolamento e sviluppare una “rete di residenze” internazionali per professionisti che vivranno a lavoreranno a distanza.

Il progetto “Case a 1 euro” ha da anni riacceso l’attenzione internazionale verso i piccoli borghi che rischiano di scomparire per sempre. Al momento Ollolai ha già ricevuto oltre mille richieste da tutto il mondo. Un vero e proprio successo.

Come funziona il nuovo progetto di Ollolai e come accedere all’affitto delle “Case a 1 euro”?

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Nel borgo di Ollolai prende avvio l’iniziativa “Work from Ollolai/Traballa dae Ollolai”. Per i/le professioniste che lavorano a distanza, case in affitto a 1 euro. Requisiti? Condividere competenze.

I BRICS, Goldman Sachs e i depistaggi della falsa controinformazione

di CESARE SACCHETTI

La pagina che è stata scritta la passata settimana dai BRICS è una di quelle che davvero cambierà la storia delle relazioni internazionali.

Dopo essersi riunita a Johannesburg per il suo annuale incontro, l’alleanza dei Paesi fondati originariamente da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica ha deciso ufficialmente di aprire le porte ad altri sei Paesi che avevano presentato domanda.

E’ così che sono entrati a far parte del club Iran, Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Etiopia e gli Emirati Arabi Uniti.

Il solo fatto di vedere due Paesi quali Iran e Arabia Saudita essere parte della stessa alleanza geopolitica dovrebbe dare l’idea della rivoluzione, o forse dovremmo dire controrivoluzione, dei rapporti internazionali che è in corso.

Un tempo Teheran e Riyad erano su sponde opposte e le tensioni tra i due Paesi erano sempre costanti tanto da far pensare che una guerra tra Iran e Arabia Saudita fosse imminente da un momento all’altro.

Parliamo di due Paesi che hanno camminato su percorsi geopolitici ed economici del tutto incompatibili e in aperto contrasto gli uni contro gli altri.

Da un lato, abbiamo una nazione che è stata creata dai poteri dell’anglosfera negli anni 20 del secolo scorso e che nonostante le apparenze politiche non è mai stata realmente ostile allo Stato di Israele.

Riyad negli ultimi decenni ha portato in essere una politica estera che è sostanzialmente quella che le è stata dettata da Washington, dove le lobby sioniste e neocon l’hanno fatta da padrone indiscusse fino agli anni dell’amministrazione Trump.

Dall’altro invece abbiamo un Paese che esiste da millenni e che aveva già intrapreso negli anni 50 del secolo scorso una strada che portava lontano dagli interessi angloamericani quando salì al potere il presidente iraniano Mossadegh.

Mossadegh fu l’uomo che per primo intuì la necessità di nazionalizzare le compagnie petrolifere per impedire che l’Iran fosse ridotto ad un potentato delle famigerate sette sorelle che allora, come oggi, dominavano il mercato della distribuzione degli idrocarburi.

La visione di un Iran indipendente e libero da tali poteri fu quella che costò al presidente il rovesciamento per mano della CIA attraverso uno dei suoi famigerati colpi di Stato che hanno contraddistinto tutta la politica estera americana del secolo scorso.

Washington è stata molto più che la capitale politica degli Stati Uniti.

Washington è stata la capitale della sovversione internazionale perché la sua imponente struttura militare e di intelligence consentiva a quei poteri che dominano la Casa Bianca di rimuovere quei capi di Stato e di governo che costituivano una “minaccia” per l’anglosfera ma più in generale per tutto l’apparato mondialista fondato sulla supremazia militare della NATO.

Quando venne instaurato al potere in Iran lo scià di Persia, Teheran si ritrovò ad essere per molti anni uno Stato satellite degli Stati Uniti fino a quando la rivoluzione islamica del 1979 non restituì nuovamente a questo Paese tutta l’indipendenza e la sovranità che le erano state portate via negli anni del golpe della CIA.

I contrasti tra Riyad e Teheran non sono stati altro che il risultato di due distinte visioni fondate rispettivamente una sulla supremazia angloamericana, e l’altra invece sul principio della sovranità nazionale degli Stati.

Non sorprende quindi vedere l’Iran entrare nel mondo multipolare ma piuttosto sorprende vedere l’Arabia Saudita spostarsi dai suoi vecchi referenti per poter salire di corsa sul treno della multipolarità.

Ciò è il diretto risultato della profonda crisi dell’anglosfera dovuta soprattutto al disimpegno americano iniziato con l’era dell’amministrazione Trump e che non si è affatto arrestato con la cosiddetta amministrazione Biden ma si è invece fatto persino più intenso.

Gli Stati Uniti rifiutano il ruolo di garante dell’impero che i poteri del Council for Foreign Relations avevano concepito per essi e ciò ha portato l’architettura del mondialismo ad essere priva del suo fondamentale perno.

Al tempo stesso, a Oriente, l’alleanza dei BRICS sta sfruttando il vuoto dell’impero americano per poter costruire una valida alternativa geopolitica multipolare a quella che per decenni è stata la dittatura dell’unipolarismo americano.

Gli anni del dominio del mondo unipolare

Dopo la caduta del muro di Berlino si è indubbiamente aperto un vuoto nelle relazioni internazionali.

La logica del conflitto controllato tra i due blocchi era giunta al suo capolinea nel momento stesso in cui iniziò nei primi anni 80 l’era del presidente sovietico Gorbachev, apprezzatissimo dagli ambienti liberali dell’Occidente, e che fu di fatto il vero sicario che accompagnò all’estinzione il blocco sovietico.

L’URSS che fu creata attraverso i finanziamenti di Wall Street ai bolscevichi andava ora dismessa per poter lasciare una immensa prateria all’impero americano. La NATO che formalmente aveva esaurito la sua ragion d’essere piuttosto che essere liquidata iniziò ad espandersi sempre di più e ad annettere molti Paesi dell’Est Europa, passati da un sistema di natura collettivista ad uno nel quale gli oligarchi del neoliberismo erano i veri padroni indiscussi delle economie nazionali.

Enormi saccheggi furono perpetrati contro questi Paesi, su tutti la Russia che subì una delle privatizzazioni di massa più violente e criminali della storia moderna, forse inferiore soltanto all’altra svendita collettiva dei gioielli di Stato attuata da Mario Draghi e dagli altri agenti della finanza anglosassone a bordo del panfilo della Regina Elisabetta la notte del famigerato 2 giugno 1992.

Il mondo per anni è stato sotto il dominio indiscusso di questo potere che non ha conosciuto ostacoli fino a quando gli eventi menzionati sopra, l’era di Trump fondata sul principio della difesa della sovranità americana e il multipolarismo, non hanno portato alla conclusione dell’impero e alla fine della stagione della globalizzazione.

I BRICS, Goldman, e il depistaggio della falsa controinformazione

A questo punto dell’analisi però è necessario soffermarsi un istante su un argomento piuttosto in voga negli ambienti che noi abbiamo ribattezzato della falsa controinformazione.

E tale argomento è quello secondo il quale i BRICS sarebbero parte del disegno originario del globalismo in quanto essi non sarebbero altro che il risultato della strategia del colosso della finanza mondiale Goldman Sachs.

Tale tesi si fonda sul fatto che nel novembre del 2001 la banca newyorchese scrisse un documento intitolato “Costruire una migliore economia globale: BRICS”.

Nel documento redatto dall’economista Jim O’Neill si fanno delle considerazioni piuttosto ovvie sul fatto che la crescita dei Paesi che compongono l’acronimo BRICS, ovvero Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, sarà presto superiore a quella dei Paesi che invece appartengono all’eurozona.

La ragione della esplosione della crescita di questi Paesi in quegli anni e negli anni successivi è dovuta principalmente al fatto dell’apertura dei mercati internazionali.

Era iniziata da alcuni anni la stagione della globalizzazione che è stata voluta dalla finanza internazionale per consentire lo spostamento delle produzioni basate negli Stati Uniti e in Europa verso la Cina.

Il mostro cinese che ha iniziato a produrre merci a bassissimo costo e di bassissima qualità è il risultato diretto della sua ammissione al club dell’Organizzazione mondiale del commercio voluta dall’amministrazione Clinton nel 2000.

La globalizzazione potrebbe essere definita come la parte economica del fenomeno politico del globalismo.

I grandi poteri che hanno partorito tale visione quali il mondo delle banche e delle mega-corporation avevano in mente una governance globale nella quale il sistema economico dominante era quello del neoliberismo.

E poter lanciare il suo assalto all’industria Occidentale, le lobby neoliberali avevano bisogno di un enorme bacino di prodotti a basso costo per deindustrializzare l’Europa e gli Stati Uniti e creare un’economia dove la classe media viene letteralmente spazzata via.

Le statistiche degli ultimi 20 anni sono lì a ricordarci i “successi” della globalizzazione che ha trasferito le risorse economiche nelle mani di un ristretto manipolo di capitalisti transnazionali.

Era del tutto naturale dunque che Goldman predicesse l’esplosione di mercati quali quelli indiani e cinesi.

Ciò però ci porta a considerare l’”argomento” della falsa controinformazione che in base a tale documento afferma che alla fine i BRICS non sono altro che l’altra faccia della medaglia del globalismo.

Innanzitutto, occorre fare ciò che questo filone disinformativo non fa. Occorre contestualizzare. Siamo nel 2001 e allora l’idea di un mondo multipolare nemmeno esisteva.

I Paesi dei BRICS erano dominati da leader che non avevano nessuna seria intenzione di ostacolare il dominio dell’anglosfera o di opporsi all’idea di un mondo che non fosse quello fondato sulla supremazia di una governance globale.

La presidenza di Putin muoveva i suoi primissimi passi quando sostituì l’anno precedente il fantoccio della CIA, Boris Eltsin, che aveva consentito il saccheggio del 1992 e che era oggetto di derisione nei consessi internazionali per i suoi evidenti problemi di alcolismo.

Solamente negli anni successivi iniziano ad essere seminati i primi germogli della nuova politica estera del presidente russo che oggi sono divenuti la robusta pianta del multipolarismo.

Vladimir Putin è l’uomo che restituisce sovranità e soprattutto dignità ad una Russia sin troppo vilipesa sui tavoli internazionali.

E la sua visione di politica estera e internazionale è sostanzialmente la stessa di quella che ha oggi.

I suoi interventi sono lì a testimoniare che il presidente russo ha sempre puntato la bussola della sua politica estera sul multipolarismo.

Il discorso che Putin ha tenuto nel 2007 alla conferenza di Monaco è esemplare a questo proposito.

Davanti a lui c’erano gli esponenti di quel mondo Euro-Atlantico che avevano stabilito arbitrariamente di essere loro i signori della storia e del mondo intero.

Il presidente russo denuncia immediatamente la diplomazia delle bombe che aveva portato quattro anni prima a radere al suolo un Paese, l’Iraq, solamente perché il suo leader, Saddam Hussein, era divenuto un intralcio per le lobby neocon di Washington.

La stessa logica delle bombe era stata applicata ad un altro leader, Muhammar Gheddafi, che venne ucciso nel 2011 per mano della NATO in quella che si può definire come uno dei più atroci crimini di guerra commessi dal patto atlantico.

E anche in quegli anni, Putin denunciò la logica della NATO fondata sugli assassinii politici di tutti quei leader che rappresentavano una “minaccia” per i tiranni dell’atlantismo.

La Russia parlava già sedici anni fa dell’esigenza di costruire un mondo multipolare che fosse fondato non sulla supremazia di un impero ma piuttosto sul rispetto della sovranità nazionali.

Un blocco che non fosse fondato sull’ipocrita principio dell’esportazione del culto liberale dei diritti umani ma su quello del rispetto delle culture di ogni singolo Paese del pianeta.

È così che nel 2009 nascono ufficialmente i BRICS. Per cercare di mostrare al mondo un’alternativa che non sia quella del vassallaggio all’impero anglo-americano ma una dove le nazioni hanno la possibilità di potersi sviluppare e poter dire la loro sui tavoli internazionali.

È vero che Goldman Sachs può aver per prima creato l’acronimo BRICS nel suo documento del 2001, ma l’alleanza geopolitica fondata dalla Russia negli anni successivi nulla ha a che vedere con le aspettative e i propositi del colosso bancario.

Goldman voleva un mondo dove al centro ci fosse una governance globale. Goldman voleva in altre parole annettere i Paesi dei BRICS nel 2001 per evitare che importanti economie fossero escluse dal progetto e che queste potessero poi compromettere in qualche modo il dominio del globalismo.

Del resto, se l’ultimo stadio di questa visione era quello di erigere un supergoverno globale come si poteva pensare che questo potesse nascere senza Russia, Cina e India?

Questa era l’esigenza che portò Goldman a scrivere quel documento. Ciò non toglie però che alcuni Paesi dei BRICS siano stati effettivamente per molti anni il motore propulsore della globalizzazione come è stata indubbiamente per la Cina.

Il divorzio della Cina dal globalismo

Ciò ci riporta a quanto abbiamo detto poco prima. È necessario contestualizzare per poter leggere con un minimo di logica gli eventi degli ultimi anni.

Quando Soros nel 2010 tesseva le lodi della Cina lo faceva perché a quell’epoca Pechino non aveva mostrato nessuna intenzione di disallinearsi da questi poteri.

Quando però lo stesso Soros nel 2019 affermava che la Cina da lui tanto decantata negli anni prima era divenuta una minaccia per la società aperta, è evidente che l’idillio degli anni precedenti si era interrotto.

La Cina sotto la leadership di Xi Jinping non ha mostrato tanto un Paese interessato a fondere la sua sovranità in una struttura sovranazionale quanto uno più incline a rafforzare la propria autonomia e spesso a perseguire i propri interessi economici senza alcuna remora o scrupolo.

L’avvicinamento della Cina alla Russia non ha portato però ad uno sbilanciamento dei rapporti tra i due Paesi a favore di Pechino.

In questo momento, è indubbiamente la Russia il Paese protagonista della nascita del mondo multipolare. È la Russia il Paese che sta accompagnando la decolonizzazione africana ed è la Russia il Paese che sta assestando la spallata decisiva alla NATO con la guerra in Ucraina.

La Cina di Xi Jinping ha compreso che il percorso migliore di politica estera per preservare la propria sovranità non è certo quello di seguire la strada del mondo Euro-Atlantico in declino ma piuttosto quello di rafforzare sempre di più i rapporti con la Russia e i BRICS.

L’approccio poi della Russia ai rapporti di politica estera è lì a smentire qualsiasi mistificazione della falsa controinformazione al riguardo del mondo multipolare.

Si prenda, ad esempio, la situazione africana. Quale Paese europeo ha cancellato debiti di miliardi di euro verso i Paesi africani e quale Paese europeo sta aiutando questi Paesi a conquistare la sovranità che nazioni coloniali come la Francia avevano loro sottratto?

La risposta è: nessuno. Solo la Russia ha intrapreso questo inedito percorso. La Russia ha dimostrato di essere un Paese che tratta da pari gli altri Paesi a differenza dell’anglosfera che l’unico rapporto di amicizia che prende in considerazione è quello di una colonia che obbedisce ai desiderata del padrone.

C’è un certo ingannevole pensiero gnosticista che vuole assimilare tutto e tutti e far credere che non esistano differenza di sorta tra i poteri del mondialismo e coloro che invece gli si oppongono da ormai 20 anni.

E tale pensiero è il risultato di una massiccia campagna disinformativa concepita nelle stanze dei servizi Occidentali che si premurano di togliere alle masse ogni possibile riferimento attraverso un esercito di propagandisti prezzolati che veicolano tale messaggio.

Tale messaggio è appunto ciò che abbiamo detto fino ad ora.  È una menzogna smentita facilmente da fatti inconfutabili.

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Germana Carillo

Pubblicato il 23 Agosto 2023

Delle cozze non si butta via niente e questa azienda è stata in grado di trasformare le fibre di bisso in pannelli capaci di assorbire il rumore e super resistenti al fuoco. Un’idea innovativa per un’edilizia il più sostenibile possibile

pannelli cozze bisso

©Seastex

Assodato che non vanno gettati nell’umido, non tutti sanno che i gusci delle cozze portano attaccato il cosiddetto bisso, che il mollusco utilizza per ancorarsi al fondale marino, alle rocce o ad altri substrati solidi. Si tratta di quei filamenti che generalmente rimuoviamo nel momento in cui puliamo i mitili.

Invece di gettare questi rifiuti nella spazzatura, Sander Nevejans, designer belga e fondatore di Seastex, ha pensato bene di recuperarli e di produrre dei pannelli ignifughi. Sono gli “Acoustic Byssus Core” (ABC), perfetti per realizzre cappotti termici alle abitazioni.

Il motivo? Sapevate che il bisso ha proprietà eccezionali, tra cui la capacità di assorbire il rumore e proprio l’elevata resistenza al fuoco?

Lo studio

Nelle cozze, il bisso, noto anche come “barba”, è la parte della cozza non commestibile che viene generalmente rimossa prima della cottura o del confezionamento.

Le fibre di bisso possiedono un grande potenziale come materiali di alto valore e di lunga durata nel mercato internazionale delle costruzioni. Non solo offrono proprietà acustiche uniche per la produzione di nuovi prodotti fonoassorbenti, ma contribuiscono anche al raggiungimento di molteplici obiettivi di sviluppo sostenibile. Sfruttando le proprietà uniche delle fibre di bisso, il settore dell’edilizia può contribuire allo sviluppo di città sostenibili utilizzando materiali ecocompatibili, si legge sul sito.

I fattori che consentono ai cani di invecchiare meglio

“Il legame tra gli ambienti sociali e la nostra salute si estende a molti animali perché quelli che hanno relazioni sociali più forti e consistenti vivono più a lungo e più sani”, afferma uno studio

Cani ed esseri umani messi sullo stesso piano. Almeno dal punto di vista psicologico-sanitario. Lo suggerisce una ricerca pubblicata su Evolution, Medicine & Public Health, secondo cui se l’interazione sociale fa bene alla salute dell’uomo, “essa è utile anche ai cani”.

“Il luogo in cui viviamo e con chi interagiamo ha una presa davvero forte sulla nostra salute e sul nostro benessere”, ha affermato Noah Snvder-Mackler, autore dello studio, professore di Scienze della vita all’Arizona State University. “Il legame tra gli ambienti sociali e la nostra salute si estende a molti animali perché quelli che hanno relazioni sociali più forti e consistenti vivono più a lungo e più sani”, ha sentenziato il professore.

La ricerca si è mossa su un range di 21.410 interviste a proprietari di cani scoprendo che in genera “la compagnia” – sia con persone che con altri animali – ha avuto il maggior influsso sul loro grado d’invecchiamento, e per i cani s’è rivelato più salutare.

Lo studio fa parte del Dog Aging Project, ricerca scientifica avviata nel 2018 e finanziata dal National Institute on Aging e da donazioni private, guidata dalle facoltà di medicina dell’Università di Washington e del Texas A&M e da più d’una dozzina d’istituzioni come l’Arizona State University.

L’obiettivo è capire come geni, stile di vita e ambiente “influenzino l’invecchiamento e le malattie nei cani” nella speranza che i risultati possano influire anche sulla condizione umana. La base di partenza è che “i cani sono considerati i nostri più stretti accompagnatori che condividono gran parte della nostra esistenza”, afferma Brianah McCoy, dottoranda dell’Asu, coautrice dello studio, e quindi “studiando come l’ambiente sociale influisce sulla salute del cane, le informazioni potrebbero essere rilevanti anche per la salute umana”, ha affermato.

Stando a quanto scrive il quotidiano inglese Metro, i ricercatori hanno identificato cinque criteri che hanno influenzato i cani, vale a dire “la stabilità del vicinato, il reddito familiare totale, l’età del proprietario, il tempo trascorso con i bambini e quello con altri animali”.

Il risultato è che le avversità finanziarie e domestiche della famiglia “sono collegate a una salute peggiore e a una ridotta mobilità fisica”, mentre una maggiore e buona compagnia con gli esseri umani e altri cani “viene associata a una salute migliore”. Anche se non tutti i cani reagiscono allo stesso modo, si precisa. I ricercatori, tuttavia, “non hanno quantificato la durata della vita animale, anche se hanno intenzione di farlo in futuro”, precisa il Post.

Ultima curiosità: i cani potrebbero trarre beneficio se per compagno, ad esempio, avessero un gatto? Alla domanda gli studiosi hanno ammesso di non avere risposte precise dati i limiti della ricerca sulle singole razze, pur tuttavia si sono spinti ad ipotizzare che “avere la compagnia di altri simili domestici, anche gatti, potrebbe dare beneficio al loro stato di salute”, ha dichiarato Snyder-Mackler.

FONTE