Ci ha lasciato ieri Silvio Berlusconi e noi vorremmo invece non averlo mai perduto.
Come faremo senza di lui? Senza le sue uscite e le sue battute, ma soprattutto come faremo senza l’unico uomo politico degno di tale nome?
Non voglio coinvolgere Forza Italia, partito che ho votato nel lontano 1994 e forse alle elezioni successive, io parlo proprio di lui, di Silvio Berlusconi. Probabilmente senza fardelli politici avrebbe portato l’Italia al top nel mondo, invece anche lui ha dovuto mediare, accettare compromessi, subire ricatti e quindi ciò che è riuscito a fare nella situazione in cui si è trovato, è moltissimo:bipolarismo, aumento delle pensioni, tasse sull’eredità, via IMU dalla prima casa ecc.
Certo avrebbe fatto ancora molto per l’aumento delle pensioni e dei salari… auguriamoci che i suoi alleati ne onorino la memoria portando avanti il programma che aveva confezionato.
Grazie SILVIO e buon viaggio, butta l’occhio ogni tanto sulla tua bella Italia, ne abbiamo un gran bisogno.
Dal mese di giugno è partita una nuova moda pret-a-porter: la deriva autoritaria. Si porta così, come uno scialle trasversale, tra i fianchi e il collo, e avvolge tutto; si sfila con la mano alzata in segno di saluto romano, il passo dell’oca, e sono botte da Orban per giudici, corte dei conti, stampa e gay pride. Sullo sfondo i cadaveri appesi di Fazio, Littizzetto e Annunziata, che si sono suicidati preventivamente per accusare il regime di strage. Me la sono vista, la regina de noantri, la Giorgia de Melonis, andare spedita verso la deriva autoritaria mano nella mano a Joe Biden, l’altra manina che tocca il Papa, l’agenda Draghi sotto il braccio, gli abbracci appassionati a Zelenskij, gli stivaloni da vecchio regime che gli ha donato il ducesco Bonaccini per guadare il fango e gli occhioni minacciosi fuori dalle orbite e dall’orbace, come la Buonanima. Il battesimo del regime è annunciato urbi et orban dai quotidiani dei proletari italiani, fino a ieri del compagno lavoratore Carlo De Benedetti e oggi del compagno lavoratore John Elkann, operaio della Fiat, esule all’estero con la sua botteguccia, per amor di libertà e di fisco. Se la Meloni proroga le norme introdotte da Mario Draghi sulla Corte dei Conti in quel tempo si chiamava efficientemento e modernizzazione, oggi si chiama ducettismo e svolta autoritaria. Se a finanziare le armi in Ucraina li fa la Meloni col suo feldmaresciallo Crosetto, è guerrafondaia, se li fa Draghi, la sinistra, e ampi paraggi è per la pace e la democrazia contro il tiranno. E poi se la Regione Lazio nega il patrocinio al gay pride perché sostengono gli uteri in affitto, che è reato, la deriva autoritaria si colora di omofobia, persecuzione dei trans, negazione della libertà e del diritto d’opinione. Non capiscono la differenza elementare tra il diritto di manifestare – che nessuno tocca, lede o minaccia – e il dovere degli enti pubblici di unirsi a manifestare per il gay pride, sottoscrivendo le loro battaglie senza battere ciglio. Se un ente locale desse il patrocinio a una processione religiosa, griderebbero all’oscurantismo, alla deriva autoritaria. Invece il patrocinio al gay pride va dato, e se non lo dai sei liberticida. E’ un’Ideologia di Stato da osservare. Questa è la protervia della sinistra italiana guidata dallo Zan Alessandro: la libertà non è il tuo diritto di sfilare, comiziare e manifestare, ma è l’obbligo della Repubblica di essere dalla tua parte, dare un carisma di ufficialità e di protocollo al tuo corteo e ai tuoi slogan. Ma non ho fatto in tempo a pensare che la decisione della Regione Lazio dovrebbe essere estesa a tutti gli enti locali, che la stessa Regione Lazio, impaurita dalle reazioni, ha fatto retromarcia, ed è pronta a dare il patrocinio purché non si faccia campagna sulla maternità surrogata. Il sindaco di Roma, Gualtieri, si è affrettato a dare il patrocinio. Avesse la stessa solerzia per pulire una città che è riuscito nel miracolo di peggiorarla rispetto ai tempi della Raggi… Perché non dare il patrocinio anche a chi sostiene tesi e visioni opposte, come Pro Vita e altre associazioni in difesa della famiglia e delle nascite? La svolta autoritaria ha ormai quasi trent’anni, se non vogliamo risalire ai governi democristiani (vi ricordate ad esempio il fanfascismo?) Da quando arrivò Berlusconi al governo si gridò alla dittatura, alla svolta autoritaria, all’epoca sudamericana anziché polacco-ungherese. Berlusconi andò tre volte al governo con libere e democratiche elezioni, accettò i verdetti elettorali che lo davano per sconfitto e l’ultima volta andò via senza resistenza anche quando fu fatto fuori da un mezzo golpetto bianco, rosso e merdone; votò perfino a favore del suo successore tecnocrate e poi addirittura per la conferma al Quirinale del suo mandante. E nel mezzo, durante i suoi governi, fu attaccato come mai nessuno da magistrati, stampa e poteri grossi su tutti i fronti, persino dentro le mutande. Insomma questa fu la dittatura di Berlusconi, che semmai può essere accusato del contrario, di aver cambiato davvero poco. Il suo difetto non era l’autoritarismo semmai il contrario, la compiacioneria. Ma a fronte di tutto questo, impunemente, gli stessi che ieri gridavano alla dittatura berlusconiana oggi gridano alla dittatura meloniana(che il mio correttore automatico, chissà per quale allergia ai cocomeri o ai conservatori, traduce in melanzana). E tutti sanno bene che una cosa del genere non la vuole nessuno, nessuno è in grado di instaurarla e a nessuno sarebbe permesso farlo, nel contesto interdipendente e subalterno in cui viviamo. Se c’è una cosa da notare del governo Meloni è il suo essere del tutto allineato alla Nato, agli Usa, alla Ue, alla linea Draghi, a Mattarella e all’establishment che contestava dall’opposizione. Di tutto la si può accusare, inclusa l’abdicazione alla sovranità, meno che di instaurare un regime dittatoriale (o per i comici della sinistra radicale, il fascismo). Ma la denuncia di un governo “d’estrema destra” che scivola verso l’Ungheria, dopo la fatwa lanciata dal vecchio ayatollah Romano Prodi, diventa subito parola d’ordine: deriva autoritaria. Ecco pronto il kit della collezione partigiana primavera-estate che l’indossatrice Elly Schlein, consigliata dall’armocromista, lancerà nel campo della moda politica. E pubblicherà il suo manifesto su un altro organo dei lavoratori, detenuti nella Ztl, Vogue, con tanto di sue foto in posa mentre con un décolleté libero, uguale e transessuale partirà eroicamente per la guerra di liberazione cantando fieramente: Orchetta nera, belva missina. E i vecchi neofascisti così pochi, così sconfortati, sentendo la vaga assonanza con Faccetta nera bell’abissina, si sveglieranno dal loro antico, mesto torpore e sogneranno per un momento che stia davvero tornando il Duce. A Elly, e ai suoi compagnucci della stampa e propaganda, sono affidati ormai i loro sogni nostalgici.
“Le armi costano, mandare le armi a qualcuno costa”. Per il generale Marco Bertolini – in pensione dal 2016, già comandante del Comando operativo interforze e della Brigata Folgore, capo di stato maggiore Isaf in Afghanistan, operativo in Libano, Somalia, Bosnia e Kosovo – sostenere che gli invii a Kiev non siano una spesa per lo Stato, come si prodiga a fare la premier Giorgia Meloni, “è una sciocchezza e lo dice uno che è convinto non si spenda abbastanza per le proprie forze armate, ultimo elemento di sovranità nazionale rimasta”.
Le guerre in Europa da secoli sono mosse per rivendicazioni territoriali, è chiaro che le parti debbano rinunciare a qualcosa sulla base di una trattativa diplomatica. Che debbano sedersi attorno a un tavolo e discutere. Altrimenti non se ne esce, ma la mia impressione è che non se ne voglia uscire.
Quel che mi pare chiaro è che in ottica geopolitica globale mantenere l’Europa divisa dalle fonti energetiche russe alla lunga gioverà molto a qualcun altro. Quella ucraina è solo la tessera di un conflitto molto più ampio che coinvolge altri territori, come l’Armenia, l’Arzebaigian, il Kazakistan, la Libia, la Siria… e poi c’è la Cina che ha fatto fare la pace a Iran e Arabia Saudita, questione sottovalutata.
Per la Russia, la Crimea e il Mar Nero sono irrinunciabili, per gli Stati Uniti è irrinunciabile un mondo unipolare guidato da Washington. Districare questa matassa inviando armi a chicchessia non è utile alla causa della pace, mi pare chiarissimo. Purtroppo la bomba atomica non si può disinventare. (Fonte: Il Fatto Quotidiano)
Ce l’avete un piano B pronto? NO? Allora potrebbe essere opportuno prepararsi. Prepararsi al peggio.Sono moltissimi ad essersi rilassati. Finita l’assillante minaccia sanitaria delle iniezioni letali, moltissime persone sono tornate a fare la vita di sempre, il classico tran tran quotidiano, spesso anche dimenticandosi le atrocità subite. Molto male. Bisogna invece alzare la guardia adesso più che mai e prepararsi allo scontro. Non è finito un bel niente. Io non mi fido. Il piano diabolico va avanti e adesso agisce nell’ombra. Lo scopo finale è l’annientamento del ceto medio occidentale e soprattutto di quello italiano ed ha dei livelli di catastrofismo crescenti che vanno da disastroso ad apocalittico. Lo scopo finale lo hanno dichiarato apertamente, basta ascoltare: si chiama Grande Reset – Agenda 2030. Quello che stiamo osservando adesso, riguardo alle banche regionali americane, è un consolidamento di tipo collettivista. Andrà avanti ancora alcuni anni con le stesse modalità, ovvero l’incorporazione degli istituti minori, inglobati dalle banche maggiori, tipo JP Morgan con la supervisione e l’assistenza della Federal Reserve e le creazioni di valuta a comando necessarie per rendere possibili queste operazioni.Lo stesso identico modello è applicato globalmente anche ai settori non finanziari.In pratica, lo scopo finale, è quello di un’economia collettivista pianificabile centralmente dal Poltburo socialista del governo corporativo oligarchico globale.Limitare di numero i soggetti operanti, serve alla pianificazione in quanto elimina le variabili derivanti dalla libertà concessa a partecipanti concorrenti non affiliati.I piani industriali non ammettono variabili.
Rimarranno poche, pochissime banche e corporation e tutto il denaro sarà digitalizzato e gestito da App di aziende online che continueranno a dare l’illusione della pluralità.L’utente, già abituato e sedotto da redditi di di cittadinanza e ricchezza virtuale ottenibile con le varie criptovalute e altcoin accoglierà questo denaro digitale con grande contentezza, chiudendo così la porta della propria prigione e gettando via la chiave.Le persone saranno poi intrattenute in complicatissimi schemi digitali per passare da un’App gestionale ad un’altra, con l’illusione di guadagnare o di essere più furbi. Un po’ come i vermi che si contorcono nella putrefazione, senza un vero motivo, solo spasmi dell’addome, visto che il cervello non è presente.Nel video e nell’agenda di Davos del 2016 ci sono 8 punti: tra cui, nel video di Ida Auken, la famosa frase: “you will own nothing and be happy” – non avrete nulla e sarete felici. Non avere nulla vorrà dire dover prendere in affitto, noleggiare, tutto quello che ci serve (ma se devo affittare, chi è il proprietario?) Il W.E.F. ha questa visione del mondo nel proprio programma denominato “Agenda 2030”, ovvero: il popolo di basso rango non deve più avere niente ed un gruppo concentrato di pochissimi oligarchi/eletti avrà tutto e lo affitterà a sua discrezione al popolo suddito e soggiogato, mentre tutta la ricchezza e le risorse vengono sempre di più concentrate al vertice della piramide di controllo globale. Ottima soluzione, per coloro che si trovano al vertice, non certo per gli altri che saranno sprofondati in un inferno di miseria, fame, freddo e malattie. Gente che combatterà con i propri vicini come i topi nelle gabbie in certi esperimenti sadici di laboratorio.L’Era della Favela globale, resa possibile dall’arrivo accelerato di migliaia di “esperti di economia da terzo mondo.Quello che accadrà nelle città italiane è una versione simile a quella descritta in questa mia newsletter, che contiene tutte le istruzioni necessarie su come affrontare il caos e salvare la pelle.
IO VENGO DALLA BOSNIA ANDREA CECCHI·JUNE 17, 2020Ho già condiviso questo pezzo privatamente con alcuni amici. Si tratta di una mia traduzione del 2017, tratta dalle memorie di un sopravvissuto alla guerra in Bosnia. Perché ho deciso di pubblicarlo oggi sulla newsletter? Perché il nuovo trend che ci aspetta e che è già iniziato prevede il verificarsi di sempre più gravi disordini pubblici con episodi a…Read full story
Saranno momenti veramente estremi. L’Italia è invasa da decine di barconi al giorno che trasportano energumeni abituati alla guerriglia e all’uso del machete e delle armi da fuoco. L’italiano buonista e rammollito verrà fatto a pezzi. Macellato e messo nei trolley. È già accaduto. È la legge del più forte e nessuno verrà in aiuto. Quando scoppia il caos, la gente si trasforma in belve. Anche in circostanze normali, per il cibo, la gente si ammazza a coltellate per un parcheggio al supermercato, figuriamoci quando inizierà a mancare tutto.Per prepararsi mentalmente ad uno scenario estremo, sono molto utili i film degli zombie. Quei film sono metafore molto calzanti su come agiscono le persono private del cervello. Esseri guidati da impulsi che cercano di sbranare i sopravvissuti, che a loro volta si difendono scappando e usando le armi. Per prepararsi mentalmente al peggio, occorre guardare questi film e fare come i sopravvissuti.La situazione peggiore sarà nei grandi centri abitati. Nelle grandi città. Chi abita in un palazzo di vari piani in una grande città, non sarà in grado di scampare facilmente alla furia delle orde assassine.
Per questo è consigliabile avere un piano B.Nel film World War Z, i ricchi si rifugiano sui loro mega Yacht per scappare al caos delle città.Le élite si sono preparate per tempo.Personalmente, imitando quello che fanno i ricchi, mi sono trasferito anche io su di un’isola delle Bahamas (mia moglie è cittadina) poco abitata dove già da alcuni anni ho osservato che anche altre prsone che hanno capito, stanno costruendo qui i loro rifugi dove scappare. Le Bahamas sono infatti molto vicine agli Stati Uniti, ma sufficientemente lontane da offrire un riparo qualora le cose dovessero degenerare rapidamente. Americani ricchi, dotati di yacht o di jet privati, hanno costruito qui i loro bunker di lusso, dove scappare e mettere in salvo le proprie famiglie. Un esempio molto evidente è quello del mega milliardario Joe Lewis, partner di George Soros, che vive sul suo yacht (Aviva) alle Bahamas, il primo yacht ad avere dentro un campo da tennis:https://www.superyachtfan.com/yacht/aviva/owner/https://en.wikipedia.org/wiki/Joe_Lewis_(British_businessman)
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Gli appassionati di Fernet-Branca, così come i collezionisti e gli amanti delle limited edition, sanno bene che le Distillerie Branca amano mettere in commercio il loro prodotto di punta con latte speciali, bottiglie in edizione limitata o bicchieri da collezione e degustazione che non potrebbero mai mancare nelle vetrine di chi sa riconoscere cimeli di valore.
Ricordiamo, ad esempio:
● Nel 2018 la collezione di latte, proposte in quattro elegante colori, riprendeva gli elementi iconici del digestivo Fernet-Branca: l’aquila, ad esempio, logo stesso dell’azienda, e il coccodrillo del manifesto pubblicitario anni ‘20 firmato dall’agenzia MAGA di Parigi;
● Il 2019 fu l’anno delle vivaci e colorate confezioni con ricette iconiche di Fernet-Branca: quattro latte, ognuna dedicata a una ricetta, riportata anche nel leaflet interno in modo da poterne facilitare la realizzazione anche a casa;
● Nel 2020 protagonisti furono quattro cocktail bar milanesi e le loro ricette realizzate con l’amaro alle erbe;
● Il 2021 vennero realizzate quattro latte con le caratteristiche cardine del Manifesto di Comunicazione di Fernet-Branca, riprodotte artisticamente in quattro diversi design contemporanei e pop: Libertà, Radici, Passione, Segreti;
A Natale 2022 si potevano collezionare i bicchieri, realizzati per richiamare quattro manifesti iconici del marchio attraverso personaggi quali l’aquila, il coccodrillo, il re degli amari e l’Italia che presenta al mondo il suo miglior prodotto, il Fernet-Branca appunto.
Nel 2023 non manca una nuova Limited Edition di quello che, a ragione, viene considerato il miglior amaro al mondo: quattro bottiglie, ciascuna con un colore elegante e attraente alla vista, realizzate per evocare alcuni ingredienti storici che compongono il Fernet-Branca e che ne hanno fatto la storia e la fortuna.
Come molti sanno la ricetta del liquore alle erbe delle Distillerie Branca è rigorosamente segreta, e tutte le ventisette erbe, spezie, fiori e radici che ne sono alla base, sono state scelte per essere protagoniste in questa edizione tutta da scoprire, e collezionare: il blu, il verde, il nero e il giallo fanno, infatti, da teatro allo Zafferano dall’Iran, al Rabarbaro della Cina, alla Genziana della Francia, alla Galanga dell’India e dello Sri Lanka e alla profumata Camomilla italiana e argentina.
Un cambio di veste che, tuttavia, valorizza ancor di più quella che è la vera essenza del prodotto e delle sue origini e che vuole avvicinare nuovi consumatori al Fernet-Branca mostrando, anche a chi ancora non la conosce, la versatilità e il carattere distintivo del digestivo alle erbe di Fratelli Branca Distillerie.Il progetto, infatti, studiato attentamente vuole raccontare i valori, lo spirito e l’artigianalità di un prodotto che rappresenta un’eccellenza tutta italiana, comunicando anche alle nuove generazioni la sua capacità innata di rinnovarsi continuamente per andare incontro alle mutate esigenze e gusti dei consumatori. L’idea, proprio come esplicitato dal motto aziendale “Novare Serbando” è quella di stare al passo con i tempi, con tutto ciò che ci circonda e cambia rapidamente, senza tuttavia perdere l’essenza vera e propria, la storia, le tradizioni e le radici che rappresentano le solide basi di una storia infinita di successo.
Queste quattro bottiglie rappresentano un nuovo capitolo, fresco e vivace, in una storia centenaria che non risulta mai vecchia e che racconta un’icona internazionale di cui tutti noi, in quanto italiani, dovremmo essere fieri.
Fine settimana. Quattro giorni tra design, cinema e natura
Da sabato 22 a martedì 25, immersi nel design del Salone del Mobile, al cinema a colazione e per i più piccoli i laboratori nella Giornata della Terra.
Milano Design Week. Pedonalizzazioni in Tortona, Brera e Durini Da oggi, per la Milano Design Week 2023, pedonalizzazione temporanea delle vie Tortona, Durini, Palermo, largo Treves e via Solferino.
Sicurezza. Incontri contro le truffe agli anzianiContro le truffe agli anziani la Polizia Locale organizza incontri con le cittadine e i cittadini nei Municipi.
Educazione. Aperte le iscrizioni per centri estivi e case vacanza Fino a mercoledì 26 sarà possibile iscrivere bambine e bambini dai 6 ai 14 anni ai servizi di centri estivi e case vacanza organizzati da giugno a settembre.
«La nuova torre è nata poiché la Palazzina di via Verdi era l’ultimo spazio disponibile per il teatro, che ha un perimetro circoscritto tra segni storici. È stato un colpo di fortuna. Così, nel 2020 si è riproposto il tema di ampliare il teatro per risolvere due temi: la sala prove per orchestra (ove è necessaria un’altezza importante) e una sala prove per il balletto. Si aprirà nel 2024».
L’ha soddisfatta il rapporto con la Scala? «Sì, anche l’intervento del 2004 è stato accettato bene, sebbene all’inizio ci fosse resistenza perché realizzato tutto in verticale: ma spazi in larghezza non ce n’erano! Oggi il teatro ha una doppia torre: la torre scenica e la nuova torre di servizio di 17 piani, che va in profondità per 14 metri. È un volume inimmaginabile, una sorta di Sant’Elia portato nella modernità: prende il motivo delle finestre sovrapposte del fronte stradale e aggiunge mensole-contrafforti per creare un altro paesaggio fisico. Si richiama al cilindro e alla torre scenica del 2004 che lavoravano sulla gravità, ma ha un linguaggio diverso. Il tutto credo sia un omaggio alla Milano moderna, quella dei Portaluppi e dei Gardella».
Che cosa ne pensa degli interventi sorti in questi anni a Milano, come Citylife o Garibaldi-Repubblica? «Sono frutto di una crescita autonoma alla quale non sono legato. Sono funghi inattesi e senza una natura del terreno proprio. Prima anche i grattacieli milanesi sorgevano legati a un linguaggio moderno di grande dignità formale e di riferimento».
Non esiste più identità urbana? «Credo che sia una osservazione doverosa da fare. Sembra che il territorio urbano non esista più, è come se si costruisse sul deserto o in un prato. Le architetture sono diventate degli oggetti da guardare, uno è più storto dell’altro, ma non c’entrano niente con la storia di Milano, neanche la accennano. Non hanno memoria, non ricordano quella Milano Moderna che c’è stata qui e non altrove. Qui c’era un grande studio sull’angolo urbano, sulla costruzione in pietra: tutto dimenticato per un’altra tecnica e un’altra estetica».
Milano è senza memoria, è diventato anche nell’architettura uno spazio fluido, indifferente alla storia e disponibile a tutto? «Noto una certa indifferenza all’architettura. Milano ha sposato la condizione della globalizzazione. La Torre Velasca può piacere oppure no, ma è un edificio milanese. Citylife nasce senza lettura del contesto storico, senza l’identità che il Moderno aveva preservato. Il Moderno è l’ultima stagione architettonica milanese».
Palazzo Marino. Cercansi sponsor per i restauri On line il bando per la ricerca di sponsor per interventi di conservazione, restauro e valorizzazione della ‘casa dei milanesi’.
Formazione. Diventare addetti e addette alle venditeAperte le iscrizioni al corso di formazione per diventare addetti e addette alle vendite organizzato dal Comune in via Alex Visconti.
Trasporto pubblico. Orari e servizi per il fine settimana di Pasqua Consulta la guida Atm a servizi e orari di bus tram e metro per il lungo fine settimana dal 6 all’11 aprile.
Mostre. A Palazzo Reale “La Pace Preventiva” di Pistoletto In Sala delle Cariatidi aperta da oggi la mostra installazione “La Pace Preventiva” di Michelangelo Pistoletto. Fino al 4 giugno.
Palazzo Marino. Segui la campagna Per Te Per Milano Un invito ad adottare comportamenti virtuosi nella campagna di sensibilizzazione civica Per Te, Per Milano.
Fine settimana. Feste di primavera, musica e fotografiaFesta di Primavera con le Giornate del Fai, la musica di SanNolo 2023 e la fiera d’arte MIA Fair Photo 2023. E tanto altro in ogni quartiere.