Cascina Merlata un quartiere del futuro per Milano?

Bus senza autista, App e car sharing condominiale e altri servizi, all’apparenza tutto bene, ma attenzione la fregatura potrebbe essere dietro l’angolo, perchè tutto è legato ai progetti futuri dell’Amministrazione Comunale e alla cura che metterà nel mantenere questo quartiere attivo ed efficiente.

L’innovazioni nell’abitare è certamente da perseguire, soprattutto dal punto di vista energetico,  ma  per esperienza diretta, sarebbe meglio verificare che il quartiere abbia un’anima e che non sia una fredda area periferica.

La mia esperienza diretta riguarda il QT8, un quartiere molto prossimo a quello di Cascina Merlata,  era un quartiere modello, molto innovativo per gli anni ’60, era autosufficiente, dalle scuole di ogni ordine e grado, ai negozi, ai trasporti, al mercato comunale, aveva anche una montagna, il Monte Stella.  Da anni  è stato abbandonato dalle diverse amministrazioni comunali che hanno assistito indifferenti alla scomparsa dei negozi, del ritrovo per gli anziani, al degrado del verde…. Ma veniamo al nuovo quartiere.

IL QUARTIERE CASCINA MERLATA

Risultati immagini per quartiere cascina merlata

Nel quartiere del futuro già vivono 800 famiglie: circa 2.400 persone che diventeranno 13mila quando tutto sarà pronto. E c’è vita mentre prendono forma i palazzi, in questo spicchio di nuova Milano a 5,5 chilometri dall’Arco della Pace che cuce l’ex Area Expo in cui sorgerà il Mind (Milano innovation district, con università e servizi di carattere scientifico e sanitario) alla parte più antica con il cimitero Maggiore, via Gallarate e l’antica Cascina Merlata. Proprio la cascina dà il nome al quartiere che si affaccia su via Pasolini e che sulla carta ha già palazzi residenziali, polmone verde, distretto scolastico, centro commerciale, spazi per l’aggregazione e servizi. Il cuore si chiamerà Uptown, zona residenziale «libera», di pregio, realizzata da EuroMilano SpA.

Perché quartiere del futuro? Perché ci saranno cose mai viste finora. A cominciare dagli autobus robot, i primi in Italia, che si sposteranno automaticamente senza conducente facendo la spola da una parte all’altra dell’area. Nessuna rotaia e nessun comando da remoto: saranno programmati per svolgere il loro percorso. Inizieranno a circolare entro l’anno, in collaborazione con Bosch. E se ci sarà bisogno dell’auto per raggiungere un’altra zona? Se ne potrà usare una del «car sharing condominiale» messe a disposizione da Share’n go. La particolarità è che le macchine dovranno sempre ritornare in quartiere. Che è comunque servito dai mezzi pubblici: metrò rossa (stazioni di Molino Dorino e San Leonardo), bus 35, 69 e 72, fermate del passante ferroviario S5, S6 eS11 alle quali si aggiungerà la nuova fermata Stephenson, stazione ferroviaria dell’Alta velocità Rho-Fiera. Tutto vicino alle autostrade.

Al centro: il parco da 30 ettari con 3.500 alberi, già tappa fissa dei cittadini che arrivano pure dai quartieri attorno per sperimentare aree giochi dei bimbi e aree cani attrezzate già aperte. E se nei vialetti spuntano le tradizionali “vedovelle”, nel quartiere del futuro non potranno mancare i “cestini intelligenti” da installare in partnership con A2a. Significa che il contenitore lancerà un segnale quando sarà pieno di rifiuti, indicando che è il momento di cambiare il sacchetto. Altra magia, l’app condominiale che consente di individuare parcheggi liberi e prenotare servizi, per esempio baby sitter, sauna, auto o appuntamento dal dottore. Sì, perché arriverà anche quello: un medico di base, a breve, e poi pediatra, fisiatra, veterinario. I servizi si concentreranno nell’antica Cascina Merlata nei cui spazi già sono ospitate cooperative (che resteranno), un punto ristoro con gelateria e un mercatino di prodotti a chilometro zero.

«Del futuro» pure gli appartamenti del complesso residenziale Uptown: tutti in classe energetica A+, servizi di domotica su piattaforma android per gestire luci, tapparelle e consumi. E un domani il sistema accenderà il forno in automatico “sentendo” il proprietario arrivare, intercettando la posizione del cellulare. Ancora: stanze riscaldate e raffreddate a geotermia, box con presa per auto elettriche, videosorveglianza per il «condominio gigante» che ha la certificazione 7 stelle. I primi 140 abitanti di Uptown arriveranno a giugno, trasferendosi nei palazzi della residenza «libera» (su 147mila metri quadri). I prezzi? La media è 3.600 euro al metro quadro. Questi si aggiungono alle sette torri di housing sociale che quattro anni fa hanno ospitato i delegati Expo e ora sono abitate da 400 famiglie. Nei palazzi della residenza convenzionata, su 130mila metri quadri, ne vivono altre 300. Presto verranno gettate le basi del centro commerciale (collegato ad Arexpo con passerella pedonale) e del distretto scolastico con 920 alunni, dall’asilo alla scuola media. «Monumento» è una ciminiera, residuo di un’antica fornace in cui un tempo venivano cotti i mattoni realizzati con la terra attorno, restaurata. Altra cucitura tra passato e futuro.

fonte

 

Gli italiani hanno preso il vizio di emigrare

I migranti siamo noi. Cresce il numero di italiani che lasciano il Paese

Secondo la Farnesina, nel 2018 erano 5.114.469 gli italiani all’estero. Il 2,8% in più rispetto al 2017 e il 64,7% in più rispetto al 2006. Portogallo, Brasile e Thailandia le mete preferite

L’Italia deve fare i conti con un flusso migratorio perennemente in crescita. Ma barconi e rifugiati  questa volta non c’entrano: il dato allarmante riguarda proprio gli italiani che, sempre più numerosi, fanno le valige e lasciano il Paese. Secondo i dati della Farnesina, presi in esame dalla Stampa, nel 2018 erano 5.114.469 gli italiani all’estero. Il 2,8% in più rispetto al 2017 e il 64,7% in più rispetto al 2006 quando l’Aire (l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero) ne contava ‘solo’ 3,1 milioni. A sorpresa, inoltre, non sono solo i giovani a decidere di rifarsi una vita altrove: sono sempre più numerosi gli anziani che scelgono una meta esotica per il loro “buon retiro”.

Chi sono gli italiani con la valigia?

Il 37,4 per cento ha un’età compresa tra i 18 e i 34 anni.

La maggioranza degli espatriati (56%) si trova oggi nella forbice compresa tra i 18 e i 44 anni, a cui si deve aggiungere un 19% di minorenni (24.570 minori di cui il 16,6% ha meno di 14 anni e l’11,5% meno di 10 anni). Un dato che indica che a spostarsi sono interi nuclei familiari e non più solo singoli.

Si registra poi un aumento degli anziani tra chi parte: + 20,7% nella classe di età 50-64 anni; +35, 3% nella classe 65-74 anni; +78,6% dagli 85 anni in su. Si tratta di persone che vogliono godere appieno della pensione che in Italia sarebbe decurtata dalle tasse.

Il 49,5% del espatriati è di origine meridionale (Sud: 1.659.421 e Isole: 873.615); del Settentrione è il 34,9% (Nord-Ovest: 901.552 e Nord-Est: 881.940); del Centro il 15,6% (797.941).

Dove emigrano

Il Paese che accoglie in assoluto più italiani – si legge sulla Stampa – “è la Germania, che a inizio 2018 ha registrato 20.007 nuovi ingressi. Seguono Regno Unito e Francia, rispettivamente a quota 18.517 e 12.870. L’effetto Brexit si è fatto sentire: le presenze sono precipitate nel Regno Unito del 25,2% Per gli anziani i paesi più ricercati sono:

  • Portogallo (+140,4%)
  • Brasile (+32,0%)
  • Spagna (+28,6%)
  • Irlanda (+24,0%).

Quanto alle comunità, racconta il “Rapporto Italiani nel mondo 2018” della fondazione Migrantes che si basa su dati Aire, le realtà nazionali più consistenti sono l’Argentina (819.899), la Germania (743.799), la Svizzera (614.545). Nell’ultimo anno, il Brasile (415.933) ha superato numericamente la comunità italiana in Francia (412.263).

Il migrante previdenziale

Non solo cervello in fuga: una percentuale sempre più alta di esportati è rappresentata dal “migrante previdenziale”. Che siano pensionati “di lusso”, colpiti da precarietà o sull’orlo della povertà, si tratta di numeri sempre più importanti. Le traiettorie tracciate da queste partenze sono ben determinate: si tratta – si legge nel volume – di paesi con in corso una politica di defiscalizzazione, territori dove la vita costa molto meno rispetto all’Italia e dove il potere d’acquisto è, di conseguenza, superiore. Ma non è solo il lato economico a far propendere o meno per il trasferimento: vi sono anche elementi altri, più inerenti alla sfera privata quali il clima, l’humus culturale, la possibilità di essere accompagnati durante il trasferimento e la permanenza.

Lo dimostra la l’elenco delle mete principali:

  • Marocco
  • Thailandia
  • Spagna
  • Portogallo
  • Tunisia
  • Santo Domingo
  • Cuba
  • Romania.

Sono luoghi in cui la vita è climaticamente piacevole, dove è possibile fare una vita più che dignitosa (affitto, bolletta, spesa alimentare) e dove a volte con il costo delle assicurazioni sanitarie private si riesce a curarsi (o almeno a incontrare un medico specialista rispetto al problema di salute avvertito) molto più che in Italia.

Lombardia sicura: un accordo interforze e intervento dell’esercito

Integrazioni e scambio tra forze di polizia e polizia locale, controlli delle aree sensibili con collaborazioni interforze, impiego dell’esercito, mappatura del degrado

Polizia ed esercito in città
Polizia ed esercito in città

Milano, 2 febbraio 2019 – Lombardia più sicura. E’ questo l’obiettivo previsto dall’accordo tra Viminale, Regione e Anci sulla sicurezza integrata in Lombardia, un accordo che farà da modello per gli altri patti che saranno stretti a livello territoriale sulla sicurezza urbana.

Si tratta di un piano di durata triennale che permetterà l’aggiornamento professionale integrato tra Forze di Polizia e Polizia Locale e la velocizzazione nello scambio dei dati tra Forze di Polizia e Polizia Locale con la conseguente implementazione dei vari sistemi di videosorveglianza delle sale operative. Grazie all’accordo aumenteranno inoltre anche i controlli nelle aree sensibili con collaborazioni interforze. Con la redazione di questo piano triennale, per specifiche esigenze di prevenzione, ci sarà l’impiego delle Forze Armate, in particolare per la città di Milano e per altre zone densamente popolate.

FONTE

Piatek, il pistolero per la Champions del Milan

 

Milano, 24 febbraio 2019 – Qualcuno è molto contento, qualcuno un po’ di meno. Il dato di fatto è che il Milan ha cambiato il suo centravanti. In estate, i tifosi rossoneri avevano sognato con Gonzalo Higuain, chiamato a risollevare le sorti del Diavolo dopo i successi ottenuti alla Juventus, che aveva virato su Cristiano Ronaldo.

Ma la scintilla tra il Pipita e il Milan non è mai nata. Sei mesi, soltanto 8 gol e la chiamata da parte del Chelsea di Maurizio Sarri. Non ci ha pensato due volte Higuain, che a Milano credeva, molto probabilmente, di poter recitare un ruolo da protagonista non solo da singolo, ma anche assieme al collettivo. Si è ritrovato a dover sostenere la baracca, a fare da leader, ma purtroppo, l’attaccante argentino nel corso della sua carriera ha sempre dimostrato di avere qualche mancanza dal punto di vista caratteriale. E quando è arrivata qualche frecciatina anche da parte della dirigenza, Higuain non ci ha visto più. Il Milan non è la Juventus, Gonzalo non si è sentito coccolato e forse ha valutato il collettivo della rosa non alla sua altezza. Sta di fatto che, dopo mesi di prestazioni deludenti, né Gattuso né i tifosi rossoneri rimpiangeranno un calciatore che doveva dare alla causa molto più di quello che realmente ha dato.

La piazza si è già convertita ed è già esplosa la Piatek-mania. L’attaccante polacco ha stupito tutto il pubblico, sia quello italiano che quello europeo, con i suoi primi sei mesi super in Italia. 19 gol, diluiti tra campionato (13) e Coppa Italia (6), che hanno fatto impennare le sue quotazioni nella corsa al titolo di capocannoniere e la sua valutazione dai 4 milioni di euro pagati in estate dal Genoa ai 35 che la proprietà rossonera ha dovuto sborsare, in un’unica tranche, per assicurarsi le sue prestazioni.

Da quando SuperPippo Inzaghi ha lasciato il Milan, tutti i numeri 9 rossoneri hanno clamorosamente fallito. Higuain è quello che ha fatto più gol, assieme a Gianluca Lapadula, vale a dire 8. Ma ci sono stati tantissimi flop e quello del Pipita è solo l’ultimo: Pato, Matri, Torres, Destro, Luiz Adriano e Andre Silva. Tralasciando il numero di maglia, l’unico attaccante che, negli ultimi anni, ha visto il gol con continuità, al Milan è stato Carlos Bacca, con 34 reti nel giro di due anni.

Piatek ha l’obiettivo e, forse, anche il dovere di migliorare queste statistiche, facendo soprattutto in modo che il Milan raggiunga quell’obiettivo prefissato oramai da 3 anni che non riesce più ad agguantare, vale a dire l’ultimo treno disponibile per la Champions League. Per tornare ai fasti di un tempo, la scelta è ricaduta sul pistolero polacco.

Il ritorno dei capitali italiani in Ticino

Gli italiani hanno ricominciato a portare il loro denaro in Ticino. Stavolta però in modo del tutto legale. Non si tratta di evasione fiscale, ma della ricerca di un “porto sicuro, efficiente e vicino a casa”.

Italia

Ritornano i capitali italiani in Svizzera

Questa è sicuramente un’opportunità per la piazza finanziaria ticinese che, dopo aver perso anche il 25-30% dei clienti con la fine del segreto bancario e gli scudi fiscali italiani, ne sta recuperando una parte. Ma non è tutto oro quello che luccica.

Ticino, “porto sicuro”

“Tenere parte dei miei risparmi in Ticino mi fa sentire più sicuro”, spiega Massimo Anedda. È italiano, del Piemonte, ed è uno tra i tanti che ha deciso di tornare a parcheggiare i suoi soldi in Svizzera. Per diversi motivi, tra questi: “il clima di incertezza politica che regna in Italia” e il superiore livello di professionalità elvetico nella consulenza.

Queste non sono le uniche ragioni. I suoi connazionali sono spaventati anche dalle continue tensioni tra il Governo Lega/5Stelle e l’UE, dall’economia stagnante, da un debito pubblico in crescita e dalla paura che l’Esecutivo finisca, prima o poi, con il tassare i risparmi dei cittadini (come accadde nel 1992).

Italia-Svizzera: i numeri del fenomeno

Le statistiche della Banca dei regolamenti internazionali (BRI) di Basilea non mostrano una “fuga” in massa di capitali, ma una tendenza. I dati si fermano a metà 2018 (nel periodo compreso tra l’arroventata campagna elettorale e l’insediamento del nuovo Governo italiano, dopo le elezioni del 4 marzo). Dal terzo trimestre 2017, fino alla fine del primo semestre 2018, i patrimoni e i crediti degli italiani (attenzione, non si tratta solo di privati ma anche di aziende), presso le banche elvetiche sono aumentati del 5% circa, a 11,5 miliardi di euro.

Il punto di vista degli esperti

“Riceviamo richieste di informazioni su come si apre un conto, su come si investe e su quali alternative esistono agli investimenti in euro e in titoli di Stato italiani”, spiega il direttore dell’Associazione bancaria ticinese (ABT) Franco Citterio. “Le persone sono preoccupate per quanto riguarda il sistema bancario italiano e il debito pubblico. Vogliono sapere cosa succede e investire in maniera diversificata il loro denaro”, continua.

La crescita dell’interesse nella Penisola è confermata anche dai gestori patrimoniali. Fabio Poma, direttore di WMM Group (con sede a Lugano), la spiega con la maggior facilità di effettuare investimenti in Svizzera rispetto all’Italia. Holger Schmitz di Schmitz & Partner (con sede a Brione sopra Minusio) riferisce invece di afflussi superiori alla media per la “paura di un’uscita dell’Italia dall’euro.” Con l’introduzione di una nuova lira potrebbero perdere una parte dei patrimoni, così “molti del Norditalia si sono avvalsi del breve percorso per portare i propri soldi nelle banche svizzere e convertirli in franchi”.

FONTE

IN FORMA DOPO LE FESTE. ECCO UNA DIETA LAMPO

Foto di repertorio iStock

Nei periodi delle feste, tra pranzi e cenoni, lo stomaco viene sottoposto a un tour de force che si protrae fino all’Epifania. Con i dolciumi della calza della Befana si chiude dunque una maratona enogastronomica che ha provocato aumenti di peso fino a 2 chili per effetto 15-20mila chilocalorie ingerite(in media) fenomeno aggravato dal fatto che le lunghe soste a tavola con parenti e amici hanno ridotto il movimento fisico e favorito l’accumulo di peso. Con l’inizio del nuovo anno la perdita di peso diventa dunque un obiettivo prioritario per il 47% degli italiani. Ecco una lista di prodotti stilata da Coldiretti, utile per mettersi a dieta disintossicandosi.

LE RISORSE ELLA NATURA

FRUTTA DI STAGIONE. Arance, mele, pere e kiwi.  Le arance sono una fonte di vitamina C che migliora il sistema immunitario, aiuta a fronteggiare l’influenza e combatte i radicali liberi. Le mele per il modesto apporto calorico e per la prevalenza del potassio sul sodio aiutano a tenere a freno il colesterolo, le pere hanno potere saziante, fibra, acqua e poche calorie, adatte per chi soffre di intestino pigro. Anche i kiwi ricchi di vitamina C, fosforo e potassio sono particolarmente indicati per il funzionamento dell’intestino, i semini neri in particolare stimolano la peristalsi.

VERDURE DELL’ORTO. Spinaci, cicoria, radicchio, zucche e zucchine, insalata, finocchi e carote. Tutte le insalate e le verdure vanno condite con olio extravergine d’oliva, ricco di tocoferolo, antiossidante che favorisce l’eliminazione delle scorie metaboliche, e succo di limone che purifica l’organismo dalle tossine e fluidifica il sangue. Tutta la verdura a foglie verde scuro come spinaci e cicoria contiene acido folico, gruppo vitamine B, essenziale nella formazione dei globuli rossi. L’insalata conferisce volume e potere saziante con un apporto calorico estremamente limitato. Le carote sono ricche di vitamina A, indicate per la salute degli occhi e della pelle. I finocchi, risultano ottimi per combattere la nausea, la digestione difficile e la stitichezza. Nella dieta non vanno trascurati piatti a base di legumi (fagioli, ceci, piselli e lenticchie) perché contengono ferro e fibre, sono anche una fonte di carboidrati a lento assorbimento, che forniscono energia che aiuta a combattere il freddo.

CAPIRE QUANDO FERMARSI

Difficile trattenersi, come pure rientrare nel peso forma iniziale. Un sondaggio dell’associazione Nutrimente Onlus ha misurato il fenomeno delle abbuffate natalizie. Chi prepara da mangiare è portato, per gentilezza, a incalzare gli ospiti, tanto che per il 34% degli italiani questa attenzione è fonte di stress, per via del timore di apparire scortesi rifiutando una pietanza. La mamma è al tempo stesso il capro espiatorio e la regista attorno alla quale, nell’89% dei casi, si celebra il rituale dei pranzi natalizi, piatti elaborati carichi di condimenti, serviti in porzioni abbondanti e spesso seguite dal fatidico bis. Nel 59% dei casi il menù delle feste è ipercalorico, composto da almeno 10 diverse portate tra antipasti, primi, secondi e dessert.

VINCERE LE TENTAZIONI

Ma è difficile resistere alle continue insistenze di chi ti esorta a mangiare come gesto d’affetto. «Chi ha difficoltà nel rapporto col cibo – ha scritto Sara Bertelli, psichiatra e psicoterapeuta, presidente di Nutrimente Onlus – subisce lo stress per le esortazioni da parte di mamme e nonne, le reiterate incitazioni a mangiare o almeno assaggiare i cibi in tavola». Questo può essere un problema, sia per chi cerca di stare in linea (sovrappeso e obesità sono spesso collegati a diabete e ipertensione) sia per chi fatica a controllarsi. «Offrire da mangiare ha però una valenza affettiva – spiega ancora la specialista a proposito di stress – tanto che il rifiuto del cibo può essere interpretato come rinuncia simbolica a una offerta d’amore, e generare conflitti interiori. Occorre però tenere a mente che esiste un confine tra educazione e amor proprio, in definitiva non temere di rispettare i propri limiti, e fermarsi quando sopraggiunge il senso di sazietà».

LA DIETA IDEALE

La dieta ideale, una unica dieta uguale per tutti, non esiste. Inconsciamente vorremo una cura miracolosa fai da te per smorzare l’appetito e per spingerci a fare più attività fisica, ma per avere risultati occorre affidarsi al medico specialista e seguire scrupolosamente le sue prescrizioni. Anche perché chi trasgredisce paga in termini di pesantezza, disturbi gastro-intestinali e difficoltà a prendere sonno con la pancia gonfia: tutti elementi che mettono di pessimo umore.

«Godiamoci le feste di Natale, gli arrosti e i brindisi. Poi però, dopo l’Epifania, è ora di rigare dritto – avverte da parte sua Umberto Tirelli, primario oncologo dell’Istituto di Aviano e luminare della sindrome da stanchezza cronica – perché più che le feste sono i giorni cosiddetti normali a celare pericoli per la nostra salute».

«Rimettersi in pista dopo le feste – aggiunge da parte sua Carla Lertola, medico specialista in Scienze dell’alimentazione – significa ridurre le quantità senza saltare i pasti e senza bisogno di imporsi tisane depurative, se non si sente la necessità, o senza privarsi forzatamente dei farinacei».

LIMITARE LE INDIGESTIONE 
Anche gli esperti di Assosalute (Associazione nazionale farmaci di automedicazione, una costola di Federchimica) hanno diffuso consigli dietetici da adottare per evitare i postumi della ‘ grande abbuffata’. Ecco in estrema sintesi le indicazioni di Assosalute utili al fine di limitare i tormenti delle indigestioni, e tornare in linea naturalmente: promuovere strategie antistress, perché troppo spesso si mangia nervosamente. Ridurre le portate o le quantità delle razioni senza cadere nell’eccesso opposto, cioè nel digiuno. Trasformare gli eccessi dolci in piccoli assaggi. Cin cin con moderazione. E ancora darsi una mossa, vincendo la tentazione di stare a tavola a finire gli avanzi.

Capodanno a Milano: ecco dieci idee per finire il 2018 in bellezza

Dal veglione a teatro al concerto sotto la Madonnina, dalle feste più esotiche ed “eccessive” nei locali al cabaret di Zelig e degli inossidabili Legnanesi. E per i più piccoli Tante proposte, dal musical al “Slava’s Snowshow”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Milan sconfitto dalla Fiorentina, piovono fischi a San Siro

Milan sconfitto dalla Fiorentina, piovono fischi a San Siro

Milano, 22 dicembre 2018 – Il Milan perde contro la Fiorentina in casa nell’ultima partita prima di Natale e viene salutato da una bordata di fischi a San Siro. I 52mila tifosi presenti prendono di mira la squadra di Gattuso, che non vince da tre partite in campionato e viene così superata dalla Lazio al quarto posto, a pochi giorni dalla deludente eliminazione dall’Europa League. Ancora a secco Gonzalo Higuain, che manca il gol per l’ottava partita consecutiva. L’argentino è apparso molto nervoso dopo il triplice fischio finale, tanto da polemizzare a lungo con l’arbitro Mariani in mezzo al campo.

Un Milan decimato da infortuni e squalificati prosegue il suo periodo nero, perdendo a San Siro contro la Fiorentina di Pioli. Di Chiesa, inesistente fino a quel momento, la rete della vittoria dei Viola, che grazie a questa vittoria rilanciano le proprie ambizioni in prospettiva europea. Sono i rossoneri a partire piu’ forte proprio con Calhanoglu che si fa notare con due buone conclusioni da fuori area e una percussione centrale poco precisa. La Fiorentina pressa altissimo il Milan, aggredendo tutti i suoi portatori di palla, ma i padroni di casa quando riescono a liberarsi in avanti diventano pericolosi, come alla mezz’ora, quando un gran tiro dalla distanza di Rodriguez sugli sviluppi di un calcio d’angolo, impegna Lafont in tuffo.

Il match non si accende, anche a causa dei numerosi errori dei giocatori piu’ attesi, Higuain e Chiesa in primis. Al 44′ ci vuole un miracolo di Milenkovic per salvare i Viola: Calhanoglu riceve palla in area da Calabria ed è tutto solo, ha il tempo di controllare il pallone e piazzarlo dove Lafont non può arrivare, ma il difensore centrale della Fiorentina piazzato sulla linea di porta gli dice di no. La ripresa si apre con la prima occasione della gara per la squadra di Pioli, con Benassi che imbecca molto bene in area Mirallas, ma la sua conclusione è fuori misura.

Risponde il Milan con Suso che si inventa una giocata pazzesca in area e dopo due sterzate tira sul primo palo ma Lafont risponde bene. Ancora Suso al 10′ della ripresa mette in area un cross invitante su cui ci arriva Higuain che colpisce di testa e impegna
Lafont in corner. Gli ospiti si fanno pericolosi sui calci piazzati, come al 15′ quando per un soffio Vitor Hugo non arriva all’impatto decisivo. Gattuso si gioca la carta Cutrone, ma i ritmi non si alzano. Ne approfitta la Fiorentina con Chiesa, fino a quel momento un fantasma, che con un tiro dei suoi da fuori area batte Donnarumma. Il Milan subisce il colpo e il tecnico rossonero mette in campo Conti, assente per infortunio da piu’ di un anno e subito i rossoneri si fanno piu’ pericolosi con Rodriguez di testa, su cui si oppone molto bene Lafont. Ma e’ un fuoco di paglia perche’ poi la Fiorentina controlla senza problemi il risultato.

MILAN-FIORENTINA 0-1

Milan (4-3-3): G. Donnarumma; Abate (83′ Conti), Zapata, Romagnoli, Rodriguez; Calabria, Mauri (67′ Cutrone), Calhanoglu; Suso, Higuain, Castillejo (67′ Laxalt). A disp.: Reina, A. Donnarumma, Montolivo, Musacchio, Halilovic, Brescianini, Tsadjout. All. Gattuso.
Fiorentina (4-3-3): Lafont; Milenkovic, Pezzella, Vitor Hugo, Biraghi; Benassi (86′ Laurini), Veretout, Edmilson; Mirallas (62′ Gerson), Simeone (88′ Pjaca), Chiesa. A disp.: Dragowski, Ceccherini, Norgaard, Eysseric, Dabo, Olivera, Hancko, Vlahovic, Thereau. All. Pioli.
Arbitro: Mariani.
Note: ammoniti Pezzella (F), Hugo (F), Edmilson (F), Suso (M), Chiesa (F), Romagnoli (M), Laxalt (M). Spettatori 52.592 per un incasso di 1.461.774,32 euro.

TERREMOTI: realizzate le tre super mappe mondiali

A Pavia, trenta chilometri a sud di Milano, c’è un team internazionale di scienziati e di ingegneri che studia i terremoti e sviluppa strumenti utili a ridurre il rischio sismico a livello globale. È Gem (Global Earthquake Model), una fondazione non profit sostenuta anche dalla Protezione Civile, che ha appena pubblicato tre mappe che descrivono la pericolosità e il rischio sismico di tutto il mondo.

“Sono strumenti che aiutano a fare confronti tra le aree con diversi valori di pericolosità sismica e consentono di conoscere i livelli di rischio – spiega il geologo Marco Pagani, coordinatore del gruppo di pericolosità sismica di Gem – le nostre mappe possono essere usate per ridurre gli effetti dei sismi attraverso la prevenzione e predisponendo adeguati interventi di mitigazione del rischio”. Cioè decidere dove e come costruire abitazioni e infrastrutture.

Un lavoro interamente open-source

Per capire il lavoro di Gem occorre fare un passo indietro e spiegare che cosa sono pericolosità e rischio sismico. La prima esprime “l’intensità del fenomeno sul terreno, cioè la probabilità che un terremoto colpisca una determinata area in un certo periodo di tempo con determinati livelli di scuotimento”, illustra Pagani. Con rischio, invece, si intendono “gli effetti che un sisma produce su cose o persone”, cioè “il numero di vittime attese e le perdite economiche di uno Stato”.

Tra i due concetti c’è una correlazione rappresentata dall’intervento dell’uomo sull’ambiente: “A parità di pericolosità, per esempio, il rischio in due aree differenti è determinato dal tipo di costruzioni esistenti”, spiega Pagani. Gli effetti del terremoto, insomma, dipendono da caratteristiche come la qualità delle infrastrutture, il grado di progettazione anti-sismica, oltre che naturalmente dalla densità demografica dell’area interessata.

Come detto in precedenza, Gem ha reso note tre mappe: una sulla pericolosità (“Hazard Model”), una sull’esposizione(“Global Exposure”) che mostra la disposizione e il numero degli edifici nel mondo, e la terza sul rischio (“Risk Model”). “Ci abbiamo lavorato dal 2015 e i risultati sono open-source, cioè liberamente riutilizzabili”, prosegue Pagani. Le mappe di pericolosità e rischio sono state calcolate con Open Quake Engine, un software aperto sviluppato da Gem: “Per preparare la mappa di pericolosità abbiamo usato una trentina di modelli esistenti e li abbiamo omogenizzati, descritti cioè in uno stesso formato che li rendesse comparabili e riutilizzabili da altri scienziati.

Il nostro obiettivo ora è aggiornare le mappe di anno in anno, mentre il codice di calcolo è disponibile a tutti”. Anche le nuove mappe nazionali preparate dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), per esempio, sono calcolate proprio con quel codice, l’Open Quake Engine.

Collaborazioni internazionali e studio delle immagini satellitari

Oltre che in collaborazione con agenzie governative internazionali come lo United States Geological Survey e il giapponese National Research Institute for Earth Science and Disaster Resilience, la mappa di pericolosità è stata messa a punto anche sfruttando progetti già avviati come quello europeo Share. Laddove i modelli non erano disponibili, come nel caso di alcune aree dell’Africa o della Russia, Gem ne ha prodotti in proprio. Il lavoro si è poi concentrato sugli edifici: “Abbiamo preso in considerazione circa 500 tipologie costruttive studiandone la vulnerabilità ai terremoti. Abbiamo mappato tutto il mondo grazie alle informazioni dei catasti e sfruttando le immagini satellitari, analizzando anche la distribuzione delle luci notturne. In questo modo abbiamo definito la distribuzione geografica delle costruzioni”.

Incrociando tutte queste informazioni è nata la mappa di rischio, la prima “con questo livello di dettaglio a scala globale”, che combina dunque i dati geologici (la pericolosità) con la distribuzione degli edifici e la loro vulnerabilità.

L’India e l’Indonesia le aree più pericolose, e in Italia?

Oggi le faglie conosciute – cioè le strutture geologiche che generano i terremoti – “sono circa 25 mila in tutto il mondo su un totale di 3 milioni e mezzo di sorgenti sismiche”, prosegue Pagani. Gli esiti del lavoro di Gem hanno svelato le aree più pericolose e quelle a maggior rischio: “Rispetto a studi precedenti abbiamo notato che i picchi di pericolosità sismica si concentrano lungo le aree di subduzione come le coste attorno all’Oceano Pacifico e nell’Himalaya”, spiega il geologo. Il rischio, di conseguenza, si riflette soprattutto in aree come India e Indonesia. E l’Italia? “Nel nostro Paese la pericolosità va da intermedia a elevata. Ci sono un centinaio di faglie e il rischio dipende soprattutto dalle caratteristiche delle città e dagli edifici che abbiamo, in particolare quelli storici”.

NEGOZI PER ANIMALI

Maglione per Cani Pullover Cane Felpe con Cappuccio per Cani e molto altro, fai lo shopping per i tuoi animali

Zooplanet

Opzioni di servizio: Acquisti in negozio · Ritiro in negozio · Consegna a domicilio

Animal House Milano

Milano sono molti i negozi per animali con cibo e accessori per essi ma pochi i negozi di animali attrezzati per la vendita dei cuccioli. Ancor meno sono comuni i pet shop provvisti di cuccioli di cane e gatto di tutte le razze in grado di supportare il cliente nella scelta e nell’inserimento del cucciolo a casa. Questo è un ottimo motivo per scegliere Animal House Milano come referente nell’esperienza di acquisto e di adozione di un animale domestico.

Animal One Milano

Punti vendita a Milano che con oltre 20 anni di esperienza nel settore Pet si occupano della vendita di alimentiprodotti e accessori per animali e servizi per la cura dei nostri amici a 2 o a 4 zampe.

L’obiettivo è quello di divulgare la cultura e la conoscenza del benessere nel mondo animale, migliorando il vostro rapporto.

TUTTO PER I CANI

Animal House Milano

4,1(327) · Negozio per animali

V. Adige, 3 · 02 5518 8280

Aperto ⋅ Chiude alle ore 19

Ritiro in negozio·Consegna a domicilio

·Sito web

Animal One Milano

4,1(230) · Negozio per animali

C.so di Porta Nuova, 52 · 02 9163 7552

Aperto ⋅ Chiude alle ore 19

Ritiro in negozio·Consegna a domicilio

·Sito web

Animaliamo

4,3(439) · Negozio per animali

Via Nicola Antonio Porpora, 114 · 02 2395 1368

Aperto ⋅ Chiude alle ore 19:30

Acquisti in negozio·Ritiro all’esterno·Consegna a domicilio