Il 3 maggio a Milano arriva MOARD

Il 3 maggio a Milano arriva MOARD: il primo salone mondiale di moto design

Al Palazzo del Ghiaccio di Milano, da venerdì 3 a domenica 5 maggio: produttori mondiali, designer e innovatori, in un racconto sensoriale di esperienze in sella alla motocicletta

Milano, 20 Marzo 2019 – A maggio nel capoluogo meneghino arriva MOARD: il primo salone al mondo, tracciato sul design della motocicletta.
Dal 3 al 5 maggio, nello storico Palazzo del Ghiaccio di Milano, l’attrazione e la passione che permeano le due ruote, si toccano con mano: designsviluppotecnologia e tante innovazioni che, già oggi, prevedono la mobilità di domani.  MOARD (www.moard.it) è l’acronimo di “Motorcycle Arts & Designers”ed è la prima esposizione,interattiva ed emozionale, che dettaglia il processo, creativo e tecnologico, necessario a forgiare i più romantici tra i mezzi di trasporto.

Da venerdì 3, a domenica 5 maggio, la superficie espositiva di 5330 mq dello storico Palazzo del Ghiaccio di Milano (via Piranesi 14, 20137 Milano), è pronta ad accogliere le proposte degli oltre 30 espositori che hanno scelto il nuovo formato con cui raccontare l’universo della moto. L’idea nasce da Emanuela Von Dutch Conti, motivata project manager delle due ruote, che ha concepito MOARD con il supporto produttivo del socio Giulio Costantini, fondatore dello spazio creativo Lanificio di Roma, e con la collaborazione di Ola Stenegard, chief designer di Indian Motorcycles.Insieme al marchio statunitense, tra i produttori mondiali presenti sul palco diMOARD, sono pronti a svelare il dietro le quinte dei propri modelli, anche: Ducati, Yamaha, Honda, Rizoma, SC-Project e Vemar. Un’altra anteprima arriva da Monster reparto corse, che espone a Milano la replica MEYM46 2019 di moto e casco del più amato tra i motociclisti: il neo quarantenne Valentino Rossi.

Ma chiamano a raccolta gli appassionati delle due ruote a MOARD, anche: i designer e i progettisti di esemplariunici, gli studenti italiani che competono con le eccellenze del mondo e gli innovatori che, fin da adesso,disegnano i veicoli elettrici che guideremo nel futuro e non solo… su strada.

Per allietare il primo fine settimana di maggio, MOARD ha in programma anche un ricercato “Percorso di Design del Gusto”, curato in prima persona dallo chef Gabriele Ciocca: al 1° piano e sulla terrazzasette chef e numerose realtà della cucina e della ristorazione, propongono ai visitatori una nuova concezione di esperienzasensoriale di qualità, ispirata all’universo della moto. I tre giorni della manifestazione prevedono altrettanteaperture serali, con orari fino alle 22musica e dj-set di artisti italiani ed europei, oltre che ospiti e nomi noti, accomunati dalla passione per la motocicletta.

IED Milano è il Partner Universitario Istituzionale della manifestazione, mentre la media partnership è affidata aMoto.it e le esperienze multimediali sono progettate insieme a Bepart, Partner Tecnologico dell’evento, già creatore museo di realtà urbana aumentata di Milano.

Fervono i preparativi in previsione di venerdì 3 maggio, quando MOARD espone al mondo l’intero flusso creativo che, partendo da un’intuizione e passando per il design, trasforma: un’idea, in un motociclo.

Illegalità, il boom del settore occulto del gioco: alcune stime

20 miliardi di euro è il valore attuale del gioco clandestino in Italia

Negli ultimi anni lo Stato ha sempre più cercato di contrastare il gioco illegale, provando in qualche modo, non sempre riuscendoci, a regolamentare un settore spesso vittima di divieti e limiti. Le misure dello Stato hanno portato ad un aumento del Preu sugli apparecchi ludici, finiti poi nel mirino del governo gialloverde, intenzionato fortemente a porre limiti e portare ordini al settore del gioco. Il Decreto Dignità, approvato la scorsa estate, non è che la punta dell’iceberg.

Il Decreto Dignità, nelle intenzioni, nasce come contrasto alla spropositata offerta di gioco e, in particolare, come mezzo di distruzione, potremmo dire, dell’offerta illegale. Nulla di più vero perché, stando agli ultimi resoconti della Guardia di Finanza, le misure statali degli ultimi anni, compresa l’ultima, avrebbero spostato il baricentro dell’attenzione, portando i consumatori sempre più nel giro dell’offerta illegale da gioco la cui differenza con quella legale, a causa delle nuove disposizioni, diventa praticamente impercettibile.

Quanto vale attualmente il gioco d’azzardo illegale

Secondo i dati pubblicati nei giorni scorsi su Gaming Report, il settore del gioco illegale vale circa venti miliardi di euro. una cifra che va al di là di ogni immaginazione o previsione, per quanto drastica possa essere. Ma lo Stato, incurante, per la realizzazione del cosiddetto “decretone” (reddito di cittadinanza e “Quota 100”, n.d.r), ha deciso di sferrare un ulteriore colpo al settore dell’intrattenimento, innalzando il Preu sulle slot machine dello 0,65%, per rintracciare i 400 milioni necessari alle manovre di cui sopra. E parlando di cifre, il Preu, nel 2016, era pari al 17,5, poi diventato 19,25 a settembre 2018. Oggi arriverebbe a 20%. Una misura forse troppo dura da un settore piegato da Governo centrale e Regioni. E l’attenzione dei giocatori, però, non cala, anzi, se vogliamo, raddoppia. Verso l’illegale.

I settori interessati dal gioco clandestino

I comparti interessati dal gioco clandestino sono tre: quello fisico, tramite il collegamento con apparecchiature che offrono giochi promozionali vietati e che violano la riserva statale sui giochi (i cosiddetti totem), la manomissione di apparecchi da gioco comprendenti vincite in denaro, le scommesse tramite siti illegali. I totem, più di tutti, sono al centro della cronaca: nella Torino, per esempio, in alcune sale è scoppiato il caso, dal momento che vengono utilizzati al posto delle regolari slot machine. E coi totem si raggira anche la legge statale del Piemonte, che introduce il distanziometro e prevede il divieto di slot nei locali con una distanza inferiore ai 500 metri da luoghi considerati sensibili. E non è un caso isolato, dal momento che gli escamotage proliferano grossomodo in tutte le regioni del Nord e del Centro-Sud. E il distanziometro, va detto, non rappresenta una valida soluzione per combattere l’abusivismo da gioco. Lo Stato punta alla riduzione di offerta e apparecchi per consumarla, ma intanto, come un vero e proprio boomerang, esplode il settore occulto dell’illegale. Lo ripetiamo, 20 miliardi. Si fa fatica anche a pensarla, una cifra così…

Milano, la città dei divieti

MILANO, la città dei divieti

Area c (blu) e area B (rossa) i numeri sono i varchi di accesso

Abbiamo pubblicato ieri la notizia dell’avvio dell’area B  per i veicoli diesel e per Euro 0 benzina, non è certo un bel biglietto da visita per chi viene in città per lavoro o per diletto, trovare tutti questi ostacoli sul suo cammino, quanto meno, ammesso che possa entrare, troverà di sicuro traffico e inquinamento alla nuova barriera.

Che cosa si prefigge questa amministrazione comunale? Probabilmente la realizazione di una città di elite, una Milano dove si vive bene nel Municipio Uno, un po’ peggio nel circondario e malissimo oltre la circonvallazione.

Che cosa penseranno gli abitanti dei quartieri periferici, quelli di Gallaratese, Quarto Oggiaro, Bicocca, Chiesa rossa, Forlanini e via dicendo? Protestano di sicuro perchè hanno avuto la conferma che ciò che interessa a Sala è mantenere i suoi voti nel Municipio Uno, ovvero in zona centro, visto che ha creato una zona di decantazione tra la il centro storico Area C  e le altre zone periferiche, proprio instaurando l’area B.

smog su Milano

Questo sarebbe prendersi cura delle periferie? Questo sarebbe abbassare il livelllo di inquinamento? Si certo, ma solo per il centro, se poi gli altri affogano nello smog non faranno altro che fare un piacere al Sindaco, che di loro non si è mai occupato e non si occuperà mai.

C’è anche la questione della discriminazione. Che differenza passa tra un cittadino del centro e uno del Gallaratese? Sono entrambe cittadini, entrambi pagano le tasse, dovrebbero essere perfettamente uguali. Sbagliato, una differenza esiste ed è  il ceto sociale benestante, quello che piace tanto alla sinistra “al caviale”, quello che supporta gli immigrati (tanto a loro non cambierà proprio nulla, visto che abitano in centro), quello che prova piacere nel dimostrarsi caritatevole e lo fa quasi sempre a spese degli altri.

Mi auguro che i milanesi, tutti quelli che vivono fuori dal centro, comprendano che in questa Milano c’è ben poco di Europeo, e che non sono certo tre grattacieli, dritti o storti che siano, a decretare il gradimento di chi vive in una città.

Spiegatelo a Sala.

Manuela Valletti

MILAN, solido e determinato

Milano, 28 febbraio 2019 – Il Milan che soffre sembra sbandare ma alla fine regge l’urto. E non prende gol. Anche la sfida di Coppa Italia contro la Lazio ha sancito quello che ormai è divenuto un mantra: questo Milan poggia molto sulla fase difensiva, l’arma in più in questo momento storico. Perché dalla gara contro i biancocelesti di Inzaghi da salvare non c’era molto, ma sicuramente la prova della retroguardia è stata positiva: tiri pericolosi concessi alla Lazio pressoché nessuno, con Donnarumma spesso inoperoso. E il giovane classe 1999 ha concluso senza palloni raccolti alle proprie spalle per la quarta volta nelle ultime cinque gare.

Donnarumma

Un dato importante, soprattutto alla luce di quella che era stata la partenza del Diavolo in questa stagione, con 12 gare di seguito con gol subiti. Ora, invece, la netta inversione di rotta: da gennaio subiti appena tre gol, che diventano quattro se si calcolano le ultime dodici partite. Dietro questa solidità difensiva la crescita, tra gli altri, di Romagnoli e Donnarumma; e l’estremo difensore è tornato ai livelli di un paio di stagioni fa quando era quasi insuperabile: «Abbiamo lavorato tanto sulla fase difensiva – l’ammissione di Davide Calabria – siamo partiti male, subivamo tanti gol, ma abbiamo svoltato dal punto di vista mentale. Ora rimaniamo concentrati, ed è fondamentale se vogliamo arrivare in alto». Di certo è incredibile pensare che Donnarumma abbia solo 20 anni, perlomeno per la mole di fatti accaduti attorno alla sua figura. Un passato ricco di elogi, l’esordio in Serie A a soli 16 anni e 8 mesi in un Milan-Sassuolo sotto la guida di Mihajlovic. Poi una carriera brevissima e fulminea, con tanti alti e bassi, tra il peso di essere un predestinato e l’erede legittimo del mito vivente Buffon. Sul campo, di certo, la sua vera età non è mai stata palesata, visto che sopratutto nell’ultimo periodo è tornato ad essere un vero leader carismatico.

Lui che è stato il portiere più giovane a vestire la maglia della Nazionale, il più giovane titolare nella storia del derby di Milano, il più giovane esordiente nella storia dell’Under 21 e il più giovane giocatore di sempre a raggiungere 100 presenze in Serie A. Fuori dal campo, però, i dolori maggiori: il rinnovo di contratto nell’estate 2017 si trasforma in una telenovela dai risvolti grotteschi, con la guerra pubblica tra Raiola e la dirigenza con Donnarumma finito alla gogna mediatica e dei tifosi. E poi il discusso arrivo del fratello Antonio, uno stipendio da 6 milioni di euro a stagione e quell’errore nell’ultimo derby sul goal di Icardi che, paradossalmente, ha rappresentato la svolta. Da novembre, infatti, Gigione è divenuto il portiere con la percentuale di parate più alta nei cinque maggiori campionati europei (87.3%) e i tifosi sono tornati ad amarlo. Situazione Kessie Per il centrocampista, uscito martedì sera durante il primo tempo di Lazio-Milan, si tratterebbe di una botta al quadricipite della coscia destra. Ieri l’ivoriano, le cui condizioni non sembrano preoccupare molto lo staff medico milanista, ha svolto terapie e massaggi, ma già oggi dovrebbe lavorare in gruppo.

 

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Linea Milano-Lecco-Sondrio in pochi mesi cinque aggressioni

«I treni della linea che unisce Milano a Lecco e Sondrio sono particolarmente a rischio; di recente si è verificata infatti la quinta aggressione in pochi mesi, questa volta a sfondo sessuale. Per questo un ivoriano mercoledì è stato denunciato dalla polizia ferroviaria di Lecco per atti osceni in luogo pubblico e molestie, grazie alle immagini riprese dalle telecamere». E’ quanto dichiara  Riccardo De Corato, assessore alla Sicurezza di Regione Lombardia.

«Da mesi  inutilmente, chiedo di prevedere l’impiego dei soldati, non solo nelle stazioni ma sui convogli. Soprattutto nelle ore serali e nel fine settimana, quando molte di queste corse diventano terra di nessuno. Di recente con la Prefettura di Lecco, Regione Lombardia ha approvato un Patto che promuove le iniziative finalizzate all’incremento della cultura della prevenzione nelle abitazioni private, ma che potrà fare estendere i controlli anche nei pressi delle stazioni».

«Questo – conclude De Corato – in attesa di un ulteriore patto dedicato espressamente alla sicurezza negli scali ferroviari e a bordo dei treni, col quale si potrà avviare una sperimentazione a partire da quelle stazioni e tratte che evidenziano profili di maggiore criticità. L’ennesima aggressione dimostra che ci stiamo muovendo nella giusta direzione, ma serve fare più in fretta e i recenti episodi di cronaca ce lo impongono: 600 agenti della Polfer per presidiare 2500 km di linea sono troppo pochi. A partire dalla Milano Lecco Sondrio, dove siamo ormai all’emergenza».

Cascina Merlata un quartiere del futuro per Milano?

Bus senza autista, App e car sharing condominiale e altri servizi, all’apparenza tutto bene, ma attenzione la fregatura potrebbe essere dietro l’angolo, perchè tutto è legato ai progetti futuri dell’Amministrazione Comunale e alla cura che metterà nel mantenere questo quartiere attivo ed efficiente.

L’innovazioni nell’abitare è certamente da perseguire, soprattutto dal punto di vista energetico,  ma  per esperienza diretta, sarebbe meglio verificare che il quartiere abbia un’anima e che non sia una fredda area periferica.

La mia esperienza diretta riguarda il QT8, un quartiere molto prossimo a quello di Cascina Merlata,  era un quartiere modello, molto innovativo per gli anni ’60, era autosufficiente, dalle scuole di ogni ordine e grado, ai negozi, ai trasporti, al mercato comunale, aveva anche una montagna, il Monte Stella.  Da anni  è stato abbandonato dalle diverse amministrazioni comunali che hanno assistito indifferenti alla scomparsa dei negozi, del ritrovo per gli anziani, al degrado del verde…. Ma veniamo al nuovo quartiere.

IL QUARTIERE CASCINA MERLATA

Risultati immagini per quartiere cascina merlata

Nel quartiere del futuro già vivono 800 famiglie: circa 2.400 persone che diventeranno 13mila quando tutto sarà pronto. E c’è vita mentre prendono forma i palazzi, in questo spicchio di nuova Milano a 5,5 chilometri dall’Arco della Pace che cuce l’ex Area Expo in cui sorgerà il Mind (Milano innovation district, con università e servizi di carattere scientifico e sanitario) alla parte più antica con il cimitero Maggiore, via Gallarate e l’antica Cascina Merlata. Proprio la cascina dà il nome al quartiere che si affaccia su via Pasolini e che sulla carta ha già palazzi residenziali, polmone verde, distretto scolastico, centro commerciale, spazi per l’aggregazione e servizi. Il cuore si chiamerà Uptown, zona residenziale «libera», di pregio, realizzata da EuroMilano SpA.

Perché quartiere del futuro? Perché ci saranno cose mai viste finora. A cominciare dagli autobus robot, i primi in Italia, che si sposteranno automaticamente senza conducente facendo la spola da una parte all’altra dell’area. Nessuna rotaia e nessun comando da remoto: saranno programmati per svolgere il loro percorso. Inizieranno a circolare entro l’anno, in collaborazione con Bosch. E se ci sarà bisogno dell’auto per raggiungere un’altra zona? Se ne potrà usare una del «car sharing condominiale» messe a disposizione da Share’n go. La particolarità è che le macchine dovranno sempre ritornare in quartiere. Che è comunque servito dai mezzi pubblici: metrò rossa (stazioni di Molino Dorino e San Leonardo), bus 35, 69 e 72, fermate del passante ferroviario S5, S6 eS11 alle quali si aggiungerà la nuova fermata Stephenson, stazione ferroviaria dell’Alta velocità Rho-Fiera. Tutto vicino alle autostrade.

Al centro: il parco da 30 ettari con 3.500 alberi, già tappa fissa dei cittadini che arrivano pure dai quartieri attorno per sperimentare aree giochi dei bimbi e aree cani attrezzate già aperte. E se nei vialetti spuntano le tradizionali “vedovelle”, nel quartiere del futuro non potranno mancare i “cestini intelligenti” da installare in partnership con A2a. Significa che il contenitore lancerà un segnale quando sarà pieno di rifiuti, indicando che è il momento di cambiare il sacchetto. Altra magia, l’app condominiale che consente di individuare parcheggi liberi e prenotare servizi, per esempio baby sitter, sauna, auto o appuntamento dal dottore. Sì, perché arriverà anche quello: un medico di base, a breve, e poi pediatra, fisiatra, veterinario. I servizi si concentreranno nell’antica Cascina Merlata nei cui spazi già sono ospitate cooperative (che resteranno), un punto ristoro con gelateria e un mercatino di prodotti a chilometro zero.

«Del futuro» pure gli appartamenti del complesso residenziale Uptown: tutti in classe energetica A+, servizi di domotica su piattaforma android per gestire luci, tapparelle e consumi. E un domani il sistema accenderà il forno in automatico “sentendo” il proprietario arrivare, intercettando la posizione del cellulare. Ancora: stanze riscaldate e raffreddate a geotermia, box con presa per auto elettriche, videosorveglianza per il «condominio gigante» che ha la certificazione 7 stelle. I primi 140 abitanti di Uptown arriveranno a giugno, trasferendosi nei palazzi della residenza «libera» (su 147mila metri quadri). I prezzi? La media è 3.600 euro al metro quadro. Questi si aggiungono alle sette torri di housing sociale che quattro anni fa hanno ospitato i delegati Expo e ora sono abitate da 400 famiglie. Nei palazzi della residenza convenzionata, su 130mila metri quadri, ne vivono altre 300. Presto verranno gettate le basi del centro commerciale (collegato ad Arexpo con passerella pedonale) e del distretto scolastico con 920 alunni, dall’asilo alla scuola media. «Monumento» è una ciminiera, residuo di un’antica fornace in cui un tempo venivano cotti i mattoni realizzati con la terra attorno, restaurata. Altra cucitura tra passato e futuro.

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Gli italiani hanno preso il vizio di emigrare

I migranti siamo noi. Cresce il numero di italiani che lasciano il Paese

Secondo la Farnesina, nel 2018 erano 5.114.469 gli italiani all’estero. Il 2,8% in più rispetto al 2017 e il 64,7% in più rispetto al 2006. Portogallo, Brasile e Thailandia le mete preferite

L’Italia deve fare i conti con un flusso migratorio perennemente in crescita. Ma barconi e rifugiati  questa volta non c’entrano: il dato allarmante riguarda proprio gli italiani che, sempre più numerosi, fanno le valige e lasciano il Paese. Secondo i dati della Farnesina, presi in esame dalla Stampa, nel 2018 erano 5.114.469 gli italiani all’estero. Il 2,8% in più rispetto al 2017 e il 64,7% in più rispetto al 2006 quando l’Aire (l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero) ne contava ‘solo’ 3,1 milioni. A sorpresa, inoltre, non sono solo i giovani a decidere di rifarsi una vita altrove: sono sempre più numerosi gli anziani che scelgono una meta esotica per il loro “buon retiro”.

Chi sono gli italiani con la valigia?

Il 37,4 per cento ha un’età compresa tra i 18 e i 34 anni.

La maggioranza degli espatriati (56%) si trova oggi nella forbice compresa tra i 18 e i 44 anni, a cui si deve aggiungere un 19% di minorenni (24.570 minori di cui il 16,6% ha meno di 14 anni e l’11,5% meno di 10 anni). Un dato che indica che a spostarsi sono interi nuclei familiari e non più solo singoli.

Si registra poi un aumento degli anziani tra chi parte: + 20,7% nella classe di età 50-64 anni; +35, 3% nella classe 65-74 anni; +78,6% dagli 85 anni in su. Si tratta di persone che vogliono godere appieno della pensione che in Italia sarebbe decurtata dalle tasse.

Il 49,5% del espatriati è di origine meridionale (Sud: 1.659.421 e Isole: 873.615); del Settentrione è il 34,9% (Nord-Ovest: 901.552 e Nord-Est: 881.940); del Centro il 15,6% (797.941).

Dove emigrano

Il Paese che accoglie in assoluto più italiani – si legge sulla Stampa – “è la Germania, che a inizio 2018 ha registrato 20.007 nuovi ingressi. Seguono Regno Unito e Francia, rispettivamente a quota 18.517 e 12.870. L’effetto Brexit si è fatto sentire: le presenze sono precipitate nel Regno Unito del 25,2% Per gli anziani i paesi più ricercati sono:

  • Portogallo (+140,4%)
  • Brasile (+32,0%)
  • Spagna (+28,6%)
  • Irlanda (+24,0%).

Quanto alle comunità, racconta il “Rapporto Italiani nel mondo 2018” della fondazione Migrantes che si basa su dati Aire, le realtà nazionali più consistenti sono l’Argentina (819.899), la Germania (743.799), la Svizzera (614.545). Nell’ultimo anno, il Brasile (415.933) ha superato numericamente la comunità italiana in Francia (412.263).

Il migrante previdenziale

Non solo cervello in fuga: una percentuale sempre più alta di esportati è rappresentata dal “migrante previdenziale”. Che siano pensionati “di lusso”, colpiti da precarietà o sull’orlo della povertà, si tratta di numeri sempre più importanti. Le traiettorie tracciate da queste partenze sono ben determinate: si tratta – si legge nel volume – di paesi con in corso una politica di defiscalizzazione, territori dove la vita costa molto meno rispetto all’Italia e dove il potere d’acquisto è, di conseguenza, superiore. Ma non è solo il lato economico a far propendere o meno per il trasferimento: vi sono anche elementi altri, più inerenti alla sfera privata quali il clima, l’humus culturale, la possibilità di essere accompagnati durante il trasferimento e la permanenza.

Lo dimostra la l’elenco delle mete principali:

  • Marocco
  • Thailandia
  • Spagna
  • Portogallo
  • Tunisia
  • Santo Domingo
  • Cuba
  • Romania.

Sono luoghi in cui la vita è climaticamente piacevole, dove è possibile fare una vita più che dignitosa (affitto, bolletta, spesa alimentare) e dove a volte con il costo delle assicurazioni sanitarie private si riesce a curarsi (o almeno a incontrare un medico specialista rispetto al problema di salute avvertito) molto più che in Italia.

Lombardia sicura: un accordo interforze e intervento dell’esercito

Integrazioni e scambio tra forze di polizia e polizia locale, controlli delle aree sensibili con collaborazioni interforze, impiego dell’esercito, mappatura del degrado

Polizia ed esercito in città
Polizia ed esercito in città

Milano, 2 febbraio 2019 – Lombardia più sicura. E’ questo l’obiettivo previsto dall’accordo tra Viminale, Regione e Anci sulla sicurezza integrata in Lombardia, un accordo che farà da modello per gli altri patti che saranno stretti a livello territoriale sulla sicurezza urbana.

Si tratta di un piano di durata triennale che permetterà l’aggiornamento professionale integrato tra Forze di Polizia e Polizia Locale e la velocizzazione nello scambio dei dati tra Forze di Polizia e Polizia Locale con la conseguente implementazione dei vari sistemi di videosorveglianza delle sale operative. Grazie all’accordo aumenteranno inoltre anche i controlli nelle aree sensibili con collaborazioni interforze. Con la redazione di questo piano triennale, per specifiche esigenze di prevenzione, ci sarà l’impiego delle Forze Armate, in particolare per la città di Milano e per altre zone densamente popolate.

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Piatek, il pistolero per la Champions del Milan

 

Milano, 24 febbraio 2019 – Qualcuno è molto contento, qualcuno un po’ di meno. Il dato di fatto è che il Milan ha cambiato il suo centravanti. In estate, i tifosi rossoneri avevano sognato con Gonzalo Higuain, chiamato a risollevare le sorti del Diavolo dopo i successi ottenuti alla Juventus, che aveva virato su Cristiano Ronaldo.

Ma la scintilla tra il Pipita e il Milan non è mai nata. Sei mesi, soltanto 8 gol e la chiamata da parte del Chelsea di Maurizio Sarri. Non ci ha pensato due volte Higuain, che a Milano credeva, molto probabilmente, di poter recitare un ruolo da protagonista non solo da singolo, ma anche assieme al collettivo. Si è ritrovato a dover sostenere la baracca, a fare da leader, ma purtroppo, l’attaccante argentino nel corso della sua carriera ha sempre dimostrato di avere qualche mancanza dal punto di vista caratteriale. E quando è arrivata qualche frecciatina anche da parte della dirigenza, Higuain non ci ha visto più. Il Milan non è la Juventus, Gonzalo non si è sentito coccolato e forse ha valutato il collettivo della rosa non alla sua altezza. Sta di fatto che, dopo mesi di prestazioni deludenti, né Gattuso né i tifosi rossoneri rimpiangeranno un calciatore che doveva dare alla causa molto più di quello che realmente ha dato.

La piazza si è già convertita ed è già esplosa la Piatek-mania. L’attaccante polacco ha stupito tutto il pubblico, sia quello italiano che quello europeo, con i suoi primi sei mesi super in Italia. 19 gol, diluiti tra campionato (13) e Coppa Italia (6), che hanno fatto impennare le sue quotazioni nella corsa al titolo di capocannoniere e la sua valutazione dai 4 milioni di euro pagati in estate dal Genoa ai 35 che la proprietà rossonera ha dovuto sborsare, in un’unica tranche, per assicurarsi le sue prestazioni.

Da quando SuperPippo Inzaghi ha lasciato il Milan, tutti i numeri 9 rossoneri hanno clamorosamente fallito. Higuain è quello che ha fatto più gol, assieme a Gianluca Lapadula, vale a dire 8. Ma ci sono stati tantissimi flop e quello del Pipita è solo l’ultimo: Pato, Matri, Torres, Destro, Luiz Adriano e Andre Silva. Tralasciando il numero di maglia, l’unico attaccante che, negli ultimi anni, ha visto il gol con continuità, al Milan è stato Carlos Bacca, con 34 reti nel giro di due anni.

Piatek ha l’obiettivo e, forse, anche il dovere di migliorare queste statistiche, facendo soprattutto in modo che il Milan raggiunga quell’obiettivo prefissato oramai da 3 anni che non riesce più ad agguantare, vale a dire l’ultimo treno disponibile per la Champions League. Per tornare ai fasti di un tempo, la scelta è ricaduta sul pistolero polacco.

Il ritorno dei capitali italiani in Ticino

Gli italiani hanno ricominciato a portare il loro denaro in Ticino. Stavolta però in modo del tutto legale. Non si tratta di evasione fiscale, ma della ricerca di un “porto sicuro, efficiente e vicino a casa”.

Italia

Ritornano i capitali italiani in Svizzera

Questa è sicuramente un’opportunità per la piazza finanziaria ticinese che, dopo aver perso anche il 25-30% dei clienti con la fine del segreto bancario e gli scudi fiscali italiani, ne sta recuperando una parte. Ma non è tutto oro quello che luccica.

Ticino, “porto sicuro”

“Tenere parte dei miei risparmi in Ticino mi fa sentire più sicuro”, spiega Massimo Anedda. È italiano, del Piemonte, ed è uno tra i tanti che ha deciso di tornare a parcheggiare i suoi soldi in Svizzera. Per diversi motivi, tra questi: “il clima di incertezza politica che regna in Italia” e il superiore livello di professionalità elvetico nella consulenza.

Queste non sono le uniche ragioni. I suoi connazionali sono spaventati anche dalle continue tensioni tra il Governo Lega/5Stelle e l’UE, dall’economia stagnante, da un debito pubblico in crescita e dalla paura che l’Esecutivo finisca, prima o poi, con il tassare i risparmi dei cittadini (come accadde nel 1992).

Italia-Svizzera: i numeri del fenomeno

Le statistiche della Banca dei regolamenti internazionali (BRI) di Basilea non mostrano una “fuga” in massa di capitali, ma una tendenza. I dati si fermano a metà 2018 (nel periodo compreso tra l’arroventata campagna elettorale e l’insediamento del nuovo Governo italiano, dopo le elezioni del 4 marzo). Dal terzo trimestre 2017, fino alla fine del primo semestre 2018, i patrimoni e i crediti degli italiani (attenzione, non si tratta solo di privati ma anche di aziende), presso le banche elvetiche sono aumentati del 5% circa, a 11,5 miliardi di euro.

Il punto di vista degli esperti

“Riceviamo richieste di informazioni su come si apre un conto, su come si investe e su quali alternative esistono agli investimenti in euro e in titoli di Stato italiani”, spiega il direttore dell’Associazione bancaria ticinese (ABT) Franco Citterio. “Le persone sono preoccupate per quanto riguarda il sistema bancario italiano e il debito pubblico. Vogliono sapere cosa succede e investire in maniera diversificata il loro denaro”, continua.

La crescita dell’interesse nella Penisola è confermata anche dai gestori patrimoniali. Fabio Poma, direttore di WMM Group (con sede a Lugano), la spiega con la maggior facilità di effettuare investimenti in Svizzera rispetto all’Italia. Holger Schmitz di Schmitz & Partner (con sede a Brione sopra Minusio) riferisce invece di afflussi superiori alla media per la “paura di un’uscita dell’Italia dall’euro.” Con l’introduzione di una nuova lira potrebbero perdere una parte dei patrimoni, così “molti del Norditalia si sono avvalsi del breve percorso per portare i propri soldi nelle banche svizzere e convertirli in franchi”.

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