Nel primo trimestre di quest’anno, l’Unione Europea ha registrato un numero record di potenziali frodi sull’olio d’oliva e casi di etichettatura errata. Mentre nel 2018 l’UE aveva registrato solamente 15 casi di questo genere, il dato è salito a 50 per l’anno in corso. Tra la variazione del clima con eventi estremi e la pressione inflazionistica, che hanno spinto il costo dell’olio di oliva a salire vertiginosamente, questo mercato ha attirato numerosi truffatori. Ad esempio, cento chili di olio extra vergine di oliva di Jaén, in Spagna, costavano 787 euro nel novembre dello scorso anno, rispetto ai 262,50 euro di cinque anni prima. Con l’aumento del prezzo, è aumentato anche il numero di notifiche transfrontaliere dell’UE, che includono errori di etichettatura, potenziali frodi e casi di sicurezza che coinvolgono oli contaminati. Delle 182 notifiche di frode e non conformità dell’olio d’oliva inviate all’Unione dall’inizio del 2023 ad oggi, 54 riguardavano prodotti provenienti dall’Italia, 41 dalla Spagna e 39 dalla Grecia.
I casi in questione, analizzati in un approfondimento sul quotidiano britannico The Guardian – che cita dati rilasciati direttamente dall’Unione europea ai sensi delle leggi sulla libertà di informazione e non cita gli specifici nomi delle aziende coinvolte –, sono soltanto quelli segnalati dai Paesi membri alla direzione generale per la salute dell’UE, dal cui novero sono omessi quelli nazionali, il che spiega come la portata della frode sia probabilmente molto più alta. Sono stati attestati molti casi in cui l’olio extravergine di oliva è risultato adulterato, essendo stato mescolato con oli di qualità inferiore o più economica, nonché di casi in cui l’olio vergine di oliva era indebitamente etichettato come extravergine e diversi casi di etichette di origine fuorvianti o false. Sono inoltre emersi casi di oli contaminati da sostanze non autorizzate come pesticidi e oli minerali. In un caso, addirittura, è stato registrato il rinvenimento di frammenti di vetro nel prodotto. Nel luglio 2022 l’UE ha introdotto nuove norme sui controlli di conformità delle norme di commercializzazione dell’olio d’oliva, nonché sui metodi per analizzarlo, dunque l’aumento dei casi potrebbe essere direttamente ricollegato alla maggiore stretta attuata nell’ultimo biennio da parte delle autorità europee.
Per quanto concerne l’Italia, si evidenzia che, nel 2023, l’Ispettorato centrale per la tutela della qualità e la repressione frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF) ha effettuato un’importante operazione che ha portato al sequestro di 380 tonnellate di prodotti oleosi per un valore di oltre 2 milioni di euro in varie zone dello Stivale. Le indagini hanno rivelato la commercializzazione di oli etichettati falsamente come “extravergine” quando, in realtà, non lo erano. La Guardia Civil e i carabinieri italiani, alla fine dell’anno scorso, hanno scopertonumerose frodi grazie a operazioni congiunte, come l’operazione “Omegabad”, durante la quale sono state sequestrate grandi quantità di olio adulterato in stabilimenti di diverse località, incluse la Sicilia e la Toscana. Nella cornice dell’inchiesta, sono stati effettuati 11 arresti e sequestrati oltre 260mila litri di olio d’oliva.
Presso la Galleria dell’Accademia di Firenze è in corso un progetto di ricerca sui modelli in gesso dell’artista ottocentesco Lorenzo Bartolini. Un progetto che vede protagonista la SUPSI (Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana) di Mendrisio che ha sviluppato il processo diagnostico oggi utilizzato a Firenze.
Questo contenuto è stato pubblicato al27 luglio 2024 – 18:00
6 minuti
Marco Messina
La Galleria dell’Accademia di Firenze è uno dei luoghi più visitati del capoluogo toscano perché ospita una delle opere scultoree più celebri al mondo: il David di Michelangelo. Ma quel luogo è anche la sede della Gipsoteca Bartolini dove sono conservati i modelli in gesso delle opere di Lorenzo Bartolini, uno dei più grandi scultori italiani dell’Ottocento e considerato l’esponente più significativo del purismo italiano.
Nelle scorse settimane le opere contenute nella Gipsoteca sono state al centro di un lungo e meticoloso lavoro che ha visto protagonisti, oltre al museo fiorentino, la “Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato” e la SUPSI, la “Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana” di Mendrisio. Un lavoro che ha come scopo lo studio tecnico delle sculture in gesso del Bartolini.
Studiare i modelli in gesso per capire il processo creativo
“Il motivo per cui è nata questa collaborazione è che a Mendrisio stiamo svolgendo un progetto analogo sulle opere in gesso dello scultore svizzero Vincenzo Vela, finanziato dal Fondo Nazionale Svizzero”, ha spiegato a tvsvizzera.it Alberto Felici che è il curatore del progetto fiorentino per SUPSI nonché docente-ricercatore in Conservazione e restauro presso la Scuola di Mendrisio.
Il progetto dell’analisi tecnica delle opere in gesso di Bartolini a Firenze, dunque, utilizza il know-how e l’approccio sviluppato in Svizzera. “L’obiettivo, in entrambi i casi, è quello di studiare come sono fatti questi modelli in gesso”, spiega ancora Felici.
Ma perché è importante effettuare l’analisi di questi modelli? “Un modello in gesso è un’opera che lo scultore realizzava per trasferire la forma dall’argilla al marmo. Si tratta di un passaggio tecnico che consentiva all’artista e ai suoi collaboratori di poter realizzare l’opera finita in marmo. Ma questo processo è frutto di un lavoro di equipe che vedeva protagonista tutta la bottega dell’artista. L’analisi dei modelli in gesso ci farà capire il processo di realizzane dell’opera”, spiega Felici.
Insomma, nel processo di creazione di un’opera d’arte, l’artista rappresentava una sorta di direttore d’orchestra che coordinava il lavoro dei suoi collaboratori per poi entrare in gioco direttamente in alcune fasi, quelle in cui apponeva il suo tocco. E dunque uno degli obiettivi dell’analisi è quello di comprendere quali sono le differenze nel passaggio dal gesso al marmo così da conoscere il grado di intervento dell’artista sia nella fase iniziale che quella finale sul marmo. Un altro obiettivo del lavoro di analisi dei modelli in gesso di Bertolini è capire come sono fatti con esattezza questi modelli che all’interno contengono armature in ferro, in legno o in canna e in generale altri materiali.
Il know-how innovativo sviluppato a Mendrisio
Questo tipo di approccio all’analisi delle opere in gesso di Bartolini nasce da un incontro durante un convegno su Vincenzo Vela tra lo stesso Alberto Felici e l’allora direttrice della Galleria dell’Accademia di Firenze Cecilie Hollberg. “Durante quel convegno – racconta il dottor Felici – nasce l’idea di realizzare uno studio parallelo qui a Firenze rispetto al progetto Vela di Mendrisio. Questo perché la SUPSI ha messo a punto questa metodologia di lavoro e l’approccio alla diagnostica che rendono possibile il raggiungimento di risultati tanto importanti”.
In altri termini, la tecnica diagnostica sviluppata a Mendrisio non è particolarmente innovativa o peculiare. “Ciò che trovo essere molto innovativo è l’approccio sviluppato alla SUPSI, il metodo con cui si procede allo studio di queste opere: partendo dalle conoscenze storico-archivistiche, mettendo insieme le osservazioni dirette sugli oggetti in gesso e passando poi alla diagnostica scientifica vera e propria si crea quell’insieme di informazioni che servono poi a raggiungere le conclusioni che sono lo scopo di queste ricerche”, conclude Felici.
Dalle radiografie ai modelli 3D
E dunque, in cosa consistono le analisi diagnostiche effettuate sulle opere di Bartolini? “Una delle tecniche utilizzate è quella della radiografia”, spiega a tvsvizzera.it Eleonora Pucci, Funzionaria Restauratrice del museo fiorentino. “Le radiografie sono state svolte in notturna e servono per vedere la composizione interna di queste opere e i materiali che esse contengono”. Insomma proprio come le radiografie che effettuiamo noi esseri umani.
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Il decreto salva-casa è diventato legge. Molti i cambiamenti rispetto alla prima versione, tra cui la possibilità di sanare difformità non solo piccole ma anche più grandi con aumenti di cubatura. Dalla regolarizzazione delle opere in variante alle nuove tolleranze costruttive, ecco cosa prevede la sanatoria, quanto costa e in quali casi si può applicare.
Il Parlamento ha convertito in legge il decreto salva-casa, rendendo definitiva la volontà del Governo di sanare alcune difformità edilizie. Il testo, durante l’iter parlamentare, ha incamerato diverse novità rispetto alla versione iniziale, dando ulteriori agevolazioni a chi vuole regolarizzare le difformità edilizie della propria abitazione.
Sanatoria più ampia: tutte le novità
Il decreto nasceva con l’intento di “togliere di mezzo” tutte quelle piccole difformità che di fatto rendevano impossibile la possibilità di rivendere un immobile. Con la legge di conversione, però, le possibilità di sanatoria sono cresciute ulteriormente, dando uno strumento per regolarizzare lo stato di fatto degli immobili a una platea più vasta.
Ad esempio, si potranno regolarizzare le varianti realizzate in cantiere prima del 1977, anno in cui è entrata in vigore la legge Bucalossi che lo ha permesso ma non retroattivamente. Sarà sufficiente dimostrare la data dell’intervento attraverso un professionista e pagare la sanzione, così come prevista per l’accertamento di conformità.
Tra le novità ci sono anche quelle che riguardano l’abitabilità dei miniappartamenti e la sanatoria delle variazioni essenziali.
I miniappartamenti. Viene introdotta una tolleranza costruttiva del 6% anche ai miniappartamenti che includono ora nuove modifiche ai criteri di abitabilità. L’altezza minima dell’immobile scende da 2,70 a 2,40 metri, la metratura del monolocale da 28 a 20 metri quadrati quella del bilocale da 38 a 28 metri quadrati. La vivibilità è in ogni caso subordinata alla presentazione di un progetto che garantisca il miglioramento della salubrità (come si possa realizzare un aumento di salubrità con una riduzione delle altezze e della superficie è difficile da capire).
Le variazioni essenziali. Tra le novità principali emerse dall’iter parlamentare spicca inoltre la possibilità di sanare, tramite la doppia conformità semplificata, anche le “variazioni essenziali” come gli aumenti di cubatura. Occorrerà provare il rispetto delle norme edilizie quando l’opera è stata realizzata e il rispetto delle norme urbanistiche presenti.
Stato legittimo. La nuova versione del decreto precisa però che per il rilascio del titolo di conformità urbanistica l’amministrazione deve aver verificato esplicitamente le legittimità pregresse.
Le tolleranze esecutive. Sono state inserite tra le opere sanabili le cosiddette tolleranze esecutive per gli interventi realizzati prima del 24 maggio. Prima di quella data il decreto ammette alcune difformità come il minore dimensionamento dell’edificio, la mancata realizzazione di elementi architettonici non strutturali, le irregolarità esecutive di muri esterni ed interni. Nella sanatoria rientrano inoltre la diversa ubicazione delle aperture interne, la difforme esecuzione di opere rientranti nella nozione di manutenzione ordinaria, gli errori progettuali corretti in cantiere e gli errori materiali di rappresentazione progettuale delle opere.
I lavori in “edilizia libera”
La sanatoria prevista dalla legge salva-casa si può applicare a tutti quei lavori che rientrano nelle “opere di edilizia libera”, ovvero quelle che non necessitano di autorizzazioni particolari per essere effettuate. Ad esempio stiamo parlando dell’installazione di vetrate e tende da sole su verande, logge e balconi che però non creino spazi stabilmente chiusi, ma anche di lavori di manutenzione ordinaria, di rimozione di barriere architettoniche (come ad esempio i gradini) e di installazione di caldaie a pompa di calore.
Dice il decreto che la sanatoria è possibile solo se questi lavori non determinino “la creazione di un organismo edilizio rilevante e comunque, di uno spazio stabilmente chiuso, con conseguente variazione di volumi e di superfici devono avere caratteristiche tecnico-costruttive e profilo estetico tali da ridurre al minimo l’impatto visivo e l’ingombro apparente e devono armonizzarsi alle preesistenti linee architettoniche“.
Su quali lavori si applica il decreto
Nel dettaglio possiamo dire che si può applicare la sanatoria per:
l’installazione di pompe di calore sotto i 12 kw;
la rimozione di barriere architettoniche;
l’installazione di Vepa, ovvero vetrate panoramiche amovibili e completamente trasparenti su verande, balconi, logge e porticati anche all’interno degli edifici destinate, come dice la bozza del decreto “ad assolvere a funzioni temporanee di protezione dagli agenti atmosferici, miglioramento delle prestazioni acustiche ed energetiche, riduzione delle dispersioni termiche, parziale impermeabilizzazione dalle acque meteoriche non solo dei balconi o di logge ma anche di porticati rientranti all’interno dell’edificio“; le modifiche senza permessi sono ammesse però solo in logge rientranti all’interno di edifici e porticati, purché non chiudano spazi a uso pubblico
l’installazione di tende, tende da sole, tende da esterno e tende a pergola, ovvero di “opere di protezione dal sole e dagli agenti atmosferici” che siano attaccate “agli immobili o alle unità immobiliari, anche con strutture fisse necessarie al sostegno e all’estensione dell’opera“.
La legge di conversione ha aggiunto anche nel perimetro dell’edilizia libera senza permessi le pergole bioclimatiche con strutture orientabili.
Quanto costa sanare una difformità
Anche se il Decreto Salva-casa interviene solo sulle difformità edilizie minori, non per questo mettersi in regola diventa gratuito. Per aderire al condono si paga una sanzione pari al doppio dell’aumento di valore commerciale dell’immobile dovuto alle opere realizzate, fino a una massimo di 10 mila euro. L’importo della sanzione viene determinato tramite perizia di stima e il responsabile dell’ufficio comunale competente si deve pronunciare entro 45 giorni sulla richiesta di permesso in sanatoria. Decorso questo periodo senza ottenere risposta la domanda si considera accolta perché un’altra novità introdotta è quella del silenzio assenso.
Per pochi centimetri nessuna difformità
Attraverso questo decreto vengono “sanate” (anche senza fare alcun lavoro) alcune difformità dell’edificio rispetto al progetto originario depositato in catasto e che riguardano ad esempio le misure di muri, soffitti, finestre e porte. Il decreto infatti aumenta i cosiddetti “limiti della tolleranza costruttiva”. I nuovi limiti di tolleranza dipendono dalla superficie abitativa dell’immobile; in pratica dalla pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale, non costituirà più violazione edilizia il mancato rispetto dell’altezza, dei distacchi, della cubatura, della superficie coperta e di ogni altro parametro delle singole unità immobiliari se contenuto entro i limiti:
del 2% delle misure per immobili sopra i 500 metri quadrati;
del 3% delle misure per immobili tra i 300 e i 500 metri quadrati;
del 4% delle misure per immobili tra i 100 e i 300 metri quadrati;
del 5% delle misure per immobili tra i 60 e i100 metri quadrati.
del 6% delle misure per immobili sotto i 60 metri quadri.
Ad esempio una finestra spostata di pochi centimetri in un appartamento di 100 metri quadrati rientra all’interno delle nuove tolleranze. Per fare degli esempi concreti rientrano nelle tolleranze anche:
il minore dimensionamento dell’edificio;
la mancata realizzazione di elementi architettonici non strutturali;
le irregolarità esecutive di muri esterni ed interni e la difforme ubicazione delle aperture interne;
la difforme esecuzione di opere rientranti nella nozione di manutenzione ordinaria;
gli errori progettuali corretti in cantiere e gli errori materiali di rappresentazione progettuale delle opere.
A chi va presentata la domanda
Se ci si avvale di un professionista per eseguire i lavori, dovrà essere il professionista stesso a fare la richiesta di sanatoria allo sportello unico per l’edilizia. La legge prevede che possa essere lo stesso professionista ad attestare (assumendosene la responsabilità) l’epoca di realizzazioneanche per gli interventi eseguiti da tempo; e se un intervento ricade in zone a vincolo paesaggistico, dovrà presentare anche il parere vincolante dell’autorità competente e della Sovrintendenza.
Proprio per questa ragione, in caso di vendita di un appartamento che presenta qualcuna di queste piccole difformità da sanare (sfruttando appunto questo decreto) è bene affidarsi a un qualche professionista che si occupi di presentare la corretta documentazione nei tempi indicati. Si tratta di un’attività che normalmente svolgono anche i nostri professionisti di Passpartù, il servizio di “concierge” di Altroconsumo per chi vuole vendere e comprare casa senza doversi occupare i prima persona di tutte le faccende burocratiche proprio come questa. Se vuoi maggiori informazioni su Passpartù, scopri il nostro nuovo servizio.
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Almeno 12 milioni sono i minori che si trovano in condizioni di sfruttamento e angherie, in moltissime forme. Cosa dicono i dati di Save The Children
Giuseppe Marinaro25 luglio 2024
AGI – Sono quasi 50 milioni le persone vittime di varie forme di schiavitù moderna, di cui oltre 12 milioni i minorenni, soprattutto nelle forme di lavoro forzato – che comprende quelle ai fini di sfruttamento sessuale, lavorativo e attività illecite – e matrimoni forzati, con un trend in crescita. Tra i minori, 3,3 milioni sono coinvolti nel lavoro forzato, in prevalenza per sfruttamento sessuale (1,69 milioni) o per sfruttamento lavorativo (1,31 milioni) – in ambiti quali lavoro domestico, agricoltura, manifattura, edilizia, accattonaggio o attivatà illecite – mentre 320 mila risultano sottoposti a lavoro forzato da parte degli Stati, come detenuti, dissidenti politici, o appartenenti a minoranze etniche o religiose perseguitate. I minorenni vittime di matrimoni forzati sono 9 milioni. Emerge dalla XIV edizione del rapporto “Piccoli Schiavi Invisibili”, con il quale Save the children, in vista della Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani che si celebra il 30 luglio, accende i riflettori su un fenomeno sommerso e pone attenzione alla protezione e alla tutela dei minori.
I matrimoni forzati
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Interessano maggiormente l’Asia Orientale (14,2 milioni di persone coinvolte nel 2021, più del 66% dei casi stimati), seguita a distanza dall’Africa (3,2 milioni di persone coinvolte, 14,5%), dall’Europa e Asia Centrale (2,3 milioni di persone, 10,4%). La maggior parte dei matrimoni forzati è organizzata dai genitori delle vittime (nel 73% dei casi) o da parenti stretti (16%) e spesso si lega a situazioni di forte vulnerabilità, quali servitù domestica o sfruttamento sessuale.
Aumentano le vittime tra i 9 e i 17 anni
Considerando la tratta e lo sfruttamento, nel 2020, l’anno della pandemia, sono state identificate 53.800 vittime; tra quelle per cui è stato possibile stabilire genere ed eta’, il 35% e’ costituito da minorenni (18% femmine e 17% maschi). Queste cifre rappresentano solo la punta dell’iceberg di un fenomeno molto più ampio e sommerso. Se consideriamo un lasso di tempo piu’ ampio, che va dal 2011 al 2021, complessivamente, poco più di un quarto (26,2%) delle vittime identificate sono bambine, bambini o adolescenti. La fascia di eta’ in cui si stima il maggior numero di vittime e’ quella compresa tra i 9 e i 17 anni (21,8%). Identificare le persone vittime di tratta e di sfruttamento e supportarle nella fuoriuscita da questa condizione e un’azione molto complessa a causa della marginalizzazione estrema e dell’isolamento a cui queste vengono costrette dalle reti criminali o da singoli trafficanti e sfruttatori. Le vittime di tratta e sfruttamento sono spesso invisibili e aiutarle nell’emersione diventa ancora più complesso se si tratta di minori soli, indifesi, vessati da violenze fisiche o psicologiche e costretti a ripagare un debito sotto continue minacce, coercizioni e inganni.
Quest’anno il Dossier restituisce voce alle vittime minorenni, prese in carico dal sistema nazionale anti-tratta, incontrate nei progetti di Save the Children o ancora nelle case di accoglienza per minori non accompagnati in Italia, raccontando le loro storie, dai tratti comuni e allo stesso tempo uniche. Storie di assenza, di sogni rubati, di fiducia tradita, di violenze subite, fino all’emersione e al riscatto. Abdoulaye, 16, guineano, fuggito da maltrattamenti e vessazioni da parte degli adulti di riferimento. Convinto da un amico a inseguire il sogno di studiare e diventare calciatore in Europa, lascia il suo Paese passando dal Mali, attraversa il deserto, arriva in Algeria, dove subisce torture, violenze e abusi da parte di uomini in divisa. Anche in Europa cade nella rete di un trafficante, che lo spinge ad andare in Francia, ma alla frontiera viene bloccato e rispedito in Italia con un documento attestante la maggiore età. Oggi è in Italia, in un centro per minori e ha iniziato a studiare. “Mi sento a casa in Italia. Da quando sono qui, vado a scuola. Gioco a pallone. I miei sogni hanno iniziato a realizzarsi. Volevo studiare e giocare a pallone… Per il mio futuro in Italia, voglio giocare nella Nazionale. E’ il mio sogno… Quello che ho passato io non lo augurerei al mio peggior nemico”.
Anche in Europa…
Il fenomeno della tratta e dello sfruttamento non risparmia L’Europa e neanche l’Italia. Nel quinquennio 2017-2021 in Europa sono state circa 29 mila le vittime di tratta registrate nel database del Counter Trafficking Data Collaborative. In Europa, in poco piu’ di un caso su due, la tratta avviene per sfruttamento lavorativo (53% delle vittime) e nel 43% dei casi per sfruttamento sessuale, mentre il restante 4% riguarda altre forme di sfruttamento (come accattonaggio o attività illecite). Nella maggior parte dei casi, le vittime di tratta sono persone adulte (84%), di sesso femminile (66%), ma una percentuale significativa e’ composta da minorenni (il 16% delle vittime). Tra i più piccoli, fino agli 11 anni di eta’, le vittime sono quasi in egual misura sia bambini che bambine, mentre in tutte le altre fasce d’eta’ la prevalenza di sesso femminile e’ netta (con un picco del 77% di ragazze nella fascia d’età fra i 15 e i 17 anni). I bambini e le bambine vittime della tratta sono maggiormente soggetti a forme di abuso psicologico, fisico e sessuale rispetto alle vittime adulte. In particolare, il 69% dei minori subisce una forma di controllo psicologico, il 52% e’ minacciato e ingannato attraverso false promesse, mentre un 46% e’ soggetto a controllo fisico.
… e in Italia
Sebbene i flussi migratori dalla Nigeria abbiano subito un forte calo, la nazionalità nigeriana si conferma sul territorio italiano la principale per numero di nuove valutazioni (25,2%), seguita da quella ivoriana (13,6%) e marocchina (11,2%). Come evidenziano i dati, spesso le forme di controllo esercitate dai trafficanti sui bambini e gli adolescenti si sovrappongono tra loro, creando una rete fittissima dalla quale è estremamente difficile liberarsi. In Italia dal primo gennaio al 31 maggio 2024 il Numero verde nazionale in aiuto alle vittime di tratta e grave sfruttamento ha svolto 1.150 nuove valutazioni con potenziali vittime di tratta.
Precious, 19 anni
La giovane nigeriana è fuggita da un matrimonio forzato cui era destinata per ripagare un debito, violentata e chiusa in una stanza per molto tempo da un uomo molto più grande di lei. Appena le è stato prospettato di andare in Europa per studiare si è detta “Va bene, ci andrò. Non voglio sposare questo vecchio. Qualsiasi cosa mi faccia evitare di sposarlo e di rimanere in questo posto, in Nigeria, va bene”. Tramite una donna, conosce chi l’aiuta ad arrivare in Libia, dove però si ritrova in mezzo a tanti uomini e apprende l’amara verità di essere lì per essere forzata alla prostituzione. “Quella donna mi aveva mentito. Allora ho pianto. Ho detto che non potevo vivere questo tipo di vita. Ho lasciato la Nigeria per lo stesso motivo. Piangevo. Ho detto: “No, non posso restare in questo posto”.
La punta dell’iceberg
I minorenni valutati in questi primi cinque mesi del 2024 sono stati 62, il 5,4% del totale, di cui il 62,7% di genere maschile e il 37,3% femminile. L’81,3% dei minori valutati è nella fascia 16-18 anni. I Paesi di origine prevalenti sono Tunisia (19,4%), Bangladesh e Pakistan (11,3%), Costa d’Avorio (12,9%), Nigeria (9,7%), Egitto (8,1%), Sierra Leone e Guinea (6,5%), Gambia (4,8%). Nello stesso periodo, i servizi anti-tratta hanno preso in carico 320 vittime, di cui il 55,3% femmine, il 40,3% maschi e il 4,4% persone transgender. Gli ambiti di sfruttamento sono quello lavorativo per il 33,1% dei casi, sessuale per il 25% e i matrimoni forzati per il 3,4%. I minorenni presi in carico sono 14, di questi 9 i ragazzi e 5 le ragazze; 25 inoltre stanno ancora attraversando una fase di valutazione del caso. Le agenzie dell’Onu Ilo e Oim sottolineano il nesso tra flussi migratori, mancanza di canali migratori sicuri e regolari e tratta di persone. La mancanza di canali di accesso sicuri e regolari realmente accessibili creano il presupposto affinché le persone migranti ricorrano ai trafficanti per attraversare le frontiere transnazionali, esponendosi al pericolo di essere intercettate anche dalle organizzazioni criminali internazionali legate alla tratta di esseri umani. – In questi casi, la tratta di persone e il traffico di migranti si intersecano e la persona migrante, trovandosi in una particolare situazione di vulnerabilità, risulta esposta al rischio di varie forme di sfruttamento nei Paesi di transito e di arrivo.
“Non possiamo chiudere gli occhi – è l’appello di Raffaela Milano, direttrice ricerca e formazione di Save the Children – di fronte al fenomeno della tratta e dello sfruttamento minorile, un dramma diffuso nel mondo, ma presente anche nel nostro Paese. Parliamo di bambini, bambine e adolescenti traditi dal mondo degli adulti che ha abusato della loro fiducia e calpestato i loro sogni. Questo Dossier è dedicato alle storie dei minori vittime di tratta e sfruttamento accolti nel circuito di protezione italiano. Sono solo una minima parte – la punta dell’Iceberg – di un fenomeno sommerso, ampio e diffuso. Siamo convinti che l’ascolto delle loro storie – il punto di vista delle vittime – possa aiutarci a conoscere meglio questa terribile piaga per rafforzare le reti di prevenzione e contrasto. Quello della tratta e dello sfruttamento e’ un fenomeno che cambia molto rapidamente. Solo un anno fa, il rapporto ‘Piccoli Schiavi invisibili’ squarciava il velo sulla condizione dei figli e delle figlie dei braccianti che lavorano nei terreni agricoli di Ragusa e Latina, mettendo in luce una condizione di sfruttamento portata oggi alle cronache a seguito della morte di Satnam Singh“.
“L’Italia potenzi il suo impegno”
Save the Children chiede a tutte le istituzioni competenti di potenziare l’impegno per contrastare la tratta degli esseri umani, con particolare attenzione nei confronti delle vittime minorenni. Cosi’, risulta necessario procedere nella attuazione e nell’aggiornamento delle azioni previste dal Piano nazionale d’azione contro la tratta e il grave sfruttamento degli esseri umani 2022-2025, nonché rafforzare l’impegno per approfondire i fenomeni emergenti sulla tratta dei minori, includendo nuove forme di tratta e sfruttamento come l’e-trafficking, lo sfruttamento all’interno delle case e in luoghi chiusi (indoor), il coinvolgimento in attività illecite, lo sfruttamento multiplo o quello negli insediamenti informali, anche al fine di aggiornare gli indicatori di tratta e sfruttamento minorile e individuare le zone territoriali maggiormente colpite dal fenomeno. L’Organizzazione, inoltre, invita a garantire che le procedure di referral per l’identificazione dei e delle minori vittime di tratta siano messe in atto all’arrivo, nei luoghi di frontiera, nei casi di rintraccio sul territorio nazionale e in fase di prima e seconda accoglienza, per un accesso rapido a servizi di protezione, assistenza e integrazione appropriati e per un accompagnamento multidimensionale (sociale, sanitario, legale, educativo) che risponda in modo puntuale ai bisogni dei minori stranieri, soprattutto i minori non accompagnati
La bellezza del viso è un aspetto fondamentale della cura personale e rappresenta una preoccupazione comune per molte persone. La pelle del viso, essendo costantemente esposta agli agenti esterni, necessita di particolare attenzione e cura per mantenersi sana e luminosa. In un’epoca in cui la routine di skincare è diventata una vera e propria scienza, è importante comprendere come prendersi cura del proprio viso in modo efficace e sostenibile. L’importanza della cura del viso va oltre l’estetica; infatti, una pelle ben curata riflette uno stato di salute generale e può influire positivamente sull’autostima e sul benessere psicologico. Un’adeguata routine di cura del viso aiuta a prevenire l’invecchiamento precoce, a ridurre le imperfezioni e a proteggere la pelle dai danni ambientali. Prendersi cura del viso non significa solo utilizzare prodotti cosmetici, ma anche adottare uno stile di vita sano che includa una dieta equilibrata, una buona idratazione e un sonno adeguato. Inoltre, la conoscenza dei propri tipi di pelle e delle loro specifiche esigenze è fondamentale per scegliere i trattamenti e i prodotti più appropriati.
La detersione: il primo passo essenziale La detersione è il primo e più importante passo nella routine di cura del viso. Rimuovere le impurità, il sebo in eccesso e il trucco accumulati durante la giornata è fondamentale per mantenere la pelle pulita e prevenire la formazione di imperfezioni. La scelta del detergente giusto deve essere basata sul proprio tipo di pelle: un detergente schiumogeno è ideale per le pelli grasse, mentre un detergente cremoso è più adatto alle pelli secche e sensibili. La detersione deve essere effettuata due volte al giorno, al mattino e alla sera. La mattina, per rimuovere i residui di prodotti applicati la sera precedente e preparare la pelle ai trattamenti successivi. La sera, per eliminare tutte le impurità accumulate durante la giornata. È importante utilizzare acqua tiepida, in quanto l’acqua troppo calda o troppo fredda può irritare la pelle.
Esfoliazione: rinnovare la pelle L’esfoliazione è un passaggio fondamentale per rimuovere le cellule morte della pelle e favorire il rinnovamento cellulare. Questo processo aiuta a mantenere la pelle liscia e luminosa, prevenendo la formazione di punti neri e migliorando l’assorbimento dei trattamenti successivi. Esistono due tipi principali di esfolianti: fisici e chimici. Gli esfolianti fisici contengono particelle abrasive che rimuovono meccanicamente le cellule morte, mentre gli esfolianti chimici utilizzano acidi (come l’acido salicilico o l’acido glicolico) per dissolvere le cellule morte senza sfregamenti. L’esfoliazione deve essere effettuata con moderazione: per le pelli normali e grasse è consigliata due volte alla settimana, mentre per le pelli sensibili è meglio limitarsi a una volta alla settimana. È essenziale scegliere un esfoliante adatto al proprio tipo di pelle per evitare irritazioni e danni.
Idratazione: nutrire e proteggere Dopo la detersione e l’esfoliazione, la pelle ha bisogno di essere idratata per mantenere il suo equilibrio idrolipidico. L’idratazione è fondamentale per mantenere la pelle morbida, elastica e protetta dalle aggressioni esterne. La scelta della crema idratante deve tenere conto delle specifiche esigenze della propria pelle. Per le pelli secche, sono ideali le creme ricche e nutrienti, mentre per le pelli grasse o miste sono più indicate le formule leggere e oil-free. Le pelli sensibili necessitano di prodotti ipoallergenici e privi di profumi per evitare irritazioni. Un prodotto sempre più popolare per l’idratazione è siero illuminante per il viso.
. Questo tipo di siero, arricchito con ingredienti attivi come la vitamina C, aiuta a uniformare il tono della pelle, donandole un aspetto radioso e sano.
L’idratazione deve essere un passaggio quotidiano della routine di cura del viso, sia al mattino che alla sera. È importante applicare la crema idratante o il siero sulla pelle ancora leggermente umida, per favorire una migliore penetrazione degli attivi.
Protezione solare: una difesa quotidiana La protezione solare è uno degli aspetti più cruciali della cura del viso. I raggi UV sono tra i principali responsabili dell’invecchiamento precoce della pelle e possono causare danni significativi, tra cui le macchie solari e il melanoma. Pertanto, l’uso quotidiano di una crema solare con un adeguato fattore di protezione (SPF) è indispensabile per mantenere la pelle sana e giovane. La crema solare deve essere applicata ogni mattina, anche nelle giornate nuvolose o durante l’inverno, e deve essere riapplicata ogni due ore in caso di esposizione diretta al sole. È importante scegliere una protezione solare che offra una copertura ad ampio spettro, proteggendo sia dai raggi UVA che UVB. Per chi desidera un prodotto multifunzionale, esistono creme idratanti e fondotinta con SPF integrato, che combinano la protezione solare con l’idratazione o la copertura delle imperfezioni.
Trattamenti specifici: affrontare le esigenze della pelle Oltre alla routine di base, è possibile integrare trattamenti specifici per affrontare esigenze particolari della pelle. Questi trattamenti includono maschere, sieri, e peeling che offrono benefici mirati, come l’idratazione intensa, la riduzione delle rughe, la lotta contro l’acne o l’iperpigmentazione. Le maschere per il viso sono un ottimo modo per fornire un boost di nutrienti alla pelle. Possono essere utilizzate una o due volte alla settimana, scegliendo formulazioni che rispondano alle proprie necessità. Ad esempio, una maschera all’argilla è ideale per purificare la pelle grassa, mentre una maschera idratante a base di acido ialuronico è perfetta per le pelli secche.
I sieri, come il siero illuminante per il viso, sono concentrati di attivi che penetrano in profondità nella pelle per trattare specifici problemi. Possono essere utilizzati quotidianamente, prima della crema idratante, per potenziarne gli effetti. I peeling chimici, se utilizzati correttamente, possono aiutare a rinnovare la pelle, riducendo l’aspetto delle macchie scure e migliorando la texture complessiva. Tuttavia, è importante seguire le indicazioni di un dermatologo per evitare danni alla pelle.
Si sentono degli spari riecheggiare nell’aria, almeno 3, e si vede Trump che si porta la mano all’orecchio destro, sanguinante.
Il servizio segreto che avrebbe dovuto impedire tutto questo agisce con grave ritardo e sale sul palco per fare da scudo a Donald Trump gridandogli “duck”, ovvero “abbassati”.
Trump si china a terra con l’orecchio destro sanguinante e si sentono altri spari diretti contro il cecchino, tale Thomas Matthew Crooks, un 21enne che avrebbe sparato con un fucile AR-15 contro il candidato dei repubblicani alle presidenziali di novembre.
Passano alcuni minuti, e Trump si rialza ancora sanguinante ma alza il pugno verso la folla gridando “fight” ovvero “combattete” a dimostrazione che nemmeno sotto le circostanze più estreme si arrende ed è disposto a dare la vita per il suo Paese.
Impossibile pensare che tale tentativo di omicidio possa aver avuto luogo senza che la macchina del servizio segreto si accorgesse di nulla. Ci sono testimoni che riferiscono di aver visto il cecchino pronto a sparare e di aver provato ad avvisare la polizia locale, ma questa invece avrebbe fatto spallucce e lasciato l’attentatore lì dove si trovava.
Ora stanno emergendo dei resoconti sull’attentato in base ai quali gli uomini del servizio segreto avrebbero visto in anticipo l’attentatore, e ciò appare perfettamente logico considerata la loro posizione, ma qualcuno avrebbe dato ai cecchini addetti alla sicurezza presidenziale di non aprire il fuoco.
Sarà necessaria una approndita inchiesta per risalire alla verità, ma non dubitiamo che Trump agirà presto ed efficacemente per scoprire chi nella catena di comando lo ha tradito.
Nelle ore successive intanto si è messa in moto la macchina della disinformazione che noi abbiamo ribattezzato più volte “falsa controinformazione” che già più volte in passato si è resa protagonista di non pochi depistaggi quali quello più famigerato di Draghi “sovranista” redento, oppure l’altro filone che fabbrica in continuazione montature a sfondo terroristico per far credere alle persone che la farsa pandemica non sarebbe mai finita.
Assieme a questi poi c’è un terzo filone, ovvero quello di liquidare Trump come “sionista” nonostante questi abbia separato la sua politica estera da quella di Israele assieme a quello di definire i BRICS e il mondo multipolare come parte del mondialismo.
Lo scopo comune è sempre quello di chiudere i lettori in una gabbia permanente e far credere che anche i patrioti che nei vari Paesi del mondo si stanno opponendo a questo satanico progetto della governance mondiale siano tutti parte dello stesso gioco.
Si vogliono tagliare le gambe a chi cerca una speranza o una via d’uscita e anche in questa occasione i vari mestatori e falsari si sono messi all’opera con la loro campagna di bugie.
Poco importa che Trump abbia perso un pezzo d’orecchio e poco importa che si sia salvato per un vero e proprio miracolo, soltanto perché ha mosso la testa all’ultimo momento in una mossa che pensiamo noi sia stata veramente accompagnata dalla Divina Provvidenza che ieri sera gli ha salvato la vita.
Si vuole far credere addirittura che Trump voglia svignarsela dopo 8 anni nei quali ha dato tutto al suo Paese e ha rinunciato ad una quiete vita da pensionato tra le spiagge della Florida, sacrificando anche il tempo libero con la sua famiglia.
La guerra del mondialismo contro Donald Trump
Quanto accaduto ieri in Pennsylvania non è che la catena di una lunga serie di attentati che non è iniziata in questi giorni.
E’ iniziata nello stesso momento nel quale Trump annunciò di voler correre per le presidenziali americane nel 2016, sconvolgendo tutti gli equilibri e le decisioni prese al chiuso delle stanze del circolo del Council on Foreign Relations, che dagli anni’20 ha deciso tutti i presidenti degli Stati Uniti per conto della famiglia Rockefeller e delle altre “grandi” famiglie del mondialismo, così come si sconvolti gli stessi equilibri che vedono gli stessi poteri radunarsi ogni anno tra i boschi californiani del Bohemian Grove e decidere il destino dell’America e del mondo intero.
Trump ha messo fine alla continuità dello stato profondo americano. Trump ha ripreso in mano il filo della storia che era stato spezzato quel 23 novembre del 1963 a Dallas, quando John Fitzgerald Kennedy fu giustiziato pubblicamente a Dallas.
E non si può vedere una sorta di passaggio del testimone tra i due presidenti. La vera storia dell’omicidio Kennedy è narrata nel libro di Michael Piper dal titolo “Il legame mancante” nel quale si narrano i durissimi contrasti tra la presidenza Kennedy e la lobby israeliana.
JFK non aveva suscitato le ire dello stato profondo di Washington per la sua intenzione di volersi ritirare dal Vietnam ma per quella di separare la politica estera americana da quella israeliana ed opporsi alla realizzazione dell’impianto nucleare nello stato ebraico.
Kennedy non voleva che Israele diventasse una potenza nucleare e temeva che la leadership di questo stato animata dalla folle volontà imperialista di estendere i confini di Israele per giungere alla nascita della Grande Israele avrebbe trascinato l’America e il mondo intero in una terza guerra mondiale annunciata con un secolo d’anticipo nella corrispondenza tra Albert Pike e Giuseppe Mazzini, due figure tra le più influenti della massoneria mondiale.
Kennedy voleva restituire all’America la sua sovranità esattamente come vuole fare Trump e se si guarda il percorso della politica estera del secondo si vedrà che in nessun modo, e sottolineano quest’ultima espressione, questa abbia fatto gli interessi dello stato ebraico.
Trump ha suscitato le ire di Israele attraverso la decisione di ritirarsi dal Medio Oriente e la decisione di riconoscere Gerusalemme come capitale dello stato ebraico non è stata accompagnata da un trasferimento definitivo ed ultimo della sede diplomatica americana nella città contesa, che è stata la città dalla quale iniziò la storia del cristianesimo rifiutato dagli ebrei dell’epoca.
Trump voleva chiudere il cerchio e la sua strategia è stata alquanto abile e astuta attraverso delle dichiarazioni di stima nei riguardi di Israele che poi sono state un vero e proprio non sequitur per ciò che riguarda la politica estera, in nessun modo compatibile con gli interessi dello stato ebraico.
Occorreva rimuovere quest’uomo dalla Casa Bianca. Occorreva scatenargli contro ogni possibile mezzo per rovesciarlo ed è iniziata una lunga serie di golpe e di attentati alla sua vita che sono puntualmente falliti.
Gli attentati sono stati numerosi. C’è stato il cecchino che sparò contro un elicottero di Trump. C’è stato un drone che stava per colpire il suo aereo e ce n’è stato un altro drone che ha sparato contro la finestra della sua camera a Mar-a-Lago, ma questa notizia non ha ma raggiunto però le pagine dei quotidiani internazionali come altri tentativi di assassioni contro il presidente.
C’è stato il più grande e coordinato sforzo eversivo che si sia mai visto non solo nei riguardi di un presidente degli Stati Uniti, ma contro ogni capo di Stato in qualsiasi parte del mondo.
Ogni tentativo è fallito. Ogni tentativo di ripristinare il precedente status quo è stato sventato da Trump, e l’ultimo della serie, l’attentato di ieri, stavolta forse è stato sventato dalla mano divina perché il servizio di sicurezza di Trump non ha chiaramente fatto il suo lavoro, e la polizia locale quando è stata avvertita dai testimoni e dal pubblico della presenza di un cecchino appostato, non ha fatto nulla e ha lasciato che l’aspirante assassino sparasse il suo colpo prima che il servizio segreto lo uccidesse, guardandosi bene dal prenderlo vivo e interrogarlo.
Il probabile repulisti di Trump in arrivo
Se questa uccisione dell’assassino è per nascondere le trame che gli hanno consentito di sparare a Trump, allora crediamo che gli eversori avranno un brusco risveglio perché il presidente riuscirà probabilmente a scoprire tutto grazie agli uomini della intelligence militare che lo assistono.
Se ci sono altri traditori o infiltrati, verranno smascherati e questa è l’occasione ideale per Trump per fare una definitiva e accurata pulizia di coloro che fanno parte della sicurezza presidenziale.
I democratici e i loro burattinai hanno avuto la loro occasione e adesso non ne avranno più.
Impossibile sostituire Biden, poiché chiaramente non è il partito democratico americano ad avere in mano il pallino dell’amministrazione presidenziale, non da adesso però, ma dal 2021 almeno, quando il vero e proprio passaggio di consegne tra le due amministrazioni non si verificò mai per le ragioni delle quali abbiamo parlato in precedenza.
Adesso saranno mesi infuocati perché la cavalcata di Trump verso il ritorno ufficiale alla Casa Bianca si annuncia ancora più trionfale.
Si preannuncia una vera e propria ondata rossa, come il colore del partito repubblicano americano.
In Italia, la situazione di generale dismissione dell’intero sistema politico concepito con l’infame armistizio di Cassibile si farà ancora più acuta e intensa.
Nonostante le ipocrite dichiarazioni di rito dei vari politici dei partiti della disgraziatissima Seconda Repubblica, tutti volevano in cuor loro che Donald Trump fosse ucciso.
Era l’ultima spiaggia per poter salvare il sistema politico italiano che affonda tra faide interne e feroci guerre intestine in seno alle logge massoniche che sono accompagnate da una interminabile serie di “suicidi” estremamente anomali.
Non ci sarà più alcuna possibilità ora. Adesso il cerchio, se già non è chiuso, lo sarà ancora di più e sarà del tutto blindato.
Il processo storico che è iniziato con la fine della farsa pandemica non si arresterà, ma proseguirà ancora più inesorabile verso il suo traguardo ultimo.
Non c’è possibilità alcuna di riesumare il tanto voluto Nuovo Ordine Mondiale.
Si giungerà al definitivo smantellamento di tale disegno massonico totalitario attraverso il ritorno ufficiale di Donald Trump alla Casa Bianca.
Occorrerà essere pronti ad una situazione rovente di generale instabilità politica e di dismissione degli attuali partiti già attraversati da pesanti contrasti interni.
Ieri la mano della storia ha impedito che questo percorso fosse interrotto.
I vari incappucciati e appartenenti alle sette sataniche che governano le democrazie liberali dovranno prima o poi farsene una ragione.
E’ finita, e qualsiasi tentativo di non voler accettare questo verdetto non è altro che una sorta di accanimento terapeutico per provare a tenere in vita il morto cerebrale del mondialismo e della sua folle ambizione di dominare il mondo e di cancellare le nazioni.
Il tasso di 1 su 36 è l’ultimo dato ampiamente riportato dai media ormai da più di un anno.
Ma quel tasso è obsoleto di circa quattro anni: infatti il CDC deve ancora pubblicare i risultati del suo sondaggio ADDM Network del 2022 e, quando lo farà, probabilmente entro la fine dell’anno o all’inizio del prossimo, il tasso sarà ancora obsoleto di almeno due anni.
Di questo passo, è del tutto possibile che la previsione della Dott.ssa Stephanie Seneff secondo cui la metà dei bambini in negli Stati Uniti potrebbe essere diagnosticato l’ASD entro il 2032 potrebbe diventare realtà: poiché la previsione di Seneff sembra sempre meno fantascienza e gli Stati Uniti si avvicinano sempre più a una pietra miliare dell’autismo che verrebbe certamente definita catastrofica (accettando anche che 1 bambino autistico su 36 non sia abbastanza catastrofico …), saremo portati ad immaginare che i medici, gli scienziati e i funzionari della sanità pubblica, così come i leader politici, i media e la popolazione in generale, siano alla disperata ricerca di cosa si nasconde dietro questa epica epidemia.
Ma non è così, purtroppo!
La cosa migliore che si può sentir dire oggi sulla crescita dell’autismo è che le ragioni di ciò “non sono completamente comprese e sono probabilmente complesse”.
Ma la cosa più strana in assoluto è la generale mancanza di interesse o addirittura curiosità nei confronti di questa vera e propria “epidemia”: in questo caso non sembra esistere alcuna emergenza sanitaria che spinga qualcuno a cercare di capirne le cause.
L’unica cosa che accade è che si parla molto di “consapevolezza dell’autismo”. Quest’anno le Nazioni Unite hanno addirittura proclamato una Giornata mondiale della sensibilizzazione sull’autismo, il 2 aprile: In tal senso, sembra esserci più che altro un movimento sociale per NORMALIZZARE l’autismo e accettare il disturbo neuro-immune caratterizzato da infiammazione cronica semplicemente come una variazione genetica, introducendo definizioni innovative e devianti per definire questa condizione come “neurodivergente” o “neurodiverso”.
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Giornalista e Scrittrice, ha pubblicato diversi libri ed e-book partendo dalle sue esperienze di vita e mettendo in risalto sentimenti e passioni senza risparmiarsi mai. Qui sotto troverete le sue verine libri ed ebook su AMAZON E LULU.
“Amo scrivere, mi è congeniale respirare, eppure ogni volta che devo iniziare un libro ho la necessità di pensarne per giorni la traccia, di elaborare i pensieri fino a farli diventare concreti, palpabili e poi, con lo stesso amore, con la stessa gioia e umiltà con cui li ho messi in fila, uno dopo l’altro, sentendoli intensamente parte della mia vita, inizio il mio libro”